COMUNICATO STAMPA
13 LUGLIO – 24 SETTEMBRE
TORNA IL TEATRO SHAKESPEARIANO
con l’Arena Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti 2023
e la Direzione Artistica di Nicola Piovani
GLOBE ARENA – STAGIONE SALVATA!
Roma, 6 luglio 2023 – Torna il Teatro Shakespeariano a Roma. Nel ventennale del “Silvano Toti Globe Theatre” l’Amministrazione Capitolina, per dare continuità alla programmazione e al valore della proposta unica del teatro inglese a Roma, valorizzandone il legame con l’inestimabile paesaggio di Villa Borghese, ha stanziato un contributo straordinario per la stagione 2023, sostenendo il progetto “Arena Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti 2023”.
Il programma, approvato da una deliberazione della Giunta Capitolina della settimana scorsa, prevede spettacoli all’aperto, in una struttura provvisoria adiacente lo storico Globe Theatre della città di Roma, ancora sotto sequestro e quindi inagibile dopo l’incidente dello scorso anno.
GLOBE ARENA
La nuova struttura all’interno di Villa Borghese accoglierà la programmazione, che avrà luogo dal 13 luglio al 24 settembre, con vari titoli della tradizione del teatro shakespeariano, che consentiranno a romani e turisti di godere di un ampio cartellone teatrale, garantendo al tempo stesso il lavoro delle oltre 150 persone, tra attori e maestranze, coinvolte nelle stagioni del Globe.
Il progetto fa capo alla stessa società Politeama che si è occupata fino ad oggi della programmazione del Globe Theatre. Fondata e diretta da Gigi Proietti fino alla sua morte, la società oggi è amministrata da Sagitta Alter, Susanna e Carlotta Proietti, ed è sotto la direzione artistica del maestro Premio Oscar Nicola Piovani.
Continua anche la collaborazione del Globe con l’Università Roma Tre e il Dipartimento di Lingue Letterature e Culture Straniere che dal 2020 ospita l’“Archivio Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti” e svolge un’attività di divulgazione e sviluppo delle audience teatrali presso le scuole romane e laziali. In questo percorso si inserisce la seconda edizione dei Globe Talks a cura di Maddalena Pennacchia, direttrice dell’Archivio: si tratta di conversazioni che precedono gli spettacoli aperte a chiunque voglia sapere di più sulle opere messe in scena. I Globe Talks sono anche un podcast di Roma Tre Radio, coprodotto con Politeama Srl e curato da Marta Perrotta e Oriella Esposito.
“Abbiamo voluto anche quest’anno sostenere la stagione estiva del Globe Theatre – ha dichiarato l’Assessore alla Cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor – per dare continuità a una realtà molto amata dai romani e seguita soprattutto dai più giovani, in attesa della definizione della situazione e del futuro della struttura del teatro. Si tratta di una realtà consolidata e proprio nel ventennale della sua apertura non poteva mancare a Roma l’appuntamento estivo con il teatro di Shakespeare e la straordinaria esperienza del Globe Theatre”.
GLOBE ARENA
Per la celebrazione del ventennale verranno proposti alcuni dei titoli di maggiore successo del repertorio shakespeariano che consentiranno al pubblico di godere di un’occasione di cultura e di incontro nella cornice più suggestiva delle notti romane.
GLOBE ARENA
PROGRAMMA 2023
Gigi Proietti Globe Arena Silvano Toti
Dal 13 al 30 luglio ore 21.00 (da mercoledì a domenica)
MOLTO RUMORE PER NULLA
Regia di Loredana Scaramella
Traduzione e adattamento Loredana Scaramella
Prodotto da Politeama s.r.l.
Dal 2 al 6 agosto ore 21.00 (da mercoledì a domenica)
LA TEMPESTA
Regia di Andrea Lucchetta
Supervisione di Arturo Cirillo
Traduzione e adattamento Eduardo De Filippo
Prodotto da Politeama s.r.l. e Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico
Dal 9 al 27 agosto, ore 21.00 (da mercoledì a domenica)
IL SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
Regia di Riccardo Cavallo
Traduzione Simonetta Traversetti
Produzione Politeama s.r.l.
Dal 31 agosto al 17 settembre (da mercoledì a domenica)
Ore 21:00 da mercoledì a venerdì
Ore 18:30 sabato e domenica
GLOBE ARENA
OTELLO
Regia di Marco Carniti
Traduzione e adattamento Marco Carniti
Produzione Politeama s.r.l.
Dal 20 al 24 settembre (da mercoledì a domenica)
Ore 21:00 da mercoledì a venerdì
Ore 18:30 sabato e domenica
VENERE E ADONE
Regia di Daniele Salvo
Traduzione e adattamento Daniele Salvo
Produzione Politeama s.r.l.
AROUND SHAKESPEARE
(lunedì e martedì)
17-18 luglio ore 21.00
24 – 25 luglio ore 21.00
GLOBE ARENA
SONETTI D’AMORE
Regia Melania Giglio
Traduzione e adattamento Alfonso Veneroso e Melania Giglio
Produzione Politeama s.r.l.
21-22 agosto ore 21.00
4-5 settembre ore 21.00
11-12 settembre ore 21.00
IL CASO SHAKESPEARE
Regia Marco Simeoli
Testo di Claudio Pallottini
Produzione Politeama s.r.l.
GLOBE ARENA
INSERIRE GLOBE TALKS NELLE DATE CHE STABILIREMO…
SCHEDA INFO
STAGIONE 2023 DELL’ARENA GLOBE
Dove
Roma, Viale Pietro Canonica, 00197, Villa Borghese
Quando
13 luglio – 24 settembre
Produzione
Politeama Srl
Organizzatore Generale
Alessandro Fioroni
Prevendita online
www.ticketone.it
Dal 13 al 30 luglio ore 21.00 (da mercoledì a domenica)
MOLTO RUMORE PER NULLA
Regia di Loredana Scaramella
Traduzione e adattamento Loredana Scaramella
Prodotto da Politeama s.r.l.
BENEDETTO: “Quale è stato il primo dei miei difetti per il quale ti sei innamorata di me?”
BEATRICE: “Per tutti quanti insieme. Perché hanno organizzato una compagine così perfetta da impedire anche ad una sola qualità di insinuarsi tra loro.” Atto V, 2
GLOBE ARENA
TRA IL BACO E LA FARFALLA
Uno dei sapori più dolci del teatro è nella ripetizione: il medesimo testo, col passare del tempo, ci si mostra cambiato. È un’esperienza perturbante guardare con occhi nuovi un oggetto conosciuto ma apre lo sguardo su orizzonti più vasti. Accanto ai temi che ci hanno appassionato, ne scorgiamo di nuovi. Ed è stimolante l’idea di affrontare questo viaggio con un gruppo di attori diverso, con una compagnia nata dagli incontri favoriti in questi anni dalle stagioni del Globe.
Ecco il perché di una nuova versione di questa commedia che mi appare oggi come una riflessione molto brillante e ludica sul tema della crisi intesa come tempo della metamorfosi, su come un ostacolo, una difficoltà, possa trasformarsi in un’occasione di crescita personale e collettiva. Abbandonare abitudini e convinzioni ormai inadatte alle nostre vere esigenze è una necessità ed un’azione da intraprendere con coraggio, e anche con un po’ di umorismo, per avviare una rinascita della nostra società. “Molto rumore per nulla” è una favola illuminante sul potere della parola, una commedia invasa da una gioia luminosa resa ancora più accecante da una lama d’ombra che per alcuni istanti l’attraversa. Il titolo racchiude tutti i sensi della storia e li nasconde proprio in quel “nothing” apparentemente inoffensivo. “Nulla” come un basso continuo contrapposto al suono di troppe parole, alla frenesia che spinge gli uomini ad amare, giocare, desiderare, combattere.
Questa agitazione, che ha la sua sintesi nell’eccitazione sessuale, esplode in una casa ospitale piena di balli e di feste, d’estate, nella assolata Sicilia, un luogo che per Shakespeare certo significava esotismo e sensualità e che noi spostiamo in un Salento ideale, illuminato da quello stesso sole che esaspera i contrasti della scacchiera di corredi stesi a sbiancare, mentre dal parlato le voci prendono il volo per costruire richiami e canti che irrobustiscono il tessuto musicale già suggerito dal testo. E “nothing”, nella sua forma gergale antica, allude anche al sesso femminile, attorno al quale tanto rumore si scatena, e ci porta più vicino al tema centrale. Un gruppo di soldati torna dalla guerra ed invade lo spazio delle donne. È la fine della specificità dei generi: l’uomo guerriero, la donna custode del focolare. Finite le battaglie, la commedia racconta quello che sta nel mezzo, dopo la guerra e prima della pace, dopo il “separato” e prima dell’“unito”. Questo inter-regno è il tempo della parola, che si fa ponte tra due singoli mondi. È il maschile che cerca l’accordo col femminile. E “Molto rumore per nulla” racconta la rottura della membrana che divide i due stati, la lenta e difficile osmosi tra l’uno e l’altro.
Tra uomo e donna, giovinezza ed età adulta, ricerca di identità e assunzione di identità. Tra il baco e la farfalla. Benedetto e Beatrice, campioni dei rispettivi schieramenti, difendono strenuamente e con sfoggio di battute ironiche le loro autonome identità, come due adolescenti ostinati, lei attaccata al ruolo maschile che ha assunto, lui incapace di liberarsi dall’attrazione del cameratismo adolescenziale. Sono paralizzati da una paura che li rende comici. L’abbandonarsi alle emozioni potrebbe precipitarli su un terreno instabile che sconvolge il carattere, azzera ogni sistema di sicurezza e apre le porte ad una dimensione sconosciuta e incontrollabile. Beatrice è una donna insolita, una Queen Elizabeth in miniatura. Pur non essendo padrona di nulla, parla con libertà a stranieri, a uomini di potere, familiari e non. Tutto con lei si trasforma in motto di spirito, forgiato in una lingua paragonabile solo a quella di Benedetto, brillante e impertinente. Comportamento in genere condannato in una donna ma in lei accettato in virtù del suo essere casta, vergine e comica.
Ogni battuta di spirito va però a rafforzare la robusta corazza che nega il suo corpo e che nasconde dietro la goffaggine, le risate e lo scintillio delle parole la sua delicatissima parte emotiva. Benedetto è la sua immagine gemella, un Peter Pan attratto da una donna che è un guerriero e che gli propone un rapporto in fondo rassicurante, molto simile a quello che è abituato ad avere con i compagni d’armi. Il grimaldello che incrina queste due casseforti d’amore è proprio lo stato di crisi, il momento della difficoltà in cui le maschere rassicuranti cadono e ci si trova a rischiare la caduta nel baratro. Quando le parole di Beatrice sono rese vane dalla menzogna dei malvagi e il suo senso di giustizia non trova mezzi per farsi valere, Benedetto diventa necessario, la sua virilità un valore. Solo un uomo può impugnare la spada per difendere la giustizia, ma la strada gliela insegna una donna che lo separa dal branco. E così il “buffone del Principe” si trasforma nel nuovo capo del palazzo, giovane, saggio e brillante.
Da zero si va a zero: i malvagi rimangono tali, chi oggi si ama si amava già ma con una coscienza diversa. In questo processo di svelamento e metamorfosi, tutti ci ritroviamo complici del tentativo di mettere a nudo, come in un gabinetto anatomico, i meccanismi del cambiamento e tutti siamo chiamati a spiare e valutare i rischi e l’eventuale bellezza dell’incontro con l’altro. Tutti, singolarmente e come corpo sociale, nascosti nella penombra del teatro, sospesi fra realtà e finzione, facciamo insieme prove di vulnerabilità. Sostenuti dalla gioia e dal coraggio e trascinati dalla musica, transitiamo dal baco alla farfalla.
Loredana Scaramella
Cast
Seconda guardia / Frate Francesco:
Donato Altomare
Margherita:
Lara Balbo
Ero:
Mimosa Campironi
Don Pedro:
Federigo Ceci
Borracio:
Alessandro Federico
Antonio / giudice:
Roberto Mantovani
Don Juan / Sorba:
Matteo Milani
Leonato:
Giovanni Moschella
Beatrice:
Barbara Moselli
Corrado:
Ivan Olivieri
Orsola:
Loredana Piedimonte
Corniolo / Baldassarre:
Carlo Ragone
Benedetto:
Mauro Santopietro
Prima guardia:
Federico Tolardo
Claudio:
Matteo Vignati
Trio William Kemp:
Antonio Pappadà:
Chitarra
Mario Puorro:
Percussioni
Felice Zaccheo:
Mandolino/Liuto
Regia:
Loredana Scaramella
Traduzione e adattamento:
Loredana Scaramella e Mauro Santopietro
Maestro movimenti di scena:
Alberto Bellandi
Musiche a cura di:
Antonio Pappadà
Costumi:
Susanna Proietti
Direzione tecnica:
Stefano Cianfichi
Disegno luci:Umile Vainieri
Disegno audio:
Daniele Patriarca
Scene:
Fabiana Di Marco
Assistenti alla regia:
Francesca Visicaro
17-18 luglio ore 21.00, 24 – 25 luglio ore 21.00
GLOBE ARENA
SONETTI D’AMORE
Regia Melania Giglio
Traduzione e adattamento Alfonso Veneroso e Melania Giglio
Produzione Politeama s.r.l.
Samuel Coleridge definì Shakespeare “An androgynous mind”, una mente androgina. In effetti, nessuno come lui ha saputo parlare d’amore accogliendo in sé il maschile e il femminile, la passione carnale e la sublimazione, la vita e la morte. Basti pensare al fatto che i primi 126 sonetti sono dedicati al fair youth, un giovane ambiguo e narciso di sesso maschile, con ogni probabilità identificabile con Henry Wriothesley, terzo conte di Southampton, patrono e mecenate di Shakespeare; mentre i sonetti dal 127 al 154 hanno come loro fulcro una misteriosa Dark Lady, quasi certamente la tenutaria di un bordello londinese frequentato dal Poeta. Qual è la natura dell’amore? Qual è il confine tra amore e amicizia? In che cosa differiscono l’amore passionale e quello ideale? Quando possiamo parlare di affinità elettive? Shakespeare nei suoi sonetti indaga tutti i possibili aspetti dell’amore. E l’amore stesso diviene così lo strumento d’eccellenza per conoscere se’ stessi, l’altro, il mondo, la poesia, la bellezza e la caducità. Il poeta è testimone instancabile di un mondo che non c’è più, una realtà costruita con dedizione, fede, potenza espressiva, serietà, competenza e valori indiscutibili. Nella stanza dell’immaginario del grande poeta ci si può anche smarrire. Là ci sono pochi oggetti, lo spazio è denso, percorso da sussurri e voci dimenticate, memorie di antiche interpretazioni, ombre in transito e riflessi di luce abbaglianti. Il poeta frequenta il futuro nella vita di ogni giorno, si batte per la verità, cade in deliquio, trema, sviene per un istante e in quell’istante elabora universi, sogna l’infinito e tenta di decifrarne la grammatica. Così è la scrittura di Shakespeare, scrittura “vivente”, tracciata nell’inconscio dei suoi interpreti. Così è la sua Poesia. Questo viaggiatore dell’illusione e del sogno parla una lingua di cristallo, si misura con ogni possibile realtà, con ogni forma di tradimento e, come dal fondo di un pozzo, si affanna a parlare a tutti gli uomini ancora “vivi”, ancora innamorati …. La stanza che ospita quest’uomo e le ombre che lo accompagnano, ha grandi pareti di fumo che soffrono dell’instabilità propria dei sogni e quindi mutano continuamente. Proprio perché è “strumento divino”, proprio perché dialoga con gli angeli, il Poeta non deve solo divertirci, ma ha la possibilità di aiutarci a ritrovare la nostra grazia, la nostra innocenza, a lungo vagheggiata e rimpianta, cancellata inesorabilmente dal cinismo e dalla superficialità della nostra vita quotidiana.
Cast
William Shakespeare:
Simone Ciampi
La sua Musa:
Melania Giglio
Il Conte di Southampton:
Sebastian Gimelli Morosinì
Dark Lady:
Francesca Maria
Regia:
Melania Giglio
Traduzione e adattamento:
Alfonso Veneroso
Costumi:
Susanna Proietti
Direzione tecnica:
Stefano Cianfichi
Disegno luci:
Umile Vainieri
Disegno audio:
Daniele Patriarca
Dal 2 al 6 Agosto, ore 21.00 (da mercoledì a domenica)
GLOBE ARENA
LA TEMPESTA
Regia di Andrea Lucchetta
Supervisione di Arturo Cirillo
Traduzione e adattamento Eduardo De Filippo
Prodotto da Politeama s.r.l. e Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico
“La tempesta nella versione di Eduardo de Filippo”, un poeta, a suo modo, che oltre che tradurre Shakespeare in napoletano, lo ha anche reinventato con la forza e la bellezza della sua lingua. Questo capolavoro sarà messo a disposizione (per gentile concessione degli eredi del grandissimo attore e drammaturgo napoletano) di un giovane regista campano, Andrea Lucchetta, allievo del corso biennale dell’Accademia Nazionale Silvio D’Amico di Roma e i suoi giovani compagni di scena, allievi ed ex allievi sempre dell’Accademia, che avranno l’emozione di recitare per la prima volta questa versione. Si ricorda infatti che esiste una registrazione sonora dove il grande Eduardo faceva tutte le voci, per le marionette dei Fratelli Colla, e quella è stata l’unica trasposizione scenica che si è avuta finora di questa traduzione, per una sfida sotto il segno dell’invenzione. Come infondo è una invenzione la stessa isola di Prospero, e come in fondo sempre dovrebbe esserlo il teatro.
Arturo Cirillo
Cast
Ariele:
Anna Bisciari
Ferdinando:
Jacopo Carta
Gonzalo:
Doriana Costanzo
Antonio:
Alessio Del Mastro
Calibano:
Vincenzo Grassi
Trinculo:
Federico Nardoni
Prospero:
Massimo Odierna
Alonso:
Eros Pascale
Stefano:
Fausto Peppe
Miranda:
Maria Vittoria Perillo
Sebastiano:
Marco Selvatico
Regia:
Andrea Lucchetta
Traduzione e adattamento:
Eduardo De Filippo
Supervisione:
M° Arturo Cirillo
Scene:
Dario Gessati
Costumi:
Nika Campisi
Musiche:
Elisabetta Serio
Luci:
Umile Vainieri
Assistente alla regia:
Enrico Torzillo
Direttore di scena:
Javier Delle Monache
Sarta: Forconi Valeria
Foto di scena: Manuela Giusto
Dal 9 al 27 agosto, ore 21.00 (da mercoledì a domenica)
GLOBE ARENA
Il SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
Regia di Riccardo Cavallo Traduzione Simonetta Traversetti
Produzione Politeama s.r.l.
La notte di mezz’estate è una notte magica e il titolo ne svela immediatamente l’atmosfera onirica, irreale anche se, come viene precisato, la notte in cui si svolge gran parte dell’azione è quella del calendimaggio, la celebrazione del risveglio della natura in primavera e non in estate. È comunque l’augurio di un risveglio gioioso. Ma è davvero così? Tre mondi si contrappongono: il mondo della realtà (quello di Teseo, Ippolita e della corte), il mondo della realtà teatrale (gli artigiani che si preparano alla rappresentazione) e il mondo della fantasia (quello degli spiriti, delle ombre). Ma i sogni alle volte possono trasformarsi in incubi: il dissidio fra Oberon e Titania che rivela a un certo punto un terribile sconvolgimento nel corso stesso delle stagioni, il rapporto tra Teseo e Ippolita, il conquistatore e la sua preda, la brutalità di certi insulti che gli amanti si scambiano sotto l’influsso delle magie di Puck.
“Sogno di una notte di mezza estate”, scritta in occasione di un matrimonio, è come una serie di scatole cinesi. All’esterno dell’opera ci sono la sposa, lo sposo e il pubblico, all’interno le coppie, Teseo e Ippolita, Titania e Oberon e i quattro innamorati e nell’opera dentro l’opera, i teatranti, la vicenda di Piramo e Tisbe. In questo mondo stregato domina il capriccio, il dispotismo di Oberon che attraverso Puck gioca con i mortali e con Titania, per imporre il suo dominio. Si compie quindi su Titania quella violenza che Teseo compie su Ippolita e che Egeo vorrebbe compiere sulla figlia costringendola a un matrimonio che respinge. Si noti la sequenza degli scambi fra gli amanti. Si inizia con Ermia che ama Lisandro e con Elena che ama Demetrio, ma quest’ultimo con l’appoggio di Egeo, padre di lei, vuole invece conquistare Ermia. Si passa, attraverso l’intervento “magico” di Puck, al folle girotondo in cui Ermia insegue Lisandro, Lisandro Elena, Elena Demetrio e Demetrio Ermia. E non è finita. Perché Ermia, alla quale dapprincipio aspiravano entrambi i giovani, sarà abbandonata da tutti e due, innamorati ora di Elena, e solo nel quarto atto dopo un nuovo intervento di Puck, si avrà la conclusione in cui gli amanti formeranno davvero due coppie. La grandezza di Shakespeare sta nell’aver saputo coinvolgere tre mondi diversi, ciascuno con un suo distinto linguaggio: quello delle fate che alterna al verso sciolto, canzoni e filastrocche, quello degli amanti dominato dalle liriche d’amore e quello degli artigiani, nel quale la prosa di ogni giorno è interrotta dalla goffa parodia del verso aulico. Il mondo è folle e folle è l’amore. In questa grande follia della natura, l’attimo di felicità è breve. Un richiamo alla malinconia che accompagna tutta la vicenda.
Riccardo Cavallo
Cast
Nick, Chiappa:
Gerolamo Alchieri
Titania, Regina delle fate:
Claudia Balboni
Tassello:
Tommaso Cardarelli
Demetrio:
Raffaele Proietti / Sebastiano Colla
Elena:
Ughetta D’Onorascenzo
Teseo, Duca d’Atene:
Martino Duane
Ippolita, Regina delle Amazzoni:
Elisabetta Mandalari
Ermia:
Valentina Marziali
Filostrato:
Bruno Monico
Fata:
Cristina Noci
Tom, Beccuccio:
Claudio Pallottini
Lisandro, Innamorato di Ermia:
Marco Paparella
Puck:
Andrea Pirolli
Francis Ciufolo:
Roberto Stocchi/ Raffaele Proietti
Oberon, Re degli Elfi:
Carlo Ragone
Egeo, Padre di Ermia:
Alessio Sardelli
Peter Zappa:
Marco Simeoli
Regia:
Riccardo Cavallo
Traduzione e adattamento:
Simonetta Traversetti
Costumi:
Manola Romagnoli
Scene:
Silvia Caringi e Omar Toni
assistente alla regia:
Elisa Pavolini
Dal 31 agosto al 17 settembre (da mercoledì a domenica)
Ore 21:00 da mercoledì a venerdì
Ore 18:30 sabato e domenica
GLOBE ARENA
OTELLO
Regia di Marco Carniti
Traduzione e adattamento Marco Carniti
Produzione Politeama s.r.l.
IAGO:Il male al potere. Infezione, seduzione e possessione di Otello
Penso oggi a Otello come una tragedia totalmente moderna che esplora un dramma intimo, familiare. Una storia di violenza che si consuma tra le quattro mura di un ambiente domestico. Un dramma psicologico a tinte forti. Otello è un uomo profondamente solo, per cultura e per educazione militare. Una macchina da guerra che di fronte ai sentimenti si autodistrugge. Tutto gerarchie e disciplina, vive in un mondo i cui sentimenti sono messi sotto processo. Otello ha un crollo d’identità. Identità politica e culturale. Otello è nero? Cosa significa per noi oggi? Shakespeare parte da problematiche politiche e razziali per entrare nel labirinto della psicologia umana così da poter mettere luce sulla vera natura dell’anima. La parte oscura, che distrugge l’essere umano da dentro. La parte che non segue la ragione e che lascia all’intuito e all’istinto la soluzione finale. La parte animale che uccide la ragione.
Otello è una grande metafora sull’esistenza dell’uomo e della sua identità. La denuncia di una condizione di fragilità che porta alla perdita di sé e non lascia scampo per nessuno. Ma attenzione perché tutti siamo Otello. Il nero è in tutti noi. Tutti siamo vittime di una parte oscura di noi stessi che ci rende vulnerabili e autodistruttivi facendoci precipitare nel vuoto e nell’oscurità. Basta nulla per trasformare una roccia in polvere.
Basta nulla per far esplodere nell’uomo un “dubbio” che, come una coscienza parallela, lo frantuma facendolo precipitare nella schizofrenia.
Otello diventa vittima e complice al tempo stesso della sua autodistruzione seguendo un percorso da lui stesso approvato. Un disegno di morte improvvisato dalla mente di un abile politico che vuole riconquistare la sua centralità agli occhi del mondo: Jago. Uno “schiavo” che, come in un perfetto ingranaggio ad orologeria, pianifica la sua ribellione politica e sociale, incurante che la bomba da lui stesso costruita gli possa esplodere tra le mani.
Come un kamikaze dei nostri giorni che con sapienza chirurgica trova e dilata una frattura, un vuoto, una debolezza, già esistenti in ognuno dei personaggi della tragedia, facendoli precipitare nel caos politico e psicologico. Iago è la mente dell’opera e la macchina da lui costruita sarà un percorso obbligato per tutti i protagonisti e diventerà una trappola mortale anche per se stesso. Monta e smonta continuamente lo spazio scenico per modellarlo alle esigenze del suo piano diabolico delimitandolo con labirinti e cancelli come a formare un lungo corridoio, un imbuto capovolto, che via via restringe il campo d’azione isolando i personaggi e le singole scene come in frammenti cinematografici. Tutti sono marionette nelle mani di Iago e trionfa il suo genio.
Marco Carniti
Cast
Desdemona:
Maria Chiara Centorami
Bianca:
Antonella Civale
Othello:
Maurizio Donadoni
Doge Graziano:
Dario Guidi
Iago:
Gianluigi Fogacci
Ludovico:
Sebastian Gimelli Morosini
Montano 1° Senatore:
Matteo Milani
Cassio:
Massimo Nicolini
Roderigo:
Gigi Palla
Emilia:
Carlotta Proietti
Regia:
Marco Carniti
Traduzione e adattamento:
Marco Carniti
Musiche:
David Barittoni – Giacomo De Caterini
Costumi:
Maria Filippi
Direzione tecnica:
Stefano Cianfichi
Disegno luci:
Umile Vainieri
Disegno audio:
Daniele Patriarca
Aiuto regia:
Maria Stella Taccone – Oliviero Plazzi Marzotto
Scene:
Fabiana Di Marco
Coach vocale:
Francesca Della Monica
Performance musicale dal vivo:
Dario Guidi
21-22 agosto, 4-5 settembre, 11-12 settembre ore 21.00
GLOBE ARENA
IL CASO SHAKESPEARE SHOW
Regia Marco Simeoli
Testo di Claudio Pallottini
Produzione Politeama s.r.l.
Chi ha scritto le opere di Shakespeare? Perché a distanza di 400 anni esatti dalla pubblicazione del primo in folio, il dibattito resta così aperto? Cosa c’è da scoprire? Cosa c’è da temere? Il caso Shakespeare show promette di scoprirlo insieme agli spettatori che si troveranno a loro insaputa a fare da giuria alla questione. Sul palco, trasformato nel salotto di un talk televisivo con ospiti del passato e del presente si ricostruisce la vicenda e la personalità di William Shakespeare, in un divertentissimo gioco teatrale che mescola commedia, cabaret, teatro di narrazione e documento il tutto rigorosamente sottoposto al filtro dell’ironia.
Cast
Assistente:
Edoardo Baietti
Pianista:
Andrea Bianchi
Regista:
Sebastiano Colla
Regina Elisabetta (in video)
Melania Giglio
Professor Giulio Dorfmann in video)
Andrea Giuliano
Sir Burbage:
Stefano Messina
Professor Ricci:
Claudio Pallottini
Prof. ssa De Rango:
Carlotta Proietti
Presentatore:
Marco Simeoli
Verderame:
In definizione
Regia:
Marco Simeoli
Testo:
Claudio Pallottini
Musiche:
Andrea Bianchi
Costumi:
In definizione
Scene:
In definizione
Dal 20 al 24 settembre (da mercoledì a domenica)
Ore 21:00 da mercoledì a venerdì
Ore 18:30 sabato e domenica
GLOBE ARENA
VENERE E ADONE
Regia di Daniele Salvo
Traduzione e adattamento
Produzione Politeama s.r.l.
Venere e Adone di Shakespeare, fu composto nel 1593. È uno dei poemi più lunghi di William Shakespeare, costituito da 1194 versi e dedicato a Henry Wriothesly, terzo conte di Southampton, in cui il poeta descrive la poesia come “il primo erede della mia invenzione”. La città è infestata dalla peste e deve chiudere i battenti di tutti i suoi teatri per evitare il diffondersi dell’epidemia. Shakespeare si ispira al decimo libro delle Metamorfosi di Ovidio e definisce Venere e Adone “il primo parto della mia fantasia”.
Quando l’amico di scuola di Shakespeare, Richard Field, pubblica “Venere e Adone” è, da subito, un grande successo. Si può affermare che sia stato il poema più popolare dell’età elisabettiana. Tutti lo leggono. Tutti lo citano. Troviamo citazioni anche in altri poemi. Ci sono riferimenti ad esso anche in lavori di prosa. Ci sono scene, in alcune opere, in cui i personaggi parlano della lettura di “Venere e Adone”, dicono di averne una copia sotto il cuscino e di usarne le parole per sedurre le giovani donne.
Apprezzatissimo fra gentiluomini e cortigiani, in breve divenne una sorta di vademecum dell’amatore, ugualmente popolare nella biblioteca, nel boudoir e nel bordello.
Viene ristampato più e più volte. Field sembra abbia stampato 1000 copie della prima edizione.
Il poema è in egual misura comico, erotico e commovente: la Venere di Shakespeare è passionale, una dea innamorata e pazza di desiderio. Adone è un giovane bellissimo che le sfugge e preferisce i piaceri della caccia a quelli dell’amore, sia pur divino.
Nonostante gli abbracci, le carezze e gli avvertimenti della dea, il giovane parte per una battuta di caccia al cinghiale che lo azzanna provocandogli una mortale ferita all’inguine. Venere accorre, ma è troppo tardi: non le resta che trasformare il sangue dell’amato esanime nei rossi fiori dell’anemone…
Ma da quel momento la Dea giura su quanto vi è di più sacro che mai più per i mortali l’amore sarà privo di ogni sorta di tormento e sofferenza.
L’esercizio della Poesia è una prova di resistenza alle difficoltà quotidiane e all’indifferenza degli uomini. Chi parla in Poesia spesso deve fare i conti con una società che non comprende un pensiero puro, sganciato dalle logiche commerciali o produttive ritenute così importanti ai nostri giorni. Le vicende dei giorni presenti paiono sottolineare l’inutilità della Poesia perché essa, di fronte alle epidemie, alle guerre, alle decapitazioni, al terrorismo, alle violenze inaudite, nulla può lenire e a troppi non dice nulla. “La poesia è magnificamente superflua, come il dolore e troppo fragile in tempi di sopraffazione.” Ci sono uomini come William Shakespeare che hanno combattuto la superficialità, la stupidità, l’arbitrio e la violenza quotidiana, con la forza della Parola. E di questa parola “luminosa” vogliamo godere, attraverso questo privilegio unico, sonoro e poetico, tentando di superare le assurdità della vita contemporanea.
Questo mondo di versi è distillato prezioso di poesia e altissima letteratura.
Il tentativo è quello di entrare direttamente nelle menti e nei cuori dei personaggi, nei loro desideri, nei loro affanni, nelle loro ansie e speranze disattese o soddisfatte.
L’equilibrio delicatissimo in cui si muovono tutte le figure del poema, compone un affresco di una potenza espressiva straordinaria.
La febbre del nostro tempo ci porta a vivere in una realtà anestetizzata, un mondo fittizio in cui l’emozione è bandita, al servizio di un intellettualismo sterile e desolante. I nostri occhi sono quotidianamente accecati da immagini provenienti dai media. La legge del mercato non perdona: si vendono cadaveri, posizioni sociali, incarichi pubblici, armi, sesso, infanzia, organi. Restiamo indifferenti. La dimensione borghese soffoca i nostri migliori istinti, la nostra sensibilità (che brutta parola oggi, considerata quasi scandalosa), la nostra sincerità e si porta via ogni forma di creatività, ogni volo, ogni fede. La nostra dimensione irrazionale viene completamente annientata. Il senso dell’affermazione dell’Io divora i nostri giorni. L’arte è svuotata della sua dimensione spirituale: siamo in un momento di emergenza assoluta. Il vero virus è dentro le nostre anime. La cultura attraversa una crisi epocale: mancano la necessità, la fede, la fiducia in qualcosa di superiore, la luce di un angelo che possa elevare i nostri destini. Santa Teresa d’Avila scriveva “Noi non siamo angeli, ma abbiamo un corpo”. Ma oggi il nostro corpo è divenuto merce, moneta di scambio, non più sede inviolabile della bellezza e dell’estasi. I media, persuasori occulti, agiscono sui nostri cuori e sulle nostre menti
addomesticando anche gli spiriti più ribelli, sigillando gli occhi più attenti. La dimensione spirituale è irrimediabilmente perduta. Il senso del sacro è ormai sconosciuto. Siamo ormai definitivamente trasformati in consumatori e, nel medesimo istante, prodotti, sconvolti da una guerra mediatica senza precedenti nella storia. Illusi della nostra unicità, della nostra peculiarità, in realtà pensiamo tutti nello stesso modo, diciamo le stesse parole, abbiamo tutti le stesse esigenze, le stesse speranze, le stesse ansie, la stessa quotidianità fabbricata in serie.
Ci illudiamo di essere liberi.
I personaggi di Venere e Adone divengono testimonianze di un mondo perduto e dimenticato, un mondo cristallino, sospeso sul filo dell’orizzonte.
Il ‘900 ha razionalizzato irrimediabilmente le pulsioni dell’animo umano, le ha ingabbiate, catalogate ed educate. Shakespeare riesce ancora a comunicare in modo diretto,” puro”; ci fa entrare nel vivo della disperazione, della rabbia, dell’amore, della dolcezza, della sensualità. Non descrive, non applica filtri letterari. Semplicemente “è” Shakespeare nostro contemporaneo.
Quando i teatri riaprirono, Shakespeare fece tesoro di questo suo spericolato tuffo nelle insidie dell’amore e compose Romeo e Giulietta, simbolo di gioia e tormento per tutti gli innamorati dei secoli a venire.
Daniele Salvo
Cast
William Shakespeare:
Gianluigi Fogacci
Venere:
Melania Giglio
Adone:
Riccardo Parravicini
Regia:
Daniele Salvo
Traduzione e adattamento:
Daniele Salvo
Musiche:
Patrizio Maria D’Artista
Costumi:
Daniele Gelsi
Direzione tecnica:
Stefano Cianfichi
Disegno luci:
Umile Vainieri
Disegno audio:
Daniele Patriarca
Scene:
Fabiana Di Marco
Assistente alla regia:
Alessandro Guerra
GLOBE ARENA
GLOBE TALKS
Per saperne di più su…
In collaborazione con L’Università Roma Tre a cura di Maddalena Pennacchia
Continua la collaborazione con l’Università Roma Tre e il Dipartimento di Lingue Letterature e Culture Straniere che dal 2020 ospita l’Archivio Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti e svolge un’attività di divulgazione e sviluppo delle audience teatrali presso le scuole romane e laziali; pronta la seconda edizione dei Globe Talks a cura di Maddalena Pennacchia, Direttrice dell’Archivio: conversazioni prima dello spettacolo aperte a tutti per saperne di più sulle opere messe in scena nella stagione 2023; i Globe Talks sono anche un podcast di Roma Tre Radio coprodotto con Politeama Srl e curato da Marta Perrotta e Oriella Esposito.
Un’occasione per intrattenersi sui molti aspetti, anche quelli curiosi o poco conosciuti, delle opere che di lì a poco il pubblico vedrà messe in scena.