
La recensione che non era mai uscita: unica replica perché il giorno dopo chiusero i Teatri per Covid
A un anno esatto dalla chiusura dei Teatri a Roma, pubblico la recensione dell’ultimo spettacolo visto l’ultimo giorno di libertà. Fu solo la Prima, poi il Covid19 costrinse a chiudere i Teatri.
A un anno da quella data, pubblico la recensione, perché un anno senza Teatro è davvero troppo.
Ambra Angiolini e Ludovica Modugno sono le protagoniste de Il nodo, il bellissimo e intenso spettacolo scritto dalla drammaturga statunitense Johnna Adams e qui diretto da Serena Sinigaglia.
Il nodo è un racconto molto forte che, attraverso il tema della scuola, affronta problematiche sociali molto importanti e lo fa con grande potenza emotiva.
Corryn Fell (Ambra Angiolini) si presenta inaspettatamente a scuola a colloquio con Heather Clark (Ludovica Modugno), la maestra di quinta elementare del figlio Gidion. Gidion qualche giorno prima è stato sospeso ed è tornato a casa con una nota e riportando sul corpo segni di percosse. La madre vuole sapere cosa sia successo.
La maestra appare distratta e molto tesa, in attesa di una telefonata che non arriva. Anche Corryn è palesemente nervosa, tremante. Vuole sapere cosa sia successo al figlio. Sì, perché Gidion è morto. Gidion si è suicidato, sparandosi nel garage di casa.
Corryn deve sapere, deve conoscere suo figlio attraverso la maestra (lei lo apprezzava? O magari lo disprezzava?) e i racconti dei rapporti che aveva coi suoi compagni (era bullizzato? O forse era egli stresso un bullo?). Corryn ha un nodo da sciogliere, qualcosa di compresso che non aveva affrontato o non aveva capito.
Ma si tratta di un nodo gordiano, impossibile da sciogliere e che si può solo tagliare. Recidere, è questo il compito delle due protagoniste: aprire gli occhi e accettare le responsabilità.
Il nodo, infatti, è un testo disperato che non parla solo di bullismo, ma scende molto più in profondità, andando a toccare aspetti scomodi per gli adulti: quali responsabilità educative hanno i genitori confronti dei loro figli e quali gli insegnanti coi propri studenti?
In una società come quella contemporanea in cui i genitori giustificano sempre i figli e agli insegnati non viene più riconosciuta alcuna autorità, ma attribuite solo colpe, di chi è la responsabilità se i ragazzi diventano vittime o si fanno carnefici?
Il nodo è uno spettacolo appassionato sullo scontro tra due donne, che non sono solo due donne. Sono due archetipi, due modelli: rappresentano la famiglia e le istituzioni, il singolo e la società. Nella loro disperazione tutta umana si interrogano, si incalzano e si confrontano su domande di senso: non cercano un colpevole, ma esaminano le cause.
Corryn e Heather cercano di proteggersi dal senso di colpa e di dare un significato ad un evento tragico che le accomuna, ma le pone distanti e in conflitto.
In un confronto durissimo cercheranno di dare un senso al dolore, di capire e colmare, almeno in parte, l’enorme vuoto che hanno dentro, di cui sono entrambe responsabili.
Gidion è morto e non può dire la sua. Lui è andato a vivere tra i Grandi Poeti.
Il nodo è giocato tutto su una grandissima tensione, data dall’attesa (l’appuntamento, qualcuno che non arriva, le cose non dette), sul nervosismo dei due personaggi, ma, soprattutto, su un’emotività prorompente che Ambra Angiolini e Ludovica Modugno riescono a interpretare e trasmettere con incredibile realismo come scariche elettriche che esse stesse emanano e attraversano la sala.
Le due attrici si fronteggiano tra attacchi, difese, accordi e ripensamenti, con forza ed eccitazione attraverso un ventaglio di emozioni che arrivano pungenti.
Il nodo è uno spettacolo che offre numerosi spunti di riflessione: ci pone di fronte alle nostre responsabilità, senza sconti, senza scuse; ammonisce gli adulti sull’importanza fondamentale di saper educare e saper parlare ai giovani, ma, forse più importante, saperli ascoltare, perché i bambini e i giovani non sono qualcosa di indefinito da dover solo proteggere, ma sono piccoli adulti da guidare e con cui poter ragionare; invita a prendersi tempo per parlarsi, anziché combattersi.
Ci ricorda che c’è responsabilità nell’azione, ma anche nell’omissione. Inoltre, è un’invettiva appassionata contro il conformismo a favore della poesia e dell’arte.
A ben guardare il testo di Johnna Adams, molto ben costruito, rivela una raffinatezza culturale affascinante senza risultare ostico: i riferimenti alla letteratura medievale e antica, alcuni nomi utilizzati, permettono una lettura ancora più approfondita dell’opera che non si ferma al racconto, ma in cui la parola si fa segno, metafora.
La regia di Serena Sinigaglia dirige con effetto le dinamiche tra le due bravissime e intense attrici che si trovano a gestire uno spazio ristretto, ingombro di banchi di scuola, su una pedana in pendenza (altra immagine).
Una Prima emozionante, piena di fremito e di un senso di attesa impaziente, visto che da lì a poco uscirà il primo decreto Conte che sancirà la chiusura dei Teatri in Italia. Dal 5 marzo, infatti, verranno chiusi teatri e cinema a causa della pandemia da coronavirus. Quella sera, però, ancora tutto era in bilico; si cerca di resistere, si spera di poter resistere. Oggi, a distanza di un anno, pubblico questa recensione nel ricordo di una stagione della vita che non c’è più, ma che tutti speriamo torni presto, a pieno regime e nei modi giusti.
TEATRO AMBRA JOVINELLI
4 | 15 marzo 2020
Società per attori – Goldenart production
presentano
Ambra Angiolini Ludovica Modugno
Il nodo
di Johnna Adams
regia Serena Sinigaglia
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