TEATRO QUIRINO, 27 GENNAIO 2016

Nerone, duemila anni di calunnie
“Nerone ha bruciato Roma; ha ucciso la madre, la moglie, il fratello. E’ l’anticristo! Ama il popolo, il pazzo! Ci rovina tutti!”. Queste sono le voci che si impossessano dei sogni di Nerone trasformandoli in incubi neri. Queste sono le voci che l’aristocrazia romana ha fatto circolare per rovinare la reputazione di Nerone agli occhi del popolo.
La scena si apre con Nerone dormiente sul triclinio in preda a un incubo cupo, nero, terribile, in cui sogna la madre morta Agrippina, dargli precise istruzioni sul comportamento da adottare con il popolo e con il Senato; ammonimenti che si accavallano alle voci che lo martellano nella mente: “Nerone ha bruciato Roma; ha ucciso la madre, la moglie, il fratello. E’ l’anticristo! Ama il popolo, il pazzo! Ci rovina tutti!” e le figure più importanti della sua vita si incontrano e scontrano anche laddove storicamente questo non sarebbe stato possibile (ma nei sogni ogni cosa è possibile).
Viene fornita così una narrazione globale, precisa ed esaustiva, dell’entourage del Princeps romano e una diversa interpretazione della sua figura così a lungo maledetta dalla storia.
Ne esce fuori un Nerone che ama il popolo e che lotta per i ceti emergenti contro i senatori per il benessere soprattutto della plebe.
Per questi e altri motivi, Nerone era odiato dall’aristocrazia senatoria che subdolamente cercò di farlo fuori e destabilizzarne immagine e potere continuamente.
Intrighi, complotti, lotte di potere, gelosie, tentativi di manipolazione, congiure, diffamazioni: lo spettacolo racconta di un Imperatore e del modo in cui esercitò il suo potere, tentando di rinnovare la società e l’impero, prodigandosi per il popolo, esponente di una cultura globale che includesse l’arte in tutte le sue forme, teatro, musica, poesia e di una classe oligarchica che, temendo di perdere la propria egemonia, fece di tutto per eliminarlo.
La messa in scena è straordinaria; l’ambientazione viene riportata ai giorni nostri. La corte di Nerone e il Senato sono rappresentati come una classe politica odierna: politici, segretarie, portaborse, lacchè, ballerine e prostitute d’alto bordo in abiti moderni che si destreggiano tra orge, coca-party e intrighi.
Pur attualizzati nelle loro vesti, i personaggi restano loro, nelle loro funzioni e con le loro caratterizzazioni così forti ed efficaci.
Seneca, precettore di Nerone, è un politico in giacca e cravatta che complotta con gli esponenti degli altri gruppi, Otone e Fenio Rufo.
Agrippina, madre fiera, crudele, cinica, spietata, cospiratrice e manipolatrice compare negli incubi del figlio in veste nera e nei ricordi di vita in uno splendido abito d’oro.
Poppea, bellissima e innamorata di Nerone, avvolta in un meraviglioso abito che ne mette in risalto le forme, cercherà di consigliare il suo amato Imperatore condividendo e rispettando il suo amore per il popolo e appoggiando la grande rivoluzione sociale che l’Imperatore vuole apportare a Roma.
Sullo sfondo, sempre presente, un Mimo ad una dj consolle: più di un giullare di corte, egli rappresenta la verità, interpretando con gesti ed espressioni il significato reale e nascosto di pensieri e parole.
Bellissimo spettacolo, grandissima rappresentazione di grande impatto visivo ed emotivo, Nerone – Duemila anni di calunnie ha altri due grandissimi elementi di pregio: per prima cosa rappresenta Nerone come un uomo, sondandone pensieri, emozioni e paure.
Ne esce fuori l’umanità di questo Imperatore: “Io non sono un dio, sono umano” risponderà in sogno a sua madre.
Il secondo elemento che ho particolarmente apprezzato, legato anche alla mia formazione personale, è la diversa immagine che viene data di Seneca, il grande filosofo: un grande politico, ma, soprattutto, come ha tenuto a precisare lo stesso autore del saggio, Massimo Fini, un traduttore di filosofia, un battutista ( si contano 50 differenti definizioni che diede della morte). Dotato certamente di grandissima abilità oratoria e capacità di persuasione, Seneca utilizzò le doti in cui eccelleva per manipolare e affabulare l’Imperatore e l’opinione pubblica a proprio favore. Le sue massime significative vengono riportate nello spettacolo più come aforismi che come frutto di una reale speculazione filosofica.
Lo svolgimento drammaturgico si sviluppa in un percorso che dal complesso arriva al particolare, dalla collettività all’individuo.
Nerone – Duemila anni di calunnie è uno spettacolo bellissimo, originale nella sua messa in scena e sostenuto da un gruppo di attori di enorme spessore.
Primo fra tutti Edoardo Sylos Labini, Nerone. Grandissima interpretazione per questo immenso attore che dipinge un Nerone a tutto tondo: un uomo dalle enormi e pesanti responsabilità, pressato dalla madre da una parte e dall’elite politica dall’altra; un uomo innamorato, a volte confuso e indeciso. Un artista eccentrico e megalomane, ma certo propugnatore di un’idea di Impero innovativa e, molto probabilmente, vincente. Ogni sguardo di Edoardo, ogni parola detta, ogni atteggiamento, ogni tensione fisica conferiscono allo stesso tempo grandezza ed umanità al suo personaggio.
Sebastiano Tringali è Seneca, il politico per eccellenza: fiero, falso, cospiratore. Un’interpretazione densa e profonda.
Fiorella Rubino è una magnifica Agrippina: bella, potente, oppressiva, atroce e ossessiva.
Dajana Roncione è la bellissima Poppea, che sostiene Nerone e lo consiglia per il suo bene.
Giancarlo Condè è Fenio Rufo, Prefetto del Pretorio e vero capo della rivolta dell’aristocrazia contro Nerone, politico subdolo e astuto.
Gualtiero Scola è Otone, l’amico di bagordi, ex marito di Poppea, che, roso dalla gelosia, cospira alle spalle dell’imperatore.
Paul Vallery, autore delle bellissime ed evocative musiche originali, è il Mimo: una sorta di riflesso dell’anima di Nerone, ma anche amplificatore degli eventi esterni.
In scena, poi, gli attori della Fonderia delle Arti ad interpretare il resto dell’entourage dell’Imperatore, tra valletti, portaborse, segretarie e prostitute.
Un allestimento di notevole impatto con un bellissimo testo, frutto delle capacità di Angelo Crespi di trarre dal saggio di Massimo Fini, di stampo giornalistico, una sceneggiatura teatrale che ne rispettasse in pieno il pensiero e i contenuti; un allestimento arricchito, oltre che dalle già citate musiche originali di Paul Vallery, dalle bellissime scene e i costumi scintillanti di Marta Crisolini Malatesta e messo in risalto da un disegno luci perfetto di Pietro Sperduti.

Nerone – Duemila anni di Calunnie è tratto dall’omonimo saggio di Massimo Fini del 1993, con il preciso scopo di rivalutare la figura dell’Imperatore romano che per secoli è stato additato come il più crudele tra gli Imperatori, tanto che i cristiani lo apostrofarono come l’Anticristo.
Le ricerche storiografiche anglosassoni di fine ‘800 prima e quelle italiane dopo, presentano una interpretazione diversa di questo grande personaggio. Nerone, come già detto, fu un grandissimo uomo di Stato che si prodigò realmente per migliorare le condizioni di vita del popolo e portare la Cultura nell’Impero romano. Fu, infatti, il fautore della prima svalutazione monetaria della storia e il primo a tentare una riforma delle imposte, riducendo le imposte indirette senza aumentare quelle dirette. Fu promotore di importanti opere pubbliche. Soprattutto fu un artista, un uomo che cercò di portare la cultura nell’impero sul modello della cultura greca. Nei 14 anni del suo regno l’Impero conobbe pace, prosperità e fermento culturale.
Certamente, se non completamente pazzo, Nerone fu un megalomane, un esaltato, un esibizionista, pressato dall’enorme peso di diventare Imperatore a soli 17 anni e oppresso dalle sconfinate ambizioni di Agrippina, quando agli avrebbe preferito dedicarsi alle arti.
Non fu più crudele di altri Imperatori che lo precedettero o lo seguirono, ma che non subirono la stessa damnatio memoriae toccata a lui.
Nerone, preso tra l’enorme impegno di governare un Impero e il fortissimo e affascinante richiamo dell’Arte fu un principe rinascimentale in anticipo sui tempi, un propagatore d’arte e un vero e proprio showman della politica spettacolo, ma concreto.
Edoardo Sylos Labini, appena letto il saggio di Massimo Fini, ne è stato catturato e ha deciso di farne uno spettacolo.
Edoardo è votato ad un Teatro anarchico già da una decina di anni, avendo portato in scena personaggi scomodi (Marinetti e i Futuristi, D’Annunzio, Italo Balbo, Giuseppe Mazzini) e impegnato in una battaglia culturale per far sì che il Teatro venga considerato dallo Stato come la grande risorsa che è, convincendo gli organi di potere a deliberare provvedimenti che lo sostengano.
Proprio per la mancanza di sovvenzioni e per lo scarso interesse degli sponsor a investire nel Teatro, anche a causa dell’assenza di una Tax credit per il Teatro prevista, invece, per il cinema, questo spettacolo, che merita di essere visto e fatto conoscere, non potrà girare l’Italia a causa dei suoi alti costi.
NERONE
Duemila Anni di Calunnie
uno spettacolo di Edoardo Sylos Labini
liberamente tratto dall’omonimo saggio di Massimo Fini
un’idea di Pietrangelo Buttafuoco – drammaturgia Angelo Crespi
al Teatro Quirino di Roma
con
Edoardo Sylos Labini
Sebastiano Tringali
Dajana Roncione
Giancarlo Condè
Gualtiero Scola
Paul Vallery
e con la partecipazione di
Fiorella Rubino nel ruolo di Agrippina
e gli attori della Fonderia delle Arti
regia Edoardo Sylos Labini
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
disegno luci Pietro Sperduti
musiche originali Paul Vallery