Siamo il risultato di un tessuto sociale che spesso non ci piace, ma che ci condiziona. Siamo spesso in lotta tra quello che è moralmente giusto, o che agli occhi della società sembra tale, e quello che sarebbe giusto per noi. Ci troviamo spesso a dover essere la continuazione dei sogni frustrati dei nostri genitori; ci ritroviamo a dover rispondere a delle aspettative su di noi che non sono quelle che noi avremmo deciso per noi.
Siamo bambini condizionati dai desideri altrui: ci dicono cosa fare, cosa dire, come esprimerci, ci buttano addosso i loro sogni per noi, o, forse, quelli che avevano per sé.
Non ci preparano alla nostra vita, ma a vivere la loro (intendiamoci non è sempre così, spesso ci sono persone a cui è permesso essere se stessi e inseguire i propri sogni e i cui genitori svolgono la funzione di guida e non di “padroni”; io, per fortuna, ho avuto genitori così. Poi non sarò arrivato chissà dove, ma ho potuto sempre, laddove possibile, sperimentare i miei percorsi).
Perché? E’ giusto tutto questo? Tralasciando il periodo adolescenziale, nel quale siamo inevitabilmente contro tutto e tutti, in lotta contro il mondo e in contrasto con la famiglia perché sembra inscritto nel nostro DNA, diventiamo adulti e ci formiamo un carattere e una forma mentale che, però, sono anche il frutto di come abbiamo vissuto questi contrasti e di quanto “i grandi” siano riusciti ad indicarci una strada per capirli, se non superarli.
Ci troviamo spesso ad essere come tanti “Tebaldi”, abbandonati a noi stessi, senza nessuno che ci mostri il cammino corretto, che ci presenti un percorso alternativo, che provi a spiegarci cosa è giusto e perché e cosa è sbagliato e perché.
Non dobbiamo però per forza diventare tutti come lui; non dobbiamo necessariamente covare odio, risentimento e rancore. Possiamo aver vissuto le esperienze per noi più dolorose, possiamo aver sperimentato l’abbandono, la frustrazione dei nostri ideali, potremmo aver dovuto rinunciare ai nostri sogni, ma, oggi, da adulti, abbiamo tutti gli strumenti per metabolizzare, per capire perché certe cose siano avvenute, per analizzare il nostro vissuto e capire perché siamo così. Se non ci piacciamo, se non ci piace la nostra vita, abbiamo la possibilità di provare a cambiarla, cambiando prima noi stessi.
Dobbiamo sempre partire da noi, da quello che siamo stati, da quello che siamo per provare a diventare quello che vorremmo essere. Io dico sempre che dobbiamo centrarci.
Entrare in noi stessi e vedere tutto quello che ci piace, ma, soprattutto, quello che non ci piace e accettarlo, convivendoci serenamente, oppure tentare di cambiarlo. Solo una volta che abbiamo trovato il nostro centro possiamo presentarci al mondo avanzando delle pretese, perché siamo consapevoli del nostro valore e di quello che al mondo possiamo dare.
Là fuori c’è una società che non fa sconti; non sta ad aspettare noi; ma ci sono anche persone pronte ad aiutarci, a tenderci una mano, a dirci che stiamo facendo la cosa giusta oppure a correggerci perché stiamo commettendo un passo falso.
“Non ho colpa, m’hanno costretto a dire sì (…) io non ho avuto scelta mai (…) l’infanzia è un’agonia se un dio non c’è, hanno rubato qui nel cuore mio”.
Possiamo decidere di essere tanti “Tebaldi”, annientare noi stessi ed uccidere il mondo dentro e intorno a noi, oppure essere degli eroi, semplicemente avendo il coraggio di vivere la nostra vita e provare a cambiare quello che non ci piace.
Non parlo di riuscire a farlo, ma di provare. Il tentativo, lo sforzo, l’intenzione, a volte, sono più importanti del successo, perché spesso questo non è dovuto solo alle nostre buone intenzioni e ai nostri sforzi, ma anche a circostanze esterne che non sono da noi controllabili.
Chi vive la propria vita secondo le proprie intenzioni per me è un eroe.
Allora forza, un bel respiro, testa alta e prepariamoci a vivere la nostra vita!!!!
In bocca al lupo a tutti noi!