
1984
Teatro Quirino
22 ottobre 2024. Prima
Con 1984 Giancarlo Nicoletti affronta la sua più grande sfida fino a oggi, dando una grandissima prova di coraggio.
1984, il romanzo capolavoro di George Orwell, dopo il successo di critica e pubblico a Londra e Broadway, arriva in Italia, al Teatro Quirino di Roma, nel nuovo adattamento di Robert Icke e Ducan Macmillan, tradotto e diretto da Giancarlo Nicoletti con protagonisti Violante Placido, Ninni Bruschetta e Woody Neri.

Nel 2050, un gruppo di storici scopre e legge il diario di Winston Smith, un diario clandestino scritto nel 1984 che racconta di un mondo diviso in tre superstati in guerra fra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia.
In Oceania, la cui capitale è Londra, vige un totalitarismo assoluto che controlla giorno e notte la vita intima, sociale, pubblica e politica di ogni singolo individuo.
Il Grande Fratello, così si chiama il potere assoluto, sa tutto e vede tutto: telecamere sparse ovunque spiano la vita dei cittadini e la Polizia Mentale mantiene l’ordine eliminando chiunque manifesti un pensiero contrario. Reati di pensiero li chiamano, oppure psicocrimini.
Non esistono leggi scritte e tutto sembra essere permesso. Eppure, non è consentito pensare; non è consentito amare.
In definitiva, non è consentito vivere autonomamente, ma è perentorio seguire i dettami del Grande Fratello, pena la vaporizzazione.
I bambini sono i più temuti, perché, con il loro cinismo puro, privo di sovrastrutture, “giocano” a fare le spie.
Winston, che appunta sul suo diario clandestino i propri pensieri liberi, contrari al Sistema, è pronto a mettere se stesso a rischio quando si innamora di Julia, in un mondo in cui l’amore è proibito.
Il loro libero pensiero, la loro consapevolezza e il desiderio di rimanere umani, li porteranno verso la loro distruzione.

Giancarlo Nicoletti si cimenta con una regia difficilissima e impegnativa in cui onirico e realistico si fondono in un mondo distopico futuribile non troppo lontano e nemmeno troppo assurdo, seguendo la visione innovativa di Icke e Macmillan, in cui 1984mantiene intatta ancora oggi tutta la sua sconvolgente attualità, presentandosi al pubblico attraverso una commistione di generi (thriller, romanzo d’amore, letteratura alta e noir) e di linguaggi espressivi diversi (teatrali e cinematografici, ma non solo).
La regia di Giancarlo Nicoletti, curata in maniera quasi maniacale, lucida, tagliente, a tratti fredda, sembra girare, tra i tanti aspetti e i molteplici elementi, su due fulcri fondamentali: l’attualità del testo e il ribaltamento del punto di vista.
Nicoletti non mira a rendere contemporaneo 1984, ma ne sfrutta e ne esalta la profonda e continua attualità insita nel testo stesso e poi nell’adattamento di Robert Icke e Ducan Macmillan “semplicemente” (in questo lavoro di semplice non c’è nulla) cavalcandola e riplasmandola attraverso le nostre categorie di pensiero attuali e rappresentandola attraverso gli strumenti tecnologici e figurativi del nostro tempo.

Secondo aspetto centrale, la regia di Nicoletti punta molto sul coinvolgimento dello spettatore, rendendolo a sua volta occhio indagatore, spia, osservatore.
“Il Grande Fratello sei tu, che osservi” fa dire Orwell dal personaggio di O’Brien all’antieroe protagonista Winston.
Cosa che oggi non potrebbe essere più comprensibile, visto che viviamo immersi in una società tecnologica e mediatica dove abbiamo tutto sotto controllo, vediamo tutto, possiamo guardare nel giardino del vicino, nella sua casa e, a nostra volta, possiamo essere spiati in ogni momento.
In 1984 di Nicoletti i personaggi sono dati in pasto allo spettatore e la realtà è rappresentata nuda e cruda quale potrebbe essere o, forse, quale essa già è, sebbene travestita da una distopia futuribile.
In questo lo spettacolo si fa sconvolgente; sconvolgente e impegnativo, perché richiede una consapevolezza e un’adesione che non sempre siamo in grado di dare. Perché richiede un pensiero critico che non sempre le persone sono in grado di portare a teatro.
1984 sconcerta e scuote, a tratti disturba, così come la realtà di oggi fa.
E mentre siamo ormai come anestetizzati di fronte alla realtà crudele e barbara in cui siamo immersi, a furia di vedere immagini e ascoltare notizie ai telegiornali e nei diversi programmi di approfondimento, oppure abituati ad abbandonarci a serie televisive sempre più cupe, violente e dispotiche, invece, succede che a teatro questa realtà gettata in faccia, ci sconcerti e ci scuota perché non ci aspettiamo di trovarla lì.
Non siamo più abituati a vedere spettacoli del genere a teatro. Forse eravamo pronti un tempo, quando non eravamo intrappolati nella rete. Oggi, che dovremmo essere più preparati, o restiamo indifferenti, o, addirittura, ci indigniamo.
Con le nostre coscienze sopite non ci accorgeremmo della guerra nemmeno se ci entrasse in casa…ah…già…ma guarda…ma pensa.
Questo è sicuramente uno dei punti nodali dello spettacolo: rappresentare non qualcosa di assurdo o lontano da noi, ma qualcosa di molto vicino e possibile, se non già presente almeno in alcuni paesi del mondo.
Far aprire gli occhi e scuotere le coscienze addormentate che guardano il mondo attraverso la nebbia dell’ignoranza, della non curanza, come se ciò non riguardasse ognuno di noi.
E’ così che onirico e realistico si fondono in un mondo distopico futuribile non troppo lontano e nemmeno troppo assurdo.
Eppure, forse, si può nutrire ancora una seppur flebile speranza…o forse è già troppo tardi.



In scena un cast di talenti: Violante Placido, Ninni Bruschetta e Woody Neri insieme a Silvio Laviano, Brunella Platania, Salvatore Rancatore, Tommaso Paolucci, Gianluigi Rodrigues, Chiara Sacco.
Da elogiare, su tutti, la grande prova di Woody Neri impegnato in una trasformazione del proprio personaggio davvero potente e prepotente, forte, fisica, sconvolgente, totalizzante e brutale.
Gli fa da antieroe Ninni Bruschetta, di cui colpiscono, tra i vari aspetti della sua interpretazione, la calma, la disinvoltura, la postura e il cinismo con cui veste il proprio personaggio.
Se Woody è un personaggio di testa, la Julia interpretata da Violante Placido è un personaggio di cuore, meno forte e forse già preoccupata di non essere abbastanza forte per la rivoluzione.

Bellissima la prova corale del resto del cast impegnato in personaggi complessi e molto diversi tra loro che lottano in direzioni diverse, chi per entrare nel Sistema, chi per tentare di uscirne, chi per starci dentro senza rischiare troppo.
Bravi nell’instaurare e mantenere per tutto il tempo dinamiche tra i personaggi molto articolate in cui, spesso, il miglior modo per “esserci” è giocare per sottrazione (esempio perfetto Brunella Platania nel ruolo della madre).
La scenografia di Alessandro Chiti riempie il fondo del palco con tre grandi parallelepipedi divisi in quadrati che diventano schermi su cui proiettare le scene che avvengono sul palco in presa diretta e su cui si aprono porte nascoste.
Strutture che svelano l’interno di appartamenti, a sua volta ricreati attraverso l’uso cinematografico del green screen e che, nel secondo atto, diventano celle, prigioni, luoghi di tortura illuminati da una luce bianca forte e accecante (“ci incontreremo dove finisce il buio”).
La scenografia si avvale poi di videoproiezioni, telecamere a circuito chiuso ed effetti speciali, completati dal disegno video visionario di Alessandro Papa e dall’atmosfera delle luci di Giuseppe Filipponio.
Le musiche originali composte dal duo Oragravity completano una produzione di grande impatto (con scene anche di violenza simulata, l’uso di sangue finto, effetti sonori improvvisi e disturbanti e utilizzo di luci stroboscopiche) che unisce vari linguaggi (parola, corpo, scenografia, videoproiezioni, musiche, luci) e codici, soprattutto nella commistione di quello teatrale e quello cinematografico
I costumi sono di Paola Marchesin.
1984 di Giancarlo Nicoletti è uno spettacolo spiazzante e scomodo; crudele e lucido; uno lavoro molto impegnativo, sia per chi lo porta in scena che per chi vi assiste.
Sicuramente anche uno spettacolo molto ambizioso, ma Nicoletti ci ha da sempre abituato a spingersi oltre e il Teatro è un luogo in cui poter osare.
Lo spettacolo è prodotto da Federica Luna Vincenti per Goldenart Production
VIOLANTE PLACIDO
NINNI BRUSCHETTA
WOODY NERI
1984
di George Orwell
adattamento di Robert Icke e Duncan Macmillan
traduzione Giancarlo Nicoletti
con Silvio Laviano Brunella Platania Salvatore Rancatore
Tommaso Paolucci Gianluigi Rodrigues Chiara Sacco
scene Alessandro Chiti
musiche Oragravity
costumi Paola Marchesin
disegno video Alessandro Papa
disegno luci Giuseppe Filipponio
regia GIANCARLO NICOLETTI
1984 | personaggi e interpreti
JULIA, che interpreta anche la CAMERIERA
Violante Placido
O’BRIEN
Ninni Bruschetta
WINSTON SMITH
Woody Neri
CHARRINGTON, che interpreta anche l’Host
Silvio Laviano
MARTIN
Gianluigi Rodrigues
SYME, che interpreta anche l’UOMO
Tommaso Paolucci
PARSONS, che interpreta anche il PADRE
Salvatore Rancatore
MRS. PARSONS, che interpreta anche la MADRE Brunella Platania
Una BAMBINA
Chiara Sacco
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