arlecchino

Arlecchino servitore di due padroni

Teatro Argentina

21 febbraio 2020

 

La commedia giocosa di Goldoni risuona contemporanea con Binasco, che gioca seriamente con la commedia dell’arte e ne fa una commedia all’italiana intelligente, pungente, sagace e divertente. I personaggi non sono più maschere, ma uomini e donne che vivono, felici e disgraziati, come felice e disgraziata è la vita.

Siamo a Venezia, a casa del sig. Pantalone. Clarice, sua figlia, e Silvio, figlio di un medico, si stanno scambiando la promessa di matrimonio. Lei era promessa a Federigo Rasponi, ma egli è stato ucciso a Torino, così Clarice è libera di poter sposare il giovane che ama e da cui è ricambiata. Improvvisamente arriva a casa del sig. Pantalone Arlecchino, il servitore di quel Federigo Rasponi che si credeva morto, annunciando che il suo padrone è in attesa di essere ricevuto. La notizia crea scompiglio. In realtà quel Federigo Rasponi è sua sorella, Beatrice, che, presa l’identità del fratello, realmente defunto, è giunta a Venezia per cercare il suo amato, Florindo Aretusi, fuggito da Torino dopo aver assassinato Federigo.

La trama si complica maggiormente quando Arlecchino si mette in segreto al servizio di un secondo padrone, che è proprio quel Florindo Aretusi di cui Beatrice è in cerca. Per poter servire contemporaneamente i due padroni, senza che nessuno dei due se ne accorga, Arlecchino escogiterà trucchi e inganni innocenti,  in una serie rocambolesca di equivoci e fraintendimenti che coinvolgeranno tutti i personaggi e le cui conseguenze potrebbero essere disastrose.

L’Arlecchino di Goldoni è un uomo misero, sempre affamato. E’ sciocco e astuto allo stesso tempo: sciocco nelle iniziative e nelle soluzioni che adotta per i propri inganni e astuto nel tentare le vie che soddisfino i propri bisogni.

La commedia di Goldoni, giocosa e poco rispettosa del verosimile, in Binasco si fa gioco serio e verosimile. Arlecchino, una delle maschere principali della commedia dell’arte, toglie il costume colorato e si fa personaggio, uomo. Dei rombi restano solo i segni delle frustate.

Mentre al centro della commedia di Goldoni c’è Arlecchino, nello spettacolo di Binasco i personaggi sono tutti protagonisti. Tolti i lazzi e gli equivoci, al centro ci sono le relazioni. I personaggi dimostrano una propria umanità: gli innamorati Clarice e Silvio; la disperata Beatrice, costretta a vestire i panni del fratello per riscuotere ciò che a lui spettava e trovare il suo amato; l’orgoglio e la dignità dei borghesi; la vita solitaria della cameriera Smeraldina; il rapporto tra padri e figli. Lo stesso Arlecchino è un povero disgraziato mosso dal desiderio di un misero riscatto sociale, avere due salari.

La Venezia rappresentata da Binasco non è quella del Canaletto, bensì una Venezia più moderna, in cui il tempo passato ha lasciato dei profondi segni, sbiadendone un po’ i contorni, come si potrebbe evincere dai lunghi drappi scoloriti che scendono dall’alto e ricordano antichi fasti.

Arlecchino servitore di due padroni di Binasco è uno spettacolo corale interpretato da un bellissimo e affiatato cast.

Natalino Balasso dona corpo e spirito ad Arlecchino: i giochi, gli inganni, gli equivoci e le battute funzionano bene grazie alla prontezza di spirito, al brio e quell’espressività a volte dolente, altre imbarazzata.

Il forte contraltare di Arlecchino/Balasso è Elisabetta Mazzullo, strepitosa nel ruolo di Beatrice che a sua volta interpreta il ruolo en travesti di Federigo. In fin dei conti anche il suo personaggio è doppio, un po’ come Arlecchino,  ma in Beatrice ci sono pianificazione, ingegno, passione e sentimento, tutti caratteri che la Mazzullo sa ben fare propri e interpretare. Beatrice non smette mai di essere donna anche se travestita: disprezza il suo inganno nei confronti di Clarice; rifugge la violenza delle punizioni verso Arlecchino. E’ un’anima buona, disperata e innamorata.

Fabrizio Contri e Michele Di Mauro creano bellissime dinamiche nell’incontro e scontro dei propri personaggi. Di Mauro è poi una presenza solida per tutto il resto dello spettacolo con guizzi spiazzanti ed esilaranti.

Elena Gigliotti usa le corde giuste per il personaggio di Clarice in lotta tra la sua devozione e obbedienza di figlia e il suo desiderio di autodeterminarsi, essendo pronta a rinunciare all’amore in nome del rispetto.

Molto bello anche il personaggio di Smeraldina, ottimamente interpretata da Carolina Leporatti, giustissima per sguardo, postura e pause e al cui personaggio vengono fatte dire parole quanto mai attuali sul giudizio sociale in merito alle differenze tra uomo e donna in fatto di fedeltà (“delle donne si dice, gli uomini fanno”).

Completano il cast i bravissimi Denis Fasolo (Silvio), Gianmaria Martini (Florindo) e Ivan Zerbinati, che in questa replica ha interpretato anche il ruolo del secondo servitore, in sostituzione di Lucio De Francesco che risultava indisponibile per problemi di salute.

Dell’ottima regia di Valerio Binasco si sono già evidenziati molti elementi. Si può sottolineare ancora la sua capacità di mettere in luce l’umanità e i sentimenti, la malinconia e la tenerezza insieme all’ilarità. Una regia, la sua, che va verso gli attori, che li serve.

Arlecchino servitore di due padroni

Di Carlo Goldoni

Regia Valerio Binasco

Con (in o. a.) Natalino Balasso, Fabrizio Contri, Michele Di Mauro, Lucio De Francesco, Denis Fasolo, Elena Gigliotti, Carolina Leporatti, Gianmaria Martini, Elisabetta Mazzullo, Ivan Zerbinati

Scene Guido Fiorato

Costumi Sandra Cardini

Luci Pasquale Mari

Musiche Arturo Annecchino

Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

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