Un viaggio coinvolgente e appassionante tra i più bei versi di William Shakespear
Silvano Toti Globe Theatre
27 luglio 2109
Dopo il successo delle scorse stagioni tornano, per il quinto anno consecutivo, al Silvano Toti Globe Theatre i Sonetti d’amore, con l’ideazione e la regia di Melania Giglio (traduzione di Alfonso Veneroso e Melania Giglio), un viaggio tra i più bei versi di William Shakespeare.
I Sonetti d’amore non è solo un meraviglioso viaggio alla scoperta delle poesie del Bardo dell’Avon, ma anche un percorso conoscitivo del percorso creativo e del contesto storico e sociale in cui queste poesie sono germogliate basandosi sulle notizie storiche che, per quanto oscure, sono generalmente condivise dagli storici.
Nei suoi sonetti Shakespeare indaga tutte le possibili declinazioni dell’amore interrogandosi sulla sua natura, sul rapporto tra amicizia e amore e se esista un confine tra i due, sulle differenze tra l’amore erotico e quello intellettuale, fatto di affinità elettive. L’amore in Shakespeare è uno strumento di conoscenza, fa entrare dentro se stessi; e mette in comunicazione con l’altro e con il mondo; innesca processi creativi immaginifici, letterari e poetici.
L’amore è da sempre compagno della poesia: sua ispirazione, ne detta il linguaggio, ne suggerisce le immagini, porta il poeta a perdersi nei suoi mille percorsi alla ricerca di antiche memorie e volto alla creazione di nuovi ricordi. Il poeta è percorso da una forza esterna che lo possiede, da una mania frenetica e creativa.
Così è Shakespeare e i sui personaggi vivono delle immagini, delle emozioni, dei sentimenti e delle passioni che egli vi riversa con potenza feconda e i Sonetti d’Amore sono un viaggio fantastico nel mondo pioetico di Shakespeare.
A dare corpo e voce ai più bei sonetti shakespeariani sono quattro personaggi: William Shakespeare (Alfonso Veneroso), la sua Musa (Melania Giglio), il Conte di Southampton (Sebastian Gimelli Morosini), la Dark Lady (Francesca Mària).
Siamo nel 1592: la peste si è impossessata di Londra e di tutti i suoi teatri. Mastro Shakespeare si aggira per le strade di Londra “nero come un corvo” come dicono i suoi nemici. Nella sua testa aleggia un solo nome che è diventato un’ossessione: è quello del Conte di Southampton suo mecenate e suo amore. Un uomo ambiguo, dai tratti femminei, amante del bello e appassionato di poesia, divide il suo tempo tra la compagnia creativa di Shakespeare e quella carnale di una prostituta, Dark Lady, a sua volta assediata da Shakespeare.
Si innesca una competizione, un duello che sembra nascere più dalla gelosia reciproca e da una sete di conquista, che da un vero interesse affettivo. La competizione accende gli animi e con essi fa da scintilla all’estro e al processo creativi.
Amore sublime e amore terreno si scontrano in un processo di attrazione e repulsione, conforto e perdizione, in cui dominano la sensualità, l’ambiguità, la promiscuità e la volubilità femminea. La poesia esalta la ricerca, la conquista, la mancanza: più alta e ispirata è la poesia quanto più l’amore è irraggiungibile o contrastato. Ha una potenza generatrice infinita: esiste in vita, accompagna nella morte e ad essa sopravvive.
Sonetti d’amore è un’esperienza intima che riesce a portare lo spettatore all’interno di un mondo emozionale forte e coinvolgente: le passioni pulsano e la poesia sublima ogni gesto e ogni parola. La potenza evocativa è davvero enorme, il coinvolgimento totale e forte la suggestione.
Il duello verbale tra Shakespeare e il Conte a suon di versi è qualcosa di appassionante con guizzi di irriverenza e comicità, grazie anche all’interpretazione, alla gestualità e all’espressività dei due attori, Alfonso Veneroso e Sebastian Gimelli Morosini.
In mezzo alla loro diatriba dialettica, sballottata da una parte all’altra, la bravissima Francesca Mària, forte della propria procacità e di una mimica altamente espressiva, incarna l’oggetto fisico del contendere, il pretesto allo scontro.
Tra la fragilità dell’artista, l’ambiguità dell’amico/amante e la voluttà del desiderio carnale, si erge la Musa, Melania Giglio, che permea tutto di sé, così come l’ispirazione riempie l’anima del poeta e ne muove la mano. Aleggia tutt’intorno un’energia tangibile, piccole scariche elettriche che caricano l’aria.
Il piccolo spazio allestito all’esterno del Globe, con una piccola riproduzione del teatro elisabettiano, un tavolinetto seduto al quale il Bardo compone, un tavolo e due panchetti da locanda, sembrano diventare giganti per contenere tutta la bellezza e la suggestione di questo testo e della rappresentazione.
Non è tutto: lo spettacolo è accompagnato e sostenuto da una ricca contaminazione musicale molto particolare che spazia da Marvin Gaye a Amy Winehouse, da Leonard Cohen ad Alanis Morissette. Una contaminazione musicale bellissima, contemporanea, dalle sonorità blues, rock, ma anche molto haevy, studiata, appropriata, intelligente e perfettamente inserita nel senso generale. Una colonna sonora prepotente che si fa carico di tradurre il processo creativo e la dimensione emotiva dei personaggi in musica e parole per renderlo più intenso e tangibile.
La musica è poi l’unico linguaggio in cui la Musa si esprime: Melania è una cantante con capacità di emissione notevole, che riesce a modulare la voce con un’intensità, un’espressività e una partecipazione sbalorditive, oltre che un’attrice eccezionale che sorprende e cattura con gli improvvisi cambi espressivi e una gestualità carica di significato.
Da citare i bellissimi costumi di Susanna Proietti, come sempre ricchi e curati nei particolari e la bionda acconciatura di Melania.
Per saperne di più:
I primi 126 sonetti di Shakespeare sono dedicati al fair youth, un giovane ambiguo e narciso di sesso maschile, con ogni probabilità identificabile con Henry Wriothesly, terzo conte di Southampton, patrono e mecenate di Shakespeare; mentre i sonetti dal 127 al 154 hanno come loro fulcro una misteriosa Dark Lady, quasi certamente la tenutaria di un bordello londinese frequentato dal Poeta.
I Sonetti d’amore e William and Elizabeth, insieme ad altre iniziative, rientrano nel progetto di far vivere il Globe in orari insoliti per il teatro.
Il lunedì sera per William and Elizabeth, il venerdì, il sabato e la domenica pomeriggio per i Sonetti d’amore.
Una programmazione parallela di altissimo valore al pari di quella ordinaria. Un’occasione in più per frequentare il Silvano Toti Globe Theatre.
Sonetti d’amore
Viaggio tra i più bei versi di William Shakespeare
Ideazione e Regia Melania Giglio
Traduzione di Alfonso Veneroso
Prodotto da Politeama Srl
Con Melania Giglio, Alfonso Veneroso, Sebastian Gimelli Morosini, Francesca Mària