Centocelle
16 settembre 2017
I Nasoni raccontano – la storia ha il naso lungo è un modo davvero interessante e molto originale di fare teatro e raccontare un quartiere di Roma.
Le repliche di questi giorni riguardano il quartiere di Centocelle. Partendo dalla distribuzione su territorio dei nasoni, le classiche fontanelle romane, il progetto prevede uno spettacolo itinerante per alcune vie, piazze e giardini durante il quale gli spettatori seguono gli attori che raccontano una storia, anzi la storia.
Una passeggiata nella storia attraverso una narrazione che corre lungo le vie del quartiere e che, partendo dagli anni ’50, racconta a grandi linee i decenni del novecento attraverso grandi eventi storici e di costume.
Una particolarità è che, se si fa attenzione, si scoprirà una continuità negli eventi raccontati: i protagonisti delle varie storie riportate nei diversi decenni, infatti, sono legati fra loro da legami di sangue.
Così, per esempio, negli anni ’50 incontriamo due sorelle (le intense Agnese Fallongo e Giulia Fiume), due donne innamorate di due uomini ed entrambe incinta: uno è un soldato americano (un bravo Federico Le Pera) che in realtà è sposato e ha un figlio e tornerà in America abbandonando la propria ragazza italiana incinta; l’altro è uno scansafatiche fascista (un divertente e verace Alessandro Di Somma).
Attraversando gli anni ’60, si arriva al fervore politico degli anni ’70 caratterizzati dai grandi movimenti di piazza, dagli scontri politici spesso violenti e in cui vedremo i figli delle due donne, cugini, contrapporsi nello scontro tra fascisti e comunisti. Intenso il conflitto ai limiti della rissa tra il bravo e solido Diego Migeni (Crimini tra amici) e Matteo Cirillo (Quando eravamo repressi 3.0; Un marito ideale), straordinario in un’interpretazione accorata e carica di tensione; duello in cui un misurato Pavel Zelinskiy cerca di fare da paciere.
Passando di via in piazza si vola verso gli anni ’80 e ’90: i giovani si incontrano sulle panchine nei parchi, si fanno le canne, bevono birra e discutono di donne, di calcio e di politica. Sono gli anni del berlusconismo, della grandi speranze e di grandissime illusioni (tutto dipende sempre da che parte si sta). Sono gli anni di Non è la Rai, format straordinario per quei tempi, divenuto fenomeno di costume e programma di culto: tante ragazze tutte nello stesso studio sgambettano e cantano in playback facendo eccitare milioni di adolescenti (e non solo) e illudendo milioni di ragazzine con un facile successo. Brave, simpatiche e spigliate Susanna Laurenti e Benedetta Russo qui alla loro prima prova da attrici.
Si arriva poi agli anni duemila: epoca dei telefoni cellulari prima e degli smartphone poi; epoca in cui le relazioni di qualsiasi tipo sono veicolate dalla tecnologia, che aiuta a scoprire ogni cosa, anche a svelare le bugie, in cui gli inciuci e gli inghippi sono all’ordine del giorno e, insieme alle giuste “conoscenze”, sembrano l’unico modo conosciuto per stringere affari.
Questo e tanto altro viene rappresentato ne I nasoni raccontano grazie a un bellissimo cast di attori e attrici giovani. Una reale passeggiata nella storia, una sorta di film noir attraverso le strade e le storie di Roma che cambia sfumatura a seconda del periodo che si affronta. Uno spaccato di vita e di vite, che abbraccia tutti e tocca moltissimi temi vicini a tutti.
Coinvolgimento che è merito da una parte dell’idea molto originale e di un testo ben scritto (che meriterebbe qualche limatura ancora) che non è narrazione, ma un dialogo a più voci che racconta, dall’altra di bravissimi attori molto coinvolti e coinvolgenti che hanno saputo appropriarsi di uno spazio immenso, le vie del quartiere, occupandolo e riempiendolo della loro presenza scenica con un rispetto dei tempi difficile da mantenere vista l’estensione da coprire.
Ci si innamora, si soffre e si sorride amaramente con le donne degli anni ’50; si prende parte allo scontro politico; ci si ritrova, giovani degli anni ’80 e ’90, a ridere sonoramente, senza nascondere un po’ di nostalgia; ci si specchia nel deterioramento dei rapporti e nella corruzione dei costumi.
La regia di Leonardo Ferrari Carissimi riesce a tenere tutto unito e concentrato nonostante gli ampi spazi scenici.
Anche i contributi musicali sono adatti a sostenere l’impianto narrativo; sono più che altro testimonianze storiche di un certo periodo.
Da segnalare i costumi perfettamente consoni e attualizzati di Alessandra Muschella.
I Nasoni raccontano – la storia ha il naso lungo
scritto da Fabio Morgan e Leonardo Ferrari Carissimi
regia di Leonardo Ferrari Carissimi
aiuto regia Elisabetta Mandalari
con Matteo Cirillo, Alessandro Di Somma, Agnese Fallongo, Giulia Fiume, Susanna Laurenti, Federico Le Pera, Diego Migeni, Benedetta Russo, Pavel Zelinskiy.
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