
INTERVISTA A FRANCESCA GOLIA PER UN GABBIANO
Francesca Golia nasce a Salerno dove studia recitazione, danza e canto. A diciotto anni si trasferisce a New York dove continua gli studi alla New York Film Academy per un breve periodo e al Lee Strsberg Institute of Theatre and Film per tutto l’anno successivo. Tornata in Italia esordisce al cinema nel 2009 con Francesca Comencini nel film Lo Spazio Bianco dove interpreta una ragazza madre. Nel frattempo a Teatro è Giulietta in Romeo e Giulietta di F. Tarsi e Natalja Stephanovna in Domande di Matrimonio di Cechov con la regia di D. Tambasco. Continua al cinema con La kryptonite nella borsa di Ivan Cotroneo, Bella Addormentata di Marco Bellocchio e La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino. E’ attrice protagonista nell’ultimo film di Pietro Reggiani Non Scomparire. A teatro è ancora Elena in Sogno di una notte di mezza estate con la regia di Andrea Battistini e il Capocomico nei Sei Personaggi in Cerca d’Autore, diretti da Sandro Mabellini.
Francesca è tra le protagoniste femminili di Un Gabbiano, la prima regia di Gianluca Merolli che ha esordito, riscuotendo consensi, a Napoli in occasione del Napoli Teatro Festival a giugno del 2014, è approdato a Roma, al Teatro Sala Uno, nell’ottobre dello stesso anno, confermando e rinnovando il successo di critica e pubblico e torna quest’anno dall’8 al 17 ottobre sempre al Teatro Sala Uno.
Francesca, come nasce il tuo incontro con Gianluca Merolli?
Qualche anno fa c’eravamo incontrati, ma il vero “incontro” è stato quando un giorno, dopo aver visto La Grande Bellezza, film a cui ho partecipato, Gianluca mi ha telefonato dicendomi di voler fare la sua prima regia. Voleva mettere in scena il Gabbiano di Cechov e, così, quasi a scatola chiusa, voleva che io fossi Nina. Era così entusiasta; gli ho detto subito di sì.
Chi è Nina? Cosa rappresenta con la sua aria da bambina viziata che non conosce il mondo esterno, eppure così dolce proprio perché così disarmata?
Nina non è una ragazza viziata, ma è una ragazza sola. Sua madre muore e suo padre si risposa, si dimentica di lei e al suo sogno di diventare attrice dice di no. Nina passa molto tempo chiusa in casa e infatti – come dici – è una ragazza che conosce poco il mondo esterno e molto quello dei suoi sogni, del suo cuore, dei libri, della sua stanza.
Come ti sei preparata per questo ruolo? Cosa hai fatto per Nina? Chi ti ha aiutato maggiormente a costruire il tuo personaggio?
Con Gianluca e altri attori ci siamo incontrati diverse volte in questi due anni e piano piano, parlando, improvvisando con la musica, il mio personaggio ha preso forma insieme agli altri, con lo spettacolo. Abbiamo dato a Nina un’immagine di riferimento – Marilyn Monroe; – ma Gianluca chiedeva a me e agli altri anche un cuore, un’anima. Su questo ho lavorato chiaramente da sola, cercando di cogliere i sogni e i ricordi di Nina che, come molti personaggi di Cechov, sogna e ricorda molto di più di quanto realmente vive.
Nina all’inizio sembra amare Konstantin, ma poi si rivolge a Trigorin. Cosa accade nel cuore del tuo personaggio?
Nina rincorre i sogni. Insieme a Kostja può sognare di fare teatro nei luoghi dell’infanzia, di un piccolo mondo che ama. Quando scopre di potersi avvicinare a Trigorin le sembra, si illude, di poter sognare più in grande: potrà essere una musa, un’artista a Mosca – il luogo dove ogni sua speranza di felicità potrebbe realizzarsi. Così inizia il suo folle volo.
Nina è attratta dal lago in maniera quasi ossessiva.Cosa rappresenta questo lago nel dramma di Cechov? Oggi, quel lago, da cosa potrebbe essere rappresentato?
Per Cechov quel lago è l’infanzia, l’utopia del passato – il ricordo – e quella del futuro – il sogno, un luogo familiare e misterioso: per me è il mare, la terra della mia infanzia.
Nina, nel finale del dramma, urla con disperazione il proprio sentire nei confronti del proprio modo di essere: “Io sono un gabbiano!”. Chi o cosa è quel gabbiano? Cosa rappresenta?
Il Gabbiano ucciso e rovinato “per caso” è Nina, che si è fatta ragazza leggera per spiccare il volo e che “per caso” viene ferita dal disperato esito dei suoi sogni.
Nina non vive lo stesso amore per il teatro che ha Konstia e, forse, nemmeno si avvicina al senso dello scrivere di Trigorin. Tu, oggi, come vedi il Teatro in Italia?
“Gli uomini, i leoni, le aquile, le perinici…” Nina pensa che la commedia di Kostja sia “impossibile da recitare” e anche Cechov che con Kostja vuole prendere in giro i poeti simbolisti a lui contemporanei, ma nel farlo crea un’opera nell’opera, una straordinaria polifonia. Io, come Nina, quando vado a teatro cerco “figure vive”e mi commuovo quando le trovo; quello che manca spesso in Italia è proprio quella polifonia.
Ringrazio Francesca per la disponibilità e le bellissime risposte che ha dato e ricordo a tutti che Un Gabbiano sarà in scena dall’8 al 17 ottobre 2015 al Teatro Sala Uno.
Foto di Roberto Marchesini
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