Recensione di Carlo Tomeo
Le Manifatture Teatrali Milanesi (MTM) che raggruppa i teatri Litta e Leonardo e la sala La Cavallerizza, ha avuto il merito, durante la presente stagione 2016/17 di festeggiare, insieme alla ristampa del libro, il 30° anno di pubblicazione di “Blackout”, capolavoro di Nanni Balestrini e da tutti conosciuto come il fondatore del Gruppo 63.
Antonio Syxty, regista dello spettacolo messo in scena al Teatro Litta ha scelto dodici attori under 30 da utilizzare in un progetto chiamato “Teatro del Mondo” che descriverà il mondo attuale eliminando il sistema rappresentativo odierno ma creando delle nuove situazioni in cui si terrà conto di ogni forma artistica esistente che non sia relegata esclusivamente al teatro nel senso classico della parola.
Il primo capitolo di quest’opera in progress è stato rappresentato in prima nazionale il giorno 8 marzo ed era proprio il “Blackout” di Balestrini.
Il Poema di Balestrini, quindi, non è stato semplicemente letto o anche trasformato interamente in una forma di spettacolo tradizionale ma è stato reso vivo da una serie di situazioni che si sono svolte in buona parte lungo metà della platea, con gli attori che lanciavano proclami sotto forma di manifesti e versi slegati tra di loro che non appartenevano solo al poema dell’autore ma espatriavano anche oltre confine.
Sul palcoscenico una alta impalcatura in ferro su cui gli attori si arrampicavano in vari momenti.
Lo spettacolo comincia in maniera gioiosa: è la rivoluzione pacifica del dopo il ’68 da parte di chi vuole cambiare il mondo per renderlo migliore. E gli attori lo fanno con le frasi, che sarebbe meglio chiamare frammenti di versi, insieme alla loro agilità dimostrata da corse da un luogo all’altro dello spazio, compreso la base più alta dell’impalcatura. C’è entusiasmo in diversi momenti che vengono resi palesi dalle canzoni dell’epoca, sia italiane che straniere. E non sono, non tutti almeno, canti politici, ma di libertà e di amore.
Gli ani ’70 rappresentano la continuazione dei movimenti pacifisti dei figli dei fiori, nati già negli anni ’60 e continuati con le battaglie per un processo di rinnovamento. Tuttavia gli anni 70 furono anche i famosi “anni di piombo”, con l’avvento di diversi attentati e l’estremizzazione della dialettica politica.
Balestrini nel suo testo cita il 7 aprile 1979 come data da far risalire il termine degli anni di piombo. Prende a spunto per intitolare il suo poema il nome dell’inchiesta giudiziaria nella quale era stato coinvolto con appartenenti a Potere operaio e Autonomia operaia. Le accuse di azioni violente si erano moltiplicate fino ad arrivare al rapimento e all’uccisione di Aldo Moro. La repressione fu durissima
Balestrini riuscì a fuggire in Francia e in “Blackout” (il cui titolo spiega tutto) raccontò della passione accompagnata all’angoscia del periodo vissuto negli ultimi dici anni e di Demetrio Stratos, voce degli Area che aveva rappresentato per certi versi la colonna sinora di quegli anni.
Rapportare quel periodo ai nostri giorni sarebbe impresa ardua e non lecita. Il terrorismo della società di oggi ha altra natura e si manifesta sotto forma più subdola e spesso è nascosta dietro attività finanziarie. E un altro’68 sembra lontano.
Lo spettacolo, tuttavia, mantiene un livello non negativo: non a caso sono stati scelti tutti attori giovani che possono portare avanti, con il loro entusiasmo e i loro ideali la rivoluzione del futuro.
Antonio Syxty, essendo un artista multimediale, non si e limitato a occuparsi solo della regia, ma ha messo a frutto anche le sue capacità di allestista, se si pensa alla scena dell’impalcatura, senza contare che ha saputo scegliere tra gli attori giovani che si saranno presentati a lui quelli più bravi (e hanno dimostrato di esserlo) che porterà con sé nel suo progetto.
Dato che l’azione si svolgeva per metà sala, la prima fila è iniziata nel secondo settore e il pubblico ammesso era necessariamente più contenuto del solito. Ha reagito comunque bene con molti applausi.
Consiglio lo spettacolo vivamente per tutte le idee che può portare alla luce ogni singolo spettatore, al di là di quelle politiche. Ma bisogna affrettarsi a prenotare per essere sicuri di trovare posto!
Blackout
poema di Nanni Balestrini
regia Antonio Syxty
aiuto regia Pietro De Pascalis
con Tiziano Eugenio Bertrand, Maria Caggianelli Villani, Eleonora Cicconi, Filippo Geri, Luciano Maggioni, Gaia Magni, Leo Merati, Susanna Russo, Gabriele Scarpino, Claudia Veronesi, Alessandra Viganò, Nicole Zanin
disegno luci e video Fulvio Melli
staff tecico Ahmad Shalabi, Marco Meola
scene Guido Buganza
costumi Giulia Giovanelli
foto di scena Angelo Redaelli
direzione di produzione Elisa Mondadori
si ringrazia Francesco Tagliabue
in scena al Teatro MTM – Sala Litta di Milano fino al 19 marzo.
Grandissimo spettacolo di prim’ordine. da vedere e rivedere. Scenografia splendida e grande coinvolgimento . Sembrava un ritorno al living Theatre
Bellissima recensione. Grazie mille sig Tomeo.
Eccellente recensione. Grazie, sig. Tomeo.