MI PIACE… DI PIU’ è lo spettacolo che Gabriele Cirilli propone per la prossima stagione 2019/2020 ripartendo dal successo della stagione appena trascorsa.
Uno spettacolo si costruisce nel tempo.
Si allestisce e si perfeziona, replica dopo replica, e non c’è mai una fine nella ricerca della rappresentazione perfetta, perché ogni replica è un debutto, una prova d’attore che Gabriele non disattende mai.
MI PIACE… DI PIU’ si dipana attraverso il backup del cellulare di Gabriele. Scorrono velocemente delle immagini che danno spunto per parlare di cose, di persone, di avvenimenti, vissuti o immaginati con un ritmo veloce e piacevole. Il filo conduttore dello spettacolo è la RISATA, che si diffonde contagiando immancabilmente anche lo
spettatore più scettico e serio.
Il coinvolgimento è totale anche perché chi può rimanere indifferente a un “MI PIACE”.
Continuamente apprezziamo o siamo apprezzati, giudichiamo e veniamo giudicati.
MI PIACE è la parola chiave della nostra esistenza! Se PIACI o ti PIACE è fatta!
“MI PIACE il palcoscenico, il rumore delle assi di legno che cigolano sotto i miei passi.
MI PIACE il momento in cui sto per entrare in scena in cui il panico si mescola con la scarica elettrica della sfida che sto per affrontare.
MI PIACE il calore dell’applauso, e soprattutto lo scoppio della risata che consacra ogni goccia di sudore e mi fa sentire al settimo cielo.
Questo spettacolo è il mio show col quale riesco ad abbracciare il pubblico fino a portarlo dopo due ore in camerino da me soddisfatto, appagato, stupito, colpito, ammirato, basito, sorridente, insomma GUARITO per un paio d’ore dalla quotidianità che non è sempre così divertente. MI PIACE sentire a fine spettacolo “Che bello, mi sono divertito tantissimo. Ho riso per due ore”.
E questo, devo dire, è la cosa che MI PIACE… DI PIU’!”
È un affresco su calcio e potere in salsa sudamericana la nuova produzione del Teatro Nazionale di Genova TANGO DEL CALCIO DI RIGORE. Il regista Giorgio Gallione, che firma anche la drammaturgia, ha scelto come protagonisti Neri Marcorè, Ugo Dighero e Rosanna Naddeo, tre attori con cui ha collaborato più volte in passato, qui per la prima volta insieme, affiancati dai giovani Fabrizio Costella e Alessandro Pizzuto.
TANGO DEL CALCIO DI RIGORE parte dalla finale dei Mondiali del 1978. Il 25 giugno all’Estadio Monumental di Buenos Aires l’Argentina deve vincere a tutti i costi contro l’Olanda. Seduto in tribuna c’è il generale Jorge Videla, che ha orchestrato il Mondiale come strumento di propaganda politica, affinché il mondo si dimentichi delle Madri di Plaza de Mayo. Poco discosto dal dittatore, in tribuna, c’è Licio Gelli, il Venerabile della loggia massonica P2, suo amico personale.
Durante i campionati del ’78 in Argentina succede di tutto: morte, tortura, desaparecidos, doping, corruzione. Ma è anche il momento di maggiore popolarità e consenso della dittatura Videla, a dimostrazione di come lo sport possa essere usato dal potere come forma di occultamento della realtà o raffinato strumento di oppressione.
Un ex-bambino di allora, interpretato da Neri Marcorè, alla luce della propria esperienza, cerca di ricostruire il suo passato di appassionato di calcio, recuperando storie di “futbol”, a cavallo tra realismo magico e realtà storica. Rivivono così in palcoscenico le vicende di Alvaro Ortega, l’arbitro colombiano che commise “l’errore” di annullare un goal all’Indipendente Medellin, la squadra dei trafficanti di cocaina, o di Francisco Valdes, capitano del Cile, costretto a segnare a porta vuota dai militari di Pinochet; si rievoca la “guerra del football”, combattuta nel 1969 tra Salvador e Honduras, e l’episodio del rigore più lungo della storia del calcio, di cui è stato protagonista suo malgrado l’anziano portiere dell’Estrella Polar, Gato Diaz.
Cosciente delle lezioni di Ryszard Kapuscinzki e di Osvaldo Soriano (intrecciati alla drammaturgia troviamo due testi dello scrittore argentino), accompagnato da brani di Mercedes Sosa e Astor Piazzolla, arrangiati da Paolo Silvestri, autore anche delle musiche originali, TANGO DEL CALCIO DI RIGORE si muove tra mito e
inchiesta, per sfociare poi in “tanghedia”, mix di commedia, tango e tragedia. L’impianto visivo dello spettacolo è affidato alle scene e a i costumi di Guido Fiorato e alle luci di Aldo Mantovani.
Lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale a Genova al Teatro della Corte il 19 febbraio 2019, nell’ambito della stagione del Teatro Nazionale di Genova.
NOTE DI REGIA
È il 25 giugno 1978. All’Estadio Monumental di Buenos Aires va in scena Argentina-Olanda, finale dei mondiali di calcio. Il clima è surriscaldato perché la nazionale Argentina deve vincere a tutti i costi. Seduto in tribuna d’onore c’è, infatti, il generale Jorge Videla, gran burattinaio del mondiale, al potere dalla notte del golpe del 24 marzo 1976. Accanto a lui, discosto dalle telecamere, c’è Licio Gelli, il Venerabile della loggia massonica P2, suo amico personale.
La partita finisce 3 a 1 per i padroni di casa. Si conclude così, con una festa di cieca rimozione, la più vasta e costosa operazione di propaganda politica per mezzo dello sport dopo le Olimpiadi tedesche del ’36.
Almeno per una sera dai cieli dell’Argentina cadranno solo coriandoli e festoni, e non corpi di donne e uomini invisi al regime, lanciati dai portelloni degli aerei verso le acque dell’Oceano. Dal giorno dopo, però, i “voli della morte” riprenderanno puntuali e le Madri di Plaza de Mayo ricominceranno a chiedere giustizia.
Durante i campionati del ’78 in Argentina succede di tutto: morte, tortura, desaparecidos, doping, paura e corruzione. Ma è anche il momento di maggior popolarità e consenso della dittatura Videla. A dimostrare come spesso lo sport è usato dal potere come subdola forma di occultamento della realtà o raffinato strumento di oppressione.
A quarant’anni di distanza da quei giorni terribili, un bambino di allora, oggi adulto, cerca di ricostruire il suo passato di spettatore appassionato di calcio alla luce della propria esperienza, recuperando storie di “futbol”, a cavallo tra mito, realismo magico e tragica realtà storica.
Rivivono così in palcoscenico le vicende di personaggi imprevedibili, ad esempio il figlio del cowboy Butch Cassidy, appassionato di Hegel e arbitro, pistole alla mano, di un surreale campionato mondiale giocato in Patagonia nel 1942. Sarà rievocata la “prima guerra del football”, sobillata ad arte dalle compagnie bananiere controllate dalla CIA e combattuta nel 1969 tra Salvador e Honduras. Rivivremo l’episodio del rigore più lungo della storia del calcio, di cui è stato protagonista suo malgrado Gato Diaz, anziano portiere dell’Estrella Polar. Scopriremo la storia di Francisco Valdes, capitano del Cile, costretto dai militari di Pinochet a segnare un gol in una porta vuota e senza alcun avversario in campo, e quella di Alvaro Ortega, arbitro colombiano che commise “l’errore” di annullare un gol all’Indipendente Medellin, la squadra dei trafficanti di cocaina.
“Tango del calcio di rigore” diventa così un affresco su calcio e potere, in salsa sudamericana e in forma di “tanghedia” (ovvero tango più tragedia più commedia), ricostruito sia dagli occhi di un bambino che da quelli di un consapevole cittadino dei nostri giorni. Uno spettacolo tra mito e inchiesta, musica, favola e teatro civile, cosciente delle lezioni di Osvaldo Soriano e di Ryszard Kapuscinzki.
Sono più o meno 17 anni che non torno al Brancaccio, dal 2002 circa, quando portavo in scena “io per voi un libro aperto, capitolo secondo”. Io non sono uno superstizioso, anzi, il 17 mi ha sempre portato bene. Quindi torno in questo teatro con molto piacere, pensando soprattutto al fatto che, dopo aver portato “Innamorato Perso” in giro per l’Italia in spazi molto grandi, non mi dispiace tornare a una dimensione più intima (si fa per dire, parliamo di un teatro di 1650 posti!), senz’altro più vicina alla gente. D’altro canto, parlo del sentimento più forte, che muove l’animo umano: l’amore in tutte le sue forme. Quello per il mio mestiere, per la mia città – che è sempre più difficile da esternare – per il mare, per la bici, per la mia famiglia e, in special modo, per quell’essere ogni giorno più buffo che mi anima e dà senso alla mia esistenza: mia figlia. Insomma, possiamo dire che l’anno scorso l’amore l’ho gridato alle grandi platee; quest’anno, lo sussurrerò ancora nelle orecchie del mio pubblico.
TEATRO BRANCACCIO
dal 12 Febbraio al 22 Marzo 2020
IL “BIGLIETTO D’ORO” ENRICO BRIGNANO
INNAMORATO PERSO
DOPO L’INCREDIBILE SUCCESSO DELLA TOURNÈE CHE DA DICEMBRE 2018 AD APRILE 2019 LO HA VISTO PROTAGONISTA NEI PALASPORT DELLE PRINCIPALI CITTÀ ITALIANE
A GRANDISSIMA RICHIESTA TORNA NEL 2020 CON NUOVE DATE SPECIALI
AL TEATRO BRANCACCIO
IL “BIGLIETTO D’ORO”
ENRICO BRIGNANO
Produzione di MAX PRODUZIONI IN COLLABORAZIONE CON VIVO CONCERTI
Dopo il grandissimo successo della tournée con cui, da dicembre 2018 ad aprile 2019, ha fatto ridere ed emozionare il pubblico italiano nei palazzetti di ben 14 città lungo tutta l’Italia, il “Biglietto d’Oro” ENRICO BRIGNANO si prepara a tornare con “INNAMORATO PERSO”, l’acclamatissimo one-man-show prodotto da Max Produzioni in collaborazione con Vivo Concerti, che lo vedrà protagonista sul palco del Teatro Brancaccio di Roma con nuove date speciali.
LO SPETTACOLO. C’è qualcosa di più bello di essere innamorato? Di sentire quell’emozione crescere dentro di sé, con le mani che sudano, le ginocchia che tremano, la salivazione azzerata e la lingua felpata… tutti sintomi che indicano l’innamoramento. O la malaria. Dal momento che il medico ha escluso qualsiasi malattia, è apparso evidente che Brignano fosse in preda a un folle innamoramento. Che è totale, a 360 gradi: innamorato della sua bambina, dell’esistenza, del suo lavoro, della sua donna, del mondo, di tutto e di più. E oggi parlare d’amore in tempi di haters, di odio social, di polemiche, di baruffe politiche e di disastri ambientali, è davvero rivoluzionario. Enrico è un innamorato perso con la testa tra le nuvole, ma i piedi per terra; trascorre oltre due ore insieme al suo pubblico, con un corpo di ballo scatenato, al ritmo di musiche originali, circondato da scene fatte di schermi su cui luci e immagini prendono forma. Più che uno spettacolo, un’esperienza indimenticabile. Ridere non è mai stato così emozionante.
Da dicembre 2018 ad aprile 2019 il tour di “INNAMORATO PERSO” è stato protagonista nei palazzetti dello sport di tutta Italia con ben 27 date in 14 città italiane: dopo l’anteprima al Pala Paternesi di Foligno e i sei pienoni registrati al Palazzo dello Sport di Roma, ha fatto tappa al Forum di Assago, al Pala Alpitour di Torino, al Nelson Mandela Forum di Firenze e all’Unipol Arena di Bologna. Successivamente l’attore ha portato il suo show sui palchi di Perugia, Brescia, Padova, Rimini, Ancona, Napoli, Montecatini Terme, per finire nelle città di Acireale e Bari.
“INNAMORATO PERSO” è uno spettacolo scritto da Enrico Brignano, Mario Scaletta, Riccardo Cassini, Manuela D’Angelo e Luciano Federico. Sul palco anche Flora Canto, Pasquale Bertucci, Michele Marra. Musiche di Andrea Perrozzi, coreografie di Marco Bebbu, scene di Marco Calzavara, costumi di Valentina Davoli, fotografia di Marco Lucarelli, solisti Manuel Bartolotto, Ilaria Ercolani, Davide Fortin, Camilla Gesualdi, Giacomo Giaccapaglia, Gianluca Grimaldi, Ilaria Leone, Federica Rigoli, Federica Scaramella, Michelle Vitrano, audio di Federico Farina, luci di Christian Andreazzoli, contributi video e regia live Telemauri, Salvatore Billeci, Marino Cecada, Marianna Maggiore, Maurizio Maggi. Direzione tecnica di Marco Pupin, produzione esecutiva di Francesco Del Maro, assistenti di produzione Elisa Sebastianelli e Maurizio Franco, segretaria di produzione Tatiana Colonna.
BOTTEGHINO
Indirizzo
Via Merulana, 244 – 00185 Roma
Mail
botteghino@teatrobrancaccio.it
Telefono
06 80687231
Orari
LUNEDI’ chiuso al pubblico con centralino operativo per info e prenotazioni h 11.00-13.00/14.00-19.00
MARTEDI’/VENERDI’ h. 11.00-13.00/14.00-19.00
SABATO h. 14.00/19.00
DOMENICA chiuso
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