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Recensioni, Teatro, Teatro

Murder Ballad, un thriller difficile

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Spazio Diamante

17 gennaio 2019. Prima

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Arriva per la prima volta in Italia Murder Ballad il musical rock statunitense ideato e scritto da Julia Jordan, con i testi e le musiche di Juliana Nash, grazie al produttore Ario Avecone che ne ha curato l’adattamento teatrale ed è anche regista insieme a Fabrizio Checcacci, con interpreti Arianna Bergamaschi, Antonello Angiolillo, Leonardo Di Minno, Myriam Somma, Valentina Naselli, Jacopo Siccardi.

La traduzione è di Ario Avecone, Arianna Bergamaschi, Fabio Fantini, Fabrizio Checcacci, Myriam Somma e la direzione musicale di Cosimo Zannelli.

Murder Ballad è un thriller musicale che ruota intorno ad un triangolo amoroso e che parla di sesso, alcool e tradimento.

New York, anni ’90: Sarah e Tom sono due giovani fidanzati innamoratissimi in cerca della propria realizzazione nella grande metropoli. Dopo tre anni i due, però, si lasciano: Tom pensa solo ad avere successo nella vita e non vuole legarsi ad una sola donna, mentre Sarah cade in uno stato di prostrazione. Sarà Michael, studente di  filosofia, ad aiutarla e a darle una stabilità emotiva. I due si sposeranno e avranno una bambina. Dopo anni, però, per caso Sarah e Tom si rincontrano e cominceranno una relazione clandestina basata sulla passione e sul sesso, riscoprendo quella animalità che li aveva sempre uniti. Ora, però, Tom vuole Sarah per sé, ma lei, tra mille dubbi e titubanze, decide di tornare dal suo Michael. Tom non si rassegnerà a perderla e farà in modo che Michael scopra la verità.

C’è poi un quarto protagonista della storia, un Narratore, presente in scena, ma invisibile agli altri personaggi.

Il finale riserva un omicidio a sorpresa lasciando allo spettatore il compito di interpretare gli eventi.

Una donna, un re, un fante, un club, così comincia Murder Ballad. In scena dei cubi, su alcuni dei quali sono raffigurati una J per il fante, una K per il re, una Regina delle carte francesi per la donna, e un picche, il Club.

Grazie alle continue trasformazioni di scena ad opera di Valentina Naselli e Jacopo Siccardi i vari cubi che compongono la scenografia rappresentano ogni volta ambienti e situazioni, delineando spazi fisici ed ideali.

Di più non è consentito dire: è necessario prestare molta attenzione ai dettagli.

Non sarà facile perché la narrazione è incalzante e sempre cantata: non c’è recitativo, ma i testi sono sempre cantati in un crescendo di tempi e intensità di difficile esecuzione.

Eppure una buona prima parte dello spettacolo risulta alquanto faticosa: è difficile entrare subito nello spirito della storia; un po’ perché questo particolare modo di recitare cantando è di ostacolo alla fluidità drammaturgica e poi perché questa prima parte è musicalmente poco interessante e piuttosto monocorde.

Tutto questo impedisce al thriller di decollare e castra la suspense.

L’ultima mezz’ora, invece, è un crescendo incredibile di potenza, espressività e intensità con brani molto più rock e coinvolgenti e interpretazioni soliste e corali strepitose.

Siamo finalmente in pieno thriller: in un attimo, velocemente, la tensione sale e si deve prestare la massima attenzione agli eventi e ai particolari, fino ad arrivare ad un finale a sorpresa che, come scritto sopra, lo spettatore si troverà a dover interpretare a proprio modo.

Murder Ballad è sicuramente uno spettacolo “strano”, difficile, fuori dagli schemi a cui siamo abituati, non solo per i temi di cui tratta, quanto per la sua stessa struttura.

Gli artisti si impegnano al massimo dando prova di grandissima concentrazione. Su tutti spiccano le due bravissime protagoniste: Myriam Somma. col suo timbro caldo e personale eppure dalla potenza detonante e una carica interpretativa pazzesca, e Arianna Bergamaschi, già protagonista della versione americana, ormai solida certezza nel panorama del musical italiano, anch’essa con una voce potente e carica di espressività.

La figura del Narratore, centrale, è ottimamente inserita nel contesto, dosando bene i due piani reale/ideale, concreto/onirico e attraversa la storia con grande efficacia fino ad un finale sorprendente molto ben diretto, ma che richiede molta attenzione.

Dal punto di vista della traduzione e dell’adattamento c’è sicuramente qualcosa da migliorare: il fraseggio è buono, ma il linguaggio a volte un po’ ingenuo

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WorkinMusical su licenza di Music Theatre International (Europe)

presenta

MURDER BALLAD

ideato e scritto da Julia Jordan

musiche e testi originali di Juliana Nash

arrangiamenti musicali e vocali di Justin Levine

Adattamento teatrale Ario Avecone

traduzioni Ario Avecone, Arianna Bergamaschi, Fabio Fantini, Fabrizio Checcacci,

Myriam Somma

Regia Ario Avecone e Fabrizio Checcacci

Direzione Musicale Cosimo Zannelli

con Arianna Bergamaschi, Antonello Angiolillo, Leonardo Di Minno, Myriam Somma, Valentina Naselli, Jacopo Siccardi

Direzione musicale Cosimo Zannelli

Scenografie Giuseppe Palermo

Costumi Myriam Somma

Luci Alessandro Caso

Aiuto regia Antonio Melissa

Assistente alla regia Laura Pucini

 

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Danza, Musical, Recensioni, Teatro, Teatro

Sister Act – Il Musical 2017

sister act il musical

Dopo poco più di un anno dal suo debutto al Teatro Brancaccio di Roma, vincitore di due premi agli Italian Musical Awards 2016 per la Miglior Regia (Saverio Marconi) e per la Miglior Attrice non protagonista (Francesca Taverni nel ruolo della Madre Superiora) e del Premio Persefone 2016 alla protagonista spagnola Belia Martin, Sister Act – Il Musical torna, ancora al Teatro Brancaccio, in un nuovo debutto sempre più trascinante.

L’anno di repliche in giro per l’Italia ha rafforzato questo spettacolo, già splendido, conferendogli ancora maggiore forza, impatto e scioltezza e Sister Act – Il Musical si conferma una delle migliori produzioni degli ultimi tempi.

Un allestimento enorme ed eccezionale a partire dalla traduzione e dalle liriche italiane nella composizione perfetta di Franco Travaglio, per passare alla direzione musicale ineccepibile di Stefano Brondi, fino alle coreografie stile Las Vegas di Rita Pivano realizzate in perfetta sincronia e che mettono una gran voglia di ballare.

Ci sono poi le scenografie pazzesche di Gabriele Moreschi. Tante, tutte ricche ed accurate, meravigliose: con cambi scena rapidi e dinamici si passa dal locale in cui Curtis e i suoi si ritrovano, al covo della banda; dall’ufficio dello sceriffo al convento; dal refettorio delle suore al bar fuori del convento; dalla casa di Eddie alla chiesa, con tanto di volte e “vetrate”; e tanto altro ancora.

Bellissimi i costumi di Carla Accoramboni attenta a confezionare un abito diverso per ogni personaggio contribuendo a mettere in risalto le singole individualità e declinando l’abito da suora in varie versioni gospel colorate e luccicanti.

Sfumature, effetti, toni e colori vengono messi in risalto dal disegno luci perfetto di Valerio Tiberi. Audio perfetto grazie al disegno suono di Emanuele Carlucci.

Il tutto diretto dalla mano esperta di Saverio Marconi, qui alla sua migliore regia degli ultimi anni, coadiuvato dall’assistenza di Davide Nebbia.

Sul palco un gruppo di lavoro di grandi professionisti di alto livello che dimostrano grande affiatamento e in cui le new entry risultano perfettamente amalgamate.

Belia Martin è ormai padrona della sua spumeggiante e incontenibile Deloris Van Cartier a cui dona la sua splendida voce nera, calda, in stile gospel. L’ho trovata ancora più a proprio agio in questo ruolo e sono significativi e apprezzabili anche i notevoli progressi che ha fatto con l’italiano, riuscendo ad acquisire ancora maggiore spigliatezza nella recitazione.

Pino Strabioli è sempre più divertente nei panni di Monsignor O’Hara.

Suor Cristina, nei panni della novizia Suor Maria Roberta, conferma il suo indiscusso talento canoro.

Tra le new entry, Jacqueline Maria Ferry, performer, attrice, cantante e musicista italo-francese che fa suo il ruolo della Madre Superiora caratterizzandolo e colorandolo in base alle proprie grandi qualità interpretative e canore riuscendo a creare un personaggio con tratti diversi rispetto alla precedente straordinaria e indimenticabile interpretazione di Francesca Taverni.

Felice Casciano è straordinario! Per lui, in questo anno, una crescita esponenziale su tutti i fronti, grazie alla quale il suo Curtis acquisisce ancora maggior impatto.

Marco Trespioli dimostra una gran bella crescita rispetto all’anno scorso. Il suo Eddie è ormai perfetto.

Fantastico il trio degli scagnozzi di Curtis, grandi individualmente, con bellissime voci e fortissimi insieme: Silvano Torrieri (Joey), Vincenzo Leone (De Niro) e, con mia grande e felice sorpresa, il nuovo arrivato, Tiziano Caputo, che dà una splendida prova nei panni di TJ, nipote di Curtis. Avevo già visto recitare e sentito cantare Tiziano, ma qui ha superato le aspettative.

Meravigliosa e divertentissima interpretazione di Claudia Campolongo nei panni di Suor Maria Lazzara.

Mi sono davvero goduto la performance di Manuela Tasciotti nelle vesti di Suor Maria Patrizia.

Sono contentissimo di aver potuto apprezzare un’ulteriore crescita generale di ogni singolo elemento, crescita che si riverbera, inevitabilmente, nell’energia del gruppo.

Segnalo due importanti presenze nell’ensemble: quella di Valentina Naselli, nel ruolo della prostituta, della ragazza del bar oltre che nei panni di suora e quella di Elena Nieri nei panni di Suor Valeriana e ragazza del bar. Valentina ed Elena sono due grandi professioniste protagoniste di tanti spettacoli di successo.

Non sono in grado di nominare tutte le bravissime ragazze e i ragazzi dell’ensemble e mi dispiace, ma meritano un grandissimo applauso. Realizzano le coreografie a perfezione, con grandissima energia e nei momenti corali polifonici sono eccezionali.

Sister Act – Il Musical è uno spettacolo unico, travolgente, spumeggiante e trascinante  con una perfetta armonia di testi, liriche, musiche, luci, scene e suono.

Oltre all’ingresso di alcuni nuovi elementi, ho notato delle piccole modifiche, non sostanziali, ma importanti nel complesso, che conferiscono una maggiore fluidità alla narrazione in generale.

Resto sempre dell’idea, però, che sia uno spettacolo un po’ troppo lungo e che alcuni brani da solista che rappresentano momenti di introspezione e riflessione dei personaggi andrebbero tagliati per arrivare con maggiore leggerezza.

Non ho raccontato la storia di Sister Act, ma mi auguro che chiunque si avvicini a questo spettacolo già la conosca, avendo magari visto il film con un eccezionale cast tra cui la straordinaria Whoopi Goldberg.

Quello che voglio aggiungere è che questo spettacolo, oltre che bellissimo, divertente e trascinante, riesce ad esprimere il messaggio di fondo che è il senso di fratellanza (sorellanza dovrei dire), quel sentimento di solidarietà e profondo amore fraterno che ci fa mettere la nostra vita al servizio degli altri, anche se questo dovesse significare sacrificarla.

Brani come Apri il cuore e Fammi Volare sono eccezionali. La scena in cui le suore si fanno avanti per proteggere Deloris e quella in cui è in ginocchio e sta per essere uccisa da Curtis e canta il reprise di Fammi Volare sono emozionanti, quasi commoventi. Merito di una grande interpretazione corale.

sister act il musical sister act il musical sister act il musical

Viola Produzioni, Alessandro Longobardi, in collaborazione con Compagnia della Rancia

presentano

Sister Act – Il Musical

musiche Alan Menken

liriche Glenn Slater

testo Cheri Steinkellner e Bill Steinkellner

dialoghi aggiunti Douglas Carter Beane

basato sul film Touchstone Picture “Sister Act” scritto da Joseph Howard

regia Saverio Marconi

traduzione e liriche italiane Franco Travaglio

direzione musicale Stefano Brondi

coreografie Rita Piavano

scene Gabriele Moreschi

costumi Carla Accoramboni

disegno luci Valerio Tiberi

disegno suono Emanuele Carlucci

con Belia Martin, Pino Strabioli, Jacqueline Maria Ferry, Suor Cristina, Felice Casciano, Marco Trespioli, Claudia Campolongo, Manuela Tasciotti, Silvano Torrieri, Vincenzo Leone , Tiziano Caputo

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Musical, Recensioni, Teatro, Teatro

Georgie Il Musical. Prima nazionale

georgie il musical

Teatro Orione

20 maggio 2016

Ha debuttato a Roma, il 20, 21 e 22 maggio, in Prima Nazionale al Teatro Orione, Georgie Il Musical, lavoro tanto sognato e desiderato da Claudio Crocetti, autore dell’adattamento teatrale e produttore.

Appassionato alla cultura dell’Anime (cartone animato giapponese) e in particolare di Georgie, Claudio Crocetti si è ispirato, per questo suo lavoro, al soggetto del  Manga Lady Georgie del 1983, novella scritta dal nipponico Mann Izawa e vero e proprio romanzo giapponese.

Un progetto nato nel 2009, quando Claudio cominciò a scrivere l’adattamento del Manga e che ha avuto una lunghissima gestazione: nove mesi solo per ottenere le autorizzazioni da Mann Izawa, poi la scelta degli autori che lo avrebbero accompagnato in questo viaggio, il Maestro Tiziano Barbafiera per le musiche e Diego Ribechini per testi e libretto.

Un progetto sicuramente audace e molto rischioso, completamente originale, quindi senza precedenti a cui rifarsi e che ha per questo richiesto un enorme sforzo creativo. Progetto coraggioso anche per la scelta di ispirarsi al manga e non al cartone animato, che lo porta ad essere un prodotto lontano da un certo circuito commerciale quale potrebbe essere quello dei family show oggi tanto in voga.

Georgie Il Musical mantiene elementi originari del romanzo giapponese che lo rendono più interessante ad un pubblico adulto, piuttosto che molto giovane: drammaticità, sensualità, cattiveria pura vengono rappresentati con veridicità e senza mezze misure.

Il grande rischio è quello di non trovare una fascia di pubblico vasto interessato: escludendo il family show, infatti, si dovrebbe andare a coinvolgere quella porzione di pubblico intorno ai quarant’anni che ha visto e amato il cartone animato giapponese, impresa difficile considerando il mutare nel tempo degli interessi in quella fascia d’età e anche il fatto che il cartone, comunque, fosse più rivolto ad un pubblico femminile. Quello che sicuramente questo spettacolo potrebbe fare, è coinvolgere i veri appassionati del manga giapponese e del soggetto stesso, nonché quella vasta categoria composta dagli appassionati di Cosplay.

Quello che al momento si avverte, purtroppo, è l’assenza di una direzione chiara e precisa.

C’è da dire che lo stesso regista, Marcello Sindici, durante la conferenza stampa  espresse parole caute sull’allestimento, presentandolo come un esperimento audace e una sfida impegnativa, sicuramente suscettibile di rimaneggiamenti e aggiustamenti, ma forte di un cast artistico di grande valore.

Da quella conferenza stampa ho abbracciato questo progetto con grande curiosità e con entusiasmo per il soggetto e per l’idea originale; ho ascoltato diverse volte il cd e ho avuto la possibilità di assistere alle prove e intervistare quasi tutti i protagonisti, apprezzando il grande impegno e la serietà con cui hanno affrontato questo cammino e affezionandomi a tutti, e tutto questo, oggi,mi rende più difficile scrivere questa recensione.

Sì perché, problemi tecnici a parte, Georgie non era forse ancora pronto per andare in scena, avrebbe richiesto maggior tempo nella preparazione. E’ anche vero, però, che certe cose, certi aspetti li vedi solo quando sei sul palco e ti confronti direttamente col pubblico in sala, vedendo e valutandone le reazioni. E’ solo in quel momento che puoi capire veramente cosa funziona e cosa no.

D’altronde si tratta di uno spettacolo grande, una storia impegnativa: ispirandosi al romanzo ci sono moltissime scene e tantissimi colpi di scena che non è facile rappresentare dal vivo. La storia di Georgie è lunga e complessa dal punto di vista narrativo e il problema maggiore credo sia quello di donarle fluidità e continuità.

In effetti Georgie Il Musical ha sofferto per un andamento un po’ lento e discontinuo, con una netta differenza narrativa, tra l’altro, tra primo e secondo atto. E’ la struttura stessa del romanzo che prevede un crescente declinare verso una drammaticità e una cupezza sempre maggiori, affrontando temi complessi che vanno oltre alla semplice storia d’amore: la ricerca delle proprie origini, l’amore “incestuoso”, il vizio, la lussuria, la degenerazione del potere.

Georgie è un prodotto acerbo, che ha bisogno di tempo e cure per maturare; alcuni quadri sono veramente belli (Il Tango del Destino, Ti Basta un Solo Sì, Il Potere che Avrò), ma, obiettivamente, manca un collante, una continuità narrativa. Alcune scene vanno alleggerite e alcuni passaggi non sono di facile comprensione, soprattutto per chi non conosca affatto la storia.

Dal punto di vista musicale ho apprezzato molto la partitura che mantiene uno stile epico per tutto il tempo, fatti salvi alcuni brani più ritmati nelle scene corali (La Ferrovia, La Grande Festa); i testi sono semplici e suscettibili di accomodamenti.

Sicuramente su molte cose si deve lavorare per modificare, sistemare, tagliare e alleggerire; alcune parti cantate potrebbero essere risolte a livello narrativo e, soprattutto, è necessario curare i passaggi da una scena all’altra rinunciando a certe soluzioni che si sono rivelate un po’ azzardate e compensando i frequenti buchi di scena e momenti troppo bui.

Difendo, però, pienamente il valore umano e artistico di tutti i componenti di questo grande gruppo di lavoro. Ognuno ha dato il meglio di sé mettendosi a disposizione della storia e seguendo le indicazioni del regista e ognuno ha lasciato un’impronta personale.

Sebbene il recitativo abbia risentito dei problemi tecnici e della tensione di una prima, peccando a volte di poca incisività e mancanza di personalità e ritmo, dal punto di vista vocale mi sento solo di fare i complimenti a tutti.

E’ innegabile la bravura e la partecipazione emotiva di Brunella Platania che interpreta Mary Buttman, la madre incattivita che respinge questa figlia non sua per poi pentirsi fino a morire di dolore.

Intensa l’interpretazione di Elisabetta Tulli nonostante appaia in una scena di pochi minuti nei panni di Sophie Gerald, la madre naturale di Georgie.

Claudia Cecchini (Georgie) ha una vocalità che a me piace molto e ha dimostrato grande presenza e costanza essendo in scena per tutto il tempo della rappresentazione.

Dario Inserra è un attore che ho conosciuto due anni fa e che mi aveva colpito: oggi conferma l’idea che mi ero fatto di lui dimostrando una crescita personale soprattutto nella vocalità ampia e pulita. Posso dire che, a differenza di quello che ho visto nelle prove, ho trovato il suo Arthur caratterizzato come un ragazzo immaturo, rendendolo poco credibile. Avrei preferito fosse mantenuta la linea precedente in cui i due fratelli, seppur diversi per temperamento, si muovevano su livelli espressivi paralleli.

Enrico D’Amore (Abel) è una conferma continua, soprattutto vocalmente. Il suo personaggio richiede, però, maggiore attenzione nei movimenti scenici.

Flavio  Gismondi (Lowell) e Claudio Zanelli (Conte Fritz Gerald, padre naturale di Georgie) sono vocalmente ineccepibili, ma anche loro hanno sofferto un po’ per mancanza di naturalezza e difficoltà a gestire lo spazio scenico.

Strepitoso Maurizio Di Maio (Irwin Dangering). La scena della prigionia di Arthur nelle segrete oltre ad avere una grandissima potenza espressiva e a sprigionare grande sensualità, è impreziosita dalla calda e avvolgente voce di Maurizio che ne dà un’interpretazione meravigliosa.

A seguire, in rapida successione, un elogio alla potenza e fermezza vocali di Paolo Barillari (Duca Dangering), alla grinta di Stefania Paternò (Jessica) nel Tango del Destino, alla precisione vocale di Rosy Messina (Elise), alle capacità di Nico Di Crescenzo (Eric Buttman e zio Kevin), alla bellissima coppia di bravissimi interpreti che sono Massimiliano Lombardi e Arianna Milani (Dick e Emma), al tumultuoso ed energico Roberto Fazioli (Comandante delle Guardie e bandito), alla versatilità di Stefano Colli (Governatore/Kenny/Bandito), al coraggio e alla bravura di Pietro di Natale (Deegeery Doo), alla foga interpretativa di Melania Di Giorgio (Catherine).

Altro aspetto che ho apprezzato di questo spettacolo sono state le coreografie curate da Marcello Sindici e Simona Mastrosimone: belle, energiche, diversificate negli stili ed eseguite con grande trasporto da un bel gruppo di ballerini/e. Li voglio ricordare: Serena Mastrosimone

Cristian Cesinaro Linda Gorini Raffaele Oliva Isabel Pelagatti Sergio Nigro Elena Malisani Manuel Bartolotto Maria Izzo Simone Giovannini

Una nota, infine, va fatta per l’ensemble che si è prodigato a dar vita alle scene corali con impegno e passione: Alessandro Angelini, Valeria Borsellini, Giuseppe Carvutto, Simona Foschetti, Cristina Giachi, Federica Graziani, Umberto Marcucci, Francesco Miniaci, Federico Pizzicannella, Valentina Simonetto.

Bellissimi e curati senza ombra di dubbio i costumi di Veronica Crocetti.

Interessante la scenografia anche se lascia un’idea di incompletezza; dovrebbe essere supportata maggiormente dalle installazioni video e dalle proiezioni animate che già esistono, ma su cui si dovrebbe puntare di più.

Georgie Il Musical è uno spettacolo nuovo, inedito e sicuramente rischioso da cui molti hanno imparato qualcosa; un esperimento audace, magari avventato che, però, è stato gradito dal pubblico pagante e di questo bisogna tenere conto.

Gli va riconosciuto il merito di aver voluto osare, di allontanarsi dalla ordinarietà di alcuni spettacoli attuali per presentare al pubblico qualcosa di diverso, anche se ancora grezzo e da ripulire. Credo che produttore e regista abbiano valutato il rischio puntando proprio sul carattere innovativo di questa produzione.

Ognuno poi sarà libero di valutare i risultati in base alle proprie categorie e ai propri punti di riferimento.

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