Teatro Filodrammatici di Milano, 06 marzo 2018

 Recensione di Carlo Tomeo

 foto carlo

“Come il cane sono anch’io un animale socievole” e che ha per sottotitolo “e ho bisogno dei miei simili” prende spunto dal libro di Jack London “La peste scarlatta”, uno dei primi romanzi di genere fantascientifico ambientato nel 2070 dove un professore universitario, sopravvissuto a una epidemia pestilenziale che distrusse quasi completamente l’umanità nel 2013, racconta ai pochi altri superstiti, più giovani di lui ma regrediti a uno stadio di primitivismo, come era il mondo prima che l’umanità fosse colpita dalla pestilenza.

Lo spettacolo presentato in prima milanese al Teatro Filodrammatici non mette in scena il romanzo di Jack London ma ne racconta i punti essenziali, interagendo con il pubblico. Nel romanzo dello scrittore americano alcune persone, che in un primo momento erano restati immuni dalla pestilenza, si rifugiarono all’interno di un’università californiana, dove avevano scoperto che la malattia non era ancora arrivata, e vi si asserragliarono facendo in modo che non potessero entrare le persone che potevano essere già state contagiate e che dall’esterno cercavano di rifugiarsi in quello che appariva come un luogo in cui potessero salvarsi. Alla stessa maniera la sala del teatro diventa una sorta di bunker e gli spettatori sono i personaggi immuni che non possono uscire, pena il contrarre dell’infezione. Con questi spettatori, gli attori che narrano (e in certi casi interpretano) i sopravvissuti, entrano in contatto e chiedono loro pareri e che azioni dovrebbero compiere per restare salvi. In questo modo saggiano anche la percentuale di solidarietà dimostrata nei confronti delle persone esterne che vorrebbero entrare nel bunker per mettersi in salvo, le reazioni emotive ai fatti più drammatici, e quanta  sensibilità mostrano di avere di fronte alla sofferenza dei loro simili che stanno soccombendo.

Le reazioni possono essere le più svariate e, mentre sulle decisioni da prendere, si vota per alzata di mano, nei fatti più specifici vengono rivolte brevi interviste.

Nel romanzo di London trascorrono 57 anni prima che il professore sopravvissuto incontri gli altri pochi superstiti che vivono ancora in uno stato primitivo e che fanno fatica a capire tutto quello che gli viene raccontato e che esisteva prima del 2013.

Quello che trasmette la pièce, almeno in questa prima milanese, è che singolarmente la società di oggi appare meno solidale verso il proprio prossimo e più legata  al proprio benessere: lo si comprende dallo scarso numero di alzate di mano alle richieste che richiedono anche un piccolo sacrificio. Ma è anche vero che parafrasando il titolo,“come il cane anche (l’uomo) è un animale socievole e (ha) bisogno dei (suoi) simili”. Infatti, quando l’attore cronista passa a interpellare  la persona singolarmente, questa è più propensa a concedere e a esprimere un suo sogno che è fatto di valori che sembrano persi e invece erano solo assopiti.

L’idea di trasformare la platea del teatro in bunker salva-vita e che richiama l’università descritta da London è un’idea felice perché, oltre a far partecipe il pubblico a un’esperienza interattiva, sempre più utile al teatro di oggi, rende il tutto molto dinamico. L’unico rischio che si possa correre è che lo spettatore possa partecipare in modo scherzoso, mentre invece il tema sociale che affronta lo spettacolo va affrontato in maniera seria, perché rappresenta il (poco) di bello e il (molto) di brutto della nostra società consumistica di oggi.

C’è da aggiungere che il pubblico cambia tutte le sere e quindi sarebbe interessante assistere, se non a tutte le repliche, almeno a un’altra, per verificare meglio più reazioni possibili.

Gli attori sono stati bravissimi ciascuno nella propria parte interpretativa. Un plauso particolare va al regista Massimo Navone che è stato anche il progettista del lavoro.

Il pubblico ha partecipato con vivacità e con molti applausi al termine dello spettacolo, a teatro pieno.

 

 

Come il cane, sono anch’io un animale socievole

Liberamente ispirato a “La Peste Scarlatta “ di Jack London

Creazione collettiva  di Massimo Navone, Emanuele Aldrovandi,

Luca Cattani, Cecilia Di Donato, Marco Maccieri,

Marco Merzi, Angela Ruozzi

Progetto e regia Massimo Navone

Produzione Centro Teatrale MaMiMò

Prima milanese

 

Si ringrazia la Sig.ra Antonietta Magli dell’ufficio stampa

in scena al Teatro Filodrammatici di Milano fino all’11 marzo.

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