Si intitola Edda Ciano: tra cuore e cuore la nuova produzione della Compagnia della Marca per la direzione artistica di Roberto Rossetti.

Dopo il successo di critica e pubblico di Salvatore Giuliano, il musical di Dino Scuderi candidato agli Oscar Italiani del Musical nel 2016, la Compagnia della Marca produce – su concessione di MediterrArea – la storia in note di uno dei personaggi femminili più controversi del Novecento italiano: Edda Mussolini Ciano.

Figlia del Duce e moglie del Conte Galeazzo Ciano, Edda fu combattuta fra l’amore per il padre e quello per il marito assistendo impotente al compiersi del tragico destino della sua famiglia e, ancor più, di quello della sua patria. Il titolo del musical nasce proprio da questo dissidio interiore, una lacerazione irriducibile e profondamente umana.

Edda Ciano, tra cuore e cuore, nasce da un’idea di Dino Scuderi, compositore, pianista, tastierista, arrangiatore, direttore musicale, docente di musica e storia della musica, repertorio musical e direzione musicale.

Uomo di grande sensibilità e talento, appassionato della vita, Dino in ogni lavoro investe se stesso e il proprio mondo emozionale. E’stato compositore e spesso direttore musicale di moltissimi spettacoli musicali, tra cui il già citato Salvatore Giuliano, di cui, oltre ad essere autore del libretto, delle musiche e degli arrangiamenti è anche co-autore dei testi, e del più recente Torno alla vita di cui è autore delle musiche e delle canzoni.

Ora Dino è alle prese con una nuova emozionante avventura, Edda Ciano: tra cuore e cuore, il nuovo musical della Compagnia della Marca di cui è autore delle musiche e coautore di testi e liriche insieme ad Elisabetta Tulli.

Ho voluto farmi raccontare da lui qualcosa di più sulla genesi e la storia di questo spettacolo.

Con Edda Ciano mettete in scena la storia di una donna che infrange gli stereotipi dell’epoca, una donna volitiva, insofferente, coraggiosa, fragile, innamorata. Figlia amatissima e prediletta di Mussolini e moglie di Galeazzo Ciano. Edda fu una figura inquietante e tragica, presa com’era dalla sua lacerante ossessiva oscillazione fra i valori dello Stato e quelli della famiglia. Da dove nasce la voglia di raccontare questa storia? A quale esigenza narrativa risponde?

Mi appassionano le storie italiane ed i suoi protagonisti. Penso che il nostro passato sia ricco di personaggi le cui vicissitudini ben si prestano ad essere trasposte per il teatro musicale. Da parte mia confesso che non ho mai trovato particolarmente stimolanti storie di eroi positivi o rappresentazioni in cui i buoni e i cattivi sono esplicitamente schierati da una parte e  dall’altra. Il mio istinto creativo si mette in moto quando i protagonisti ci vengono consegnati dal passato con immagini dai contorni non ben definiti che non consentono il consolidamento di un giudizio postumo unanime . La musica può così assumere tante forme e tanti colori senza essere costretta a ridursi in scontate sottolineature. 

Edda non fu un’eroina e non credo si preoccupasse molto dei giudizi altrui. Fu una donna al cui mondo che la circondava rispondeva con un atteggiamento per lo più algido e distaccato e che il destino, quasi in segno di sfida, volle mettere a dura prova. Crebbe sovrastata da due monumentali figure maschili: da una parte il padre e dall’altra il marito, i quali ne condizionarono inevitabilmente l’esistenza nel bene e nel male. Fu quindi di animo ribelle, soprattutto al ruolo relegato in quel tempo alla donna e, ancor più, ad una moglie : donna di casa devota al marito e paziente, soprattutto paziente.

 Per raccontare questa donna ti sei affidato alla sensibilità e alla penna esperta e delicata di Elisabetta Tulli, apprezzatissima autrice e interprete di teatro e teatro musicale che ha dichiarato: “Quando Dino Scuderi mi ha coinvolta in questo progetto, ho capito subito che, dare una veste teatrale alla figura controversa di Edda Ciano, avrebbe significato per me una grande opportunità di crescita e per questo lo ringrazio profondamente. Cerco da sempre di portare, in contesti come quello del musical, la  mia “scrittura al femminile”  e qui, più di ogni altra volta, spero di essere riuscita a creare la giusta commistione poetica fra una vita discutibile ed una tragedia universale”.

Raccontaci come è nata e si è sviluppata questa collaborazione. Quali elementi vi hanno unito nella elaborazione del testo e cosa Elisabetta ha portato di suo, del suo universo femminile in questa opera?

Ho pensato che per raccontare la storia di Edda, per poter scavare meglio fra i meandri della sensibilità femminile  mi occorresse appunto la collaborazione di una donna. Avevo visto spettacoli scritti da Elisabetta e mi erano piaciuti moltissimo, quindi le ho fatto la proposta. A lei devo la capacità di aver colto e fatto emergere  le tormentose vicissitudini interiori di Edda  causate spesso dall’intimo rapporto con l adorato padre e quello controverso con il marito, quindi di averle tradotte  in versi. Desidero  ringraziarla per la fiducia accordatami e il lavoro svolto.

Che tipo di musical è?

Un musical assolutamente diverso da Salvatore Giuliano innanzitutto. Mi sono posto come obbiettivo un  prodotto  musicalmente molto differente. Questo perché penso  che ogni musical debba avere il proprio “ suono” che aderisca al meglio al tipo di storia e ai personaggi che si affrontano. Qui non c’è il richiamo all’epicità, non c’è il vortice orchestrale che sovrasta la vicenda di Giuliano. Ho scelto un suono essenziale, striminzito e dai toni  forse un po’ decadenti, realizzato da una piccola orchestrina tipica dei caffè concerto dell’ Italia ai tempi della guerra e del dopoguerra. E’ un musical in cui provato a far sì che l’amaro e gli slanci spumeggianti convivano assieme, caratteristica che distinse la commedia all’ italiana della nostra cinematografia anni 50-60.

Edda Ciano: tra cuore e cuore va al di là del musical storico politico. Prende in prestito i sapori e dissapori di un’epoca tanto incisiva per il mondo intero per raccontare il dramma di una donna incapace di salvare il proprio uomo, condannato alla pena capitale dal proprio adorato padre. Come in un piano sequenza cinematografico cerchiamo di entrare sempre più in profondità  dentro  l’animo di questa donna. Si narra della forza dell’amore oltre la guerra, il dolore, l’affetto filiale e quello che resta in un pirandelliano gioco delle parti con un finale mozzafiato”. 

Ecco, parliamo della musica. Che ispirazione musicale hai avuto? Come è nata la musica di questo spettacolo? Solo al pianoforte? Sono previsti arrangiamenti? Di che tipo? e che tipo di suggestioni la musica vorrà suggerire? Ci sono parti musicali diverse che connotano i diversi personaggi?

L’ispirazione mi arriva sempre a seguito di un approfondito esame della vicenda nel suo periodo storico-sociale, quindi una documentazione scritta o visiva dei personaggi: vedere come parlano, come si muovono, i loro atteggiamenti e le loro reazioni. Ma è soprattutto lo sguardo ( anche da semplici foto) da cui personalmente faccio partire tutto per provare a immaginare il loro mondo interiore e descrivere fatti reali o romanzati che li riguardarono.

Lavoro alternativamente con il pianoforte e con il computer che per me sono correlati fra loro a 360 gradi. Un’ idea mi può nascere sia con l’ uno che con l’altro strumento e poi la modello secondo le esigenze del caso. Non credo vi sia una regola generale su cosa nasce prima, per quel che mi riguarda se una melodia risulta interessante i testi si adeguano ad essa, altrimenti  può accadere al contrario. I leitmotiv saranno presenti e caratterizzeranno personaggi e situazioni, li utilizzo spesso e mi piacciono molto perché permettono una omogeneità drammaturgica alla partitura e mettono in gioco l’abilità e la fantasia di un autore.

Ho pensato che il modo migliore per raccontare musicalmente  la vicenda, rispetto anche al modo con il quale la narriamo, fosse fare riferimento alle tipiche orchestrine che si esibivano ai caffè concerto di quegli anni. Ho avuto testimonianze dirette da parte di mio padre che da ragazzo suonava in questi fumosi locali, in cui spesso finiva a rissa generale a causa di qualche soldato americano che, avendo alzato un po’ troppo il gomito, importunava le ragazze presenti. L’ensemble dei musicisti delle orchestrine era messo su all’ultimo istante con chiunque fosse disponibile per la serata, qualsiasi  strumento andava bene pur di non perdere l’ingaggio. Così spesso ci si presentava con inusuali formazioni strumentali poco credibili dal punto di vista del sound. In questo senso ho scritto per un ensemble ” dell’ultima ora” formato da un pianista, batterista, contrabbassista, violinista e clarinettista più il cantante ( con le sue immancabili maracas e congas) lasciando anche ampi spazi di libertà di accompagnamento e improvvisazione. Lo spettacolo sarà quindi interamente suonato dal vivo.

Parlando con te, ogni volta, spinto dalla mia continua voglia di conoscere, per ogni lavoro ti chiedo se sia nata prima la musica o prima le parole (come chiedere se nasce prima l’uovo o la gallina). In questo caso, per Edda Ciano: tra cuore e cuore, è nata prima l’ispirazione musicale, l’idea melodica oppure il testo? Come si uniscono le due cose nel processo creativo?

In questo caso nasce prima l’ispirazione suggerita dal soggetto, a cui è seguita un’idea di messa in scena a cui poi sono stati collocate musiche e testi secondo noi più aderenti al tipo di spettacolo. Quindi abbiamo seguito una logica unica che ha come base l’idea di rappresentare tutta la vicenda all’interno di questo caffè concerto, se vogliamo uno dei simboli  di un Paese che si rifugia nella svagatezza per non pensare alle tragedie della guerra.

 Regista di Edda Ciano sarà il grande Roberto Rossetti, che con la Compagnia della Marca sta portando avanti il tuo Salvatore GiulianoDa autore come riesci a comunicare la tua idea dello spettacolo a chi ne deve dirigere la messa in scena? Quali fattori concorrono?

A Roberto Rossetti e alla Compagnia della Marca devo molto. Hanno fatto rivivere ” Salvatore Giuliano” e rinnovato la loro fiducia in quest’altro progetto. In entrambi i casi, benché ne abbia parlato e  tentato di proporre a numerosi produttori, sarebbero stati chiusi in un cassetto. E’ una compagnia giovane, composta da giovani. Alcune di queste sono il futuro, sono le compagnie del domani e vanno rispettate e incoraggiate. La Compagnia della Marca è una piccola isola felice e auguro loro che sia sempre così. Ho parlato molto con Roberto e ci siamo scambiati pareri e opinioni, ho lavorato molto bene e con la  sensazione, che sento sempre più raramente,  di un reale  rispetto reciproco.  Dico le cose con molta franchezza e convinzione, ma sono sereno solo se quando chi mi ascolta alla fine è convinto anche lui, altrimenti metto in discussione me stesso, le mie stesse idee. Vorrei aggiungere che la vicinanza di Luca Notari, come per fu per Giuliano, è stata fondamentale e anche questo spettacolo deve molto a lui.

Cosa vuoi dire al pubblico per invitarlo a vedere lo spettacolo?

 

Venire a vedere una vicenda che, piaccia o no, appartiene alla nostra storia. Vedere uno spettacolo scritto da chi è convinto che le nostre corde emozionali possano vibrare ancor più quando si parla di noi, quando si ride o si piange attraverso l’espressione di un nostro linguaggio emozionale che ci appartiene. Non vorrei sembrar pedante, ma penso sempre che il nostro sia un  Paese che,  persa una guerra, abbia dovuto rimboccarsi le maniche e imparare a vivere fra l’amaro del passato, insinuato ancora nella propria memoria,  e un gioioso slancio verso il futuro.  Oggi è quasi  impossibile immaginare quanto scaldava i cuori nei primi anni 50 il famoso slogan di Mike Bongiorno : ” Amici ascoltatori:  Allegria!!!”…Abbiamo ricostruito anche un modo di  ridere o di piangere a modo nostro, sui nostri mali e su tipologie tutte all’italiana, non in modo equivalente ad altri Paesi che hanno avuto una  storia diversa, e anche più fortunata, della nostra.  Garinei e Giovannini sono inimitabili per questo.  Le fiction televisive con maggior picco di ascolto sono quelle che raccontano storie e personaggi italiani e non sono quasi mai spiritose. A chi obietta che il pubblico televisivo non è quello teatrale io rispondo: scusatemi tanto,  ma sono solo cazzate. Il gusto, quello che conta, è un ingrediente nazionale. Io, nel mio piccolo, vorrei far vibrare queste corde e se verrete a vedere lo spettacolo qualcuno mi dirà se io, Elisabetta, Roberto e la Compagnia della Marca abbiamo fatto bene o male. Questo è per me “Edda Ciano fra cuore e cuore”.

Ringrazio moltissimo Dino Scuderi per questa bellissima intervista con cui abbiamo non solo fatto conoscenza col suo nuovo spettacolo Edda Ciano, tra cuore e cuore, ma anche siamo entrati in contatto con l’animo di un uomo profondo e di un artista sensibile.

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