Kensington Gardens

Sala Uno Teatro

Dal 25 febbraio al 6 marzo 2016.

 

 

In occasione delle prove di Kensington Gardens sono riuscito a raccogliere delle breve dichiarazioni dai protagonisti.

Cristina Todaro – Cecilia Salfi Corvini

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Foto di Luana Belli

 

Cristina, tu hai lavorato con Giancarlo Nicoletti anche nei precedenti spettacoli della Trilogia del contemporaneo. Raccontami qualcosa di questa nuova esperienza.

 

I lavori di Giancarlo ti mettono sempre un po’in crisi, nel senso che sono sempre delle sfide e questo è uno spettacolo tutto alla Nicoletti Style.

Ho recitato con Giancarlo in Festa della Repubblica e lo ho affiancato nella regia di #salvobuonfine: per Kensington Gardens c’è un approccio attoriale lontano da Festa e forse più vicino alla regia di #salvobuonfine. Però io lì non recitavo, quindi direi che questo spettacolo, a livello attoriale, è il tassello che mi mancava.

Avendo mancato il palco di #salvo è stata una fatica entrare in questo spettacolo, ma anche una sfida stupenda. 

Chi è Cecilia?

Cecilia è un misto di Paulina e Dorn de Il Gabbiano di Cechov: diciamo che ha qualcosa di entrambi, ma è anche il personaggio che tra tutti più si allontana dalla struttura dei personaggi di Cechov. Cecilia è un personaggio bellissimo perché ha un’evoluzione molto forte nella storia: prima è quella che vuole uscire a tutti costi dalla casa, ma alla fine è quella che resta. Cecilia è quella che fa tutto: gestisce la casa, tiene le redini della famiglia, organizza la spesa.

Elena, la sorella, è la regina della casa con i suoi modi da star consumata, invece Cecilia è la padrona di casa e un po’ anche il collante, quella che tiene d’occhio la corrispondenza, fa il conto alla rovescia per l’uscita; Cecilia ha cresciuto Tommaso, ma resta sempre la zia, ha questa forza di contrastare la sorella, ma poi, alla fine, lei che smania tanto per andarsene decide di rimanere per amore di William.

Il rapporto tra Cecilia e William è un rapporto contrastato, un amore difficile; è dura amare un uomo come William (già sposato, in attesa di divorzio).

Emerge un lato amaro di Cecilia: ha quarant’anni e non ha voglia  di rimettersi in gioco e cercare un nuovo uomo.

E’ bellissima tutta l’energia che cerca di sprigionare.

Come evolve il tuo personggio?

Cecilia fa tutto un percorso; alla fine si trasforma in una sorta di Sabrina. 

Sabrina è scura, sempre triste; Cecilia è la luce; sogna il sole, i viaggi; vuole andare via; prende decisioni. Poi nel tempo della narrazione, murandosi viva in casa, trova la sua oscurità che piano piano viene fuori; comincia a riflettere se veramente sia stata lei a scegliere nella sua vita o piuttosto si sia adeguata o abbia consentito ad altri di scegliere per lei: domande che ci poniamo spesso nei momenti più difficili.

Però dimostra una grandissima forza anche alla fine della storia che non possiamo svelare: una freddezza incredibile per “salvare” la sorella.

Un piccolo pensiero conclusivo?

Sono molto contenta.

Kensington Gardens è un bellissimo lavoro.  I personaggi, poi,  sono tutti belli e secondo me lo spettatore si può ritrovare in uno o più aspetti di ognuno di loro. 

Mi piace recitare di nuovo e lavorare con Giancarlo: lui ti dà tanto ed è molto stimolante.

 

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