Teatro Orione

20 maggio 2016

Ha debuttato a Roma, il 20, 21 e 22 maggio, in Prima Nazionale al Teatro Orione, Georgie Il Musical, lavoro tanto sognato e desiderato da Claudio Crocetti, autore dell’adattamento teatrale e produttore.

Appassionato alla cultura dell’Anime (cartone animato giapponese) e in particolare di Georgie, Claudio Crocetti si è ispirato, per questo suo lavoro, al soggetto del  Manga Lady Georgie del 1983, novella scritta dal nipponico Mann Izawa e vero e proprio romanzo giapponese.

Un progetto nato nel 2009, quando Claudio cominciò a scrivere l’adattamento del Manga e che ha avuto una lunghissima gestazione: nove mesi solo per ottenere le autorizzazioni da Mann Izawa, poi la scelta degli autori che lo avrebbero accompagnato in questo viaggio, il Maestro Tiziano Barbafiera per le musiche e Diego Ribechini per testi e libretto.

Un progetto sicuramente audace e molto rischioso, completamente originale, quindi senza precedenti a cui rifarsi e che ha per questo richiesto un enorme sforzo creativo. Progetto coraggioso anche per la scelta di ispirarsi al manga e non al cartone animato, che lo porta ad essere un prodotto lontano da un certo circuito commerciale quale potrebbe essere quello dei family show oggi tanto in voga.

Georgie Il Musical mantiene elementi originari del romanzo giapponese che lo rendono più interessante ad un pubblico adulto, piuttosto che molto giovane: drammaticità, sensualità, cattiveria pura vengono rappresentati con veridicità e senza mezze misure.

Il grande rischio è quello di non trovare una fascia di pubblico vasto interessato: escludendo il family show, infatti, si dovrebbe andare a coinvolgere quella porzione di pubblico intorno ai quarant’anni che ha visto e amato il cartone animato giapponese, impresa difficile considerando il mutare nel tempo degli interessi in quella fascia d’età e anche il fatto che il cartone, comunque, fosse più rivolto ad un pubblico femminile. Quello che sicuramente questo spettacolo potrebbe fare, è coinvolgere i veri appassionati del manga giapponese e del soggetto stesso, nonché quella vasta categoria composta dagli appassionati di Cosplay.

Quello che al momento si avverte, purtroppo, è l’assenza di una direzione chiara e precisa.

C’è da dire che lo stesso regista, Marcello Sindici, durante la conferenza stampa  espresse parole caute sull’allestimento, presentandolo come un esperimento audace e una sfida impegnativa, sicuramente suscettibile di rimaneggiamenti e aggiustamenti, ma forte di un cast artistico di grande valore.

Da quella conferenza stampa ho abbracciato questo progetto con grande curiosità e con entusiasmo per il soggetto e per l’idea originale; ho ascoltato diverse volte il cd e ho avuto la possibilità di assistere alle prove e intervistare quasi tutti i protagonisti, apprezzando il grande impegno e la serietà con cui hanno affrontato questo cammino e affezionandomi a tutti, e tutto questo, oggi,mi rende più difficile scrivere questa recensione.

Sì perché, problemi tecnici a parte, Georgie non era forse ancora pronto per andare in scena, avrebbe richiesto maggior tempo nella preparazione. E’ anche vero, però, che certe cose, certi aspetti li vedi solo quando sei sul palco e ti confronti direttamente col pubblico in sala, vedendo e valutandone le reazioni. E’ solo in quel momento che puoi capire veramente cosa funziona e cosa no.

D’altronde si tratta di uno spettacolo grande, una storia impegnativa: ispirandosi al romanzo ci sono moltissime scene e tantissimi colpi di scena che non è facile rappresentare dal vivo. La storia di Georgie è lunga e complessa dal punto di vista narrativo e il problema maggiore credo sia quello di donarle fluidità e continuità.

In effetti Georgie Il Musical ha sofferto per un andamento un po’ lento e discontinuo, con una netta differenza narrativa, tra l’altro, tra primo e secondo atto. E’ la struttura stessa del romanzo che prevede un crescente declinare verso una drammaticità e una cupezza sempre maggiori, affrontando temi complessi che vanno oltre alla semplice storia d’amore: la ricerca delle proprie origini, l’amore “incestuoso”, il vizio, la lussuria, la degenerazione del potere.

Georgie è un prodotto acerbo, che ha bisogno di tempo e cure per maturare; alcuni quadri sono veramente belli (Il Tango del Destino, Ti Basta un Solo Sì, Il Potere che Avrò), ma, obiettivamente, manca un collante, una continuità narrativa. Alcune scene vanno alleggerite e alcuni passaggi non sono di facile comprensione, soprattutto per chi non conosca affatto la storia.

Dal punto di vista musicale ho apprezzato molto la partitura che mantiene uno stile epico per tutto il tempo, fatti salvi alcuni brani più ritmati nelle scene corali (La Ferrovia, La Grande Festa); i testi sono semplici e suscettibili di accomodamenti.

Sicuramente su molte cose si deve lavorare per modificare, sistemare, tagliare e alleggerire; alcune parti cantate potrebbero essere risolte a livello narrativo e, soprattutto, è necessario curare i passaggi da una scena all’altra rinunciando a certe soluzioni che si sono rivelate un po’ azzardate e compensando i frequenti buchi di scena e momenti troppo bui.

Difendo, però, pienamente il valore umano e artistico di tutti i componenti di questo grande gruppo di lavoro. Ognuno ha dato il meglio di sé mettendosi a disposizione della storia e seguendo le indicazioni del regista e ognuno ha lasciato un’impronta personale.

Sebbene il recitativo abbia risentito dei problemi tecnici e della tensione di una prima, peccando a volte di poca incisività e mancanza di personalità e ritmo, dal punto di vista vocale mi sento solo di fare i complimenti a tutti.

E’ innegabile la bravura e la partecipazione emotiva di Brunella Platania che interpreta Mary Buttman, la madre incattivita che respinge questa figlia non sua per poi pentirsi fino a morire di dolore.

Intensa l’interpretazione di Elisabetta Tulli nonostante appaia in una scena di pochi minuti nei panni di Sophie Gerald, la madre naturale di Georgie.

Claudia Cecchini (Georgie) ha una vocalità che a me piace molto e ha dimostrato grande presenza e costanza essendo in scena per tutto il tempo della rappresentazione.

Dario Inserra è un attore che ho conosciuto due anni fa e che mi aveva colpito: oggi conferma l’idea che mi ero fatto di lui dimostrando una crescita personale soprattutto nella vocalità ampia e pulita. Posso dire che, a differenza di quello che ho visto nelle prove, ho trovato il suo Arthur caratterizzato come un ragazzo immaturo, rendendolo poco credibile. Avrei preferito fosse mantenuta la linea precedente in cui i due fratelli, seppur diversi per temperamento, si muovevano su livelli espressivi paralleli.

Enrico D’Amore (Abel) è una conferma continua, soprattutto vocalmente. Il suo personaggio richiede, però, maggiore attenzione nei movimenti scenici.

Flavio  Gismondi (Lowell) e Claudio Zanelli (Conte Fritz Gerald, padre naturale di Georgie) sono vocalmente ineccepibili, ma anche loro hanno sofferto un po’ per mancanza di naturalezza e difficoltà a gestire lo spazio scenico.

Strepitoso Maurizio Di Maio (Irwin Dangering). La scena della prigionia di Arthur nelle segrete oltre ad avere una grandissima potenza espressiva e a sprigionare grande sensualità, è impreziosita dalla calda e avvolgente voce di Maurizio che ne dà un’interpretazione meravigliosa.

A seguire, in rapida successione, un elogio alla potenza e fermezza vocali di Paolo Barillari (Duca Dangering), alla grinta di Stefania Paternò (Jessica) nel Tango del Destino, alla precisione vocale di Rosy Messina (Elise), alle capacità di Nico Di Crescenzo (Eric Buttman e zio Kevin), alla bellissima coppia di bravissimi interpreti che sono Massimiliano Lombardi e Arianna Milani (Dick e Emma), al tumultuoso ed energico Roberto Fazioli (Comandante delle Guardie e bandito), alla versatilità di Stefano Colli (Governatore/Kenny/Bandito), al coraggio e alla bravura di Pietro di Natale (Deegeery Doo), alla foga interpretativa di Melania Di Giorgio (Catherine).

Altro aspetto che ho apprezzato di questo spettacolo sono state le coreografie curate da Marcello Sindici e Simona Mastrosimone: belle, energiche, diversificate negli stili ed eseguite con grande trasporto da un bel gruppo di ballerini/e. Li voglio ricordare: Serena Mastrosimone

Cristian Cesinaro Linda Gorini Raffaele Oliva Isabel Pelagatti Sergio Nigro Elena Malisani Manuel Bartolotto Maria Izzo Simone Giovannini

Una nota, infine, va fatta per l’ensemble che si è prodigato a dar vita alle scene corali con impegno e passione: Alessandro Angelini, Valeria Borsellini, Giuseppe Carvutto, Simona Foschetti, Cristina Giachi, Federica Graziani, Umberto Marcucci, Francesco Miniaci, Federico Pizzicannella, Valentina Simonetto.

Bellissimi e curati senza ombra di dubbio i costumi di Veronica Crocetti.

Interessante la scenografia anche se lascia un’idea di incompletezza; dovrebbe essere supportata maggiormente dalle installazioni video e dalle proiezioni animate che già esistono, ma su cui si dovrebbe puntare di più.

Georgie Il Musical è uno spettacolo nuovo, inedito e sicuramente rischioso da cui molti hanno imparato qualcosa; un esperimento audace, magari avventato che, però, è stato gradito dal pubblico pagante e di questo bisogna tenere conto.

Gli va riconosciuto il merito di aver voluto osare, di allontanarsi dalla ordinarietà di alcuni spettacoli attuali per presentare al pubblico qualcosa di diverso, anche se ancora grezzo e da ripulire. Credo che produttore e regista abbiano valutato il rischio puntando proprio sul carattere innovativo di questa produzione.

Ognuno poi sarà libero di valutare i risultati in base alle proprie categorie e ai propri punti di riferimento.

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