Il Parioli
2 febbraio 2022
The Spank – Quanto ci si può concedere in amicizia?
The Spank, ultimo lavoro per la scena di Hanif Kureishi, prodotto dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, ha debuttatoa il Parioli di Roma con grande successo.
La versione italiana è di Monica Capuani, la regia di Filippo Dini in scena per la prima volta con Valerio Binasco.
Sonny (Valerio Binasco) e Vargas (Filippo Dini) sono amici di lunga data, di quelli che si raccontano tutto, che parlano di tutto e di niente, tra una birra e l’altra nel locale di quartiere, lo Spankies.
Sonny è un dentista, Vargas un farmacista e lavorano nella stessa strada di Londra. Figli di immigrati, hanno avuto successo e conducono una vita comoda.
Le loro famiglie, entrambi sono sposati e hanno figli, si frequentano con una certa assiduità.
Un giorno, Vargas scopre che Sonny ha un’altra donna. Disapprova. Lo confida alla propria moglie e questa confidenza metterà in moto un meccanismo che stravolgerà le vite di tutti.
“Dove è finita la normalità?” – Con questa frase si apre The Spank.
La scena è completamente coperta da un telo di cellophane: il mondo è rimasto fuori e il passato è ormai solo un malinconico ricordo, coperto dal velo di un tempo che non tornerà più.
In sottofondo si sente il rumore della pioggia; da un’apertura tra i teli, entra un uomo con un ombrello.
E’ Vargas che si interroga su cosa sia successo, in preda a un senso di spaesamento e alla malinconia per l’amico perduto: “Cosa accadrebbe se entrasse adesso? Lo abbraccerei”.
Poi, Filippo Dini, Vargas, ci porta a sei mesi prima, quando in quel pub, ora chiuso, lui e Sonny si incontravano per parlare…

The Spank è la storia di un’amicizia tra due uomini che assume un valore simbolico perché rappresenta due mondi e due modi di vivere diversi.
Racconta un’amicizia, ma anche un percorso umano.
Sonny prenderà in mano la propria vita, dandole una decisa sferzata, mentre Vargas resterà ancorato all’idea di famiglia borghese, dove tutto è ordinato e ordinario e lo sporco si nasconde sotto il tappeto.
The Spank è un’analisi della natura umana sotto un certo punto di vista, perché, come dice lo stesso Kureishi, la natura dell’essere umano è infinita.
Lo spettacolo è una lunga riflessione sotto forma di dialogo continuo e incalzante su come vorremmo che fosse la nostra vita.
Un teatro di drammaturgia, quello di Kureishi, in cui la parola si impossessa dei personaggi riverberandosi nelle loro azioni.
Anche gli altri personaggi prendono forma e sostanza attraverso le sole parole degli attori con una immediatezza che li fa sembrare presenti.
Il testo di Kureishi attraversa un ampio arco di emozioni affrontando molti temi: l’amicizia, certo, ma anche la fedeltà, il rispetto, il matrimonio e il rapporto con i figli.
Sonny e Vargas incarnano, rispettivamente, l’impulso e la razionalità, la voglia di cambiare, l’uno; la paura di farlo, l’altro.
Oltre alla dimensione psicologica dei protagonisti e a quella relazionale, c’è una dimensione sociologica, potremmo dire, che pone l’uomo al centro di una società che richiede di aderire alle sue convenzioni.
È un’analisi molto stratificata delle emozioni e delle reazioni quella dell’autore: c’è tutto il detto e poi c’è tutta una suggestione intorno alle motivazioni per le quali certe parole sono dette e certe azioni agite fornendo allo spettatore la possibilità di interpretare e immaginare.
Da un certo punto in poi, si avverte la sensazione che qualcosa sfugga, che non sia tutto racchiuso solo in quella rivelazione, ma che ci sia molto di più.
Vargas non agisce in quel modo semplicemente per non nascondere qualcosa alla moglie.

Nelle amicizie di lunga data, quelle amicizie consolidate e messe alla prova dal tempo, ci sono sempre un fondo di gelosia e una sorta di competizione; c’è un momento in cui ci si sente talmente sicuri dell’amicizia e talmente forti e protetti da questo sentimento da sentirsi, anche inconsciamente, di poter mettere alla prova questa amicizia.
Sembra quasi che Vargas, disturbato, forse offeso, forse geloso della capacità dell’amico di cambiare la propria vita, abbia sentito improvviso, anche solo inconsapevolmente, il bisogno di mettere in difficoltà l’amico per sentirsi migliore, rassicurare se stesso che la propria vita domestica e quieta fosse migliore.
Allo stesso tempo, Sonny non è tanto arrabbiato perché la confessione di Vargas ha dato il via a un turbinio di problemi tra lui, la moglie e i figli, anzi, paradossalmente Vargas ha dato a Sonny la spinta finale.
Più che altro Sonny sembra deluso dall’atteggiamento dell’amico, dal quale forse si aspettava comprensione e complicità, anche se si è comportato sfacciatamente con lui e la sua famiglia.
Perché anche nelle amicizie più lunghe, quelle più collaudate, anche nelle amicizie più vere e sentite, forse non ci si può permettere veramente tutto.
Perché quando le parole o le azioni anche del migliore amico coinvolgono l’ambiente familiare e sociale dell’altro, emerge nell’uomo un senso di orgoglio che porta a proteggere se stesso e ad attaccare l’altro.
Inoltre, sembra importante sottolineare che l’elemento scatenante dello scarto tra Sonny e Vargas è la presenza di un’altra donna, che viene a modificare gli equilibri e a occupare un ruolo già di qualcun altro.
Filippo Dini e Valerio Binasco affrontano con grande energia, maestria, passione e convinzione questa storia che riserva un incredibile umorismo e una sfumatura malinconica.
Perfettamente centrati, brillanti, costruiscono dinamiche coinvolgenti e incalzanti.
La loro interpretazione lascia per tutto il tempo qualcosa in sospeso tra i personaggi, una sorta di disagio, un senso di rottura insanabile.
Dini, anche regista, apre e chiude con le considerazioni e i rimpianti di Vargas contemporaneamente il racconto e lo spettacolo.
La scenografia di Laura Benzi ricostruisce un luogo di incontro, semplice e ordinario, in cui le vite passano e si raccontano: due tavolini da bar, poltroncine, divanetti e specchi da una parte, sgabelli una mensola e uno specchio, dall’altra.
Poi scale, che da una parte salgono e dall’altra scendono, come a delimitare un luogo di mezzo tra il sopra e il sotto, l’alto e il basso; un luogo fisico sospeso.
Completano l’allestimento i costumi di di Katarina Vukcevic, le luci di Pasquale Mari, che giocano sulle ombre dello spazio e le musiche di Aleph Viola.
THE SPANK
di Hanif Kureishi
traduzione Monica Capuani
regia Filippo Dini
con Filippo Dini, Valerio Binasco
scene Laura Benzi
costumi Katarina Vukcevic
luci Pasquale Mari
musiche Aleph Viola
aiuto regia Carlo Orlando
assistente regia Giulia Odetto
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Per gentile concessione di The Agency (London)