Alcazar è un bellissimo testo di Gianni Clementi, una commedia amara, brillante e originale, che diverte tantissimo restando molto seria, interpretata da attori di grandissimo talento.
Ciò che colpisce subito è il testo: molto bello e ben curato, ha qualcosa da dire e lo fa con un linguaggio diretto, coinvolgente, divertente ed emotivo e dialoghi brillanti e intelligenti.
Uno dei più grandi pregi di questo lavoro, inoltre, è la presenza contemporanea dei due generi drammaturgici, commedia e tragedia, in perfetto equilibrio tra di loro.
Siamo a Roma; è il 1943. Sullo sfondo della seconda guerra mondiale, mentre i tedeschi diffondono il terrore e deportano numerosissimi prigionieri, una piccola compagnia di varietà di terz’ordine cerca di resistere alla grande crisi allestendo un nuovo spettacolo con l’intenzione di portarlo in tournée.
La compagnia è composta da due ballerine, non più giovanissime e in continua competizione, Iris e Carmen; Costantino, l’improvvisato impresario, nonché produttore e capocomico che cerca di portare avanti a tutti i costi la compagnia nonostante le enormi difficoltà; Mariuccia, sua figlia, sarta e factotum della compagnia, ragazza forte e introversa, resa dura da una limitazione fisica importante; Saverio, un ballerino di cui Carmen è innamorata, ma che sembra avere altri gusti.
Alla compagnia si uniscono poi Ernesto, un uomo caduto in miseria come tanti in quegli anni, che tenta di sfamarsi con un piccolo ingaggio da comico pur non essendone all’altezza e Umberto, un operaio “incarca serci” improvvisatosi ballerino per l’occasione che dovrà fare coppia con la capricciosa Iris.
La strampalata compagnia si riunirà a provare in rifugio antiaereo: fra un bombardamento e l’altro, mentre da fuori arrivano notizie di uomini picchiati, imprigionati e uccisi, i protagonisti si ritroveranno a preparare uno spettacolo che non sembra decollare, tra ripicche, discussioni, gelosie, ma anche divertentissime gag.
Fuori è la guerra, i tedeschi diventano sempre più crudeli, i bombardamenti sempre più fitti, gli atti di violenza sempre più frequenti; la fame è stremante ormai. Eppure loro fanno di tutto per resistere; preparare questo spettacolo diventa per loro l’unico modo per non pensare all’orrore e al dolore della guerra.
Il teatro Alcazar diventa così fortezza (come nel suo significato in spagnolo): il luogo dove questo gruppo di disperati trova rifugio e dove esorcizza la morte tra lunghe prove, passi di ballo che non tornano e monologhi comici che non fanno ridere. In quel luogo, la morte non può entrare.
L’intera opera è caratterizzata da un’incredibile alternanza simmetrica di elementi comici e drammatici. Nel primo atto il tessuto narrativo si basa sul linguaggio della commedia, con ariosi momenti di divertimento intervallati da attimi di tenerezza e riflessione, invece, nel secondo atto, la situazione si ribalta, con una preponderanza di elementi drammatici interrotti ogni tanto da momenti di fuga divertenti. Qui, però ci troviamo di fronte ad un impianto drammatico in cui la battuta non è più risata, ma amara ironia, sarcastica risposta alla consapevolezza di una orribile realtà.
Lo spettacolo è di grande impatto emotivo: molto divertente, vira poi verso elementi cupi con grande intensità offrendo molti spunti di riflessione.
Gli attori sono tutti di incredibile bravura e dimostrano una grandissima presenza scenica e tempi teatrali perfetti.
Gianfranco D’Angelo è un fuoriclasse; padrone della scena, dà dimostrazione di una grandissima professionalità e rende onore ad una certa vecchia scuola di teatro che è una fortuna e un piacere ritrovare; un grandissimo mattatore, uno showman, ma anche un attore drammatico di grande impatto. Il suo personaggio, Costantino, è grande e possiede molte sfumature: è un uomo d’affari e anche un padre e si impegna con la stessa forza per salvare lavoro e famiglia, perché, in fondo, le due cose per lui coincidono. Gianfranco è preciso, efficace e incisivo, oltre che molto divertente.
Patrizia Pellegrino, è calata perfettamente nel suo ruolo che, dapprima frivolo e leggero, acquista col passare del tempo, drammaticità e spessore. Prende il personaggio di Iris e lo porta nel suo mondo riempiendolo di colore grazie anche alla sua napoletanità. L’evoluzione del suo personaggio verso il drammatico è molto intensa.
Michele Gammino è un grande caratterista; con enorme abilità e tecnica interpreta Ernesto, un attore comico che non fa ridere e lo fa con grande trasporto e coinvolgimento. Il suo modo di caratterizzare il personaggio è molto alla Gassman, con effetti molto divertenti.
Bellissima interpretazione per Simona D’Angelo, perfettamente a suo agio nei panni di Carmen: i battibecchi del suo personaggio con Iris sono davvero divertenti e assai precisi per tempo e ritmo. Il suo personaggio corre parallelo a quello di Patrizia, mantenendo comunque una forte individualità, per poi avvicinarsi maggiormente ad esso nel culmine del dramma.
Bravissimi anche gli altri due protagonisti maschili, Massimiliano Pazzaglia e Giuliano Calandra, rispettivamente Saverio e Umberto; loro rappresentano alcuni dei momenti di fuga più divertenti e leggeri, offrendo una squarcio di tenerezza.
Per concludere, Ramona Gargano: semplicemente splendida nei panni della dura Mariuccia, ragazza offesa nel corpo e nell’anima. L’interpretazione di Ramona è marcata ed energica, eppure calibrata; mai eccessiva, rimane molto realistica. Mariuccia è un personaggio difficile perché rappresenta una ragazza difficile, dura: una ragazza che ha sofferto e che lotta, di nascosto, per il proprio paese con coraggio. Un personaggio bello, forte e ricco di sfumature interpretato da Ramona con passione e trasporto, ma senza eccesso, con gesto fermo e piglio severo: lo sguardo accusatore, quel suo continuare a cucire nonostante tutto intorno e dentro sia caos e rabbia, quel passo infermo, ma deciso, dietro il quale non ci si nasconde e che invita ogni giorno al coraggio. Un’interpretazione drammatica toccante.
Non si deve dimenticare, però, che lo spettacolo è anche davvero molto divertente, soprattutto nella prima parte; di questo credo si debba dare anche merito all’ottima regia di Luca Pizzurro, il quale è riuscito a far scorrere la rappresentazione da un genere all’altro con continuità, senza cesure.
Alcazar è uno spettacolo bellissimo che regala tante risate genuine e grandissime emozioni; mi sono rimaste nel cuore due scene, quella delle prove sotto i bombardamenti e la scena finale: toccanti ed emozionanti, rappresentano due momenti di poesia.
Anche dal punto di vista tecnico è uno spettacolo che funziona benissimo: luci, scenografia e costumi sono tutti perfettamente in tema e funzionali.
Alcazar è uno spettacolo che meriterebbe di girare l’Italia e di essere visto da milioni di persone: invece pare che, dopo Roma, farà solo quattro giorni a Napoli: questo è un vero peccato.
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