Foto di copertina di Antonio Licari.
Silvio Laviano, classe 1979, attore e regista catanese con all’attivo una lunghissima carriera in teatro, cinema e televisione.
Già a sedici anni calcava il palco del teatro con spettacoli professionali in Italia e all’estero poi, dopo il diploma alla Scuola di Teatro Stabile di Genova nel 2002, comincia l’attività ufficiale nella quale inanella uno spettacolo dietro l’altro.
Collabora sia con vari Teatri Stabili italiani che con produzioni private e straniere, interpretando grandi autori classici e contemporanei. E’ diretto da vari registi tra i quali M.Sciaccaluga, T. Tuzzoli, F. Bruni, L. Puggelli, J. Ferrini, R. Cavosi, G. Rappa, A.L. Messeri, M. Mesciulam, P.Bontempo, N.Romeo, N.A.Orofino ecc… Lavora anche in campo cinematografico, televisivo e pubblicitario diretto da vari registi tra i quali M. Bellocchio, F. Ozpetek, G. Manfredonia, A. Amadei, A. Grimaldi, R. Izzo,ecc.
E’ autore e interprete di Salvatore – Favola Triste per voce sola. E’ Regista Teatrale dei progetti originali “DIVERSI – Personaggi in cerca di un Altrove” , “Borderline in Love” e “S.O.G.N.O. ergo Sum” e ideatore del Progetto di ricerca teatrale S.E.T.A. (Studio Emotivo Teatro Azione).
Un curriculum che, sinceramente, mi fa sgranare gli occhi!
Nella mia carriera, però, c’è stato un evento che mi ha portato a dover ricominciare da capo. Nel 2010 chiusi un importantissimo contratto di tre anni con la Rai come protagonista a Palermo per una lunga serialità. Mi trasferì da Roma, dove già lavoravo, a Palermo. Dopo quattro mesi bloccarono le riprese. La produzione fallì. Era il 2011 ed io rimasi a Palermo in una casa pagata dalla produzione e che dovevo lasciare. Non mi pagarono nemmeno i mesi che avevo lavorato. Fu uno choc per la televisione italiana: duecento persone tra attori e maestranze rimasero a piedi e senza soldi. Fu davvero traumatico per me e destabilizzante per la mia carriera. Dovetti rimanere in Sicilia, non avevo i soldi per tornare a Roma. Dovetti ricominciare da capo e da lì è nato Salvatore – Favola triste per voce sola. Sono molto legato a Salvatore perché è uno spettacolo che nasce dalla crisi. Avevo scritto questo testo, un racconto che poi trasformai in monologo, nel 2008 e lo tenni in un cassetto. Dopo quella esperienza pensai che fosse il momento adatto per rinascere, riprendere in mano la mia vita e raccontare una storia che mi apparteneva e mi appartiene tuttora, anche se Salvatore non è un’opera autobiografica. Ho debuttato a Catania, ho cominciato ad insegnare. Nel 2013 sono tornato a Roma, ho ricominciato a lavorare in televisione e al cinema, ho ripreso il teatro, è nato il mio progetto di formazione di teatro contemporaneo in Sicilia che si chiama Progetto S.E.T.A. Questi cinque anni sono stati anni di ripresa di coscienza come attore. Ho utilizzato la crisi come un’opportunità per rimettermi in gioco: certo è stato molto duro, ma posso dire di essere un Silvio molto diverso da allora.
Salvatore favola triste per voce sola. Cosa è?
Catania è come una bella donna che è stata costretta a prostituirsi dai catanesi. La città che era la Milano del sud, progressista economicamente, è diventata un enorme centro commerciale. Salvatore è una “favola” che racconta il valore del ricordo; “triste” perché come tutte le favole possiede una morale; “per voce sola” perché Salvatore è uno, ma racconta la propria vita attraverso ventidue personaggi. E’ una storia piccola, di una città piccola, che vuole raccontare l’universalità di tutte le province attraverso il cunto siciliano, che è il racconto.
Hai parlato di ricordo. Come è inteso questo ricordo?
Quindi Salvatore è un viaggio, ma in che direzione?
Salvatore nasce settimino. E’ questo un concetto che volevo affrontare perché anche io sono nato di sette mesi (questo è l’unico elemento in comune con Salvatore). Nascere due mesi prima, quarant’anni fa, significava essere in crisi, tra la vita e la morte. Però rappresenta anche l’impazienza di vivere. E’ un viaggio nel tempo e in ogni quadro si raccontano i profumi della Sicilia, che, a volte diventano anche puzze. La Sicilia è una terra con dei contrasti pazzeschi. Abbiamo l’Etna, abbiamo il mare, abbiamo colori, odori, sapori. Non dobbiamo però mai dimenticare che la Sicilia è un’isola. Nonostante la distanza con la penisola sia brevissima, viviamo quella dimensione a se stante propria dell’isola. Tra l’altro ogni città in Sicilia è un’isola a sé. Ci sono tante Sicilie. Io racconto quella che conosco, quindi Catania.
Hai parlato della Sicilia, regione meravigliosa ricca di sapori, odori e colori. Parliamo della struttura di questo testo, in cui utilizzi sia il siciliano che l’italiano.
Le immagini emotive vengono espresse in siciliano. Poi c’è un io narrante che parla italiano, sempre con cadenza siciliana. Le due lingue insieme creano la comunicazione. E’ un modo per uscire dal provincialismo e ricordarsi di essere italiani. Per me è stato importante utilizzare il siciliano: non penso in dialetto, ma faccio l’amore in dialetto, mangio in dialetto, tutto il mondo emotivo nella mia testa è in dialetto.
Foto di Antonio Licari
Hai scritto Salvatore – Favola triste per voce sola nel 2008; è rimasto nel cassetto fino al 2011. In questi sei anni lo hai portato in scena costantemente?
Lo avrei portato in giro molto di più. Ora è subentrata una produzione, fino adesso lo avevo autoprodotto, con quel coraggio che ho cercato di avere. Questa è la responsabilità del mercato italiano: pur avendo recensioni importantissime nazionali e avendo partecipato a festival, il problema è che la crisi teatrale italiana ti mette in difficoltà anche nel far girare un monologo. Il Teatro in Italia ha molte sezioni, tipologie. Si fa distinzione tra l’attore del Teatro Stabile, l’attore di musical, l’attore di fiction, l’attore di cinema. Per me, invece, esistono solo due tipi di teatro: quello bello e quello brutto. Io sono fortunato perché ho fatto tante cose diverse, dalla pubblicità, al cinema, al teatro, però nel mondo teatrale ho sempre fatto parte di un giro più di Teatri Stabili. A Roma, invece, ho fatto più televisione e cinema, poco teatro. Sono due/tre anni che non sono in scena a Roma e per me questo debutto nella capitale è molto importante.
Dicevamo: sei anni circa di rappresentazioni. In questi anni, Salvatore è cambiato?
Il tempo passa e si cambia, ci si trasforma, e poiché io sono cambiato, alcune cose di Salvatore adesso sono un po’ più mature, altre sono più morbide.
Ho visto il trailer di Salvatore e ho notato che c’è una grande fisicità.
Abbiamo parlato del tuo passato professionale. Salvatore collega il tuo passato al tuo presente. Di cos’altro è fatto il presente di Silvio Laviano? So che insegni e che sei ideatore e curi da qualche anno un progetto di ricerca teatrale.
Che cosa è il Progetto S.E.T.A.?
Quindi è nato questo Progetto S.E.T.A. che alla fine è Silvio Laviano, che ha sviluppato dei laboratori per la creazione di immagini emotive, come metto in atto, per esempio, in Salvatore; l’uso del corpo degli attori attraverso una tecnica precisa, attraverso l’uso delle improvvisazioni. Un processo creativo che è in linea col teatro europeo contemporaneo. Sai perché S.E.T.A.? La seta è un materiale che ti tiene caldo d’inverno e fresco d’estate. Allo stesso modo il progetto è qualcosa di cui spero un giorno ci sarà bisogno, come un materiale che si adatta a quello di cui uno ha bisogno. Sto lavorando molto sullo svecchiamento di quello che è un po’ il linguaggio teatrale che in Sicilia e nel sud Italia ha ammazzato tanti giovani. Al sud ci sono tantissimi ragazzi che hanno bisogno di scoprire un nuovo linguaggio. Il Progetto S.E.T.A. è la mia scatola magica.
In Salvatore tu sei solo sulla scena, ma hai alle spalle il valido aiuto di Tommaso Tuzzoli alla regia. Come mai non hai pensato di dirigerti da solo?
Cosa ha portato Tommaso nel tuo spettacolo?
Devo dire anche grazie a Sabrina Jorio, un’attrice bravissima, che si occupa del training emotivo e delle improvvisazioni che faccio durante lo spettacolo. Sabrina riesce a portarmi ad una temperatura tecnica importantissima per questo spettacolo. Siamo un gruppo, lavoriamo da dieci anni insieme. Si decide tutto insieme. Credo che questo sia il futuro del teatro: creare dei gruppi che lavorano bene insieme.
Bene, allora non resta altro che andare al Teatro Brancaccino dal 2 al 5 febbraio 2017 a vedere Salvatore – Favola triste per voce sola.
Ringrazio tantissimo Silvio Laviano per la lunghissima, bellissima e divertentissima chiacchierata a ruota libera in cui abbiamo parlando di teatro, Sicilia, sudore e confrontandoci sui vari momenti della vita, uscendo continuamente fuori tema! Tanti contenuti tra mille risate e bei racconti.
Foto di Antonio Licari
Golden Show Trieste in collaborazione con Tinaos e M.P.
Salvatore – Favola triste per voce sola
di e con Silvio Laviano
regia Tommaso Tuzzoli
trainer Sabrina Jorio
suono Federico Dal Pozzo
foto / progetto grafico Officina Fotografica
video Teresa Terranova
produzione in collaborazione con Festival Benevento Città Spettacolo 2012, Teatri in Città – Festival di Teatro Contemporaneo
www.goldenshowtrieste.com
TINAOS PRODUZIONI:
SALVATORE Favola Triste per voce Sola In 1 MINUTO:
https://www.youtube.com/watch?v=dghTNQ9EDYE