
Intervista ad Alessandro Longobardi – Teatro e Coronavirus
Le domande e le risposte presenti in questa intervista sono immediatamente successive alla firma del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 4 marzo. La presente intervista è stata completata il 7 marzo 2020. Ha subito un aggiornamento in corsa a seguito del nuovo decreto dell’8 marzo 2020 in cui si decide la sospensione degli “spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali (…)” (art. 2, lettera b).
Aveva già provocato una stato di prostrazione il nuovo decreto governativo del 4 marzo 2020, a firma del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro della Salute, che imponeva la sospensione degli eventi teatrali salvo che non si rispettassero determinate regole, tra cui la distanza di sicurezza interpersonale di almeno 1 metro (che a teatro va intesa come metro quadro, un metro per ogni lato). Questa misura drastica si era resa necessaria per l’evolversi della situazione epidemiologica legata al Coronavirus che sta mettendo in ginocchio il mondo intero. Una misura pesantissima per il mondo del teatro se consideriamo che il decreto era valido fino al 3 aprile 2020.
Ho intervistato a tal proposito Alessandro Longobardi, Direttore artistico del Teatro Brancaccio, Teatro Brancaccino, Sala Umberto e Spazio Diamante (tutte prestigiose sale di Roma) e Presidente di OTI – officine del teatro italiano, un centro di produzione e organizzazione teatrale.
Alessandro, la situazione che sta attraversando tutto il teatro italiano è drammatica se non tragica. Con quale animo hai appreso la decisione del Governo?
Da cittadino e da professionista del settore artistico, come avevi giudicato la decisione di sospendere tutte le attività teatrali fino al 3 aprile 2020?
Alla luce del nuovo decreto che da oggi impone la sospensione degli “spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali (…)” (art. 2, lettera b)., perché non era attuabile nei teatri l’indicazione del Governo di mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro?
Già prima che tutto questo accadesse il Teatro non godeva certo di buona salute. Le tue Sale, che da anni offrono al pubblico romano spettacoli di qualità e sono gestite con competenza, professionalità, garbo ed eleganza, non hanno mai ricevuto alcun fondo pubblico. Vogliamo far luce sulla situazione come era prima di questo decreto?
1) esiste il teatro pubblico il cui costo è interamente a carico del soggetto pubblico; 2) il teatro privato sostenuto in varie forme da norme che regolano l’erogazione di fondi pubblici al teatro; 3) il teatro Privato…di tutto. Tutti svolgono attività culturale di interesse pubblico, ma il trattamento è disomogeneo. Noi ahimè, apparteniamo al terzo gruppo e sono 20 anni che combattiamo per non affondare. Il botteghino è il nostro riferimento oltre alla vendita delle recite in tournée. Ci reggiamo sul cash-flow e un fermo di questo genere mette seriamente a rischio la continuità dell’attività. Ho sempre amato e rispettato tutti coloro che lavorano in teatro perché sono realmente appassionati e nessuno pensa prima al denaro, anzi spesso si opera con corrispettivi minimi. Considerato che il teatro è anche un lavoro stagionale e quando perdi marzo e aprile di certo non si recupera, siamo nei guai seri. È urgentissimo avere un provvedimento che garantisca accesso al credito per fronteggiare le esigenze di breve periodo e la sospensione di oneri come tasse comunali, oneri sociali, Siae, Iva, oltre agli ammortizzatori sociali per personale dipendente e non del settore, aggiungo tutti i fornitori di servizi ad esempio i trasportatori teatrali che sono paralizzati dal blocco delle tournée. Insomma oggi siamo sull’orlo del baratro o forse già con piede nella fossa, salvo immediato intervento di sostegno economico del Governo.
Ora chi penserà al sostentamento di tutti i lavoratori dello Spettacolo dal Vivo?
(Oggi, 8 marzo 2020, alle ore 14.00 ci sarà un nuovo incontro con AGIS -n.d.r.)
Cosa sarebbe auspicabile che il Governo facesse?
Sarà sufficiente riprogrammare gli spettacoli?
Non siamo in grado di fare previsioni, ma quali pensi saranno le conseguenze a breve termine e quali quelle a lungo termine?
Quando tutto questo sarà finito, cosa aspetterà a tutti i lavoratori del settore?
Ringrazio infinitamente Alessandro Longobardi per il tempo e l’attenzione dedicati a questa intervista in un momento di agitazione, confusione e continuo mutamento come quello che sta vivendo tutta l’Italia.
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