La Compagnia Identikit in collaborazione con l’Istituto Teatrale Europeo (ITE) ha portato in scena l’ultimo spettacolo del giovanissimo regista Riccardo Merlini, Il Diavolo Bianco, tratto dalla tragedia dell’inglese John Webster, drammaturgo contemporaneo di Shakespeare ed esponente di spicco del Teatro elisabettiano.
The White Divel prende spunto da storie di amore e intrighi avvenute in Italia nel XVI secolo; Il Diavolo Bianco muove da questa storia per offrirne un allestimento particolare.
La storia, in sintesi, è quella di una coppia di innamorati, Paolo e Vittoria; peccato che entrambi siano già sposati con altri. Il servo di Paolo, si farà avanti per risolvere il problema con un duplice omicidio; così sarà e da lì altri eventi terribili accadranno.
Il Diavolo Bianco è una tragedia che è stata portata in scena pochissime volte, probabilmente a causa di alcuni suoi elementi strutturali scomodi o poco funzionali: il testo non è scritto benissimo; i personaggi entrano ed escono spesso senza metodo e non hanno un’evoluzione psicologica durante la narrazione.
Allora perché scegliere questo testo? Quello che è certo è che Riccardo Merlini, giovanissimo regista romano (classe 1992!), non nuovo al teatro (questa è la sua settima regia), abituato a leggere ogni testo in maniera trasversale, dopo la bellissima regia di Piccioni e Farfalle, si cimenta in una sfida con se stesso, con un testo che ha le caratteristiche e, diciamolo, i limiti di cui ho parlato.
Eppure, nella sua regia sperimentale, i limiti diventano possibilità. Gli attori sfruttano l’assenza di una evoluzione psicologica per rispondere alla richiesta del regista di mettere a disposizione del testo tutto di sé, mettendosi a nudo per come sono, in un esercizio di arti sceniche in cui l’uso del corpo è fondamentale.
Vengono annullati i tradizionali elementi di scena; sul palco solo corpi e un telo; un grande telo rosso che viene piegato, arrotolato e disteso divenendo ogni volta metafora di qualcosa, immagine di (una porta, un ingresso, un’uscita, un nascondiglio, un muro, un ostacolo…), offrendo ogni volta una chiave di lettura a ciò che accade.
Personalmente, ad un certo punto della narrazione, mi sono estraniato dalla storia rappresentata lasciandomi coinvolgere dai corpi in movimento, dai cori in sovrapposizione, dai sospiri e dalla musica,una sorta di nona voce.
Come spesso accade durante quei racconti che si fanno attorno a un fuoco, ho lasciato che ad avvolgermi più che le parole fosse il loro suono, che la musica mi penetrasse, tamburo (tum, tum, tumtumtum) e flauto, in una sorta di rito che lo stesso regista ha definito sciamanico, tribale.
Ciò che Riccardo Merlini riesce a fare con questa regia è prendere lo spettatore in contropiede. Egli non offre qualcosa di già completamente strutturato e definito, ma fornisce uno stimolo a pensare. La simbologia di cui lo spettacolo è permeato deve suscitare nello spettatore l’elaborazione di pensieri.
In quest’ottica non è importante che la storia sia fedele all’originale (in questo allestimento, per esempio, due personaggi sono fusi in uno solo per conferire una psicologia più complessa); lo spettatore non deve solo ritrovare una storia, ma partecipare egli stesso alla creazione di significato degli eventi rappresentati.
Fondamentale, più che mai, è il ruolo degli attori, portavoci delle intenzioni del regista e artefici del potere evocativo del racconto rappresentato. Un bel gruppo unito formato da: Fabrizio Loreti, Silvia Magazzù, Stefano Ferrarini, Antonello Azzarone, Carlotta Sfolgori, Davide Colnaghi, Michela Malavasi, Davide Fasano, assistito da Umberto Bianchi come Acting Coach.
Il Diavolo Bianco è sicuramente un lavoro difficile, basato su un testo complesso, che non cerca facili soluzioni; uno spettacolo che grava in eguale misura su ognuno degli interpreti che saranno chiamati ogni volta ad impegnarsi a creare un flusso continuo di parole e gesti che portino lo spettatore a capire, ma, anche, a farsi domande. Grandi sforzi che meritano delle possibilità; un’operazione rischiosa a cui va riconosciuto il merito del coraggio, che porta a casa un risultato soddisfacente.
Il Diavolo Bianco sarà di nuovo in scena al Teatro Hamlet il 23 e il 25 febbraio 2016.
Foto di Carmelo Daniele
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