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Daniele Salvo Calendario spettacoli stagione 2021/2022

“PROMETHEUS” di Eschilo (ripreso dal 2019)

Traduzione e regia di Daniele Salvo

26 – 31 Luglio  Festival Internazionale di Teatro Antico di Cipro (in rappresentanza dell’Italia)

19 – 20 Settembre  Festival di Teatro antico di Catania “Amenanos Festival”  Teatro Antico di Catania.

20 Settembre Streaming dello spettacolo con Stati Uniti (dal Teatro Antico di Catania)

con Alessandro Albertin – Prometeo

Melania Giglio – Io

Martino Duane – Oceano

Simone Ciampi – Efesto, Hermes

Marcella Favilla, Francesca Mària, Giulia Galiani, Marta Nuti, Giulia Diomede, Giuditta Pasquinelli, Ester Pantano – Le Oceanine

Salvo Lupo – Ananke, il Destino.

Costumi – Daniele Gelsi

Scene – Fabiana Di Marco

Luci – Giuseppe Filipponio

Assistente alla Regia – Alessandro Guerra

Produzione Associazione Culturale Dide – Fahrenheit 451 Teatro

Prometeo ladro del fuoco, nemico degli dèi, Prometeo amico degli uomini, portatore di luce, Prometeo vittima e colpevole, creatura del passato e del futuro. Prometeo il tracotante. In una terra desolata, in un tempo mitico, in cui la realtà è dominata dai Titani, in cui gli dèi determinano i destini del tempo e dello spazio, Prometeo osa opporsi a Zeus, il nuovo dio assoluto. Lo scontro fra Prometeo e Zeus è spaventoso, inimmaginabile. E’ una vera crisi sacrificale. Proprio come Cristo, Prometeo soffre a causa degli uomini, proprio come lui subisce una punizione esemplare ed ingiusta. Zeus è per il radicale annientamento del genere umano, della razza degli effimeri, parassiti insignificanti, mentre Prometeo, attraverso il dono del fuoco, vuole donare loro una possibilità. Il fuoco è la scintilla divina che rende tutto possibile, che illumina la via. Il mito di Prometeo parla di noi, della condizione umana, della sua labilità, della sua duplicità, della sua ambivalenza e ci ricorda che il senso ultimo della nostra condizione è proprio il fatto di essere effimeri… In questo momento di perdita di valori e di ideali, di degradazione e superficialità assoluta, di mancanza di dei e Titani, di incolmabile tracotanza umana, è assolutamente necessario confrontarsi con la parola antica, tentare di decifrare il riverbero luminoso proveniente da quelle stelle ormai scomparse, fermarsi sul ciglio della voragine, attendere, guardare la luce e riflettere sui nostri destini futuri. Per un istante. Solo per un istante.

Daniele Salvo

“VENERE E ADONE”  (ripresa dal 2019)

di William Shakespeare

Traduzione, adattamento e regia di Daniele Salvo

PRODUZIONE Politeama s.r.l.

Dall’ 1 al 5 e dal 9 al 12 Settembre GLOBE THEATRE Roma

17 Settembre Festival di Teatro antico di Catania “Amenanos Festival”

Con

William Shakespeare: Gianluigi Fogacci

Venere: Melania Giglio

Adone: Riccardo Parravicini

Musiche: Patrizio Maria D’Artista

Costumi: Daniele Gelsi

Direzione tecnica: Stefano Cianfichi

Disegno luci: Umile Vainieri

Disegno audio: Daniele Patriarca

Scene: Fabiana Di Marco

Assistente alla regia: Alessandro Guerra

Venere e Adone di Shakespeare, fu composto nel 1593. È uno dei poemi più lunghi di William Shakespeare, costituito da 1194 versi e dedicato a Henry Wriothesly, terzo conte di Southampton, in cui il poeta descrive la poesia come “il primo erede della mia invenzione”. La città è infestata dalla peste e deve chiudere i battenti di tutti i suoi teatri per evitare il diffondersi dell’epidemia. Shakespeare si ispira al decimo libro delle Metamorfosi di Ovidio e definisce Venere e Adone “il primo parto della mia fantasia”. Viene ristampato più e più volte.

Il poema è in egual misura comico, erotico e commovente: la Venere di Shakespeare è passionale, una dea innamorata e pazza di desiderio. Adone è un giovane bellissimo che le sfugge e preferisce i piaceri della caccia a quelli dell’amore, sia pur divino.

Nonostante gli abbracci, le carezze e gli avvertimenti della dea, il giovane parte per una battuta di caccia al cinghiale che lo azzanna provocandogli una mortale ferita all’inguine. Venere accorre, ma è troppo tardi: non le resta che trasformare il sangue dell’amato esanime nei rossi fiori dell’anemone…

Ma da quel momento la Dea giura su quanto vi è di più sacro che mai più per i mortali l’amore sarà privo di ogni sorta di tormento e sofferenza.

L’esercizio della Poesia è una prova di resistenza alle difficoltà quotidiane e all’indifferenza degli uomini…Ci sono uomini come William Shakespeare che hanno combattuto la superficialità, la stupidità, l’arbitrio e la violenza quotidiana, con la forza della Parola. E di questa parola “luminosa” vogliamo godere, attraverso questo privilegio unico, sonoro e poetico, tentando di superare le assurdità della vita contemporanea…La febbre del nostro tempo ci porta a vivere in una realtà anestetizzata, un mondo fittizio in cui l’emozione è bandita, al servizio di un intellettualismo sterile e desolante…La nostra dimensione irrazionale viene completamente annientata.  Il senso dell’affermazione dell’ Io divora i nostri giorni. L’arte è svuotata della sua dimensione spirituale: siamo in un momento di emergenza assoluta. Il vero virus è dentro le nostre anime. La cultura attraversa una crisi epocale : mancano la necessità, la fede, la fiducia in qualcosa di superiore, la luce di un angelo che possa elevare i nostri destini…Illusi della nostra unicità, della nostra peculiarità, in realtà pensiamo tutti nello stesso modo, diciamo le stesse parole, abbiamo tutti le stesse esigenze, le stesse speranze, le stesse ansie, la stessa quotidianità fabbricata in serie. Ci illudiamo di essere liberi. I personaggi di Venere e Adone divengono testimonianze di un mondo perduto e dimenticato, un mondo cristallino, sospeso sul filo dell’orizzonte. Il ‘900 ha razionalizzato irrimediabilmente le pulsioni dell’animo umano, le ha ingabbiate, catalogate ed educate. Shakespeare riesce ancora a comunicare in modo diretto, ”puro”; ci fa entrare nel vivo della disperazione, della rabbia, dell’amore, della dolcezza, della sensualità. Non descrive, non applica filtri letterari. Semplicemente “è”. Shakespeare nostro contemporaneo. 

Quando i teatri riaprirono, Shakespeare fece tesoro di questo suo spericolato tuffo nelle insidie dell’amore e compose Romeo e Giulietta, simbolo di gioia e tormento per tutti gli innamorati dei secoli a venire.

Daniele Salvo

Daniele Salvo Calendario spettacoli nella stagione 2021/2022

“LA NOTTE DELL’INNOMINATO”  – Prima Assoluta

da A. Manzoni (“I promessi sposi”)

Adattamento e Regia Daniele Salvo

Dal 19 al 31 Ottobre – PICCOLO TEATRO DI MILANO  Teatro Strehler

– Brescia   Teatro Sociale dal 2 al 7 novembre
– Mantova   Teatro Sociale  9 novembre
– La Spezia Teatro civico dal 10 al 12 novembre
– Legnano   Teatro Tirinnanzi 13 Novembre 2021
– Ater      14 Novembre
– Scandiano Ater     16 Novembre
– Pisa Teatro Verdi  8-9 gennaio 22 

L’Innominato Eros Pagni

Manzoni / Il Cardinale Gianluigi Fogacci

Prima Ombra / La vecchia / Il medico/ Il cappellano Simone Ciampi

Lucia / Valentina Violo

Scene Alessandro Chiti

Costumi Daniele Gelsi

Musiche Patrizio Maria D’Artista

Luci Cesare Agoni

Videoproiezioni Michele Salvezza

Produzione Teatro De Gli Incamminati / CTB Brescia

“Oh la notte! No, no! La notte!” Il grido dell’Innominato lacera una notte densa e impenetrabile di rimorsi, incubi, pentimenti, visioni oniriche, ansie irrimediabili. Notte infinita, interminabile, indecifrabile mala notte, notte dell’arrivo di Lucia al castello. Tutti i protagonisti di questo straordinario viaggio mentale, si muovono in questa notte perenne. L’Innominato fa i conti con sé stesso, con la sua mancanza di Fede, la sua Ambizione, la sua finitezza. Questa notte infinita, vera protagonista del testo, avvolge tutti i personaggi, li rende incerti, ansiosi, fragili, muta le loro convinzioni, li spinge a compiere azioni impensabili. La luna guida i loro destini e un’ombra invisibile muove i loro fili. La realtà dei personaggi del dramma è continuamente attraversata da riflessi, bagliori improvvisi, miraggi, ombre, spettri. La stanza dell’Innominato fa parte di un castello “mentale”, un luogo dell’immaginario, sospeso sul filo dell’orizzonte, in cui si possono materializzare i peggiori incubi. Le paure sono riflesse negli specchi, dormono accanto al protagonista, lo fanno sospirare e gli tolgono il sonno. “La vita non è che un’ombra che cammina”…

Vorrei che questo lavoro avesse le caratteristiche dell’allucinazione, dell’incubo, della “fiaba marcita”: è necessario costruire una realtà scenica regolata dalle leggi del sogno. Nella notte tutto può accadere: si imboccano vie sconosciute, si frequentano esseri ambigui, si può essere circuiti da strani animali, creature sconosciute ai più ed è facilissimo ritrovarsi in situazioni illogiche ed impossibili. Ma qui c’è una via d’uscita: la Luce giunge in modo inatteso. La fragilità, il rimorso, il languore, l’insonnia, l’ansia e la paura perseguitano il cuore di vetro del protagonista e non lo lasciano mai, per tutta la durata dell’opera. “La notte dell’Innominato” è un capolavoro manzoniano che opera un vero e proprio “sezionamento” dell’emozione umana, un precisissimo iter all’interno del cuore e della mente di un uomo che sembra destinato alla dannazione, ma che, grazie all’incontro con la grazia, il candore, il Bene, rappresentato qui dalla giovinezza di Lucia, creatura di luce, sperimenta la conversione e la Misericordia divina. Un incontro, uno sguardo di misericordia, possono davvero cambiare il cuore dell’uomo? Da un incontro si può ripartire, come accade all’Innominato? Nell’animo del più feroce personaggio della letteratura ottocentesca esplode un nuovo desiderio scatenato dallo sguardo tremante di Lucia Mondella. Quelle povere parole imploranti pietà si conficcano nell’animo dell’Innominato fino a condurlo sull’orlo di una vera e propria rivoluzione. Come in una strana liturgia delle ore, Eros Pagni dà corpo e voce al dramma Manzoniano che indaga a fondo l’animo umano, inspiegabilmente attratto dal bene e dal vero. La lotta è titanica, la disperazione si affaccia più volte nella notte. La notte di Lucia nell’orribile castello dell’Innominato non è solo la notte del voto alla Madonna. È una notte di angoscia indicibile che rischierebbe di annientarla se non avesse il conforto della Fede che fa fiorire la Speranza.

Daniele Salvo

“LA DIVINA SARAH”  (PRIMA ASSOLUTA)

da “Memoir” di John Murrel, Testo di Eric-Emmanuel Schmitt

Regia Daniele Salvo

Produzione Palcoscenico Italiano – Sanny Teatro Teatro –

Anteprima Teatro Torbellamonaca dal 22 al 24 Ottobre

Dal 28 al 31 Ottobre – Teatro Quirino Roma, poi in tour nazionale

Traduzione di Giacomo Bottino

Con

Laura Marinoni Sarah Bernhardt

Stefano Santospago Georges Pitou

Scene Alessandro Chiti

Costumi Martina Piezzo

Disegno luci Giuseppe Filipponio


Nel diciannovesimo secolo, una famigerata attrice francese divenne nota come “The Divine Sarah”. Questa donna potrebbe senza dubbio essere definita una celebrità: Sarah Bernhardt: The First Artist Superstar. Ma era più di una semplice “superstar” era un essere incredibile, un’anima meravigliosa. Sarah Bernhardt nacque in Francia nel 1844, figlia illegittima di una cortigiana, Henriette- Rosine Bernard, battezzata, era destinata a condurre una vita normale. Il suo progetto originale di essere una suora non era il percorso che sua madre, importante cortigiana parigina, immaginava per lei, ma Sarah, con il sostegno dei suoi mecenati, divenne un’attrice. “Divina” agli occhi di Oscar Wilde, “Voce d’oro” per Victor Hugo, “mostro sacro” del teatro francese per usare l’espressione scelta da Sacha Guitry, la grande tragica Sarah Bernhardt ispira “Memoir” al drammaturgo John Murrell, da cui è tratto il testo di Eric Emmanuel Schmitt. Dialogo intimo e vibrante, divertente e commovente, lo spettacolo, conosciuto in Francia con il titolo “Sarah et le cri de la langouste”, è una commovente evocazione della grande attrice al crepuscolo della sua vita, nella sua villa di Belle-Ile-en mer, nel momento in cui scrive il secondo volume delle sue memorie. Nonostante le raccomandazioni del suo medico, Sarah si espone per troppe ore al sole. Ha bisogno di luce, di calore, di affetto. Al suo fianco, il suo fedele segretario Georges Pitou, suo unico confidente e testimone. Sarah ricorda gli episodi della sua vita, rivive le sue grandi interpretazioni, chiede al suo fido segretario di reinterpretare tutti i personaggi che ricorda perfettamente a memoria: sua madre, un amante, un marito, un medico, un impresario texano e persino Oscar Wilde. La bellezza di questo testo è dovuta alla particolare impressione di assistere a un momento raro: il crepuscolo fiammeggiante di uno dei più grandi artisti sulla scena e l’esposizione di una donna eccezionale che ha segnato il suo tempo. Una sorta di Viale del tramonto, di momento irripetibile, delicatissimo e unico. La malinconia sottile, la solitudine, il talento che brucia come una fiamma inesauribile, l’ironia, il gioco, l’autorappresentazione, la vanità dell’Io, l’illusione dell’identità, sono tutti elementi di questo meraviglioso testo di Schmitt, che, nella sua prima edizione francese, fu interpretato con grandissimo successo da Fanny Ardant. Nella nostra edizione Laura Marinoni e Stefano Santospago interpretano magistralmente i due ruoli in un continuo gioco di specchi, di divertissement, di rimandi reciproci, di giochi metateatrali godibilissimi, interrogandosi sulla funzione dell’Artista e sulla necessità del Teatro oggi, nella nostra società post pandemica.

Daniele Salvo

I SOGNATORI

Vladimir Majakovskij, Sergej Esenin, Boris Pasternak, Marina Cvetaeva

Regia Daniele Salvo

Elementi scenici Fabiana Di Marco

Costumi Daniele Gelsi

Musiche Patrizio Maria D’Artista

Con: Daniele Salvo, Melania Giglio, Giacinto Palmarini, Daniele Ronco (cast in via di definizione)

Una produzione FAHRENHEIT 451 TEATRO / TEATRO “MARIA CANIGLIA” Teatro di Produzione (Sulmona) /A.C. META / MULINO AD ARTE

Date in via di definizione

Seduta drammatica di DANIELE SALVO I sognatori sono gli ultimi uomini che vaneggiano ancora di poesia, dolcezza, onore e umanità. Sono piccoli uomini rifugiatisi nel sogno, nel castello incantato dell’illusione, nella stanza degli specchi della memoria, mentre la morte è già sulle loro tracce. Sono uomini dal sonno pesante, umido, che si risvegliano ansanti, cercando conforto nella penombra, cercando la mano di un amico capace di ritrovarli in questa “stanza del tempo perduto”. Ci vorrebbe l’infanzia, ma è come sepolta; ci vorrebbe una madre, ma ormai è scomparsa. Solo il sonno si prende cura di loro e gli dona ancora istanti di vita, emozioni, frammenti di Storia, attimi d’identità. Vladimir Majakovskij, Sergej Esenin, Boris Pasternak, Marina Cvetaeva: ecco gli ultimi guardiani, strani angeli folli e malati, che passeggiano nel giardino della memoria, innanzi alle porte del tempo. Sono angeli in gabbia, “suicidati della società”, tolti di mezzo perché ingombranti, rinchiusi, storditi e uccisi lentamente. Eppure proprio la società stessa, che così spesso oscura o “suicida” gli artisti, ha pur sempre bisogno di confrontarsi con chi, come i poeti, vive “al di fuori e al di sopra di essa” avvelenandone la quiete e dissolvendone la stabilità. Il testo, attraverso la produzione poetica e drammaturgica dei più grandi poeti russi del ‘900, ripercorre l’avventura umana e la fine tragica di questi immensi artisti. Ciò che più interessa riaffermare con vigore e forza, attraverso l’opera di questi uomini, è la necessità vitale dell’essere poeti. La casa dei sognatori è sospesa sul filo dell’orizzonte e, ad ogni menzogna, ad ogni vigliaccheria, rischia di svanire nel nulla. Questi viaggiatori dell’illusione e del sogno parlano una lingua di cristallo, si misurano con ogni possibile realtà, ogni forma di tradimento e, come dal fondo di un pozzo, si affannano a parlare a tutti gli uomini ancora “vivi”, attraverso le paure di un vecchio, gli incubi notturni di un bambino lasciato solo, le notti d’amore di una ragazza, la morte di un mendicante senza identità… Sono loro che ci fanno risvegliare ansimanti nei nostri letti, sono i sognatori che ci fanno alzare la testa dal libro in un attimo di trasalimento, solo un attimo… Come un capogiro.

Daniele Salvo

Altri lavori che vedranno impegnato Daniele Salvo nella stagione 2021/2022 sono: “CASSANDRA – ILIO IN FIAMME” da Euripide (Produzione Fahrenheit 451 Teatro / A.C.Kairos),  “CASSANDRA – in te dormiva un sogno”, e poi il lungometraggio per il cinema “GLI ALTRI” da un romanzo di Michele Prisco, che si girerà in Puglia a novembre.

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