
Teatro Studio Uno
11 gennaio 2018. Prima
Ne Il giovane Riccardo Alberto Fumagalli immagina l’adolescenza di Riccardo III in un prequel gotico.
In scena al Teatro Studio Uno di Roma, Il giovane Riccardo, spettacolo inedito della Compagnia Les Moustaches, liberamente tratto dall’opera shakespeariana Riccardo III, scritto ed interpretato da Alberto Fumagalli che insieme a Tommaso Ferrero ne firma anche la regia.
L’autore ha immaginato un’ipotetica giovinezza del protagonista, creando un testo che racconta il non scritto, il passato di un personaggio che conosciamo solo come adulto, ponendo la propria storia come antefatto a quella nota shakespeariana.
Ne viene fuori il ritratto di un giovane rampollo di una importantissima e ricca famiglia, figlio di uno degli industriali più potenti, magnate assoluto del petrolio, Edoardo York, morente, destinato a succedergli al comando e a diventare a sua volta re del petrolio. Un giovane su cui grava la terribile sventura di un aspetto deforme, un corpo debole, un organismo malato che gli rendono impossibile instaurare rapporti sociali, relazioni amicali e, meno che mai, amorose. Un ragazzo non amato e non desiderato dalla stessa madre che non sopporta di aver generato un mostro a seguito della cui nascita, tra l’altro, non può più avere figli.
Riccardo passerà così la propria giovinezza condannato dalle sue fattezze all’isolamento e al rifiuto della famiglia e della società. I compagni di scuola lo chiamano mostro, maiale, storpio, zoppetto, carogna; lo allontanano, lo evitano e chi lo avvicina lo fa solo per interesse.
Riccardo, nonostante la sua fisicità deturpata, è un ragazzo intelligentissimo e sagace che, come tanti, che vorrebbe amare, che prova paura, che ha desideri e vorrebbe essere felice. I continui rifiuti, le continue offese lo porteranno a chiudersi e ad incattivirsi, alimentando in lui violenza, cieca ambizione e sete di vendetta, fino a che deciderà, non potendo essere amato né amante, di essere carogna.
Intorno a lui si muove un mondo reale e un mondo ideale. Nel mondo reale ci sono Lady Elisabetta, la madre che lo ha in odio; il compagno di scuola Edward Radcliff che lo denigra ogni momento; Lady Anna, di cui Riccardo si innamora, ma che, in realtà lo sta usando; Lord Hastings, fidato socio del padre, che Riccardo è tentato dal considerare zio per l’affetto che nutre nei suoi confronti, ma che, in realtà, gli ruberà la carica.
Il mondo onirico di Riccardo è animato da Margherita, Brakenbury e Tressel, che dapprima sembrano essere i consiglieri del giovane, ma passo passo si scoprirà essere la coscienza dello stesso Riccardo, personaggi che non fanno altro che dire ciò che la sua coscienza pensa.
Nomi e personaggi realmente presenti nel Riccardo III di Shakespeare che vengono ricontestualizzati, divenendo specchio gli uni degli altri e opposti, proprio come i riflessi negli specchi e infatti vengono interpretati dagli stessi protagonisti.
Il giovane Riccardo, oltre ad offrire un quadro interessante e suggestivo della giovinezza del protagonista, mette in luce problemi sociali forti e attuali, quali il bullismo, l’emarginazione e i conflitti familiari.
Certo la soluzione adottata dal protagonista è feroce, dapprima istintiva, poi freddamente calcolata, ma viene da chiedersi: si tratta di colpa o di difesa, più o meno legittima? Davvero poi il suo comportamento, considerando il mondo che gli gira intorno, è da condannare? Questo è un quesito interessante che lo spettacolo propone allo spettatore.
Il giovane Riccardo è un buon testo: Alberto Fumagalli dimostra di saper rileggere ed interpretare un testo classico, dando voce al non detto in una rielaborazione personale, ma plausibile e suggestiva. Sa usare la parola, tra citazioni e riprese del testo shakespeariano inserite in un contesto drammaturgico inedito e interessante.
Lo spettacolo si dipana come una sorta di giallo gotico, sostenuto in questo anche dalle musiche stile Goblin (autori di colonne sonore per Dario Argento) e dai costumi di Giulio Monti che mescolano ad uno stile dark, elementi che fanno pensare ai film di fantascienza degli anni ’80, (veli neri e tessuti lucidi) riprendendo allo stesso tempo caratteristiche dell’abbigliamento anglosassone utilizzate in forme nuove.
Così Riccardo è un adolescente in bermuda gessati e indossa lunghi calzini al ginocchio stile college, mentre nella parte superiore il tessuto gonfio sembra nascondere una gobba e in faccia porta una rete strappata che gli schiaccia i lineamenti; Edward indossa un kilt verde rivisitato a pantalone ampio che non arriva alla caviglia; Elisabetta è in abbigliamento vittoriano stilizzato, sempre rigorosamente nero come tutti gli altri abiti di scena, fasciata in testa, che ne sottolinea la durezza dei lineamenti e del carattere; le tre voci della coscienza di Riccardo indossano bellissime maschere nere su cui spiccano particolari interessanti, come singole lenti e piccole spade.
La messa in scena è buona e ben sostenuta da validi giovani attori: insieme ad Alberto Fumagalli, carico nell’espressività e deciso nell’interpretazione, ci sono Loris Farina, Antonio Muro, Alice d’Hardouin Bertini e Ludovica D’Auria.
Dosati nella giusta carica emotiva e pungenti nella parola sono i dialoghi tra Riccardo e la madre (Alice Bertini), un personaggio di cui colpisce positivamente la staticità a fronte di un carattere forte e cinico, in una scena in cui tutti gli altri sono in continuo movimento.
Il giovane Riccardo
di Alberto Fumagalli
regia Alberto Fumagalli e Tommaso Ferrero
con Alberto Fumagalli, Loris Farina, Antonio Muro, Alice Bertini, Ludovica D’Auria
costumi Giulio Morini
luci Marco D’Amelio
foto Emanuele Passarelli
produzione Les Moustaches e Teatro Studio Uno
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