Teatro Trastevere
01/04/2015
Festa della Repubblica – Cortocircuito teatrale
Drammaturgia e regia di Giancarlo Nicoletti.
Con Stefania Fratepietro, Giancarlo Nicoletti, Valentina Perrella, Luca Di Capua, Matteo Montalto, Pierpaolo Saraceno, Alessandro Giova, Cristina Todaro, Silvia Carta, Andrea Venditti , Alessandro Solombrino.
Teatro Trastevere – Via Jacopa da Settesoli, 3 – Roma
Festa della Repubblica è uno spettacolo che affianca, accavalla e alterna livelli e registri diversi, in un caleidoscopio di personaggi, situazioni ed emozioni che si allacciano e si incastrano che è proprio dell’entrelacement, dove la narrazione viene sospesa e ripresa in più storie legate tra loro che avvengono in contemporanea sino a creare la sensazione che i fatti stiano accadendo nello stesso istante intorno allo spettatore.
Un vero e proprio cortocircuito, come lo stesso sottotitolo enuncia, dichiarando le intenzioni dell’autore e regista.
In questo avvicendarsi dei personaggi che entrano in contatto tra loro con diversi livelli di comunicazione, troviamo: una coppia “per bene”, Stefania Fratepietro, giornalista di cronaca nera in attesa del servizio della sua vita e il fidanzato, Giancarlo Nicoletti, onesto (?) intellettuale esperto di politica interna e molto vicino a coloro che contano; la moglie di un imprenditore scomparso, Cristina Todaro e il cugino di lui, Matteo Montalto, cantante; un complottista, Alessandro Giova; un’aspirante showgirl, Valentina Perrella e sua madre, Alessandro Solombrino (sì, un uomo); due mafiosi in missione a Roma nella speranza di fare il salto, Silvia Carta e Pierpaolo Saraceno; un sottosegretario alla cultura, Andrea Venditti e il nipote del Presidente della Repubblica, Luca di Capua.
La trattativa Stato – Mafia e un fascicolo che ne contiene le prove, il complottismo, il giornalismo d’assalto, l’arrivismo, i grandi sogni e le grandi aspettative, la corsa al successo; la fiducia tradita, la slealtà, l’amore incondizionato, la solitudine, la falsità, il compromesso; la comunicazione in vari linguaggi, dal latino ecclesiastico al volgare medievale fino ai dialetti contemporanei; la vita in streaming, immediata, diretta, sotto gli occhi di tutti; la lingua italiana nata in Sicilia e non a Firenze (con riferimenti letterari fin troppo alti): tutto questo è Festa della Repubblica.
Uno spettacolo visionario, ma allo stesso tempo reale; dai ritmi serrati; surreale, ma anche vero; è commedia, ma non solo; è dramma, ma non solo; è contaminazione di generi e di linguaggi a diversi livelli (volgare, latino, dialetti, linguaggio del corpo, linguaggio dei mass media…).
Festa della Repubblica è come un’installazione contemporanea fatta di diversi pannelli, ognuno dei quali rappresenta un messaggio, una scena ed è legato a quello successivo o che gli è sovrapposto per significato o allegoria o nesso linguistico; è una Torre di Babele, una miscellanea di stili, voci, registri.
Le intenzioni dell’autore e regista Giancarlo Nicoletti sono pienamente mantenute e rispettate: il cortocircuito c’è. La nostra società è così: corre, divora, fagocita, lasciando indietro chi non sta al passo, chi non sta al gioco, chi rispetta le regole (sì chi le rispetta); dove homo homini lupus e non c’è spazio per il rimorso o per le scuse, ma dove, forse (?) non proprio tutto è perduto (un barlume di speranza si potrebbe trovare nella scelta finale della coppia).
Festa della Repubblica ha esordito a gennaio come corto presentato al Premio Millelire (ovviamente con un cast e una storia ridotti) e ha valso la menzione come miglior attrice a Valentina Perrella; torna oggi in scena con questo allestimento complesso, complicato e vorticoso, talmente denso che mentre lo guardavo pensavo se ne sarebbero potuti tirare fuori almeno due spettacoli: una commedia brillante o un dramma pazzesco. Invece, la sfida di Nicoletti è stata quella di portare tutto in scena in un unico allestimento, tra ritmi incalzanti, cambi continui di registro e garantendo un ottimo scambio ed un’eccellente interazione tra gli undici, dico undici, interpreti sul palco, tutti fantastici.
Ognuno di loro ha portato sul palco professionalità, originalità, interpretazione e comunicazione; ognuno nella sua diversità e peculiarità ha contribuito a costruire quella Torre di Babele in cui le voci si sommano, ammassano, incastrano rimanendo nitide e distinte.
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