Girotondo.com. Teatro Filodrammatici di Milano, 15 gennaio 2017
Recensione di Carlo Tomeo
Torna dopo circa quattro anni in una versione contemporanea lo spettacolo di Bruno Fornasari che fu presentato per la prima volta il 14 febbraio 2013 (e forse questa data non fu scelta a caso). La produzione è del Teatro stesso e Fornasari ha voluto gli stessi attori che lo interpretarono la prima volta: Tommaso Amadio e Alice Francesca Redini.
Scena ridotta all’essenziale con una parete che assume varie totalità di colori e sulla quale vengono proiettati i tempi degli amplessi e delle performance fisiche dei personaggi, oltre che annunciarne l’entrate in scena.
Sul parquet cubi bianchi che possono diventare, a seconda dei casi, sedili o, opportunamente accostati, letti.
La storia è ispirata a “Girotondo” di Schnitzler, sia per quanto riguarda l’argomento sia per quanto concerne la sceneggiatura, anche se la drammaturgia è completamente riscritta perché sia coerente con i personaggi stessi che appartengono al mondo di oggi. Non più militari, cameriere, conti, attrici e poeti, ma persone del nostro secolo che esercitano altri mestieri, come l’insegnante, il politico, il vincitore di un reality, lo studente, la ragazzina disposta a fare di tutto per entrare nel mondo del successo (e Fornasari non ricorre a mezzi termini nello spiegare cosa sia disposta a fare). L’unica figura che rimane fedele al mestiere esercitato dal primo personaggio che appare nell’opera di Strindberg è quello della prostituta che qui è però il vincitore del reality che approfitta della raggiunta popolarità per fare marchette e che apre la serie degli incontri .
L’argomento, che comunque, riporta a Schnitzler è l’amore, ma non tanto quello sentimentale quanto piuttosto quello fisico. E se Schnitzler riuscì a portare a teatro i dialoghi IV, V e VI dell’0pera nel 1903, suscitando le proteste del governo bavarese, ma alcuno scandalo, l’anno successivo l’opera, che era stata stampata in 40.000 esemplari, fu del tutto censurata e rimessa in scena solo nel 1920, al termine della grande guerra e della censura imperiale.
Fu però il film “La Ronde” di Max Ophűls del 1950 (e poi ripreso da Roger Vadim nel 1964) a riscattare “Girotondo”, ma siamo in territorio francese che, di fronte a certe argomentazioni, è sempre stato all’avanguardia.
Fornasari ha deciso di andare oltre e interpretare più compiutamente lo spirito della società odierna. Pur alleggerendo l’opera di Schnitzler, composta da 10 dialoghi che si svolgono fra 10 personaggi: qui i dialoghi o, se vogliamo, le scene di simulato amplesso, sono ridotte a sei e gli attori che interpretano tali personaggi sono solo due che, naturalmente, cambieranno costume e pettinatura nel brevissimo intervallo che c’è tra una scena e l’altra.
Comincia Giulia, che si reca nell’albergo dove soggiorna Marco, il vincitore del reality, per consumare un amplesso a pagamento, che tra preliminari e accoppiamento, ha una breve durata. Nella scena successiva sarà Marco a incontrarsi con Angela, professoressa di italiano, e così via, fino a quando il cerchio si chiuderà nel momento in cui l‘ultimo personaggio, il politico Max, torna a casa per attendere la moglie Giulia.
In tutte le scene in cui i due attori sanno trasformare a meraviglia, espressioni del volto, linguaggio, persino vocalità per poter entrare meglio nel nuovo personaggio che si accingono a interpretare, Fornasari si adopera al meglio di sé non esitando a usare parole e linguaggi del giorno d’oggi che ormai non solo non scandalizzano più ma portano le persone al riso e sono tante le scene in cui il pubblico ride a crepapelle, coprendo in parte anche le battute successive. Come il regista dichiara in un‘intervista, il pubblico non sa che in quel momento sta ridendo di se stesso, perché i personaggi che agiscono sul palcoscenico sono gli stessi che si comportano alla stessa maniera fuori dal teatro. E non mi riferisco agli attori. Siamo tutti nella medesima situazione: falsi perbenisti che intendono mantenere di se stessi un’immagine non reale. E allora bisogna ridere quando si assiste ad avvenimenti che, portati all’esasperazione, sembrano ben lontani da noi, non ci riguardano.
L’ultima scena, quella che lo spettatore attento forse non immagina, è quella che più di tutte colpisce. Tra Giulia e Max accade qualcosa che a un certo punto provoca la durata dei preliminari e dell’amplesso più a lungo di tutti quelli che si sono svolti prima. Il motivo c’è ma solo lo spettatore attento se ne potrà accorgere. E farebbe bene a prestarvi molta attenzione perché è lì la vera chiave di lettura dell’opera e che ci chiarisce com’è realmente la società di oggi.
Girotondo.com
di Bruno Fornasari
ispirato a a “Girotondo” di Arthur Schnitzler
con Tommaso Amadio e Alice Francesca Redini
Scene e costumi di Erika Caretta
Regia di Bruno Fornasari
Assistente alla regia Michele Basile
assistente costumista Linda Muraro
équipe tecnica Andrea Diana, Silvia Laureti
produzione Teatro Filodrammatici di Milano
In scena fino al 29 gennaio 2017.