Teatro Ambra Jovinelli

19 marzo 2023

Iliade – Il gioco degli dei: gli dei a immagine e somiglianza dell’uomo

Il senso dello spettacolo Iliade – Il gioco degli dei è tutto in quell’aggiunta al titolo che fa riferimento non solo al prendersi gioco degli uomini da parte degli dei nella mitologia e letteratura classiche, ma anche al gioco drammaturgico che Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer hanno scritto e portano in scena con un testo di Francesco Niccolini ispirato all’Iliade di Omero.

Il gioco drammaturgico messo in atto è un meccanismo di  umanizzazione del divino che svuota questo elemento della propria austerità misterica riducendo gli dei a esseri molto simili agli umani, mossi dagli stessi sentimenti, gelosie, desideri carnali, di conquista, di controllo e di sopraffazione sugli altri

Un gioco teatrale che comincia da subito, presentando uno Zeus vecchio, stanco e demotivato, che soffre di demenza senile e battibecca con sua moglie Era come un’ordinaria coppia di umani.

Un gioco dramamturgico che coinvolge ogni aspetto dello spettacolo: dal linguaggio, affatto aulico, ma, piuttosto, colloquiale, allo stile pop contemporaneo dei personaggi, che, convocati da Zeus discutono animatamente come una qualsiasi famiglia umana.

Gli dei sono ormai deboli e insicuri; a loro non crede più nessuno e soffrono per la mancanza di quel potere che storicamente esercitavano sul genere umano.

Annoiati, stanchi e mossi da una nostalgia pulsante, gli dei chiedono a Zeus di rievocare l’ultimo periodo della loro grandiosità prima della caduta.

Come bambini che, appassionati a un gioco, lo vogliono ripetere, così gli dei “giocano alla guerra di Troia”, rievocando un’età dell’oro ormai dissoltasi da molto, molto tempo.

L’Iliade canta la guerra delle guerre, mitica, affascinante, cruenta e di un tempo in cui gli uomini erano, o credevano di essere, assoggettati al volere degli dei che decidevano per loro gioie e dolori, vittorie e sconfitta, vita e morte.

Ogni evento era per loro incontrollabile perché rispondeva solo al volere o ai capricci degli dei.

Iliade – Il gioco degli dei con evidente riferimento ai nostri tempi e alla nostra civiltà occidentale, vuole ribaltare il punto di vista mettendo in evidenza come gli dei non fossero altro che lo specchio dei desideri, delle ambizioni, delle paure e dei sentimenti del genere umano.

Non furono gli dei a creare gli uomini a loro immagine, bensì furono questi a proiettare se stessi e il proprio mondo interiore su entità astratte e distanti a cui poter fare sempre riferimento. Gli dei, però, non ebbero mai il controllo: tutto partiva dall’uomo, ma, ai tempi di cui si narra, non esistevano i concetti di coscienza e responsabilità.

Sicuramente il gioco teatrale portato in scena è ben riuscito  ed efficace e il senso dello spettacolo arriva forte e chiaro: togliere gli dei dal piedistallo e portarli al livello del genere umano significa desautorare un potere assoluto cieco e inoppugnabile, ma anche, da parte del genere umano, riconoscere le proprie debolezze e le proprie colpe assumendosi le proprie responsabilità, concetti oggi più che mai attuali.

L’elemento ludico, però, è spesso troppo calcato e cavalcato e lo spettacolo rischia di scivolare, a volte, nella parodia, con interpretazioni a volte un po’ troppo forzate.

Allo stesso tempo, per il suo linguaggio contemporaneo e il tono disimpegnato, lo spettacolo si presta benissimo ad essere fruibile dai giovani studenti perché racconta in estrema sintesi le vicende principali del poema e con il suo codice verbale e visivo può facilmente catturare l’attenzione dei giovani e coinvolgerli nel racconto, lasciando anche un importante messaggio.

La messa in scena di Iliade – Il Gioco delle parti ha, però, va detto, elementi scenici e drammaturgici molto interessanti ed efficaci.

Primo fra tutti l’uso di “mascheroni”, una sorta di grandi burattini creati da Alberto Favretto, Marta Montevecchi, Raquel Silva che raffigurano i soldati e gli altri personaggi coinvolti nel racconto della guerra di Troia eche sono sorretti  in scena dagli attori e dalle attrici.

Armature e maschere di grande qualità ed effetto, ben definiti nei dettagli e nei caratteri distintivi e ben visibili anche dalle ultime fila della platea.

Più grandi delle dimensioni umane, sono proiezione dei capricci degli dei sugli uomini, mossi nelle azioni a piacimento dei primi, ma, allo stesso tempo, rappresentano anche la proiezione degli uomini verso il divino, l’anelito alla grandezza e all’eternità.

Altri punti di forza dello spettacolo che completano efficacemente l’allestimento generale, sono le scene di Massimo Troncanetti, anche se sarebbe stato apprezzabile uno sforzo in più, i costumi di Francesco Esposito, le musiche di Francesco Forni e l’ottimo disegno luci di Davide Scognamiglio che con maestria disegna luci e ombre definendo nettamente i confini tra commedia e dramma.

ILIADE IL GIOCO DEGLI DEI

ALESSIO BONI – IAIA FORTE

testo di Francesco Niccolini ispirato all’Iliade di Omero
drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer
con (in o.a.)  Haroun Fall, Jun Ichikawa, Francesco Meoni, Elena Nico, Marcello Prayer, Elena Vanni
scene Massimo Troncanetti
costumi Francesco Esposito
disegno luci Davide Scognamiglio
musiche Francesco Forni
creature e oggetti di scena Alberto Favretto, Marta Montevecchi, Raquel Silva
regia Roberto Aldorasi – Alessio Boni – Marcello Prayer
produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo, Fondazione Teatro della Toscana, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

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