sonia bergamasco

 

Sonia Bergamasco, attrice, musicista e regista colta e raffinata, vincitrice del Nastro d’argento nel 2004, del Premio Flaiano nel 2005, Premio della Critica nel 2012 e del Premio Eleonora Duse nel 2014, entra, con partecipazione e trasporto, nel mondo di Irene Némirovsky .

Il Ballo, scritto nel 1928 e pubblicato nel 1930, è un romanzo breve autobiografico in cui la Nèmirovsky, fuggita con la famiglia dalla Russia bolscevica a Parigi e rimasta affascinata dalla vita mondana della città,  sfoga il proprio rancore verso la chiusura della famiglia: una madre egoista e insensibile e un padre assente.

Nel romanzo Antoinette è una giovane quattordicenne figlia di una coppia di ebrei arricchiti: la madre, vanesia e crudele, che  brama spasmodicamente per entrare nell’alta società e il padre disinteressato alla vita di famiglia. L’educazione di Antoinette viene affidata ad una governante leggera e civettuola. Per raggiungere il suo scopo di essere accettata dalla gente che conta, Rosine, la madre di Antoinette, organizzerà in casa un sontuoso ballo al quale inviterà i maggiori esponenti della società del tempo senza badare a spese.

Antoinette vorrebbe indossare un bell’abito e partecipare al ballo, ma la madre glielo vieta imperiosamente. A quel punto comincia la sua vendetta: gli inviti non verranno spediti, finendo, invece, nella Senna; al ballo non i presenterà nessuno se non l’antipatica cugina alla quale l’invito era stato consegnato di persona e che era stata invitata solo perché potesse poi raccontare a tutto il resto della famiglia delle grandi ricchezze dei coniugi; i genitori penseranno di essere stati ignorati da tutti e finiranno nel dimenticatoio.

Sonia Bergamasco interpreta il testo dando vita ad un intenso monologo a cinque voci: Rosine, la madre; Kampf. Il padre; Anotinette, la figlia; Miss Betty, la governante;  la cugina.

La scena è costituita da una dormieuse e, tutt’intorno, specchi di diversa grandezza coperti da cellophane bianchi : passo passo i personaggi prendono vita e si definiscono svelandosi nel proprio riflesso; i veli calano e le verità escono allo scoperto. Gli specchi riflettono solitudini, immagini a volte distorte, realtà diverse, ma tutte vere: ogni personaggio ha la propria realtà e verità, grazie anche alla consistenza che gli viene data in scena dall’interpretazione forte e presente di Sonia  Bergamasco.

Le passioni sembrano uscire da un punto e vagare a volte rimbalzando sulle superfici specchiate, altre volte venendo catturate dalle stesse per non essere restituite, come risucchiate.

Antoinette si rifletterà spesso in uno specchio ai suoi piedi, come un Narciso che anela che lo si contempli, ma resta deluso nel suo desiderio.

Sonia Bergamasco entra nel racconto possedendolo e facendosi possedere: è ogni volta l’uno o l’altra. Ogni personaggio ha voce, gesti e caratteristiche ben distinte e definite; ogni carattere è autonomo e ha una vita propria.

La Bergamasco riesce a passare da un personaggio all’altro con delicatezza evitando fastidiose cesure.

Sonia tira fuori dal buio i personaggi, li mette in luce, li fa interagire per poi rimandarli in un buio più tetro di quello dal quale provenivano.

Bellezza, vanità, anaffettività, vendetta. La storia di una piccola crudeltà perpetrata tra le mura domestiche. Una figlia non amata e messa da parte; una madre rigida e vanitosa che dovrà scontrarsi con la sua più grossa paura: rimanere sola e priva di considerazione.

Il racconto di scena de Il Ballo è ideato dalla stessa Sonia Bergamasco e interpretato con passione e dedizione. Nonostante le capacità attoriali della Bergamasco, la storia non ha avuto molta presa su di me. La drammaturgia del testo non è così forte come mi sarei aspettato; la crudeltà che viene tanto espressa è, alla fine, un brutto scherzo che fa un’adolescente capricciosa più che una dura vendetta. L’allestimento scenico, sebbene evocativo, non è nulla di nuovo: specchi e veli sono oggetti già tanto utilizzati e simboli inflazionati che non hanno abbastanza potenza immaginifica, anche se i cellophane vengono maneggiati e utilizzati in maniera funzionale in varie loro possibilità.

Per questi motivi, Il Ballo resta un dramma consumato a metà.

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