Recensione di Carlo Tomeo
Dopo il grande successo riportato al Festival dei due Mondi di Spoleto,
è giunta al Teatro Carcano una delle più amate commedie che Eduardo De Filippo scrisse nel 1946 per la sorella Titina, allora quarantottenne, e che la rese famosa, marchiandola con la sua interpretazione indimenticabile per chi ebbe la fortuna di vederla. Dopo la morte di Titina, Eduardo continuò a portare in scena la commedia per altri vent’anni, quasi un omaggio alla sorella cui era molto legato e facendo interpretare la parte di Filumena ad attrici famose come Regina Bianchi, Pupella Maggio, Isa Danieli, Lina Sastri e altre ancora. Ma Filumena era un personaggio costruito sulla pelle di Titina in un periodo in cui a Napoli succedevano molte brutture (e tante di esse, sotto forme diverse, accadono purtroppo ancora).
Edoardo, come sempre ha fatto nel suo lavoro di scrittore e interprete teatrale, ha portato sui palcoscenici quello che veramente accadeva nella contemporaneità della sua città (oggi lo si potrebbe dire che faceva il teatro contemporaneo, tanto osannato negli ultimi anni). Sì, era teatro contemporaneo, scritto e recitato in maniera realistica senza occulti riferimenti in cui lo spettatore doveva scervellarsi per trovarne le spiegazioni, come spesso accade oggi nel teatro della post-avanguardia.
Le storie portate in scena erano subito leggibili e contenevano valori sulla moralità che venivano palesate subito. Un misto tra dramma e commedia, come del resto è la vita, dove non esiste allegria senza il pianto e viceversa non si recita un dramma che non rechi con sé un filo di comicità, sia pure non voluta.
Filumena Marturano è ben conosciuta anche all’estero: Joan Plowright ebbe grande successo quando la portò in scena nel 1977 con la regia di Zeffirelli e altrettanto ne ebbe quando dopo tre anni la recitò a Broadway. Questa è la dimostrazione che un testo dal tema universale possa essere compreso dappertutto, nonostante il dialetto napoletano, che viene usato nella recita, (e che in alcuni momenti diventa anche veloce e usando termini non facilmente comprensibili a tutti).
Quella vista al Teatro Carcano in prima serata è la stessa che era stata osannata a Spoleto e Mariangela D’Abbraccio ha reso una Filumena che pochi potranno dimenticare: una Filumena che sa interpretare le diverse sfaccettature che contraddistingue il personaggio. Il tutto per difendere quello che tanti anni prima, quando, prostituta incinta e invitata dalle “colleghe” ad abortire, aveva “sentito”, o le era parso di sentire, dalla madonnina che si trovava in un piccolo tabernacolo stradale, la frase “I figli so’ figli”. E in nome di questo concetto ha condotto una vita infelice ma utile a far crescere i figli e a tenerli lontani da lei, e, senza mai palesarsi, facendogli pervenire, da un notaio il denaro per vivere. Denaro rubato all’uomo che l’aveva presa in casa rendendola una donna di servizio. Eppure lei ha sopportato tutto, con un unico dispiacere: quello di non riuscire ad avere mai provato un pianto liberatorio. Solo lavoro e sacrifici con la caparbietà e la durezza che l’attrice ha saputo descrivere in maniera ineguagliabile.
Come altrettanto ineguagliabile si è dimostrato Geppy Gleijeses nella parte del “padrone”, Domenico Soriano, mostrando egoismo e strafottenza e trattando la donna che un tempo, da giovane, aveva frequentato per amplessi occasionali, come succede con le prostitute, senza un minimo di sentimento, cosa che invece Filumena provava per lui. Eppure, nella seconda parte della commedia, riesce a dimostrare, al di là del carattere burbero e furioso, di avere nascosto dentro di sé , forse senza nemmeno saperlo, una sensibilità capace di capire le miserie della vita e la possibilità di porvi rimedio quando è necessario.
Liliana Cavani, alla sua prima prova di regia teatrale, pur dichiarando nelle interviste, di sentire imbarazzo e paura di commisurare la sua regia con quelle del grande Eduardo, ha voluto provare ed è riuscita molto bene nel dirigere tutto il cast, specialmente i due protagonisti, indirizzandoli per il giusto verso la multiformità che il carattere dei personaggi posseggono.
La trama di Filumena Marturano è avvincente e più volte si è avuta l’occasione di vederla sia a teatro che in televisione, eppure è tuttora una grande storia che appaga sempre ogni volta che vi si assiste.
I due atti originali sono stati recitati in un unico atto di due ore e mezza, senza soluzione di continuità, e questa è stata una felice trovata di Liliana Cavani, dovuta anche alla sua esperienza cinematografica, perché non ha fatto perdere ritmo alla commedia. Il pubblico, d’altra parte, non ne è stato “appesantito”, anzi, proprio per questo, appariva sempre più interessato all’andamento della vicenda. E il dialetto, nei momenti dell’uso delle parole meno conosciute dai più, e inserite qua e là nei discorsi, non è parso motivo di impedimento alla comprensione di tutti i dialoghi
A volte è necessario e appagante, in un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui sembra ci si voglia liberare di un certo repertorio che si crede evasivo se non addirittura datato, a vantaggio di un teatro più vicino alle problematiche di oggi (come se la vicenda di Filumena Marturano non fosse una delle problematiche odierne): assistere a una grande commedia, con attori bravissimi (e qui non posso non citare almeno la divertente e a volte amara prova sostenuta dall’attrice Nunzia Schiano nella parte di Rosalia Solimene) può essere, oltre che molto piacevole, anche liberatorio, come le lacrime che finalmente (e felicemente) Filumena riesce a provare alla fine.
Teatro sold out e grande successo, con molte chiamate e applausi a scena aperta da un pubblico in standing ovation specialmente all’uscita sul proscenio di Mariangela D’abbraccio e di Geppy Gleijeses.
Filumena Marturano
Di Eduardo De Filippo
Regia di Liliana Cavani
con Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses
e con Nunzia Schiano, Domenico Mignemi, Ylenia Oliviero, Elisabetta Mirra, Fabio Pappacena, Adriano Falivene, Gregorio Maria De Paola, Agostino Pannone
scene e costumi Raimonda Gaetani
luci Luigi Ascione
musiche originali Theo Teardo
produzione GITIESSE Artisti Riuniti
in collaborazione con il Festival dei Due Mondi di Spoleto
Si ringrazia la Sig.ra Brunella Portoghese dell’Ufficio Stampa.
in scena al Teatro Carcano di Milano fino al 29 ottobre 2017
Bellissima recensione. Grazie sig Tomeo!
Complimenti al sig. Tomeo, per questa bellissima recensione, cosi bene dettagliata.
Un classico riproposto che Carlo con la solita precisione e fascinosa scrittura ci presenta.
Grazie. Emanuela