
Cometa Off
17 febbraio 2022
Il passato di una famiglia rurale come metafora del presente
I Mezzalira – Panni sporchi fritti in casa è lo spettacolo di Agnese Fallongo che conclude idealmente la trilogia portata in scena col suo compagno d’arte Tiziano Caputo, cominciata con Letizia va alla guerra – la suora, la sposa e la puttana e proseguita con …Fino alle stelle! – scalata in musica lungo lo stivale.
Agnese e Tiziano sono due tra i più bravi giovani attori e autori (Agnese per la drammaturgia e Tiziano per le musiche e canzoni originali) che abbiamo oggi in Italia e che meriterebbero la ribalta di scene nazionali di alto valore.

Completano il collettivo artistico gli insostituibili Adriano Evangelisti, che, dopo averli diretti in Letizia va alla guerra, questa volta li affianca sul palco, e Raffaele Latagliata, che già li ha diretti in …Fino alle Stelle! e lo fa ora anche qui.
I Mezzalira – panni sporchi fritti in casa, a differenza dei precedenti lavori che erano una rapsodia di personaggi, ha la classica struttura della Commedia in tre atti, con un prologo e un epilogo.
Lo spettacolo racconta la storia della famiglia Mezzalira attraverso trent’anni e tre generazioni.
A raccontarla è Giovanni Battista Mezzalira (Adriano Evangelisti) detto Petrusino, prezzemolo, perché si trovava sempre in mezzo alle storie di famiglia.
Petrusino, figlio di Crocefissa Martire (Agnese Fallongo) e Santo Mezzalira (Tiziano Caputo), comincia il racconto da quando, bambino, dovette lasciare di notte e di corsa il vecchio paese con i genitori, la sorella più grande, Pasqualina (sempre Agnese) e la nonna Pitta (sempre Tiziano) in direzione della città nuova.
Un trasferimento che ha cambiato per sempre i rapporti tra Petrusino e Pasqualina, innestando dinamiche familiari che si sono ripercosse per tutti gli anni a venire.
L’evento scatenante, però, quello che ha determinato il trasferimento verso la città nuova e da cui poi gli eventi si svilupperanno a catena, è nascosto nel passato dei Mezzalira ed è collegato ad un altro personaggio, Don Cataldo (che mai compare in scena, ma viene sempre evocato con terrore e disprezzo), ricco proprietario terriero che sfrutta il lavoro di contadini come i giovani sposi Crocefissa e Santo.
I Mezzalira – Panni sporchi fritti in casa è un racconto intimo e appassionato che richiama un passato rurale, fatto di lavoro, fatica e sudore nei campi.
Una storia tragicomica che si inserisce nel genere della commedia all’italiana con cui si fondono elementi del giallo.
Lo spettatore si troverà ad assistere con partecipazione alla storia di una famiglia attraverso circa tre decenni e tre generazioni, seguendone le vicissitudini, provandone le amarezze e i dolori e gustandone le gioie e le risate, potendo poi ritrovare, in un personaggio, in un gesto o in un atteggiamento, parte della propria storia familiare.

I Mezzalira – Panni sporchi fritti in casa è una saga familiare; una storia che riporta alle origini, alla terra, alla campagna; una storia che poggia sulla dignità dei lavoratori poveri e sfruttati, ma ricchi di una fede spesso vissuta con manifesto slancio.
Una storia familiare che si fonda anche sull’umiltà, sul sacrificio dei genitori verso i figli, sulle relazioni e sulle aspettative non sempre condivise, sulla mancanza di possibilità di assicurare a tutti la vita che vorrebbero e meriterebbero, mantenendo, però, sempre un grande orgoglio per ciò che si è e ciò che si fa, nutrendo sempre la speranza di poter dare ai propri figli un futuro diverso rispetto a quello dei genitori (“Le creature mie non devono guardare in terra, ma devono guardare in cielo” dirà il padre Santo, come aspettativa per i propri figli).
Già il titolo presenta le caratteristiche fondanti della storia: il nome dei Mezzalira è un chiaro riferimento non solo alla lira, simbolo di un passato, non solo economico, ormai sepolto alla fine del secolo scorso, ma anche, e di più, alla povertà di questa giovane famiglia che nella fuga verso la città nuova cerca un riscatto e un nuovo inizio, per sé e i per i figli.
Inoltre, quel “panni sporchi fritti in casa” richiama il detto per il quale i fatti di famiglia devono rimanere all’interno della stessa; quel fritti, poi, connota una situazione ben particolare, che fa ridere, e ci riporta alle cure che di solito i nonni riservano ai nipoti anche a costo di sacrifici.
Agnese Fallongo con la sua scrittura sempre così viva e pungente, evoca un mondo antico, rurale, fondato sul lavoro della terra.
Una terra che richiama continuamente a sé, anche quando ormai si è lontani, e che reclama un ritorno.
Come sempre, la sua scrittura rivela un grande impegno nello studio e nella ricerca dei fatti storici, delle fonti, scritte e orali, attraverso i nostri vecchi che hanno sempre da raccontare mille storie di vita.
Il testo è un racconto che, come nei tempi antichi, si trasmette attraverso la tradizione orale (infatti tutto lo spettacolo è un racconto che Petrusino fa, attraversando il tempo e lo spazio) e prende vita attraverso i dialoghi dei personaggi.
Il narratore sarà sempre presente sul palco, ma defilato dalla scena rappresentata, fino a che il passato non si ricongiungerà al presente, in quanto metafora dello stesso.
Sempre dal punto di vista creativo, poi, va elogiato il talento di Tiziano Caputo di scrivere musica e testi che evocano quel passato povero e rurale di cui si è detto.
A differenza degli spettacoli precedenti, dove si faceva uso degli strumenti musicali, qui è la stessa scena a suonare, tramite percussioni e ritmi impartiti dalle azioni dei personaggi.

Agnese e Tiziano, che non solo hanno una passione per i dialetti e le parlate locali, ma anche una grandissima abilità nel cambiare toni, timbri e cadenze, hanno creato insieme una nuova lingua, che attinge ai suoni e alle cadenze del sud Italia, ma che non si identifica con alcun dialetto specifico, assurgendo a lingua universale.
Dal punto di vista della messa in scena, lo spettacolo cattura e incanta per la bravura e la sinergia dei tre protagonisti, per la capacità di Agnese e Tiziano di interpretare più personaggi (più di quelli citati) con una diversa cadenza, attraverso rapidi cambi e poche, ma determinanti modifiche nell’abbigliamento e nell’acconciatura, riuscendo sempre a caratterizzarli in pieno e come unità a sé stanti.
Non solo straordinari attori, ma anche cantanti dotati, costruiscono bellissime armonizzazioni sulle musiche e le canzoni originali composte da Tiziano che evocano, anch’esse come il resto, un passato fatto di fatica, lavoro e sacrificio e trasudano di umanità, come canti antichi che mettono in connessione la parte interiore con la terra di origine.
Adriano Evangelisti sa essere in scena “senza esserci” dentro; in qualità di narratore riesce a gestire molto bene la sua presenza defilata, ma scenicamente fondamentale.
Il tutto è molto ben ordinato dalla regia presente, minuziosa, precisa e dinamica di Raffaele Latagliata: una regia attenta ad ogni gesto dei protagonisti, ad ogni dettaglio (e lo spettacolo è pieno di dettagli che raccontano qualcosa oltre alle parole).
La scenografia, realizzata completamente in legno da Andrea Coppi, è studiata con cura e pienamente funzionale.

A sinistra, l’edicola votiva si trasforma con un semplice gesto nella piccola cucina di casa, con pentole e padelle, da cui scaturiscono i rumori del fritto (sempre i dettagli).
Sulla destra, quello che nella prima scena è il carretto con cui i Mezzalira lasciano il paese, diventa, poi, la camera di Pasqualina nella città nuova.
I costumi di Daniele Gelsi richiamano una continuità con la scena.
I Mezzalira – Panni sporchi fritti in casa è un lavoro di alta artigianalità teatrale e creativa.
Ne è riprova, per esempio, il carillon che viene fatto suonare in scena, completamente assemblato e “programmato” da Tiziano Caputo.
I Mezzalira – Panni sporchi fritti in casa è uno spettacolo che dovrebbe essere rappresentato in grandi circuiti teatrali affinché possano arrivare a più persone possibili la magia e l’incanto di un lavoro artigianale svolto con preparazione, competenza, professionalità, amore e passione.
Ne sono riprova le standing ovation che ogni sera il pubblico tributa a questo pregevole collettivo artistico.
Per saperne ancora di più, leggi l’intervista cliccando qui
I MEZZALIRA
Panni sporchi fritti in casa
scritto da Agnese Fallongo
con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo
e con Adriano Evangelisti
regia Raffaele Latagliata
musiche originali Tiziano Caputo
scenografie Andrea Coppi
costumi Daniele Gelsi
Le foto di scena sono di Tommaso Le Pera
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