
Sala Umberto
16 aprile 2023
I Due Papi: una storia di umanità, compassione e comprensione umana in una confessione a due voci
I Due Papi, testo teatrale di Anthony McCarten, autore premio Oscar per Bohemian Rhapsody, L’ora più buia e La teoria del tutto, da cui è stato tratto l’omonimo film di successo, rivive a teatro, al Sala Umberto di Roma, con Giorgio Colangeli, Mariano Rigillo e la regia di Giancarlo Nicoletti.
Il testo di McCarten, incalzante, avvincente e ironico, è una storia finta ispirata da fatti veri e racconta il rapporto tra Jorge Mario Bergoglio, oggi papa Francesco, e Joseph Aloisius Ratzinger, ovvero papa Benedetto XVI, con particolare attenzione al momento appena precedente alle dimissioni al soglio pontificio di quest’ultimo, con la conseguente elezione di Bergoglio a Papa nel 2013.
Soprattutto racconta il rapporto di due uomini diversissimi per estrazione, provenienza, cultura di origine e per storia personale, ma accomunati dalla stessa Fede e dal desiderio di svolgere al meglio la propria missione.

L’impianto registico appare sin da subito ben definito, chiaro e immediato nella sua apparente semplicità strutturale, in cui è possibile distinguere tre grandi quadri di azione.
Il primo quadro è dedicato a Papa Ratzinger (Giorgio Colangeli) in un momento di intimità e riservatezza, al di fuori della confusione del mondo e lontano dalle enormi responsabilità che tanto appesantiscono il suo spirito.
Lo troviamo ritirato in privato, in cucina, in attesa di consumare la cena assistito da una suora, interpretata dalla bravissima Anna Teresa Rossini, a cui il Papa confida di stare maturando il pensiero di dimettersi dal Pontificato.
In questo contesto intimo e personale, viene presentata la figura di Ratzinger nella sua globalità e umanità, ponendo l’accento sulla sua passione accademica e andando a sondare sempre più il suo stato emotivo e il suo senso di inadeguatezza nei confronti della carica che riveste.
Nel dialogo con la suora, Papa Ratzinger affronta diversi argomenti relativi alle posizioni della Chiesa su questioni cruciali, ma anche condivide con lei pensieri personali.
Il secondo quadro è dedicato a Bergoglio (Mariano Rigillo). Mentre celebra messa in un barrio di Buenos Aires, durante l’omelia confida ai fedeli la propria volontà di ritirarsi, dismettendo i panni di Cardinale per vivere da semplice parroco.
Alla fine della celebrazione, anche Bergoglio ha un colloquio con una suora (interpretata dalla brava Ira Fronten) che, sconcertata per la sua decisione, tenta di dissuaderlo.
Dalle parole di Bergoglio trapela nitidamente la figura di un uomo semplice che vive con naturalezza e spontaneità.
Questi primi due quadri si sviluppano in maniera omogenea e quasi parallela, offrendo una visione a tutto tondo dei due protagonisti, sia sotto il punto di vista dell’alta carica istituzionale e religiosa che ricoprono, sia sotto il punto di vista della loro umanità.
Il terzo quadro vede i due protagonisti a confronto a Castel Gandolfo.
Infatti, proprio poco prima di partire per Roma per chiedere di persona a l Pontefice di accettare le proprie dimissioni, Bergoglio riceve una chiamata nella quale gli viene comunicato che il Papa lo ha convocato per un incontro a Castel Gandolfo.
Qui, i due avranno un confronto intenso e animato, trovandosi in contrasto su ogni tipo di argomento affrontato.
Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, è il moralizzatore, il conservatore, il restauratore della Fede. Bergoglio, invece, è il “progressista”, il padre buono, il fratello degli indifesi, l’uomo tra gli uomini.
Oltre a confrontarsi sulle proprie idee tra conservatorismo e progressismo, i due si racconteranno, soprattutto Bergoglio, attraverso il proprio passato, le scelte difficili e i sensi di colpa, affrontando due diversi punti di vista di una stessa condizione: compromesso o cambiamento.
Alla fine i due si troveranno quasi di fronte un vicolo cieco: Bergoglio ha bisogno che il Papa accetti le sue dimissioni, ma questi, a sua volta, ha bisogno che egli resti, perché solo in questo modo egli potrà abdicare.

I Due papi è una storia di amicizia, umanità, compassione e comprensione umana; una confessione a due voci che riserva anche momenti leggeri e divertenti.
Nella sua regia, Giancarlo Nicoletti ha l’intelligenza e la capacità di sostenere e accompagnare un testo eccezionale e di grande forza, ottimamente ed efficacemente tradotto da Edoardo Erba, con semplicità e lucidità, senza ricorrere a soluzioni d’effetto, ma concentrando la propria direzione sul lavoro con gli attori.
Ciò gli riesce anche grazie alla coinvolgente interpretazione di due grandi attori come Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo, anch’essi, come i due personaggi che interpretano, provenienti da percorsi diversi, eppure perfettamente in sintonia.
Con loro sul palco ricordiamo ancora la preziosa presenza di Anna Teresa Rossini insieme a Ira Fronten e Alessandro Giova.
La regia di Nicoletti, che per questo spettacolo ha vinto il Premio Nazionale Frano Enriquez 2023 XIX edizione come Miglior Regista Teatro Classico e Contemporaneo, poi, si riconosce e distingue in questo spettacolo più nelle piccole cose, nei dettagli.
Ne sono esempio certi richiami tra un atto e l’altro come le voci della cronaca televisiva che riporta l’elezione di Papa Ratzinger a inizio spettacolo e quelle che, alla fine del secondo atto, annunciano l’elezione al Pontificato di Bergoglio.
O, ancora, la scelta di mettere in sottofondo, a inizio primo atto, un mash up delle musiche di tre canzoni degli ABBA, eseguito dalla Royal Philarmonic Orchestra, che poi saranno riprese nel quadro dedicato a Bergoglio quando canticchia Dancing Queen, sempre brano degli ABBA.
Sempre a proposito delle musiche, poi, troviamo un inserto rock ad opera dei Baustelle e alcuni passaggi di musica classica.
L’allestimento dello spettacolo è impreziosito dal bellissimo impianto scenico di immediato impatto realizzato da Alessandro Chiti, che è valso allo spettacolo il premio “Mulino Fenicio 2022” per la miglior scenografia.
Una scenografia composta da pannelli in sequenza sulla linea del palco che danno un senso di profondità e immersività e sui quali di volta in volta compaiono bellissime immagini di Roma e dei giardini di Castel Gandolfo.
Scenografia che raggiunge l’apice con la riproduzione dei meravigliosi affreschi della Cappella Sistina, e che restituisce anche un efficace simbolismo nella rappresentazione dei graffiti che a Buenos Aires ricordano i desaparcidos.
Infine, vanno citati i bei costumi di Vincenzo Napolitano e Alessandra Menè.
Fa piace sottolineare che la versione teatrale italiana de I Due Papi è l’unica produzione al mondo autorizzata dall’autore.
Goldenart Production – Viola Produzioni – Altra Scena – I due della città del sole
su licenza di Muse of Fire Production Ltd e in collaborazione con Festival Teatrale di Borgio Verezzi
presentano
Giorgio Colangeli Mariano Rigillo
I DUE PAPI
di Anthony McCarten
Traduzione Edoardo Erba
con la partecipazione di Anna Teresa Rossini
e con Ira Fronten e Alessandro Giova
Scene Alessandro Chiti
Costumi Vincenzo Napolitano – Alessandra Menè
Disegno luci e fonico David Barittoni
Regia Giancarlo Nicoletti
Spettacolo vincitore del premio “Mulino Fenicio 2022” per la miglior scenografia
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