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Comunicati stampa, Teatro

Al San Babila di Milano L’Ascensore

ascensore

__________________________________________

Comunicato stampa

del 03 gennaio 2020

AL SAN BABILA DI MILANO

ROMANTICISMO E SUSPENSE CON IL THRILLER “L’ASCENSORE”

Dal 7 al 12 gennaio il pubblico sarà il detective di una storia avvincente con protagonisti assolut  i Danilo Brugia, Luca Giacomelli Ferrarini ed Elena Mancuso

Milano – Il teatro San Babila di Milano inaugura il nuovo anno con il musical thriller “L’Ascensore – un thriller sentimentale”, piece proveniente dalla Spagna, nella sua prima versione italiana.

Dal 07 al 12 gennaio 2020, si accenderanno i riflettori sullo spettacolo scritto e musicato da José Masegosa, con 3 grandi interpreti del teatro musicale italiano: Danilo Brugia, Luca Giacomelli Ferrarini ed Elena Mancuso.

Dietro le quinte un team creativo di giovani professionisti tutti under 35, a cominciare dal regista Matteo Borghi, la direzione musicale di Eleonora Beddini, i movimenti coreografici di Luca Peluso, le traduzioni italiane di Nino Pratticò e la produzione di Giuseppe Di Falco.

UNA STORIA INCREDIBILE.

UN PIANO DIABOLICO.

SOLO IL PUBBLICO CONOSCE LA V  ERITA’.

Ambientato nella New York di oggi, L’Ascensore narra l’incredibile vicenda di Emma, John e Mark. Moglie e marito i primi, intrecceranno le loro sorti personali a quella di Mark, un giovane a cui la malattia ha tolto ogni aspettativa e speranza di vita, pronto a tutto ormai per quell’unica remota possibilità di scampare a un finale che appare ormai già scritto. Il fato si beffa così di tre fragilità diversissime tra loro, rendendole pedine di un gioco tragico dall’esito imprevedibile.

GLI SPETTATORI SARANNO I DETECTIVE DI UNA STORIA

PIENA DI COLPI DI SCENA

Con soli 3 protagonisti e un pianoforte, in un continuo alternarsi di suspense, romanticismo e colpi di scena, saranno proprio gli spettatori a riordinare i pezzi di un confuso puzzle e a capire quale ruolo sta giocando ogni personaggio nella partita a carte contro il destino.

La particolarità della scrittura, sono i continui salti temporali che danno ritmo e pathos alla vicenda, sottolineati sia dalla estrosa e ormai consolidata “mano” di Eleonora Beddini, (in scena, al pianoforte mimetizzata tra la scenografia) che ha ampliato , con un gusto cinematografico, la partitura originale di Masegosa, sia dai suggestivi ed originali movimenti corografici di Luca Peluso che impreziosiscono la regia di Matteo Borghi.

MILANO – TEATRO SAN BABILA

dal 7 al 12 gennaio 2020

Biglietti online su www.teatrosanbabilamilano.it

Biglietteria 02798010

Calendario delle repliche

7-9-10-11 gennaio 2020 ore 20.30
8-11-12 gennaio 2020 ore 15:30

Foto disponibili online: https://bit.ly/2vj404Y

Per info e curiosità: www.lascensoreilmusical.it

facebook.com/lascensoreilmusical

instagram.com/lascensoreilmusical

Foto di scena: Jacopo Lupinella – Chloè Car

Foto di Posa: Franco Emme

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Recensioni, Teatro, Teatro

Una moglie da rubare

Teatro San Babila di Milano

10 aprile 2018

Recensione di Carlo Tomeo

foto carlo

“Non sempre le ciambelle riescono col buco”: sembra essersi ispirata a questo popolare proverbio Iaia Fiastri nel raccontare la parte iniziale della sua nuova divertente commedia “Una moglie da rubare”. La storia, infatti, all’inizio, e per buona parte del suo svolgimento, sembra mandare a monte il piano architettato dal protagonista, un imprenditore a rischio fallimento, al quale, siccome hanno rapito la moglie cui lui è legatissimo, a scopo di un riscatto di un miliardo di lire, pensa bene di rapire a sua volta la moglie di un ricco industriale blasonato per chiedere la stessa cifra che gli occorre per pagare i rapitori e liberare così la propria.

Tutte le azioni si svolgono in un magazzino insonorizzato dove il protagonista che si chiama Giovanni ed è interpretato da Stefano Masciarelli rinchiude la donna che ha rapito, Anna, chiamata Nanà, e che è interpretata da Patrizia Pellegrino. Se Giovanni è un uomo ansioso e fondamentalmente ingenuo, non altrettanto sembra essere Nanà che cerca di consigliare per il meglio il suo rapitore affinché si risolva la triste situazione in cui sono incappate lei e la moglie di lui.

C’è un terzo personaggio, un dipendente di Giovanni, Priamo, interpretato da Luigi Tani, e che svolge le mansioni di guardiano notturno del magazzino e che scopre la presenza di Nanà nel magazzino, traendo all’inizio conclusioni errate e poi facendo chiarezza sulle motivazioni del suo datore di lavoro e sull’identità della donna rapita.

Una serie di colpi di scena nella commedia, già abbondantemente fornita di dialoghi e battute esilaranti, porta pian piano a far emergere la vera natura dei due personaggi principali. Per esempio, poco dopo l’inizio, si comprende come Nanà, che sembrava una donna fredda e calcolatrice, tanto che non a caso viene chiamata come la protagonista del famoso romanzo di Zola, sia affetta dalla sindrome di Stoccolma e nei sentimenti è ben diversa dal personaggio che le circostanze della vita l’hanno portata a interpretare.

Iaia Fiastri gioca molto con i nomi e alcuni termini. Per esempio il guardiano è chiamato non a caso Priamo, per offrirgli l’opportunità di una battuta comica rivolta a Nanà, ritenuta donna di facile costumi (è facile  immaginare con quale termine venga considerata dall’uomo)

Ma lo stesso titolo della commedia che, stante all’argomento principale, sarebbe dovuto essere “Una moglie da rapire”, ha un suo motivo per intitolarsi “Una moglie da rubare”.

Una commedia molto divertente che però non è evasiva nel senso che pone un problema sulla vera identità delle persone e cosa esse siano costrette a compiere per non far emergere il loro vero “io”, dove quello che viene mostrato di sé è una serie di atteggiamenti comportamentali che in realtà non sono reali ma più o meno tacitamente imposti dalla società.

Durante lo spettacolo vengono cantate (e ballate) anche tre canzoni. Patrizia Pellegrino è molto a suo agio in queste circostanze (ricordiamo che lei è nata showgirl e, ha alle spalle, in tempi neanche lontani, l’incisione di diversi dischi: il  suo secondo CD risale al 2005 e l’ultimo singolo è datato 2015).

Una vera sorpresa si è dimostrata la prestazione canora (e ballata)  di Stefano Masciarelli in una swingatissima “Lady Is A Tramp” .

Luigi Tani è stato in scena per meno tempo degli altri ma ha interpretato magnificamente il personaggio che, con battute sagaci, ha saputo mettere in luce la vera natura dei protagonisti.

Un plauso particolare va all’autore delle musiche originali, Stefano Magnanensi, apprezzabile specialmente nel primo tango all’inizio della commedia.

Il regista Diego Ruiz ha gestito nel migliore dei modi gli attori che si sono mossi sulla scena senza alcun tempo morto e creando continui e imprevedibili momenti di suspense.

Ma alla fine tutte le ciambelle sono riuscite con il buco oppure no?

Lo sapranno le persone che si recheranno a vedere questa brillante commedia.

Alla “prima” il teatro era pieno e il pubblico ha applaudito molto. Il mio consiglio è di non perdere le repliche che si terranno fino alla prossima domenica.

 

Una moglie da rubare

di Iaia Fiastri

regia Diego Ruiz

con Patrizia Pellegrino e Stefano Masciarelli

e con la partecipazione di Luigi Tiani

musiche Stefano Magnanensi

scene Salvo Manciagli

costumi Marian Osman

aiuto regia Manuela Perfetti

make up Giada Laganà

gli abiti di Patrizia Pellegrino sono di Marco Strano

foto Alessandro Canestrelli Reporter Associati e Archivi, Roma

PT produzione

 

https://www.youtube.com/watch?v=73qhDVBynTw

 

In scena al Teatro San Babila di Milano fino al 15 aprile

Si ringrazia la Sig.ra Roberta Cucchi dell’ufficio stampa

 

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Recensioni, Teatro, Teatro

Minchia Signor Tenente

Teatro San Babila di Milano

20 marzo 2018

Recensione di Carlo Tomeo

foto carlo

“Minchia Signor Tenente” è la parola più ricorrente in una caserma di carabinieri in un piccolo paese della Sicilia, dove sembra non accadere nulla di particolare, salvo le denunce continue e irrisorie di furti di oggetti di poco conto presentate quasi giornalmente dal Sig Pererella (l’attore Natale Russo).

La commedia è ambientata nel 1992 ed è composta da due atti che la dividono non solo formalmente ma anche per come viene raccontata la trama. Nel primo tempo assistiamo a una serie di episodi preparativi dell’azione che prenderà corpo sostanziale nel secondo atto: i dialoghi sono infarciti di battute comiche che si svolgono tra i carabinieri e arrivano a sfiorare una moderna pochade specialmente quando entra in campo il Signor Pererella con le sue denunce che sono difficili da comprendere, sia perché enunciate in dialetto siciliano molto stretto, sia per la pochezza delle stesse: un paio di calzini, un bastone, degli occhiali da sole. Si aggiunga che tra i carabinieri non tutti sono siciliani che possono comprendere il dialetto: ci sono un napoletano (interpretato dallo stesso Antonio Grosso) e un appuntato romano (interpretato da Gaspare di Stefano) che deve scrivere le denunce in italiano e, questa situazione che si ripete, rende ancora più comica la vicenda. Altro elemento vittima di malcelati sfottò è il maresciallo Antonio (l’attore Antonello Pascale) che annuncia il prossimo arrivo del tenente Prisco (l’attore Francesco Nannarelli) il quale, oltre a mettere ordine nella gerarchia scarsamente osservata nei modi comportamentali dei presenti in caserma, si appresta a risolvere un caso delicato previsto per il giorno dopo.

Il secondo atto si apre sulla stessa scena resa buia e due voci fuori campo che si parlano a telefono: uno è a Roma e l’altro è a Palermo. L’accento è siculo e parlano in codice. La scena si ripeterà verso la fine del secondo tempo. Quando le luci si accendono sul palcoscenico, si comprende subito che ci troviamo in una situazione meno comica che volge sempre di più al drammatico. Il tenente annuncia che due poliziotti dovranno il giorno dopo scortare un magistrato.

Lo spettacolo, che a questo punto è diventato un dramma, fa riferimento alle stragi compiute dalla mafia che colpisce, nonostante certi segnali facciano sembrare che i problemi più complessi e malavitosi della nostra società oggi siano in via di soluzione, mentre la mafia impera ancora nonostante le apparenze la diano per destabilizzata o per lo meno indebolita.

Antonio Grosso, figlio di un maresciallo dei carabinieri, ha dichiarato che, quando scrisse il testo nel 2004, si era ispirato, nel titolo, alla canzone che Giorgio Faletti portò con successo al Festival di Sanremo del 1994. La prima volta che il testo andò in scena fu nove anni fa e da allora ha avuto una serie di successi in tutt’Italia, ogni volta che stata riproposta. Ormai, come ha dichiarato lo stesso Antonio Grosso alla prima milanese cui ho assistito, ha superato le ottocento rappresentazioni e si sta avvicinando alla millesima replica.

Al di là di come si conclude la commedia, non temo di fare spoiler raccontando che, prima che gli attori si presentino sul proscenio per ringraziare il pubblico, un telo bianco scende dall’alto sul quale vengono proiettati i volti delle tante vittime della mafia, perché il pubblico li ricordi come nostri eroi.

Lo spettacolo è diretto con padronanza da Nicola Pistoia, anche se la differenza tra il primo e il secondo tempo mi è sembrata troppo stridente nello stile. E questo, a quanto mi è parso, l’abbia colto anche il pubblico che ha riso molto copiosamente e applaudito parecchie volte a scena aperta più nel primo atto, considerando il suo lato fortemente comico.

Il successo, a teatro pieno, è stato comunque garantito dai molti applausi finali. E il tema trattato è comunque encomiabile tanto da meritare ulteriori repliche e un “passa parola” è quanto mai opportuno.

 

Minchia Signor Tenente

di Antonio Grosso

con Gaspare Di Stefano, Alessandra Falanga, Antonio Grosso

Francesco Nannarelli, Antonello Pascale, Francesco Stella, Ariele Vincenti

e con Natale Russo

scene Fabiana Di Marco

costumi Maria Marinaro

luci Luigi Ascione

regia Nicola Pistoia

produzione La Bilancia

 

In scena al Teatro San Babila di Milano fino al 25 marzo

Si ringrazia la Sig.ra Roberta Cucchi dell’ufficio stampa

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