Silvano Toti Globe Theatre
27 luglio 2017
Alcuni oggetti giacciono sulla scena celati sotto grandi teli bianchi, come in un grande salotto antico abbandonato da troppo tempo. Sulla ribalta, uno sgabello con sopra un vecchio e grande libro impolverato: Enrico V, una storia da troppo tempo non raccontata.
Attaccate al palco, fronte pubblico, corde, sacchi, botti e attrezzeria varia come si potrebbe trovare su una nave.
Entra il coro, composto da un unico attore, il grandissimo Carlo Valli, attore, doppiatore e voce italiana ufficiale di Robin Williams, in abito in stile perfettamente British e allo stesso tempo classico, caratteristica che sarà mantenuta, in senso generale, per tutto lo spettacolo.
Sarà il coro ad introdurre la storia che verrà rappresentata, soffiando la polvere depositata su quel libro abbandonato prima di aprirlo e scusandosi con gli spettatori per l’impossibilità di rendere veritiera la rappresentazione a causa degli scarsi mezzi che possiede il teatro: il coro invita il pubblico a lavorare di immaginazione per ricostruire con la mente ciò che non è possibile portare in scena (Shakespeare rifiutava il falso realismo delle tre regole aristoteliche: unità di tempo, di luogo, di azione).
Ogni atto è preceduto da un prologo del coro che spiega o commenta le varie scene del dramma, e suggerisce cosa la mente debba immaginare, assolvendo, così, anche ad una funzione pedagogica.
Il dramma Enrico V prende spunto dalle vicende dell’omonimo re di Inghilterra che, convinto che il trono di Francia gli spetti per successione dinastica, muove una guerra contro la stessa, dimostrando grandissimo valore e distinguendosi con tutto il suo esercito, decisamente più esiguo, nella battaglia di Agincourt.
Tradotto e adattato da Daniele Pecci, che è anche regista e protagonista, l’Enrico V in scena al Silvano Toti Globe Theatre di Roma, restituisce tutta la forza e la suggestione delle parole del Bardo, riuscendo a mantenere anche in italiano la potenza, l’altezza e la poeticità del linguaggio di Shakespeare e il potere evocativo dell’opera, preservandone l’alto valore classico, assumendo i toni della tragedia greca e riuscendo con talento a far coesistere l’elemento epico con la farsa e la retorica.
La prova attoriale è di altissimo livello: non è una guerra quella che viene raccontata, ma sono i moti dell’animo, sconquassato da mille sentimenti differenti.
Testo, regia e interpretazione volgono insieme in un’unica direzione, così come questi straordinari attori sono un tutt’uno tra loro, nonostante la storia li metta gli uni contro gli altri.
Le intenzioni e gli sforzi sono comuni e condivisi e non restano tali, ma si realizzano concretamente in un risultato meraviglioso; il recitato è intenso, sentito, quasi vissuto e i movimenti, decisi e concitati, accompagnano e sottolineano ogni parola.
Venti grandi attori fanno vivere trentasei personaggi in un meccanismo preciso. Soprattutto ne fanno vivere sentimenti, emozioni e ideali che si rincorrono sul palco: il diritto negato, il diritto abusato, il tradimento; la fierezza, l’orgoglio e il coraggio dei soldati e dei notabili, ma anche la loro disperazione, la paura e lo smarrimento.
Daniele Pecci incanta e conquista incarnando un monarca forte, leale, saggio, generoso e giusto, che del periodo goliardico della giovinezza ha conservato la familiarità con le classi popolari.
In lui c’è il portamento regale, fiero e l’atteggiamento impavido del soldato; la voce, intensa, grave, ferma racchiude e sprigiona l’epicità; l’espressione muta con naturalezza, sfumandosi ogni volta dal serio al compiaciuto, dal drammatico all’imbarazzo.
La scena del corteggiamento di Caterina gode di un felice cambio di registro che non crea cesura ponendosi in opposizione col pregresso (in un’altra stanza, infatti, si stanno decidendo i termini della resa e della pace), ma quasi una naturale conclusione perché, dopo gli scontri, le morti e le ferite anche emotive, dona una vivacità e una leggerezza che, con divertimento, portano in superficie la semplicità e l’imbarazzo di Enrico, non più re soldato, ma uomo.
Le scenografie e i costumi sono di Susanna Proietti. Le prime, essenziali e molto ben concepite, stimolano e indirizzano l’immaginazione dello spettatore con, tra le altre cose, teli che diventano ogni volta vele, tende dell’accampamento e sipario dietro il quale si muovono ombre cinesi. I costumi, d’epoca, sono bellissimi e particolareggiati: raccontano di re e di soldati, di duchi e di osti, vestendo il potere temporale e il potere spirituale. Accompagnano le scene le bellissime e suggestive musiche di Patrizio Maria D’Artista e conclude l’allestimento l’ottimo disegno luci di Umile Vainieri.
Enrico V
Adattamento e Regia di Daniele Pecci
Prodotto da Politeama srl
con
(in ordine alfabetico)
Arcivescovo di Canterbury / Carlo VI, Re di Francia SERGIO BASILE
Vescovo di Ely / Gran Connestabile di Francia MARCO BONADEI
Court / I Soldato inglese ALESSIO D’AMICO
Conte di Salisbury / Capitano Gower PIERPAOLO DE MEJO
Capitano Fluellen/ Caporale Nym PIETRO DE SILVA
Conte di Westmoreland MAURIZIO DI CARMINE
Principessa Caterina / un ragazzo MARIACHIARA DI MITRI
Duca di Exeter MARTINO DUANE
Montjoy l’araldo VITO FAVATA
Duca di York /Servitore francese SEBASTIAN GIMELLI MOROSINI
Alfiere Pistola GIANLUCA GOBBI
Enrico, Lord Scroop/ Bates MARCO IMPARATO
Tenente Bardolfo / Duca di Borgogna ROBERTO MANTOVANI
Enrico V DANIELE PECCI
Riccardo, Conte di Cambridge/ Duca di Borbone RAFFAELE PROIETTI
Principe Delfino / II Soldato inglese MAURO RACANATI
Conte di Warwick/ Duca di Orleans MAURO SANTOPIETRO
Ostessa / Alice FRANCESCA ROMANA SUCCI
Sir Tommaso Gray/ Williams ANTONIO TINTIS
Coro CARLO VALLI