Recensione di Carlo Tomeo
È luogo abbastanza comune che due attori, specialmente se appartengono allo stesso sesso e che sono abituati a lavorare insieme costituendo una coppia di successo, a un certo punto della loro carriera, tendano a far prevalere l‘io dell’uno su quello dell’altro. Così si finisce che uno dei due si senta costretto, quasi naturalmente, a fare da spalla all’altro ed colui che in genere riscuote la minore simpatia da parte del pubblico.
Naturalmente la cosa non è indolore, soprattutto per il più debole, specialmente se deve dimostrare che, fuori dalla scena, nelle interviste e quando è in contatto con la gente comune, vive un rapporto armonico con il suo compagno di lavoro. Se poi la coppia di attori attraversa un periodo di crisi lavorativa, vuoi per mancanza di continuità del lavoro stesso, vuoi perché il pubblico rappresentato dagli ammiratori, comincia a essere meno numeroso, la crisi, che in un primo momento era più contenuta, si aggrava e nascono litigate che possono diventare portentose. Il sodalizio, però, non può interrompersi perché allora avverrebbe la debacle definitiva del loro lavoro che aveva una ragione d’essere perché nato in sintonia e il successo dell’uno dipendeva dall’altro.
È quello che accade ad Arturo e Max, attori comici che sono costretti a lavorare insieme per contratto e che, appena possono, non si risparmiano tra loro battute velenose e critiche continue sul loro modus vivendi, come una coppia di vecchi coniugi che non si sopportano più ma che sono costretti a convivere per il bene (materiale) comune. Finché qualcosa di imprevisto accade che li costringa a convivere a lungo fuori dal mondo del teatro e in un luogo da cui è pressoché impossibile fuggire: un deserto, popolato da cactus enormi che fungono da armadio e frigorifero e un salotto di cui, visto il luogo dove è collocato, mal se ne spiega l’esistenza.
Un terzo personaggio, chiamato Biagio, sconosciuto ai due attori, sembra vivere con naturalezza in quell’ambiente e pare che si trovi lì a fare da paciere alle continue litigate dei due attori e a calmare i loro rimbrotti che, dato l’insolito ambiente in cui si sono trovati catapultati, dopo che il loro velivolo monomotore (praticamente un Cessna Skyhawk privato) con il quale erano abituati a usare per i lunghi spostamenti, attraversata una nube misteriosa, si è fermato misteriosamente sui fili della luce, facendo cadere i due sulla sabbia sottostante.
E da qui comincia l’incessante sarabanda di battute che i due si scambiano non risparmiandosi parole cattive, a stento calmati dal personaggio chiamato Biagio e interpretato da un bravo Mario Pisu, che da Arturo (interpretato da Roberto Ciufoli) viene considerato un miraggio, dato che si trovano in un deserto, mentre da Max (interpretato fino a domenica 14 gennaio da Nino Formicola e poi, fino al termine delle repliche, da Giancarlo Ratti) è considerato una persona in carne e ossa e continua a chiedergli spiegazioni su dove si trovano e come e perché.
Arturo sembra vivere più tranquillamente la situazione, mentre Max non riesce a capacitarsi di trovarsi in quel luogo che sembra al di fuori della realtà. Il diverso modo di vedere la cosa, che è francamente paradossale, acutizza il cattivo rapporto esistente tra i due, finché qualcosa accade che li fa riflettere. Questo succede perché, come accade nella nostra società, e in questa pièce è simbolicamente raccontata in piccolo, un fatto eccezionale, specie se assurdo perché non si riesce a spiegarlo, rimette in discussione i cattivi rapporti intercorrenti fra le persone e quello che sembra un male comune che non si sa a cosa porterà, farà sì che vecchi sodalizi riacquisteranno l’antica armonia.
I tre attori non risparmieranno al pubblico battute sagaci ed esilaranti. In particolare Nino Formicola ritornerà a essere il Gaspare “stizzoso” e proprio per questo divertente e che ben riconosciamo. Come bene appaiono nei ruoli loro assegnati sia Mario Pisu, flemmatico e spassoso nella parte di Biagio che sembra essere una specie di deus ex machina della situazione, sia Roberto Ciufoli, adattissimo a provocare le ira del suo compagno d’avventura. E le sabbie del titolo non sono mobili a caso perché, pur portando ad affondare le persone, non impediscono il ritorno a galla delle stesse che potranno mettersi in salvo quando interviene il mutuo soccorso che supera, nel momento del pericolo, rancori inutili.
Lo spettacolo rappresenta una ripresa di “Sete!” la commedia che negli anni ’90 fu portata al successo dai due attori Zuzzurro e Gaspare (Andrea Brambilla e Nino Formicola) ed è andato in scena in prima nazionale al Teatro Politema di Prato, dedicato proprio alla memoria di Andrea Brambilla.
Il pubblico milanese del Martinitt ha assistito alla commedia dimostrando di divertirsi molto con risate anche rumorose e applausi convinti al trio di attori.
Sabbie Mobili
di Alessandro Benvenuti, P. Aicardi, Nino Formicola Carlo Pistarini
regia Alessandro Pistarini
produzione ArtistiAssociati
con Roberto Ciufoli, Nino Formicola (alias Gaspare, dall’11.1 al 14.1, poi sostituito da Giancarlo Ratti fino al termine delle repliche), Max Pisu
aiuto regia di Chiara Grazzini
scene Eugenio Liverani
costumi Daniela Cannella
luci Marco Palmieri
musiche Patrizio Fariselli
collaborazione allestimento Enrico Cavallero e Matteo Clemente
Si ringrazia Federica Zanini dell’ufficio stampa
in scena al Teatro Martinitt di Milano fino al 28 gennaio.