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Massimo Romeo Piparo riconsegna le chiavi del Teatro Sistina

Da due giorni si fa un gran parlare sui social di una possibile chiusura del Teatro Sistina.

Tutto nasce da un post pubblicato venerdì 31 luglio da un dipendente del Teatro Sistina che lì ha svolto la propria attività per quarant’anni e che voglio lasciare anonimo. Il post è stato rimosso poco dopo, ma ormai in molti lo avevano visto, condiviso con commenti e ne avevano fatto screen shot.

Di seguito il suo contenuto:

Game over. Fine di una storia, di un riferimento della città. Stamattina nel silenzio totale c’è stato un incontro tra le parti: il Teatro Sistina ha chiuso i battenti. Il direttore artistico affittuario del ramo aziendale del vecchio Sistina srl, società quest’ultima fallita, ha consegnato le chiavi; da domani i dipendenti passano tutti al vecchio Sistina per fallimento. Il direttore artistico Massimo Romeo Piparo, non potendo continuare causa fallimento vecchio Sistina e avendo una società sana, ha garantito a tutti i dipendenti spettanze rimanenti e TFR passato e futuro (cassa integrazione), spettanze che il vecchio Sistina non avrebbe garantito; il covid 19 ha dato il suo contributo. Da domani tutti a spasso.

Luca Barbareschi, direttore artistico del Teatro Eliseo, che nei giorni scorsi ne ha annunciato la possibile chiusura, ha colto al volo l’occasione per scrivere subito dopo un post caustico contro Piparo e il Teatro Sistina e non solo:

 Tutti hanno goduto dell’Eliseo in crisi e ora falliscono. A differenza di Piparo e altri che hanno goduto delle nostre difficoltà, sono triste nel vedere come una gestione scellerata con prodotti scadenti ha portato a questo stato dell’arte. Bisogna fare capire al Mibact che ci vogliono nuove professionalità. Non gente che copia vecchi successi stranieri in malo modo, ma ensemble di grande qualità con gli investimenti appropriati per ripartire con la narrazione giusta della nostra straordinaria tradizione. In teatro non c’è spazio per i furbi o per la politica delle raccomandazioni. Ci vogliono grandi artisti. Il Sistina che chiude è un lutto per Roma.

Dario Franceschini ridai dinamica al Teatro Italiano non solo con investimenti, ma con professionalità. Guarda il destro lasciato al piccolo di Milano: dopo anni di gestione ottusa e politica non ha nemmeno una compagnia degna di questo nome.

Indubbiamente, per chi frequenta assiduamente, anzi quotidianamente l’ambiente teatrale anche dietro le quinte e a luci spente, il caso del Sistina suscita molte perplessità e sul contenuto di questo post poi rimosso si moltiplicano idee, ipotesi e illazioni.
Al momento resta un mistero, potremmo dire il mistero dell’estate 2020, anche perché non ci sono ancora state dichiarazioni ufficiali né da parte di  Massimo Romeo Piparo, né dall’ufficio stampa del Sistina.

Viene da chiedersi: davvero è tutto da imputare a scelte sbagliate del governo, oppure alla pandemia?
Sui social c’è chi paventa altri fantasmi, senza però scendere nei dettagli, ma sollevando dubbi su ciò che realmente stia accadendo e sulle reali motivazioni.

Chi ne paga maggiormente le conseguenze sono i lavoratori dello spettacolo, creativi, attori, tecnici e maestranze che pare non riescano proprio a costituirsi in un’unica categoria di settore per far valere la propria voce davanti al Governo, anche se qualche passo avanti pare si stia facendo.

Al momento, quello che sembra certo è che il gestore ha restituito le chiavi alla proprietà, ponendo fine alla propria gestione. Magari Piparo  semplicemente intende proseguire con le sue produzioni rinunciando alla direzione artistica senza sobbarcarsi l’onere della gestione del teatro. Oppure siamo di fronte ad una strategia politico-economica?

Certo quel post dettato dall’impeto del momento e poi subito rimosso e il fatto che non ci siano ancora comunicazioni ufficiali in merito fanno sospettare che sotto ci sia altro. 

Un fatto è certo: quando chiude un teatro é una sconfitta per la cultura, l’arte e il futuro di un popolo.

 

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