
Falstaff e le allegre comari di Windsor
Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti
23 settembre 2021
Il palco del Globe Theatre di Roma è ricoperto da un enorme bandiera tricolore.
Gli attori entrano rumorosamente in scena cantando, in dissonanza, l’Inno di Mameli e spingendo i grossi bauli neri che solitamente contengono gli strumenti di scena; alcuni sventolano bandiere con disegnato un Colosseo coi colori rainbow.
E’ con il forte richiamo alla manifestazione dei bauli in piazza che si apre il Falstaff tradotto, adattato e diretto da Marco Carniti.
Un gesto con cui gli attori si riappropriano dello spazio teatrale che gli era stato negato causa pandemia.
Subito presentano il tema centrale della commedia che andranno a interpretare dopo essersi presentati: i rumors, le voci, il pettegolezzo che, come un flauto, soffia bugie e calunnie.
D’altronde, Falstaff è la più divertente commedia di Shakespeare sulle malelingue.
Il tema delle dicerie, delle voci, delle false notizie è oggi più che mai attuale, vista anche la velocità e l’esponenzialità con cui esse girano grazie alla comunicazione on line.
Siamo in un tempo in cui tutti si ergono a esperti e fini conoscitori di ogni materia, mettendo in giro voci che andrebbero sempre verificate.
Così, Carniti prende spunto a mani piene dal Bardo per portare in scena uno spettacolo sulla falsità e l’inganno.
E’ pur sempre una commedia, e i toni sono sempre coloriti e divertenti e il ritmo (quasi) sempre sostenuto.
La trama si sviluppa, come sempre in Shakespeare, su due piani narrativi, quello di Falstaff, esuberante buffone sempre a corto di denaro, che fa la corte a due ricche signore nella speranza di arricchirsi, e quello della giovane Anna, che il padre vorrebbe dare in sposa ad un insulso e infantile giovanotto, con una tendenza la mascheramento, e che è innamorata del giovane Fenton, rimasto senza soldi.
I giochi drammaturgici di Shakespeare sono quelli tradizionali: l’amore contrastato trai giovani, gli equivoci, gli scambi di persona, le beffe.
Qui, però, è tutto un gioco, un gioco a volte un po’cattivo magari, ma un lazzo.
Falstaff e le allegre comari di Windsor al Globe Theatre di Roma è una commedia che fila liscia per le quasi tre ore di spettacolo, regalando momenti di grande divertimento e interpretazioni molto belle.
Nonostante il titolo riporti come primo nome quello di Falstaff, qui sono le donne le vere protagoniste, grazie anche alla splendida interpretazione che ne danno Loredana Piedimonte (Madame Page) e Antonella Civale (Madame Ford), che sul palco formano una coppia affiatatissima e perfettamente integrata, pur mantenendo ognuna proprie caratteristiche ben distinte dall’altra.
Falstaff (Antonino Iuorio) resta sempre un passo indietro, non tanto perché sovrastato dalle due donne, che invece sono sempre misurate seppur nella loro esuberanza, quanto quasi per scelta personale.
Da segnalare la bellissima interpretazione, esuberante, divertente, sopra le righe, burlesca, ma mai ridicola, di Patrizio Cigliano nei panni di Madame Quickly che nell’opera è un po’ il burattinaio che muove i fili.
Si scopre, tra l’altro, in questa occasione, il bellissimo timbro vocale di Cigliano, attore qui molto ben centrato nel proprio ruolo che raggiunge il picco nella scena finale.
A proposito di belle voci, poi, da sottolineare la prova attoriale di Dario Guidi nei panni di Robin, paggio eunuco di Falstaff contro il quale si schiera a favore delle donne.
Oltre a dimostrare una bellissima interazione con tutti gli altri protagonisti con cui il personaggio entra in contatto, Guidi suona in scena l’arpa (pare fossero tre arpe diverse a dire il vero) e incanta, ad un certo punto, intonando il suono di una melodia in una scena finale che ricorda in parte quella di “Macbeth, le cose nascoste” di Angela Dematté e Carmelo Rifici.
Molto belli i costumi di Gianluca Sbicca che giocano a contrasto coi colori.
Tutto il resto, come sempre, (tutto il cast sebbene non nominato voce per voce; luci, suoni, scenografia…) è all’altezza del nome del Globe Theatre, reso grande da Gigi Proietti.
FALSTAFF E LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR
di William Shakespeare
Regia di Marco Carniti
Traduzione e adattamento Marco Carniti
Produzione Politeama s.r.l.
Cast
Master Ford:
Alessandro Averone
Slender:
Tommaso Cardarelli
Madame Quickly:
Patrizio Cigliano
Madame Ford:
Antonella Civale
Nym:
Roberto Fazioli
Fenton:
Sebastian Gimelli Morosini
Robin:
Dario Guidi
Falstaff:
Antonino Iuorio
Giudice Shallow:
Roberto Mantovani
Anna Page:
Valentina Marziali
Evans:
Gigi Palla
Madame Page:
Loredana Piedimonte
Pistol:
Raffaele Proietti
Master Page:
Mauro Santopietro
Bardolfo:
Alessio Sardelli
Simplicio:
Federico Tolardo
Regia:
Marco Carniti
Traduzione e adattamento:
Marco Carniti
Musiche:
Mario Incudine
Arpa dal vivo:
Dario Guidi
Aiuto regia:
Maria Stella Taccone
Aiuto regia:
Francesco Lonano
Costumi:
Gianluca Sbicca
Scene:
Fabiana Di Marco
Direzione Tecnica:
Stefano Cianfichi
Light Designer:
Umile Vainieri
Sound Engineer:
Daniele Patriarca
Assistente alla regia:
Ilaria Diotallevi
Assistente scenografa:
Giulia Labardi
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