Kensington Gardens
Sala Uno Teatro
Dal 25 febbraio al 6 marzo 2016.
In occasione delle prove di Kensington Gardens sono riuscito a raccogliere delle breve dichiarazioni dai protagonisti.
Valentina Perrella – Sabrina Steurer
Valentina, parlami del tuo personaggio.
Sabrina è una ragazza di 29 anni rimasta orfana di padre e di madre all’età di 13/14 anni e adottata da Elena Salfi Corvini e la sua famiglia. E’ una ragazza affettivamente immatura e molto sola, senza punti di riferimento familiari; si è sposata giovanissima per crearsi delle sicurezze che non ha mai avuto. Sabrina è una persona assolutamente insoddisfatta, che non ha mai fatto una scelta per se stessa, perché incapace di scegliere.
Sabrina, però, ha un marito, Paolo, che la ama.
Sì, ma lei non ama Paolo. Sabrina e Paolo sono due persone molto diverse. Lei è di sinistra, lui di destra. Il marito per lei è un peso, tanto che Sabrina non riesce ad avere nemmeno un grande rapporto con la figlia perché figlia anche di Paolo; sicuramente hanno un legame, ma non un rapporto. Sabrina è fragile, Paolo ingombrante e lei delega la crescita della bambina a lui. Sabrina è una donna molto intelligente che si fa molte domande e manda giù molte cose: beve e fuma perché è incapace di assumersi responsabilità, per trovare la forza, il coraggio di andare avanti; in questo modo lascia che le cose fluiscano.
Tommaso, allora, che ruolo ha?
Sabrina ha una mezza storia con Tommaso che non è nemmeno una storia; lui è la sua via di fuga dall’infanzia negata, rappresenta quel momento in cui lei può vivere spazi di libertà che non ha mai avuto. E’anche attratta dall’ esplorazione artistica di Tommaso, di cui Paolo è assolutamente privo e che in qualche modo la fa sentire viva.
Tu hai preso parte a tutti e tre i lavori della Trilogia del contemporaneo: brevemente, che differenze hanno i tre personaggi che hai interpretato?
Entrare in Sabrina è stato sicuramente diverso rispetto agli altri ruoli. In Festa della Repubblica, Noemi è un personaggio caratterizzato e quindi un discorso a parte. In #salvobuonfine è stata un sfida maggiore: lì sono una donna di dieci anni più grande di quello che sono e ho dovuto metterci dentro molto e darle proprio corpo. Qui, invece, ho attinto più che mai al mio stato d’animo interiore; è stato necessario un approfondimento psicologico maggiore proprio perché il personaggio è psicologicamente più fragile e complesso. Giancarlo, poi, conosce i miei tempi e sa come accogliere il mio lavoro e dirigerlo. È un grande punto di forza per me! Tornando a Sabrina, è una ragazza molto depressa, ha una sofferenza enorme dentro che fuori traduce con sarcasmo e ironia amara; ho dovuto scendere molto in profondità di me stessa e trovare degli stati d’animo analoghi.
Sabrina, alla fine dello spettacolo, sembra non avere un’evoluzione.
Alla fine, passati 8 mesi, quando si ritrovano tutti nella casa, le’ è ancora sposata con Paolo e fa la madre. Non ha il coraggio di cambiare le cose; quando sei così, alla fine ti autoconvinci che non puoi cambiare le cose, che devi andare avanti e seguire quella strada lì. Sabrina se lo fa andare bene; deve fare quello perché non sarebbe in grado di fare altro. Va fatto quello che va fatto.
Foto di copertina di Luana Belli
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