Teatro Trastevere
29 ottobre 2021
Confessioni radiofoniche di Edgar Allan Poe è uno spettacolo breve e conciso che mescola teatro, letteratura, musica tecno ed elettronica dando voce ad alcuni racconti gotici dell’autore statunitense.
Poe, intellettuale del primo ‘800, scrittore, poeta, critico letterario, giornalista, editore e saggista, è stato il precursore del racconto poliziesco e della letteratura dell’orrore, annoverato tra gli autori gotici.
I racconti di Poe non sono di immediata comprensione, perché in essi l’autore riversa tutte le proprie credenze fisiche e metafisiche, suggestioni romantiche e fantascienza, simbolismo e psicologia.
L’orrore nei racconti di Poe, più che mostrato è spesso suggerito e stimolato, richiamato da pensieri ossessivi, atteggiamenti e fobie, condizioni esterne reali o immaginarie.
E’ chiaro, quindi, che portare a teatro uno spettacolo che condensi gli elementi e i personaggi di Poe, sia opera complessa e, forse, non pienamente comprensibile da tutti.
Ci riesce piuttosto bene Velia Viti, con questo testo.
Nello studio di registrazione di un’emittente radiofonica una speaker (Annamaria Iacopini), e un dj (Manolo), durante la loro trasmissione notturna, ospitano singolari personaggi pronti a confessare le loro folli storie (tutti interpretati da Sebastiano Colla).
Nel mondo, una terribile epidemia miete vittime e costringe le persone a modificare il proprio stile di vita. Come se non bastasse, una cometa minaccia la Terra.
In questo contesto di paura e morte, paranoie e ossessioni, timori inconsci escono allo scoperto.
In un crescendo di confessioni e suggestioni terrifiche gli interventi, degli ospiti in radio si alternano alle notizie che arrivano dal mondo sull’epidemia e sull’avvicinarsi della cometa, mentre in radio arrivano telefonate misteriose e minacciose.
La musica sottolinea i vari passaggi, conferendo ogni volta impatto e sfumature.
Attraverso personaggi e presenze, il testo richiama molti dei racconti di Edgar Allan Poe, accennandone i caratteri principali.
Il demone della perversità sente la necessità di confessarsi in radio; un medico racconta di un impressionante caso di mesmerizzazione, che richiama “Il caso Valdemar”, tra l’altro con una precisa e avvincente descrizione che rende chiaramente il difficile concetto.
Annamaria Iacopini, particolarmente ispirata, conduce con sé lo spettatore nell’inseguimento de “L’uomo della folla”, mentre Sebastiano Colla affascina prima e atterrisce dopo nei panni del principe Prospero de “La pantomima della Morte Rossa”.
Su tutto e tutti incombe, poi, la minaccia della cometa, chiaro riferimento a “Eiros e Charmion”. E’presente, poi, anche un richiamo ad un altro racconto di Poe, “Il gatto nero”.
Lo spettacolo è stato scritto sotto Covid e richiama, con strettissima attualità, temi a noi molto vicini: non solo l’epidemia, ma anche l’isolamento e l’illusione di potersi salvare da soli; l’ammonimento a non nascondersi e sottrarsi alla vita sociale e alle responsabilità; il male come entità a sé stante, sempre presente nel mondo e nell’animo umano; la tendenza dell’uomo a compierlo, nonostante la consapevolezza che sia contro il suo stesso interesse e il bisogno di confessarsi e di rivelare le proprie azioni.
Velia Viti riesce a mescolare paura e mistero, cosmologia e occulto, giallo ed esoterismo in un racconto fedele a Poe che prende anima e corpo grazie all’interpretazione di Annamaria Iacopini e Sebastiano Colla, il tutto avvolto nelle suggestioni e negli effetti sonori del dj Manolo.
Confessioni radiofoniche di Edgar Allan Poe
Con Sebastiano Colla e Annamaria Iacopini
Dj Live set di Manolo
Drammaturgia e regia di Velia Viti
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