
Cyrano de Bergerac
Teatro Eliseo
13 novembre 2018
Lasciatevi trasportare dall’incanto della parola e dal suo servitore che è l’attore.
Il Teatro Eliseo ha aperto alla grande la stagione del proprio Centenario col Cyrano de Bergerac, la commedia in versi martelliani in due atti e cinque quadri scritta nel 1897 da Edmond Rostand.
Il Cyrano è la storia di un uomo straordinario, abilissimo spadaccino, spirito libero e poeta dall’aspetto reso curioso se non brutto da un naso molto importante che ne domina il viso e di cui è meglio che nessuno parli in sua presenza se non vuole incontrare il suo ferro.
Cyrano è un guascone, un cavaliere coraggioso, ma anche un uomo fragile: spavaldo e fiero in pubblico, sempre pronto a sfoderare l’arma, cela un cuore sofferente per l’amore non ricambiato verso la propria cugina Rossana, a sua volta innamorata della bellezza del giovane Cristiano. Questi, però, è privo della raffinatezza e del fluente e forbito eloquio indispensabili per conquistare definitivamente Rossana. Cyrano propone così un patto “diabolico”: sarà lui a suggerire a Cristiano le parole da dire a Rossana. In questo modo il genio dell’uno e la bellezza dell’altro riusciranno a conquistare l’ambita donna che altrimenti sarebbe inaccessibile ad entrambi, lontana come la luna.
L’opera di Rostand è stata tradotta, adattata e interpretata innumerevoli volte: Cyrano è uno dei personaggi più conosciuti e amati del teatro. Egli racchiude in sé un mondo di emozioni forti e di pensieri alti: è un uomo temerario, coraggioso e fiero; uno spadaccino senza eguali, un uomo che si lancia sempre oltre, che disprezza la mediocrità e le convenienze contro le quali si batte con asprezza; un eroe romantico e rivoluzionario allo stesso tempo, che getta il proprio cuore oltre il cielo. E’ un “astronauta del cuore”, un viaggiatore dell’anima che compie un bellissimo, intenso, commovente e drammatico viaggio all’interno di se stesso e poi fuori, prima come prolungamento di Cristiano fino poi a proiettarsi completamente fuori di sé alla conquista di quel cielo tanto ammirato.
Allo stesso tempo l’opera è un inno al teatro e alla poesia e racchiude quanto di più bello letteratura e teatro abbiano espresso, ma ha anche una forza politica laddove l’uomo non accetta le catene imposte da convenienze e servilismo e vi si oppone con fervore, passione e coscienza.
Lo spettacolo si apre con una scena dove regna la confusione: subito lo sguardo corre veloce da una parte all’altra per capire dove ci si trovi e l’orecchio è teso a carpire le parole tra il brusio e il vociare convulso e disordinato dei personaggi. Una scena ricca di toni e di colori che attira subito l’attenzione e desta curiosità.
Ciò che all’inizio poteva sembrare un bordello si scoprirà invece essere un teatro in cui sta per andare in scena uno spettacolo. Mentre il pubblico dell’alta società fa il suo ingresso si alza sempre più un mormorio: la gente amoreggia e civetta, tra frizzi e lazzi e il teatro diventa un’occasione di mondanità, un luogo di incontri e di pettegolezzi in cui i nobili si ritrovano per mettersi in mostra.
Il colpo d’occhio è impressionante e affascinante. La scenografia di Matteo Soltanto è imponente: il palcoscenico è denudato e “sbotolato”; sulle pareti alte e irregolari campeggiano decine di quadri; scale, passerelle, pedane, torri e pannelli attraverso cambi scena a vista compongono ogni volta scene diverse modificando gli spazi; nella scena finale campeggia al centro un albero fatto di corde, forse l’albero della vita o della conoscenza, che collega il nostro mondo con l’oltretomba o il paradiso.
I costumi di Silvia Bisconti sono eccezionali e di splendida fattura: tutti diversi, sgargianti, pittoreschi, lavorati o grezzi, colorati o grigi, arricchiti di pizzi e merletti, di volant e colli o sciarpe di pelliccia. Colpiscono anche le parrucche e le acconciature, le scarpe e gli stivali di diversa fattura.
Uno spettacolo meraviglioso, gioia per gli occhi e per le orecchie, interpretato con maestria da un impareggiabile Luca Barbareschi, da un folto cast di eccellenti attori e dai promettenti e gli allievi e le allieve del corso di Recitazione della Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté.
Affascinante, suadente, ammaliante la traduzione come altrettanto l’adattamento, quest’ultimo di Nicoletta Robello Bracciforti che ne è anche l’abile regista.
Se anche è vero non si tratta di un’opera inedita e che il testo, riadattato mille volte, mille e mille altre volte è stato messo in scena, va reso enorme merito al valore degli attori che si fanno mezzo mettendosi al servizio della parola scritta per dare corpo e voce ai loro personaggi, recitandola con impeto, trasporto, passione, forza e piegandola al tono della voce, a volte pacato, più spesso acuto e anche aspro e derisorio, perché oltre che opera di amore e di poesia Cyrano è un’opera ironica e sprezzante e l’alterco tra rivali è un duello dialettico che si svolge più con le lingue che con le spade ed è ottimamente reso dai vari partecipanti alle diverse dispute in scena.
La parola sprigiona l’infinita seduzione della poesia e l’interpretazione non la copre, ma ne esalta il valore: quello che emerge è la parola perfetta, la sua forza persuasiva, il suo saper essere seducente, calda e affabile, amabile e generatrice di amore.
La scelta dei versi martelliani, poi, crea una musicalità che non si interrompe mai, il cui ascolto è dolce e piacevole.
Il Cyrano de Bergerac in scena al Teatro Eliseo è uno spettacolo emozionante, toccante e commovente che riesce a creare empatia tra il pubblico e il personaggio. La scena finale è qualcosa di dolorosamente bello e coinvolgente e lo spettatore si trova tanto vicino a Cyrano da sentirne il dolore fisico e la sofferenza emotiva, ma anche da condividerne lo sfogo del cuore.
La regia di Nicoletta Robello Bracciforti non lascia alcun vuoto, né inciampo, riuscendo ad accordare ogni scena, ogni passaggio e ogni personaggio in un insieme completo e armonico.
Su tutto poi dominano le splendide luci di Pietro Sperduti e le affascinanti musiche originali di Arturo Annecchino.
Infine, non stupisce trovare nei crediti il nome di Elisabetta Mazzullo come vocal coach.
Cyrano de Bergerac
Personaggi e interpreti:
Luca Barbareschi Cyrano
Linda Gennari Rossana
Duilio Paciello Cristiano
Thomas Trabacchi De Guiche
Duccio Camerini Regueneau
Massimo De Lorenzo Le Bret
Valeria Angelozzi Lisa/Bellarosa/Suor Marta
Gerardo Maffei Cuigy/Cappuccino/Cadetto
Federica Fabiani Governante/Madre Margherita/Spettatore/Presidentessa Aubry
Raffaele Gangale De Valvert/Guardia/Poeta/Cadetto
Alessandro Federico Ligniere/Cadetto
Federico Le Pera Marchese/Cadetto
Matteo Palazzo Jodelet/Poeta/Cadetto
Carlo Ragone Montfleury/Carbone di Castelgeloso
Alberto Torquati Borghese/Rosticciere/Cadetto
Allievi del corso di Recitazione della Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté:
Marlon Joubert Cavaliere/Rosticciere/Cadetto/Spettatore /Il Seccatore
Valerio Legrottaglie Secondo Marchese/Poeta/Sentinella
Marco Cicalese Servo/Spettatore/Apprendista/Un uomo/Cadetto
Gelsomina Pascucci Preziosa/Spettatrice/Cameriera/Una giornalista/Suor Clara
Francesca Antonini Preziosa/Prima attrice/Spettatrice/Donna/Suora
Lia Grieco Vivandiera/Spettatrice/Cameriera/Qualcuno/Suora
Marilena Anniballi Fioraia/Spettatrice/Cameriera/Una donna/Suora
Federica Torchetti Paggio/Spettatrice/Suora
Romana Maggiora Attrice giovane/Voce dai palchetti/ Donna/Suora
Scene Matteo Soltanto
Costumi Silvia Bisconti
Luci Pietro Sperduti
Musiche originali Arturo Annecchino
Assistente ai movimenti di scena e maestro d’armi Alberto Bellandi
Vocal Coach: Elisabetta Mazzullo
Adattamento e regia Nicoletta Robello Bracciforti
Produzione Teatro Eliseo
Si ringrazia l’ufficio stampa nella persona di Maria Letizia Maffei
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