Un’eccellenza italiana all’estero!
Elia Lo Tauro: attore, cantante e ballerino, uomo e artista ricco di talento, carismatico, sempre entusiasta e con una voce travolgente, Star del teatro londinese.
Siciliano di origini, Elia viene scoperto dal M° Gino Landi e comincia a lavorare come solista nelle commedie musicali di Garinei e Giovannini al Teatro Sistina di Roma. Lascia prestissimo l’Italia per lavorare all’estero in grandi produzioni: nel 2001 è l’unico artista italiano nel musical Saturday Night Fever, in scena per 1 anno a Colonia e poi in tournée in Gran Bretagna.
Il debutto nel West End di Londra arriva nel 2004 con The Lion King (Lyceum Theatre) e da lì, poi, una lunga serie di spettacoli di enorme successo. Gli ultimi importanti ruoli in ordine di tempo sono Simone Zelota in Jesus Christ Superstar, col quale ha girato l’Europa tornando anche, per nostra fortuna, in Italia; Cacambo in Candide; Hook in Neverland.
Attualmente è impegnato nel West End di Londra (Coliseum Theatre – ENO) e a breve UK tour in On Your Feet in cui interpreta il ruolo di Jose’ Fajardo, padre di Gloria Estefan (di cui parleremo dopo).
Di fronte all’eccezionalità di una tale carriera, fortissimo è il desiderio di scambiare qualche parola con Elia, non solo per conoscerlo meglio, ma anche per capire qualche cosa di più sul Musical nazionale e internazionale.
Elia, da siciliano custodisci un attaccamento molto forte alla tua terra. La Sicilia è una meravigliosa regione, come è stato lasciare la tua terra e il tuo Paese e muoversi prima in Germania e poi in Gran Bretagna?
Non è stato per niente facile. Sono molto legato alla mia terra, ai suoi colori, al sole ed al mare e in particolar modo alla mia famiglia. Sapevo però che per realizzare i miei sogni avrei dovuto sacrificare qualcosa, ma mi è costato molto sacrificare ciò che ho di più importante. Ho dovuto lasciare i miei cari e la mia casa, ho fatto le valigie e sono partito. Arrivato in Germania e poi in Inghilterra mi si è aperto un mondo tutto nuovo. Ho cominciato a pensare e vedere le cose in maniera diversa, adattandomi ad una nuova cultura, e un nuovo modo di vivere . Ho scoperto una nuova dimensione di me stesso, sono cresciuto e ho fatto esperienze a 360 gradi. Inizialmente con difficoltà, poiché non è sempre facile riuscire a cambiare se stessi, ma quando devi farlo velocemente il processo fa meno male.
Hai lasciato casa giovanissimo e sei partito per l’estero: hai studiato, faticato e lavorato moltissimo. Vogliamo ribadire quanto il mestiere di performer di Musical richieda passione, dedizione, impegno e sacrificio?
Non c’è dubbio, non è un mestiere semplice, tutt’altro. E’necessario rimboccarsi le maniche, essere pronti a far fronte a tanti sacrifici e sopratutto a lavorare su se stessi e studiare tanto. Io ho iniziato a studiare alla tenera età di sei anni, prima danza, poi canto e solfeggio, pianoforte e recitazione e a tutt’oggi mi aggiorno, faccio nuovi corsi di studio per migliorare me stesso. Non bastano solo i 3 anni di corso in una scuola di Musical, ma bisogna approfondire, specializzarsi, studiare diverse tecniche teatrali, mantenere in costante allenamento la mente e la parola. Ho investito un vero capitale per i miei studi durante la mia carriera e continuo a farlo e mia madre ne è stata il grande sostegno economico e morale.
Ho fatto anche il cameriere per mantenermi certi corsi teatrali o lezioni private con insegnanti altamente qualificati e competenti in Uk e non solo. Non si smette mai di crescere, conoscere, imparare sia come artista che come persona. Questo ovviamente richiede una grande capacità e forza di volontà oltre che una grande sensibilità e spirito di sacrificio. Chi pensa di essere già arrivato o di non aver bisogno di imparare o di crescere, non è un vero artista, ma solo una versione mediocre di se stesso.
Ci sono mai stati momenti in cui hai pensato basta? Cosa o chi ti ha salvato in quei momenti?
Ricordo che a volte era tanta la nostalgia di casa, piangevo e mi sfogavo con mamma al telefono. Ma era proprio lei, mia madre, a darmi la forza. Mi ricordavo dei grandi e tanti sacrifici che ha sempre fatto per me, per il mio futuro e per la mia carriera. Non avrei mai potuto deluderla. Ciò che sono adesso come artista e come uomo lo devo a lei.
Ogni volta che in Italia si propone un musical, molti storcono il naso e fanno subito confronti con le produzioni del West End o di Broadway. In grandi linee, cosa è che veramente non va in Italia nei confronti del settore? Perché non si riescono a produrre spettacoli clamorosi (salvo rarissime eccezioni che sono per lo più produzioni straniere che vengono in Italia)?Cosa veramente manca in Italia?
In Italia purtroppo manca una vera e profonda conoscenza del Musical o Teatro Musicale come genere teatrale, poiché nasce a Broadway e nel West End di Londra. Non è qualcosa che ci appartiene o che fa parte della nostra cultura e tradizione italiana. Il Musical “made in Italy” è ben lontano sia per qualità che per contenuti dal vero Musical americano o inglese. Non ci si può improvvisare a creare qualcosa che non si conosce perché non è credibile e non può funzionare. Grande errore della maggior parte di quei registi italiani (o di chi si considera tale) che pensano erroneamente di poter creare nuovi Musicals senza conoscerne a pieno la struttura e le fondamenta. Basterebbe solo che si limitassero a rispettare il format originale, tra l’altro già di comprovato successo nel resto del mondo, dei Musicals sia americani che inglesi così come sono stati scritti dai loro grandi autori, come succede nel resto d’Europa. Chissà perché solo in Italia ci si arroga il diritto di alterare sempre tutto a proprio piacimento e spesso con scarsi risultati. Ci sono ovviamente pochissime eccezioni, basti pensare al successo ottenuto da Mary Poppins di F. Bellone che infatti rispecchia la versione originale West End. Se ne dovrebbe forse seguire l’esempio…
Altro tassello ahimè mancante nel Musical italiano è la drammaturgia, dovuta alla carenza di una attenta e competente direzione registica ed artistica. Uno spettacolo senza drammaturgia è uno spettacolo senza anima, sconnesso. Oltre al fatto che mancano in Italia autori qualificati e specializzati nel genere Musical. Gli unici autori di Teatro Musicale in Italia degni di nota risalgono al periodo della commedia musicale di Garinei e Giovannini, proprio perché era un genere teatrale tutto italiano che rispettava i canoni del vero teatro, legato alle nostre tradizioni e adatto ad un pubblico italiano, oltre al fatto che era creato e diretto da professionisti del mestiere e non da improvvisati tali. Un altro problema è la mancanza di richiesta di mercato per i Musicals in Italia che durano solo pochi mesi per non dire settimane. Gli unici spettacoli che hanno avuto un successo duraturo in Italia sono spettacoli meramente cantati come NotreDame de Paris, che ahimè purtroppo non è un prodotto italiano, ma Francese. A questo proposito vorrei menzionare un grande produttore e professionista David Zard, che ha saputo introdurre in Italia una nuova maniera di fare spettacolo.
Elia, tu puoi vantare una carriera quasi ventennale nel rinomato West End di Londra in cui hai ricoperto ruoli diversi in tanti spettacoli differenti. L’unico Italiano credo a poter vantare un simile curriculum e tanto successo. Molti dei nostri talenti ed artisti lasciano l’Italia per trovare lavoro e successo all’estero. Cosa sta succedendo in Italia? Perché non si riescono a valorizzare i nostri artisti, né c’è attenzione verso i tanti italiani che fanno spettacolo all’estero a livelli eccezionali?
Perché in Italia purtroppo, e lo dico con estremo rammarico, non c’è più rispetto per gli artisti, per la nostra professione ed il nostro lavoro, ne’ tanto meno per il teatro in generale. Oltre al fatto che c’è molto poco lavoro e raramente quel poco lavoro che c’è in giro è di qualità o può garantire il sostentamento di un artista. Si viene sottopagati e molto spesso non pagati e nessuno dice o fa nulla perché altrimenti perdi anche quei pochi lavori che ci sono in giro. Chi decide di ribellarsi a tale sistema ingiusto e vizioso viene fatto automaticamente fuori.
Ci sono poche audizioni ed i pochi ruoli spesso vengono assegnati a chiamata diretta. E’ un sistema elitario ed esclusivo per i “fedelissimi”che non necessariamente sono sempre i più meritevoli. Conosco colleghi molti bravi che restano a casa e sono costretti a cambiare lavoro o a darsi all’insegnamento, poiché non viene data loro alcuna possibilità. Ho avuto diretta esperienza in merito: due anni fa’ decisi di ritornare a lavorare in Italia, per la voglia di respirare “aria di casa” e stare un po’nel mio Paese, purtroppo è stata la delusione più grande della mia carriera! Ho incontrato produzioni che non mi hanno pagato, con cui sono ancora in causa da anni; altre invece che non mi hanno mai presentato un contratto al momento di inizio lavoro per cui ho dovuto abbandonare.
Altre ancora che mi hanno offerto il lavoro, ma quando si doveva parlare di paga si sono dileguate. Altre produzioni invece in cui sono stato bullizzato e preso in giro poiché avevo un’etica professionale consolidata in Uk, ma “diversa” dalla loro: “… le cose qui vanno così” mi si diceva. Una realtà disastrata e senza regole. Basta pensare che in Italia non abbiamo nemmeno un ente che, come accade invece in Uk con “Equity”, tuteli gli artisti italiani da tali abusi e soprusi.
A volte penso con tanta nostalgia agli inizi della mia carriera al Teatro Sistina di Roma quando 18enne lavoravo per Garinei e Giovannini, il Maestro Landi e Trovaioli, e venivo strapagato e rispettato. Il dottor Garinei era un uomo immenso, il suo ricordo lo tengo gelosamente stretto al mio cuore. Penso a quanto sono stato fortunato a lavorare con questi grandi nomi del Teatro italiano di allora. Mi strugge solo il pensiero che la nuova generazione di performers italiani, ignara di tutto questo, sia costretta a sottostare a questo sistema ingiusto, poiché appunto non ne conosce uno migliore.
Non mi stupisco se i più meritevoli e talentuosi decidono di scappare all’estero (Germania, Francia, Spagna, Olanda, Svizzera) in cerca di un futuro ed una carriera migliore. Dal mio canto ho avuto la fortuna di lavorare da venti anni nei migliori teatri del West End ed internazionali e con i migliori registi, e coreografi ed autori (ArleenPhilips, Karen Bruce, Elton Jhon, Julie Taymor, Nithin Sawhney, Jerry Mitchell, Sergio Trujillo, Lulu Aertgeerts, Thea Barnes, Jeff Clarke, Eleanor Bergstein, Martino Muller, Clay Ostwald ed adesso la mitica Gloria Estefan) e sono grato all’Inghilterra per avermi offerto una carriera così ricca e piena di successi.
In Gran Bretagna è ancora davvero tutto così meraviglioso come tutti dicono o sta cambiando qualcosa anche lì? Non c’è il rischio che la Brexit possa causare problemi per gli stranieri che lavorano nelle produzioni del West End?
La Brexit sicuramente introdurrà delle restrizioni e nuove regole per coloro che decideranno di andare a lavorare in Inghilterra. Chi già lavora qui ed e’ inserito nel sistema inglese non ha nulla da temere. Gli altri dovranno essere meritevoli e professionisti per poter accedere al Regno Unito. Ci sarà più burocrazia e maggiori controlli, ma resterà inalterato il rispetto e la grande considerazione che le istituzioni e i grandi produttori inglesi hanno per il Teatro, per i propri artisti, per il talento nazionale ed estero e per i lavoratori dello spettacolo che sono parte integrante e fondamentale del così chiamato “showbiz” inglese. Qui esistono regole che vengono rispettate, esiste un contratto nazionale equo, esiste un sindacato efficiente, esiste la meritocrazia, esiste domanda e mercato che produce lavoro, ma soprattutto c’è una grande cultura e rispetto per il Teatro e per coloro che fanno questo mestiere.
Hai ricoperto molti bellissimi ruoli e sempre riscuotendo enorme successo e grandi consensi da pubblico e stampa. Il DailyMail parla di te, così come il The-Times, What’sOnStage, LTR e altre testate nazionali inglesi. C’è un ruolo a cui sei più affezionato, quello a cui pensi con maggiore tenerezza o soddisfazione?
Mi affeziono molto a tutti i personaggi che interpreto, ognuno di loro possiede una grande parte di me e della mia sensibilità come attore e come uomo. Devo dire che però il ruolo di Cacambo in Candide di Bernstain, che ho interpretato la scorsa estate all’Iford Arts Theatre Festival, ha rubato un pezzetto più grande del mio cuore. L’ho sentito molto vicino al mio modo di essere e concepire la vita… Sempre cercando di vedere le cose con positività ed “Ottimismo”. Chi ha letto e conosce il racconto filosofico di Voltaire puo’capire in pieno a cosa mi riferisco.
Mi diverto molto anche quando interpreto personaggi più leggeri ed eccentrici come fu per Banzai in The Lion King ed ultimamente Hook in Neverland.
Elia nel ruolo di Hook in Neverland
foto Ernest Sarino Mandap
Elia nel ruolo di Cacambo in Candide
foto di Mitzi De Margary
Elia nel ruolo di Simon in Jesus Christ Superstar
foto di Barbara Rea
Ora sei impegnato con uno spettacolo clamoroso, On your feet, che è già diventato una hit nel West End e tra poco partirete con un tour Inglese ed internazionale per poi ritornare a Londra nel 2020. Lo spettacolo racconta la vita, la carriera e la storia d’amore di Emilio e Gloria Estefan, dai loro primi giorni a Cuba fino a quando raggiungono la celebrità. Tu interpreti Josè Fajardo, il padre di Gloria Estefan. Raccontami qualcosa dello spettacolo, del tuo ruolo e di come sia lavorare fianco a fianco con una celebrità come Gloria Estefan.
Locandina On Your Feet
foto di Johan Persson
Lo spettacolo viene direttamente da Broadway dove ha avuto 3 anni di grande successo. Abbiamo iniziato nel West End al Coliseum Theatre e lo porteremo nelle migliori città inglesi. Il nostro regista è il grande Jerry Mitchell (Kinky Boots, Legally Blonde) ed il nostro coreografo è Sergio Trujillo vincitore del Tony Award 2019 come migliori coreografie. Il libretto è scritto da Alex Dilenaris (The Bird, The Bodyguard) con la supervisione musicale di Clay Oswald, compositore e pianista dei Miami Sound Machine.
Per me è un onore poter ritrarre sulla scena la storia della famiglia Fajardo e di Gloria Estefan. La sua musica ha accompagnato la mia adolescenza fino ad oggi. Lavorare accanto ad un’artista del suo calibro è un’emozione indescrivibile. Ricordo quando sentivo in discoteca “Conga” ed adesso la stessa canzone la canto ogni sera sul palco dei migliori teatri inglesi. Gloria Estefan ci è stata molto vicina durante tutto il periodo delle prove. Mi ha raccontano personalmente di suo padre e di quanto fossero uniti. Jose’Fajardo era un ufficiale di polizia del governo Battista a Cuba. Con l’arrivo di Fidel Castro dovettero scappare e rifugiarsi a Miami. Dopo poco tempo José partì volontario per la guerra del Vietnam. Al suo ritorno si ammalò gravemente di sclerosi multipla e trascorse il resto della sua vita su una sedia a rotelle. Gloria con sua madre lo accudirono fino a che non si spense alla giovane età di 47 anni.
Il racconto sulla scena della sua vita rispecchia la realtà dei fatti senza invenzione alcuna. La loro vita a Miami come immigranti; la lontananza dal padre che combatte in Vietnam; il rapporto difficile con sua madre Gloria Fajardo; il suo grave incidente stradale; la scalata al successo fino alla sua premiazione agli American Music Awards.
Lo spettacolo è ricco di musica e canzoni (le più famose della Estefan), ma ci sono anche momenti molto delicati ed emozionanti, tanto che è difficile a volte riuscire a trattenere le lacrime. Il pubblico apprezza molto lo spettacolo e alla fine sono tutti in piedi, letteralmente come dice il titolo… On Your Feet!
Non solo tantissimo musical per te, ma anche cinema e televisione. Hai interpretato anche un ruolo nel film 007 Skyfall dove eri uno degli scagnozzi di Javier Bardem, poi hai recitato per la BBC1 nella serie TV pomeridiana Doctors in cui interpretavi Angel Catini, un italo-britannico. Cosa desidereresti ancora per te?
Desidero di continuare a lavorare e vivere la mia vita con onestà e dignità così come ho sempre fatto ed avere accanto le persone che amo e che mi vogliono bene.
Elia nel ruolo di José Fajardo
foto di Johan Persson
Elia nel ruolo di José Fajardo
foto di Johan Persson
On Your Feet
foto di gruppo di Johan Persson
La foto di copertina è di John Goodwin
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