Annalisa Favetti ha portato in scena ai Giardini della Filarmonica, all’interno della rassegna I Solisti del teatro, (direzione artistica di Carmen Pigantaro), lo spettacolo LADY D, scritto da Clelia Ciaramelli e diretto da Pino Ammendola,
LADY D tenta di raccontare la principessa Diana da un punto di vista diverso rispetto a quello delle cronache, cercando di sondarne l’umanità.
Diana esce dai rottami di un automobile, quella che si schiantò sotto il tunnel del Pont De L’Alma a Parigi e in cui perse la vita.
E’ stordita, confusa e non si rende conto di ciò che è successo; pensa di essere ancora in auto e aspetta di vedere la fine di quel lungo tunnel.
Piano piano si rende conto di non essere sull’auto in marcia, ma in mezzo a dei rottami. Cerca il suo Dodi, lo chiama, ma non lo trova; cerca Trevor, l’autista, ma anche lui sembra essere sparito.
Solo dopo un po’ si rende conto di essere morta in quell’incidente. E’ arrabbiata e disperata; ha paura.
In maniera confusa mette insieme pezzi di ricordi che si sovrappongono: ricordi confusi dell’incidente e di quello che è avvenuto dopo (l’ospedale; il medico che la visitava e ne constatava il decesso; il funerale) e della sua infanzia (i genitori; il fidanzamento con Carlo; il matrimonio).
LADY D è un testo spiazzante e a tratti disturbante: la principessa Diana viene presentata come una donna altezzosa, ambiziosa e capricciosa, che non perde occasione di ricordare a tutti di essere la futura regina.
Non è difficile credere che l’immagine di Diana presentata al mondo non racchiudesse la sua intera sfera emotiva.
Una donna cosi importante e potente, compatita da tutti per il suo triste matrimonio e amata in tutto il mondo per il suo inesauribile impegno nel sociale, sempre al centro dell’attenzione dei media, è più che plausibile che nascondesse le proprie debolezze e stanchezze, la propria infelicità e i fatti intimi e privati.
Eppure, qui, ne emerge il profilo di una donna superficiale, sensuale, desiderosa d’amore, ma anche di sesso.
Nonostante l’intenzione fosse quella di presentare Lady Diana nella sua dimensione umana, di donna, più che in quella della principessa reale, il testo, oltre ad apparire frastagliato e confuso, presenta delle forzature davvero difficili da accettare.
E’ molto interessante l’intenzione di parlare dei diversi aspetti privati di Diana che l’hanno segnata emotivamente: la consapevolezza, già prima del matrimonio, della relazione tra Carlo e Camilla; l’indifferenza della Regina nei suoi confronti; i suoi amanti; i dubbi sulla paternità di Henry; il mistero di un suo ovulo fecondato e poi sparito.
Il tutto, però, è centrifugato in un testo confuso che non soddisfa le intenzioni.
Nemmeno la regia di Pino Ammendola riesce a dare fluidità ad un racconto che sembra procedere senza regole.
Nonostante tutto questo, Annalisa Favetti è molto brava nel restituire l’umanità di un personaggio così complesso, rappresentandone la forza e la caparbia, ma anche le fragilità e le paure attraverso una recitazione intensa e partecipata.
Kilowatt Festival, festival internazionale e multidisciplinare di teatro, danza, circo, musica, ideato e diretto da Lucia Franchi e Luca Ricci fondatori dell’Associazione CapoTrave/Kilowatt, ha festeggiato quest’anno la sua ventesima edizione.
La realtà tragica e violenta che stiamo vivendo, con la pandemia, la guerra in Ucraina, la crisi energetica e le catastrofi ambientali, stimola le riflessioni di ognuno di noi.
E’ dall’inadeguatezza ad affrontare gli eventi che aggrediscono la nostra tranquilla esistenza di occidentali viziati che parte la riflessione a cui l’arte non può sottrarsi.
La sfida, oggi, è affrontare questa sovrabbondanza di segni e l’arte deve avere la capacità di guardarla, con il coraggio e la visionarietà che le sono proprie.
Nasce da questa riflessione di Lucia Franchi e Luca Ricci il titolo Eccesso di realtà per la 20ª edizione del Kilowatt Festival che si è tenuto tra Sansepolcro e Cortona dal 12 al 24 luglio 2022.
Kilowatt Festival 2022
KILOWATT FESTIVAL 2022
Oltre settanta appuntamenti, tra spettacoli di teatro, danza, circo, musica, incontri pubblici, dibattiti e laboratori hanno non solo animato di cultura, stimoli, arte e riflessioni le due cittadine toscane, ma anche, e soprattutto, creato un circuito culturale e intellettuale che ha messo in stretto contatto artisti e compagnie con operatori culturali e spettatori.
57 compagnie, con 24 tra prime e anteprime nazionali; 12.000 le presenze agli eventi; 7000 gli spettatori paganti a cui si aggiungono 5000 agli eventi gratuiti; oltre 100 gli operatori che si sono accreditati, molti dei quali al seminario internazionale “Fuoco cammina con me. I festival del futuro”, a cura di Rodolfo Sacchettini; 50 tra giornalisti e critici di settore.
Ancora: 1200 sono stati i posti letto prenotati dal festival per l’ospitalità di artisti e operatori del settore e 1800 il totale dei pasti, per un coinvolgimento di 55 strutture ricettive, tra Sansepolcro e Cortona.
KILOWATT FESTIVAL 2022
Kilowatt Festival 2022 – Eccesso di realtà ha posto al centro la riflessione sul presente attraverso il lavoro degli artisti che, come un ponte tra il passato e il futuro, hanno accompagnato partecipanti e spettatori in un percorso di consapevolezza di ciò che è reale e urgente ora.
In questo scenario si pone, come primo e più alto esempio, il seminario internazionale Fuoco cammina con me. I festival del futuro, a cura di Rodolfo Sacchettini, che ha aperto il cartellone di Cortona.
Un incontro pubblico della durata di 3 giorni che ha messo in contatto rappresentanti istituzionali, critici, operatori, studiosi, con lo scopo di approfondire le tendenze che si stanno sviluppando nel contesto dei festival, in Italia e all’estero, e attivare pratiche di collaborazione efficaci, e stimolare un dialogo con gli amministratori locali e regionali.
Un seminario illuminante e coinvolgente che, anche tramite tavoli di lavoro dedicati e separati, è riuscito a far incontrare studiosi, critici, giornalisti, operatori culturali e istituzioni per un confronto aperto e costruttivo.
KILOWATT FESTIVAL 2022
Teatro
Nei due giorni di partecipazione è stato possibile calarsi immediatamente e con grande trasporto nel fermento culturale del Festival, ricevendo i più svariati stimoli, potendo respirare e assaporare gli afflati creativi della compagnie presenti e riuscendo a porsi in relazione immediata con gli altri.
UnterWasser foto di Luca Del Pia
Il primo appuntamento è stato davvero sorprendente e coinvolgente. Fuori dai canoni teatrali in senso stretto, Boxes è il nuovo lavoro, presentato in anteprima, della Compagnia UnterWasser.
Boxes, di e con Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti, Giulia De Canio e con Francesco Capponi, è una performance dedicata a 5 spettatori alla volta che prevede installazioni interattive contenute in alcune “scatole”.
Un’esperienza personale e intima, adatta ad adulti e bambini, che lo spettatore vive isolato in un mondo a sé, immerso in realtà contemplative e suggestive.
Attraverso stimolazioni visive e sonore, è possibile immergersi in sei micro mondi che toccano diverse corde del pensiero e del cuore, andando a suggerire immagini che lo spettatore può elaborare in base al proprio vissuto e alla propria fantasia.
Il più sorprendente è il Diminuscopio, che vede due spettatori seduti l’uno di fronte all’altro e divisi da una delle “scatole”: a turno, l’uno è esecutore di alcuni gesti, inconsapevole di cosa l’altro possa vedere dall’altra parte.
Successivamente, i ruoli si scambiano e chi prima era l’esecutore diventa spettatore.
Lillipool e Der Walde sono due installazioni prettamente contemplative in cui, sempre attraverso giochi di luce e suono, chi assiste può immergersi nel fondo di una piscina o in un fitto bosco.
The Drawer è un altra stupefacente installazione racchiusa in un cassetto all’interno del quale gli oggetti prendono vita.
Una vecchia radio suona una vecchia musica su cui gli oggetti chiusi nel cassetto sembrano danzare: occhiali, rocchetti, un metro da sarta, tubetti di medicine, un santino, la foto in bianco e nero di due sposi, una caramella Rossana, un piccolo carillon, sembrano personaggi di una balera che danno vita ad uno spettacolo che pare evocare la vita segreta degli oggetti racchiusi in un cassetto.
Con Kaleidoscope ci si immerge in un mondo fatto di riflessi moltiplicati e suoni della natura.
Arnia è un’installazione più sentimentale forse, in cui, attraverso immagini di famiglia, si racconta l’entusiasmo dei bambini spesso così disarmanti con le loro domande innocenti, ma così intelligenti.
Boxes è stata l’esperienza più curiosa e suggestiva tra quelle fatte al festival, in cui è possibile riscontrare qualcosa di geniale e poetico. Un lavoro duttile, capace di essere presentato in festival, musei e manifestazioni varie e adattato alle necessità del luogo e dell’occasione.
KILOWATT FESTIVAL 2022
Teatro
Costruzioni foto di Luca del Pia
Diverso discorso, invece, va fatto per l’anteprima di Costruzioni, della compagnia Ultimi Fuochi, fondata da Alessandra Crocco e Alessandro Miele.
Un’opera su Tommaso Landolfi, scrittore e poeta novecentesco la cui prosa sperimentale evoca il surrealismo, ma che eccede nel cavalcare le sue stesse intenzioni.
Volendo rappresentare il caos della vita, dominata da episodi violenti che arrivano addosso come raffiche di vento, lo spettacolo è uno stallo continuo in cui, alla fine, ci si perde tutti (autore, attrice, regista e pubblico).
Salto di specie foto di Luca Del Pia
Molto interessante, invece, lo spunto di riflessione di Salto di Specie, di Controcanto Collettivo, presentato in prima nazionale da Federico Cianciarusso, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero, regia Clara Sancricca.
La compagnia laziale porta un testo, frutto di un lavoro di composizione di gruppo, che riflette sulle contraddizioni nella relazione tra uomini e animali.
Generalmente, l’animale viene visto come un mezzo: deputato a fare compagnia, o ad essere utilizzato come “strumento” di lavoro, o nello sport, oppure, ancora, destinato a soddisfare i nostri bisogni, come fonte di cibo o materiale per vestiario e accessori.
In Salto di Specie il punto di vista si ribalta, ponendo un dilemma umano che, purtroppo, non è efficacemente affrontato e si perde nell’ingenuità delle battute e in spunti interessanti, ma non approfonditi e interrotti come vicoli ciechi.
Addio fantasmi foto di Luca Del Pia
Addio fantasmi è il nuovo lavoro della compagnia Fanny & Alexander, tratto dall’omonimo libro di Nadia Terranova, finalista al Premio Strega 2019, con Anna Bonaiuto e Valentina Cervi; ideazione, regia, scene, disegno luci Luigi De Angelis
Addio fantasmi è la storia di una donna, del suo rapporto con una madre che le è estranea e dell’assenza della figura paterna.
Quando Ida era bambina, suo padre sparì abbandonando lei e la madre. Da allora, ha dovuto fare i conti con il vuoto creato da quella assenza improvvisa.
Richiamata tanti anni dopo dalla madre che ha bisogno del suo aiuto, Ida si troverà a dover fronteggiare i fantasmi della propria vita, che le si presentano prepotenti negli oggetti custoditi nella casa paterna.
Così come dovrà decidere se e quali oggetti tenere o buttare, Ida dovrà finalmente affrontare il trauma che aveva sepolto, ma che ne ha costituito un’identità spezzata, interrotta, segnando, inoltre, il proprio modo di vivere/non vivere il rapporto con la madre e quello con il marito.
Addio fantasmi regala un’ottima prova attoriale delle due protagoniste, Anna Bonaiuto e Valentina Cervi, che, con la loro voce, catturano lo spettatore portandolo in un mondo interrotto, fatto di silenzi e ossessioni.
Nonostante questo, lo spettacolo non è pienamente riuscito: il testo, già impegnativo per il suo svolgimento lento e che ripiega spesso su se stesso, non è sostenuto da una buona regia, che insiste troppo, per esempio, sulle continue entrate e uscite delle due protagoniste, rendendo tutto molto pesante.
Pur trovando molto interessanti il tema di fondo e avvincenti alcuni riferimenti alle vite dei personaggi, questi elementi non sono stati posti sufficientemente in rilievo rimanendo sfocati sullo sfondo.
KILOWATT FESTIVAL 2022
Danza
Per la sezione danza, due spettacoli molto diversi tra loro, ma entrambi affascinanti.
𝙈𝙖𝙣𝙗𝙪𝙝𝙨𝙤𝙣𝙖 foto di Elisa Nocentini
La compagnia di danza contemporanea Ivona, fondata da Pablo Girolami, ha presentato Manbuhsona.
Protagonisti 5 danzatori (Pablo Girolami, Guilherme Leal, Giacomo Todeschi, Lou Thabart, Samuele Arisci) che dalle radici primordiali percorrono un viaggio verso un futuro prossimo mantenendo sempre stretto il rapporto con la natura e la sua bellezza.
Una performance davvero affascinante alla riconquista del nostro istinto cercando nel passato le basi per essere forti e stabili.
Shoes on foto di Elisa Nocentini
In prima nazionale, poi, Shoes on, della coreografa e danzatrice Luna Cenere che dirige i danzatori Michele Scappa e Davide Tagliavini. Le musiche sono di Renato Grieco.
Due danzatori nudi, con indosso solo un paio di scarpe, attraverso estensioni e contrazioni del corpo lentissime e alternate tra i due, creano immagini diverse, in una dualità che diventa riflesso e capovolgimento.
Accovacciati, incastrati l’uno nelle spalle dell’altro e viceversa, mani e braccia si sfiorano, si toccano, creando un’architettura di gesti che attraversano diversi registri.
KILOWATT FESTIVAL 2022
Circo
Leo Bassi foto di Elisa Nocentini
Per la sezione Circo, è andato in scena 70 anni, one-man show di Leo Bassi, uno dei clown più famosi del mondo.
Giocoliere, attore e comico irriverente, Leo Bassi ha girato il mondo con i propri spettacoli.
Il suo show è un invito a non avere paura della vecchiaia.
Tra i ricordi della propria infanzia e quelli dei suoi innumerevoli successi mondiali, Leo Bassi celebra la vita con felicità, ottimismo, ma anche sarcasmo e un pizzico di cinismo.
KILOWATT FESTIVAL 2022
Innumerevoli, poi, gli appuntamenti musicali che hanno animato il Dopofestival: musica indie, jazz, rock, pop ed elettronica a cura di effetto~K in collaborazione con Associazione Culturale Cautha e grazie al progetto LaCarica dei 101, attraverso il bando “Siete Presente. Con i giovani per ripartire” promosso dal Cesvot e finanziato da Regione Toscana – Giovanisì in accordo con il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, con il contributo della Fondazione CR di Firenze.
Staff foto di Elisa Nocentini
KILOWATT FESTIVAL 2022
KILOWATT FESTIVALè
un progetto di
CapoTrave/Kilowatt
con il sostegno di
Creative Europe, Europe for Citizens, Ministero della Cultura, Creative Living Lab Direzione Generale Creatività Contemporanea, Regione Toscana, Regione Toscana – Giovanisì, Cesvot
con il contributo di
Fondazione CR Firenze
con il supporto di
Ambassade de France En Italie, Fondazione Nuovi Mecenati, Institut Français Italia, Kingdom of The Netherlands, Ambasciata di Svezia Roma
con il patrocinio di
Camera di Commercio Arezzo-Siena
Mecenate del Festival
Aboca, Banca di Anghiari e Stia, Caffè River, Pasta Toscana, Piccini Paolo
Il grande ritorno di Dignità Autonome di Prostituzione
A Castel Sant’Elmo, Napoli, Luciano Melchionna porta la festa della vita in una location meravigliosa
Dignità Autonome di Prostituzione, lo spettacolo di Luciano Melchionna, dal format di Betta Cianchini e Luciano Melchionna, dopo il lunghissimo e sofferto fermo dovuto alla pandemia, torna finalmente ad far esplodere la sua musica, il suo teatro, la sua gioia e i suoi colori.
Luciano Melchionna ed Ente Teatro Cronaca ci avevano già regalato un ritorno l’estate scorsa, a Roma, al Parco di Ponte Milvio, ma, causa pandemia, si trattò di una versione ridotta, seppure sempre magicamente coinvolgente.
Ora, DAdP torna, potente e fragoroso come i fuochi d’artificio più belli, a Napoli, nella meravigliosa e suggestiva cornice del fantastico Castel Sant’Elmo, forse la location più stupefacente di tutte le edizioni.
Il pubblico viene accolto nello spazio antistante il castello, per incamminarsi poi su una lunga rampa fino ad arrivare all’ingresso, passando su un ponticello circondato da mura laterali.
Attraversando un grande varco, la Grotta dell’Eremita, si procede lungo una ripida rampa che conduce, dopo alcune curve, all’aperto, nell’enorme piazza d’armi, superando le prigioni e delle ampie arcate che aprono lo sguardo sul centro storico, sul golfo e sulle colline di Napoli.
Lungo tutto il percorso, il pubblico si imbatte nei prostituti e nelle prostitute del bordello teatrale più famoso d’Italia: chi è intenta a lavare i panni nei catini, chi li stende, chi sorveglia le celle, chi ti guarda con sospetto.
Su tutto, campeggia la musica.
Alla fine di questo tragitto, che è già uno spettacolo di per sé, si arriva a un altro grande piazzale circondato da mura, al centro del quale è sistemato il palco.
Tempo di prendere posto, al battito di un cuore in sottofondo, e la magia comincia.
Il grande ritorno di Dignità Autonome di Prostituzione
Si parte con due dei brani più emozionanti tratti da il musical dei Miserabili, per poi essere accolti dalla voce di Luciano Melchionna, che dà il benvenuto, ricordando quanto fosse bello vedersi, unirsi, cantare e ballare insieme.
Poi, col covid, la casa chiusa è rimasta chiusa, e gli attori sono stati abbandonati come gli ultimi tra gli ultimi.
Il teatro, però, non muore e ora sono tornati a farsi sentire e ad incontrare un pubblico che non ha mai smesso di aspettarli.
Affacciati dalle mura interne del castello, gli attori e le attrici di Dignità urlano la loro rabbia e la voglia smisurata di essere ancora in scena.
“Mi sfugge tutto! (…) Mi sfugge la volontà, la possibilità; mi sfugge il senso (…); mi sfugge il terreno sotto i piedi; mi sfugge la certezza; mi sfugge il dubbio; (…); mi sfugge il coraggio; mi sfugge il giusto; mi sfugge lo sbagliato; (…); mi sfugge la sintassi; (…); mi sfugge il dolore; mi sfugge la forza di affrontarlo; mi sfugge la capacità di trattenerlo; mu sfugge l’onestà (…).
Mi basta un gesto. Prendiamoci per mano; poi si muore.”
Dopo la dichiarazione d’amore per il teatro, comincia la seconda parte dello spettacolo, quella costituita dai monologhi, o pillole di piacere teatrale, degli attori e dalla contrattazione con essi.
A questo giro è stata la volta di Luciano Giugliano, con il monologo di Luciano Melchionna dal titolo Tutta la vita in gabbia: un pezzo intenso, spiazzante e commovente che Luciano Giugliano riesce a rappresentare con grande passione e trasporto e che parla del difficile rapporto tra l’amore e il sesso, che non sempre coincidono.
Soprattutto, parla della paura e del coraggio di osare l’impensabile, ma anche dell’enorme rischio che questo può comportare.
Martina Galletta, col monologo di Melchionna, “Dio punto interrogativo”, rivolge una raffica di domande esistenziali a Dio, cercando di capire il motivo per il quale lei non sia in grado di amare.
Martina è bellissima, certamente, ma anche bravissima: riesce a virare in continuazione dal serio al sarcastico tenendo sempre alta l’attenzione dello spettatore.
Riccardo Ciccarelli è il “Nudo gratuito”: il suo monologo, sempre di Melchionna, è una riflessione sul senso del teatro e sulla sua dignità e sulla necessità e bellezza dell’essere naturali, nudi, liberi, indifesi, scevri di sovrastrutture e anche ingenui.
Alla fine, come abitudine per Dignità, ci si ritrova tutti quanti nel piazzale a cantare e a ballare con gli artisti, per celebrare la festa della vita, quella festa di arti varie a cui Luciano Melchionna ci ha ormai abituati, ma che regala ogni volta emozioni nuove e uniche.
Il grande ritorno di Dignità Autonome di Prostituzione
Crediti essenziali e info
Dignità Autonome di Prostituzione
di Luciano Melchionna
dal format di Betta Cianchini e Luciano Melchionna
regia Luciano Melchionna
costumi Milla
disegno luci Gianni Caccia
con la Famiglia di Dignità (attori e musicisti): Raffaella Anzalone, Raffaele Ausiello, Antonio Barberio, Maria Bolignano, Carlo Caracciolo, Betta Cianchini, Riccardo Ciccarelli, Cinzia Cordella, Veronica D’Elia, Valentina De Giovanni, Renato De Simone, Annarita Ferraro, Carla Ferraro, Martina Galletta, Mariano Gallo, Raffaele Giglio, Luciano Giugliano, Her, Daniela IoIa, Vincenzo Leto, Luigi Lombardi, Dolores Melodia, Daniele Mango, Claudio Marino, Daniele Russo, Sabba, Simona Seraponte, Pierfrancesco Scannavino, Irene Scarpato, Patrizia Spinosi, Sandro Stefanini, Toto Traversa, Riccardo Villari, Annarita Vitolo
ospiti in alcune repliche:
Alessio Arena, Ars Nova, Francesco Forni, Gnut, Ensemble Paese Mio Bello, Dario Sansone,
Ensemble Suonno D’ajere,
prodotto da:
Teatro Bellini – Fondazione Teatro di Napoli,
Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
in collaborazione con:
Direzione regionale Musei Campania
Date: 17 e 18 giugno; dal 22 al 26 giugno; dal 28 giugno al 3 luglio; dal 5 al 13 luglio
Luogo: Castel Sant’Elmo, via Tito Angelini 22, Napoli
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