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Il messaggio del Ministro Franceschini sembra il discorso di “un disperato” che, anziché assumersi in tutti questi mesi la responsabilità del proprio ministero, critica le proteste dei lavoratori dello spettacolo facendoli passare per degli irresponsabili

Ieri, 26 ottobre 2020, il Ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini ha risposto in maniera sconcertante alle polemiche provenienti dal mondo dello spettacolo dal vivo a proposito della chiusura di cinema e teatri.

Una risposta dura e molto critica, che sa di attacco piuttosto che di conciliazione o spiegazione.

Dopo otto mesi di quasi totale silenzio in cui sembrava che l’Italia avesse un Ministro fantasma, Franceschini risponde alle accuse di chi lo critica fortemente e aspramente facendo intendere che queste persone sono degli irresponsabili.

“Dopo il dpcm di ieri, che ha comportato la chiusura di tante attività, tra cui cinema e teatri, ho ricevuto molti appelli del mondo della cultura (…), ho ricevuto attacchi. Tutto comprensibile, perché c’è una grande preoccupazione, (…) Io vorrei rispondere alle osservazioni che ho ricevuto con la stessa franchezza con cui le critiche o le osservazioni sono state rivolte a me: io ho l’impressione che non si sia percepita la gravità della crisi

Quindi, secondo il Ministro, le centinaia di migliaia di lavoratori del mondo dello spettacolo non avrebbero compreso “la gravità della crisi e i rischi del contagio in questo momento”.

Aggiunge, con tono sfacciato e arrogante: “E del resto verrebbe da chiedersi perché quando sono stati chiusi ugualmente i cinema e i teatri in marzo non c’è stata questa ondata di protesta…”

Forse perché, Signor Ministro, questa pandemia è arrivata come una mannaia su tutto e su tutti; forse perché ci ha colto tutti impreparati e ci ha paralizzati.

Poi è proprio vero che nessuna voce si sia alzata per protestare? Ci sono stati appelli sui Social, lettere firmate e inviate ai vari organi di Governo. Ogni richiesta di contatto e di incontro è caduta nel vuoto.

Sicuramente al Governo ha giovato il fatto che purtroppo, c’è da dirlo, i lavoratori dello spettacolo non sono mai riusciti a creare una categoria unica e unita, a creare una corporazione, ad avere sindacati validi che li rappresentassero e supportassero. E’ anche vero che le loro istanze non sono mai state ascoltate o prese in esame.

Però, proprio durante il primo lockdown molte cose sono cambiate, e questo secondo blocco delle attività trova ora il mondo dello spettacolo molto più deciso e unito, speriamo sufficientemente e adeguatamente.

Il Ministro Franceschini aggiunge che era perentorio intervenire subito e che l’unico discrimine è stato quello di ridurre la mobilità delle persone,

“per questo la chiusura non è stata legata ad una scelta gerarchica”,  riferendosi alla polemica su palestre, cinema e teatri in relazione ad altre attività rimaste aperte, polemica che il Ministro definisce stucchevole.

Franceschini, inoltre, auspica l’intervento delle tv, pubbliche e private, affinché sostengano il mondo della cultura e dello spettacolo magari con la messa in onda di spettacoli o altri contributi.

Sa, il Ministro Franceschini che lo spettacolo dal vivo è altro e molto di più?

Si rende conto che trasmettere uno spettacolo in televisione non equivale a lavorare? Immagina quanto possa essere dannoso per una futura ripresa abituare lo spettatore a questo tipo di fruizione?

Infine arriva il buon proposito, l’impegno: “Io mi impegno a che la chiusura sia la più breve possibile, dipenderà ovviamente dall’andamento epidemiologico”.

Che impegno sarebbe? Quale responsabilità si sta prendendo il Ministro? Nessuna.

Il messaggio del Ministro Franceschini, lanciato su Facebook, sembra il messaggio di un uomo sotto pressione che non sa cosa dire e come giustificarsi; il discorso di “un disperato” che, anziché assumersi in tutti questi mesi la responsabilità del proprio ministero, critica le proteste dei lavoratori dello spettacolo facendoli passare per degli irresponsabili, per delle persone che vorrebbero attentare alla salute pubblica.

Rimanda a un secondo momento, ad un futuro imprecisato, il momento delle critiche: “verrà il tempo di giudicare cosa è stato fatto, ma non è questo il tempo”.

Invece, è proprio questo il tempo! Perché i lavoratori dello spettacolo chiedono di poter lavorare ora o, in caso contrario, di avere tutele immediate e garanzie reali!

Ora, gli stessi lavoratori dello spettacolo e non solo, chiedono a gran voce le dimissioni di Franceschini, dimostratosi un Ministro inadeguato.

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