
Kensington Gardens
Sala Uno Teatro
Dal 25 febbraio al 6 marzo 2016.
In occasione delle prove di Kensington Gardens sono riuscito a raccogliere delle breve dichiarazioni dai protagonisti.
Francesco Soleti – William Harrington
Francesco, raccontami il tuo personaggio.
William è l’unico inglese del gruppo ed è un vero conservatore. Per quanto affiliato al partito xenofobo ha un suo equilibrio che tende a conservare. Ha 42 anni ed è un magistrato, quindi è giovane e ben inserito; ha una posizione politica importante e più avanti nella storia avrà anche un peso nella mediazione tra partito e gruppo. All’interno del gruppo, il rapporto più diretto lo ha con Cecilia, una ex artista con caratteristiche in qualche modo materne. William è sposato e ha due figli; cerca una propria stabilità e un equilibrio che tenta di difendere in tutti i modi. E’ un uomo generoso, amichevole, di compagnia, con un vissuto sereno. Semplice, concreto, ha piccoli hobby e cerca sempre di aiutare gli altri: aiuta Paolo con la preparazione del proprio esame di cittadinanza e cercando di insegnargli un gioco a carte; aiuta Massimo ed Elena nei loro spostamenti; presta i suoi soldi; aiuta Tommaso nel giardinaggio e nella musica. William ,infatti, si definisce un sognatore di altri orizzonti e un po’ proietta se stesso in Tommaso: sa di non essere in grado di cambiare la propria posizione, ma è affascinato dall’arte. Ha una vita sentimentale non appagata e la relazione con Cecilia è destabilizzante, tant’è che ad un certo punto la incoraggia a lasciare il paese.
Qual è la difficoltà di questo personaggio?
William non sente nessuna spinta al cambiamento; è sempre uno spettatore che guarda il mondo e gli altri da lontano. Non si esprime mai, non esprime un desiderio, un pensiero, un sentimento. Anche quando aiuta gli altri non lo fa mai con trasporto, non c’è mai un moto emotivo legato all’aiuto. Questo è anche un limite del personaggio e crea una difficoltà interpretativa; William non si mette mai in gioco, ha delle resistenze; è sempre trattenuto e non viene mai fuori. E’ un personaggio più funzionale alla storia, si tiene sempre a distanza, non ha uno sviluppo concreto, è più un tramite tra il mondo esterno e il mondo interno. Spero di potergli dare quello che ho. Avrei voluto riuscire a trovare più tempo per poter lavorare sul personaggio. Il Teatro è una magia; ci si inserisce in una nuvola o in una bolla e l’incastro con gli altri può venire bene o male. Non ci sarà mai una replica uguale all’altra; ogni volta l’impegno del singolo e la sinergia del gruppo creano qualcosa di diverso e migliore giorno dopo giorno.
Leave a Comment