Romeo e Giulietta – Silvano Toti Globe Theatre
2 agosto 2014
Ormai, preso da questa romeoegiuliettamania, non potevo mancare al Globe Theatre per la rappresentazione di Romeo e Giulietta, visto, tra l’altro, che nel cast c’è anche un mio amico.
Gigi Proietti, direttore artistico del Globe e regista di Romeo e Giulietta, scrive:
“ho sempre pensato che la festa a casa Capuleti fosse una specie di sliding door, che attraversata o evitata conduce a storie diverse. Se Romeo decidesse di non andare alla festa? E se tutta la storia fosse solo il sogno di una giovane mente eccitata dall’amore? E se fosse proprio l’amore la chiave che apre le porte del tempo proiettandoci nell’eterna favola dei due innamorati? Da qui sono partito per decidere di collocare la prima parte ai nostri giorni. La festa è un ballo in maschera , che dopo il primo sguardo e la fatidica scintilla si trasforma in un sogno di epoche lontane. Il pubblico si vedrà riflesso nella storia, in un gioco di specchi in cui si raccontano due realtà, due secoli, due mondi.”
Lo rappresentazione, infatti, ha inizio in un’ambientazione contemporanea, dove Romeo, Mercuzio e Benvolio sono “amici di quartiere” e cantano rap e Giulietta è una giovane che canta e suona rock. Tutto è energia e gaudio.
Poi la musica cambia: letteralmente e metaforicamente.
Tutto muta, quando Romeo si incontra con gli amici che lo vogliono convincere a recarsi alla festa a casa Capuleti: qui l’onirico Mercuzio ci riporta al tempo che fu. Comincia il ballo (in maschera) e siamo al tempo raccontato da Shakespeare.
Poesia, garbo, eleganza, belle frasi d’amore che lasciano intendere, ma anche frasi ironiche e provocatorie che poco lasciano all’interpretazione. Si torna al testo.
Nelle intenzioni del regista c’era l’intento di sottolineare lo scontro generazionale: scegliendo attori giovani e calandoli nel loro tempo per poi farli trovare catapultati nell’età elisabettiana, Proietti ha cercato, riuscendoci, di allungare le distanze tra i sogni spensierati di vita e amore dei giovani e la vita pianificata e calcolata degli adulti.
Due i grandi punti di forza di questo spettacolo: Mercuzio e la Nutrice.
Mercuzio, Fausto Cabra, attira e incanta per la sfrontatezza, l’arroganza e l’irruenza che conferisce al proprio personaggio. Mercuzio è sopra le righe, è un leader, non teme alcuno, è pronto a battersi in ogni momento. E’ ironico fino al limite, sfruttando mimica e gestualità.
Poi c’è la splendida Francesca Ciocchetti, la Nutrice: un fiume in piena. Brava, trascinante, simpatica, goliardica, si muove su quel palco riempiendo la scena. Ti dà l’idea del vano affanno civettuolo, delle chiacchiere inutili, come ti trascina con sè nella disperazione per la “finta” morte di Giulietta. Sarà anche il modo in cui lo stesso Shakespeare ha “disegnato” la nutrice ad avere presa sul pubblico, ma Francesca lascia il segno, facendo la differenza. Ha un tempo, una schiettezza e una naturalezza che, seppur goffa e appesantita, fanno volare la sua nutrice sul palco.
Mimosa Campironi è Giulietta: simpatica, frizzante, energica, ma anche dolce, delicata. La sua voce sia nel recitativo che nel cantato è perfetta per Giulietta. E’ sottile, ma penetrante. Perfetta per il ruolo di Giulietta, anche se biograficamente più grande, ha un aspetto ancora fanciullesco, ma le sa dare il giusto tono quando la scena richiede carattere.
Altra menzione speciale per Frate Lorenzo, Gianluigi Fogacci: poco da dire, bravo! Preso, posato, equilibrato, alla fine disperato dà di Frate Lorenzo l’interpretazione che mi sarei aspettato leggendo il dramma.
Un’ultima nota che voglio aggiungere è l’incontro con Gigi Proietti, un grandissimo attore e regista, un professionista di eccezionale talento e un uomo “alla mano”: ho potuto fermarlo a fine spettacolo per fargli le congratulazioni ed è stato molto disponibile. La cosa che mi ha colpito è stato il suo interesse per l’opinione del pubblico. Quando gli ho detto che ogni anno vado al Globe a vedermi due o tre spettacoli, mi ha ringraziato, dicendo che il teatro ha bisogno di questo, accennando ai problemi relativi alla mancanza di finanziamenti che attanaglia il nostro paese in ambito culturale.
E’ stato un bell’incontro di cui sono molto contento; mi ha lasciato un bel ricordo e una bellissima considerazione di questo mostro sacro che è, però, sempre un uomo.
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