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Comunicati stampa, Teatro

Roberto Herlitzka in ENRICO IV, regia di Antonio Calenda.

Comunicato Stampa stagione 2019 | 2020

Teatro Basilica

25 febbraio | 8 marzo 2020

prosa – prima assoluta

Evento Speciale***

Roberto Herlitzka IN

ENRICO IV

di Luigi Pirandello

regia Antonio Calenda

con

Enrico IV Roberto Herlitzka

La Marchesa Matilde Spina Daniela Giovanetti

Sua figlia Frida Giorgia Battistoni

Il Marchese Carlo di Nolli Lorenzo Guadalupi

Il Barone Tito Belcredi Armando De Ceccon

Il Dottore Sergio Mancinelli

Landolfo (Lolo) Alessio Esposito

Arialdo (Franco) Stefano Bramini

Ordulfo (Momo) Lorenzo Garufo

Bertoldo (Fino) Dino Lopardo

Regista assistente Alessandro Di Murro

Scene e Costumi Laura Giannisi

Aiuto regia Emma Aquino

Foto di scena Tommaso Le Pera

Direttore di produzione Pino Le Pera

Progetto grafico Cristiano Demurtas

Organizzazione Bruna Sdao

Roberto Herlitzka sarà in scena al Teatro Basilica dal 25 febbraio all’8 marzo – in prima nazionale assoluta – con lo spettacolo evento: ENRICO IV, di Luigi Pirandello, con la regia di Antonio Calenda.

In scena con Herlitzka: Daniela Giovanetti, Armando De Ceccon, Sergio Mancinelli, Giorgia Battistoni, Lorenzo Guadalupi, Alessio Esposito, Stefano Bramini, Lorenzo Garufo, Dino Lopardo.

Un nobile del primo ‘900 prende parte ad una cavalcata in costume nella quale impersona l’imperatore Enrico IV di Franconia; alla messa in scena, prendono parte anche Matilde Spina, donna della quale è innamorato, ed il suo rivale in amore Belcredi. Quest’ultimo disarciona Enrico IV, il quale nella caduta batte la testa e si convince di essere realmente il personaggio storico che stava impersonando. La follia dell’uomo viene assecondata dai servitori che il nipote Di Nolli mette al suo servizio per alleviare le sue sofferenze; dopo 12 anni Enrico guarisce e comprende che Belcredi lo ha fatto cadere intenzionalmente per rubargli l’amore di Matilde. Decide così di fingersi ancora pazzo, di immedesimarsi nella sua maschera per non voler vedere la realtà dolorosa. Dopo 20 anni dalla caduta, Matilde, Belcredi, Frida (la figlia di Matilde), Di Nolli e uno psichiatra vanno a trovare Enrico IV. Lo psichiatra è molto interessato al caso della pazzia di Enrico IV, che continua, a loro insaputa, la sua finzione, e dice che per farlo guarire si potrebbe provare a ricostruire la stessa scena di 20 anni prima e ripetere la caduta da cavallo. La scena viene così allestita, ma al posto di Matilde recita la figlia. Enrico IV si ritrova così di fronte la ragazza, che è esattamente uguale alla madre Matilde da giovane, la donna che Enrico aveva amato e che ama ancora. Ha così uno slancio che lo porta ad abbracciare la ragazza, ma Belcredi, il suo rivale, non vuole che la ragazza venga abbracciata e si oppone. Enrico IV sguaina così la spada e uccide Belcredi. Per sfuggire definitivamente alla realtà (e alle conseguenze del suo gesto), decide di fingersi pazzo per sempre.

Enrico IV: folle o rabdomante?

Cosa mi lega così fortemente all’Enrico IV di Pirandello? Perché, dopo averlo messo in scena nel 1980 con Giorgio Albertazzi, vado a interrogare di nuovo questo classico contemporaneo che considero non solo altamente simbolico ma dirompente? Il tempo interiore mi pone davanti a un mistero, a un disagio, e a un desiderio. E invece di guardare indietro, rinvangando glorie, cadute, riprese, onori e critiche, mi trovo a guardare avanti. In fondo è l’unico gesto sensato, in questi tempi sconnessi e folli. E guardando avanti ritrovo un compagno di tanti viaggi teatrali, un attore raffinato e implacabile nel suo volere continuamente cercare, una delle figure rare di artista-intellettuale. Guardo Roberto Herlitzka e ripenso alle tante esperienze artistiche condivise. Lo sento pronunciare le prime battute dell’Enrico IV e mi convinco che siamo nel momento giusto per mettere in scena quest’opera-mondo, un trattato purissimo di filosofia sciolto in forma drammatica, in grado di raccontare, meglio e più di altri testi, la follia di un mondo deragliato, il nostro, in cui regna la pura legge del caos. Pirandello dispone sul suo campo di battaglia un labirinto che moltiplica e inverte continuamente i propri dispositivi di visione e rappresentazione. Chi sta mistificando? Chi dice il vero? Chi è pazzo? E’ mai stato veramente pazzo Enrico IV? E perché, nel momento in cui sembrano cadere tutte le maschere, questo grandioso demiurgo si ostina a indossarne un’altra ancora, l’ultima, che lo porta a commettere un omicidio? Per affrontare scenicamente questo labirinto di specchi, ho voluto far cadere i riferimenti puntuali agli anni Venti del secolo scorso. Rappresentare l’Enrico IV in senso filologico ci avrebbe messo in una situazione di stallo. Ci troviamo invece, in un momento del tempo presente, a teatro. Una compagnia di attori è in scena intenta alla scelta dei costumi per la messa in scena che si appresta a fare. Citando Giovanni Macchia, si entra in una “stanza della tortura” in cui i folli passano per pazzi e i pazzi appaiono come infermieri e guaritori, finendo con l’essere travolti dalla macchina stringente e feroce che Enrico IV, nella ripetizione ossessiva del proprio incubo, ha azionato infinite volte. Trattando il testo di Pirandello come un classico contemporaneo, intendo scavarne le necessità che l’oggi ci impone: nell’ossessione del protagonista, vedo un magma di sentimenti, un dispositivo infinito di proiezioni e sdoppiamenti che apre, usando una chiave mitica e onirica, alla tragedia di questo nostro tempo, dove basta operare un piccolo gesto di dissenso per sentirsi diseredati, soli. Mi sostengono in questa mia visione le pagine che un altro fine studioso di Pirandello, Nino Borsellino, dedica al rapporto tra il nostro autore e il drammaturgo e teorico russo Nikolaj Evrèinov, una delle figure più rilevanti di quel Teatro d’Arte di Mosca che è poi l’oggetto di studio. di Ripellino ne “Il trucco e l’anima”: «Più che le teorie, erano le possibilità drammaturgiche del monodramma evreinoviano a interessare Pirandello, cioè del dramma che si immedesima con la concezione del protagonista e in cui il mondo appare come quello lo percepisce». In questo, Enrico IV è fratello di Hinkfuss e del Mago Cotrone. Ma, diversamente da loro, spinge la sua magnifica ossessione, e il suo dolore esistenziale, fino all’atto estremo, l’omicidio, sulla cui natura continuiamo ad interrogarci. Belcredi muore veramente? O si tratta dell’ulteriore strappo nel teatrino di carta, dell’ultimo prodigio di un demiurgo per il quale non esiste che il teatro, «bocca spalancata di una grande macchina che ha fame»? Mettendo sul capo di Roberto Herlitzka la corona del re pazzo, gli affido il bastone del rabdomante, perché possa rivelarci senza paura fino a che punto il mondo ha saputo convivere con la propria follia, fino a farla coincidere con il pensiero dominante, erigendo sull’ipocrisia e sul consenso i pilastri di questa nostra società.

Antonio Calenda

Teatro Basilica

Piazza Porta S. Giovanni, 10 Roma (RM)

Contatti / Prenotazioni: +39 392 97.68.519 – info@teatrobasilica.com

Marketing: comunicazione@teatrobasilica.com

Direzione: direzione@teatrobasilica.com

Biglietti 30 euro – ridotto 20

Orario spettacoli dal martedì al sabato ore 21.00

Domenica ore 17.45

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Comunicati stampa, Teatro

Teatro Basilica: Dimmi Tiresia

tiresia

Comunicato Stampa stagione 2019 | 2020

Teatro Basilica

11 | 16 febbraio

danza

DIMMI TIRESIA
scritto e diretto da Luisa Stagni
coreografia Luca Piomponi
con Lucrezia Serafini, Luca Piomponi e Luisa Stagni

supervisione artistica Aurelio Gatti
Mda produzioni danza

 

Sarà in scena al Teatro Basilica dall’11 al 16 di febbraio – nella sezione danza – Dimmi Tiresia scritto e diretto da Luisa Stagni, coreografia Luca Piomponi, con Lucrezia Serafini, Luca Piomponi e Luisa Stagni. Supervisione artistica Aurelio Gatti.

Il vecchio Tiresia ci narra dei miti dai quali nasce il suo bizzarro, tragico destino; di quando fu donna e di quando fu uomo, e dell’incontro con gli dei e dell’eterna, ingiusta, punizione: sette generazioni da viver sulla terra e la Veggenza a lui concessa dagli dei, è un grande peso, una insostenibile condizione umana, un conflitto reso eterno. Destino e punizione: vedere e sapere ciò che accadrà e non desiderarlo; Lui, il cieco, non può evitare di “vedere” l’umano destino. Quel sapere sconforta e opprime il suo impotente essere. Il suo dire, le sue parole prendono corpo, come fiammelle danzanti, evocate dal suo narrare, esse son coro, son donna e giovane uomo, son desiderio e son il kronos destinato a fermarsi. Sono passato e futuro, son madre e figlio, son voce del refrattario veggente, alter ego ribelle. Tiresia attraversa numerosi stati, passa da un piano di conoscenza a un altro.: la notte scende sui suoi occhi perché folgorati da una visione insopportabile, in cui oltrepassa il limite rigidamente fissato per l’essere umano… Le sue capacità profetiche non sono una compensazione per la perdita subita, ma il superamento di una conoscenza empirica a favore di un “modo altro” di sapere le cose e di comprendere la realtà, conoscere lo spazio-tempo. Una grande suggestione per una ricerca sull’elaborazione cognitiva dello spazio. Infatti, in assenza della vista, i due sistemi percettivi, udito e tatto, prendono in carico la conoscenza dello spazio, utilizzando strategie differenti, perché udito e tatto dipendono dalla successione sequenziale, mentre la visione ha il dominio della simultaneità. Ricerca possibile anche grazie al contributo di Luisa Stagni, drammaturga e interprete non vedente.

 

Teatro Basilica

Piazza Porta S. Giovanni, 10 Roma (RM)

Contatti / Prenotazioni: +39 392 97.68.519 – info@teatrobasilica.com

Marketing: comunicazione@teatrobasilica.com

Direzione: direzione@teatrobasilica.com

Biglietti 15 euro

Orario spettacoli dal martedì al sabato ore 21.00

Domenica ore 18.00

 

 

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Comunicati stampa, Teatro

Viaggio di Psiche, Teatro Basilica

psiche

Comunicato Stampa stagione 2019 | 2020

Teatro Basilica

Viaggio di Psiche
da Amore e Psiche di Apuleio

dal 30 gennaio al 2 febbraio e dal 6 al 9 febbraio

di e con Sista Bramini

musica originale di Giovanna Natalini

produzione: O Thiasos TeatroNatura

 

Sista Bramini –sarà la protagonista – al Teatro Basilica dal 30 gennaio al 2 febbraio e dal 6 al 9 febbraio – dello spettacolo Viaggio di Psiche da Amore e Psiche di Apuleio, con le musiche originale di Giovanna Natalini.

Viaggio di Psiche, tratto da Amore e Psiche di Apuleio, narra le peregrinazioni dell’Anima per riuscire a congiungersi con l’Amore. Ancora oggi questa storia, in cui i significati nascosti e palesi si aprono a mille interpretazioni (mistiche, psicoanalitiche, letterarie, esoteriche…), affascina il pubblico. Psiche per la sua bellezza è adorata da tutti, ma nessuno entra in una vera relazione d’amore con lei che si sente fredda, triste e sola. La sua immagine idolatrata, sfruttata in vario modo, finisce per sostituire il culto di Afrodite finché la dea decide di punire la stoltezza umana facendo innamorare la ragazza di un mostro… ha inizio così la tribolata iniziazione di Psiche all’Amore.

Ogni mito è, prima di tutto, una narrazione orale delle origini fatta per essere ascoltata dal vivo. La struttura archetipica di Viaggio di Psiche rende il racconto magnetico e attraverso il suono della parola, voce universale dell’anima, le radici della sua sapienza iniziatica possono svelarsi. L’immaginazione narrante di Sista Bramini incarna e scolpisce l’irrinunciabile flusso musicale, composto da Giovanna Natalini, in vicende e personaggi e trasporta il pubblico accanto a Psiche mentre, nel suo viaggio per imparare ad amare, spezza la sua gabbia dorata e si sottopone a prove che non è in grado di affrontare.

Qui la massima errare humanum est, prende un significato nuovo. Solo il coraggio di errare, nel doppio senso di vagare e sbagliare, renderà Psiche compiutamente umana, libera di amare e felice, cioè, secondo il linguaggio mitico, divina. E se gli dei non sono modelli di condotta, possiedono una virtù per noi oggi necessaria: non sono mai tristemente separati dalla natura ma fusi con essa, accolgono gloriosamente la moltitudine dei viventi.

La musica originale di Giovanna Natalini non illustra mai, ma evoca la segreta affinità tra luoghi naturali e paesaggi del sentimento, e si proietta prima e oltre la distinzione tra tessitura elettronica (immaginale e onirica), lacerti di citazioni musicali date in strumenti culturalmente codificati e suono naturalistico. In una misterica corrente musicale, si crea, guizza, si posa, snodandosi davanti al pubblico, una narrazione teatrale radicata in un corpo quasi danzante. La musica è parte della narrazione, il controcanto oltre le parole, ispirato alla tradizione liederistica romantica e all’improvvisazione libera.

Teatro Basilica

Piazza Porta S. Giovanni, 10 Roma (RM)

Contatti / Prenotazioni: +39 392 97.68.519 – info@teatrobasilica.com

Marketing: comunicazione@teatrobasilica.com

Direzione: direzione@teatrobasilica.com

Biglietti 15 euro

Orario spettacoli dal martedì al sabato ore 21.00

Domenica ore 18.00

 

 

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