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Recensioni, Teatro

Cabaret. Teatro Brancaccio, 7 ottobre 2015. La Prima

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Presentato in anteprima come spettacolo inaugurale del Todi Festival 2015 è approdato finalmente a Roma Cabaret, Musical della Compagnia della Rancia con protagonisti Giampiero Ingrassia e Giulia Ottonello.

Questa di Cabaret è un’edizione coraggiosa che va lodata per l’intento e per la professionalità del cast.

Cabaret è uno spettacolo scomodo, difficile, che riporta ad un passato recente a cui nessuno vuole più pensare; butta in faccia la realtà di questo passato ricordando la sua ancora forte attualità e costringendo a fare i conti con essa.

Nella Berlino dei primi anni Trenta, prima dell’ascesa del III Reich, il giovane romanziere americano Cliff è a Berlino in cerca di ispirazione: nel trasgressivo Kit Kat Klub, incontra Sally Bowles e tra i due inizia una relazione tempestosa. Sullo sfondo dell’avvento del nazismo, si intrecciano le storie di altri personaggi (Fräulein Schneider, Herr Schultz, Fräulein Kost). Neanche l’ambiguo e stravagante Maestro di Cerimonie del Kit Kat Klub riuscirà a far dimenticare al pubblico che sulla Germania, e sulle loro vite, sta per abbattersi la furia hitleriana.

Diverso dal film del 1972 che consacrò Liza Minnelli come una star e icona del film musicale, con numerosi tagli della storia e un adattamento più circoscritto ai pochi protagonisti, Cabaret è un bel Musical, con momenti davvero intensi.

Giampiero Ingrassia è un talento fuori misura, interpretando un Maestro di Cerimonie fantastico, sempre pronto a divertire e distrarre il pubblico del Kit Kat Klub; il bel costume di scena e il trucco alla Joker aiutano a costruire un personaggio ambiguo e ricco di sfumature. Come nella migliore delle tradizioni, la maschera (in questo caso di trucco) nasconde e crea distacco tra l’uomo e lo spettatore, lasciando solo il personaggio: Giampiero diventa così non solo il Maestro di cerimonie, ma anche l’intrattenitore e, soprattutto il narratore, l’affabulatore che cerca di distrarre dal pensiero del tragico avvento del nazismo. Fantastico nei suoi brani da solista.

Giulia Ottonello è una Sally Bowles sublime; Giulia non tenta nemmeno di avvicinarsi al mito di Liza, ma interpreta il suo personaggio in maniera personale, caratterizzandolo con il suo intelligente ed ironico spirito caricaturale, diventando così la leggera, frivola, sempre insoddisfatta stelletta del Cabaret.

Giusto, equilibrato Mauro Simone nei panni del modesto e affettivamente inesperto Cliff, meno incisivo nella sua presa di coscienza e acquisizione di consapevolezza.

Sottotono i personaggi di Fraulein Schneider/Altea Russo e Herr Schultz/Michele Renzullo: un po’deboli all’inizio, si riprendono nella parte drammatica non raggiungendo, però, il climax che mi sarei aspettato.

Conferma il suo talento Valentina Gullace nei panni della procace e sexy Fraulein Kost, simpatica e irriverente, sempre calata nella parte.

Bravo Alessandro Di Giulio col suo Ernst Ludwig, misterioso, austero, pericoloso.

Buona prova anche per l’ensemble composto da Ilaria Suss, Nadia Scherani, Marta Belloni, Andrea Verzicco e Gianluca Pilla.

 

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I momenti musicali di particolare bellezza e resa sono, oltre ai brani da solista di Giampiero, il pezzo, ironico e civettuolo con cui Giulia/Sally Bowles fa il suo ingresso, “Non dirlo a mamma”; il brano, intenso, “Questa volta”; il drammatico svelamento/compromesso di Fraulein Kost/Valentina Gullace con “Il domani appartiene a me”; “Money money money” in una coreografia dal sapore felliniano.

Particolare la malinconica interpretazione di “Cabaret”, una sorta di caricatura, di forzatura di ciò che la vita è o dovrebbe essere,  in bilico tra la realtà e il suo riflesso.

Bellissima l’impostazione di fondo di restituire la drammaticità e la veridicità di quel pezzo orribile di Storia, quel voler rimproverare chi si lamenta in continuazione senza, però, affrontare mai la realtà, una realtà buttata in faccia così, nuda e cruda, dove al motto di “vivi e lascia vivere” fa da contrappeso la convinzione (spesso errata) di non avere altra scelta.

La storia e lo spettacolo si risolvono nel secondo atto, breve, carico di un simbolismo forte e pungente, grazie anche ad una scenografia molto efficace (la stessa scenografia, che, però, nel primo atto risulta, a lungo andare, un po’ pesante, nonostante delle idee brillanti: quel telo che sale e scende in continuazione, dopo un’ora, diventa fastidioso).

Si risolve, dicevo, con forza e drammaticità caricandosi di un simbolismo che rende una immediatezza tragica di grande impatto, ma questa risoluzione non è sufficientemente preparata dalle scene del primo atto: l’atmosfera, l’ambiente non sono caricati a sufficienza per creare il giusto, spiazzante contrasto con ciò che avverrà nel secondo atto.

Se si vuole dare effetto alla violenza e all’irrazionalità che il nazismo hanno imposto al mondo e alla sua brutalità, è necessario prima rappresentare ciò che era, è necessario offrire il Varietà, con le sue luci e le sue illusioni, il Cabaret e il Cabaret non è solo sesso e sensualità, ma è un simbolo, il simbolo di una società che non riusciva a vedere o non voleva vedere che la realtà cambiava.

Fermi restando la bravura e il valore di tutti quanti gli attori in scena, non mi trovo in accordo con lo stile scelto, col taglio dato.

Temo, però, che uno spettacolo come questo sia sottoposto a direttive che vengono prima della mano del regista Saverio Marconi e che un po’la legano, non consentendo una piena autonomia di azione.

La traduzione di Michele Renzullo ha offerto un ottimo servizio alle musiche di John Kander e alle liriche di Fred Berr.

Pazzesco il disegno luci di Valerio Tiberi.

Uno spettacolo difficile, dicevo, perché portatore di un messaggio forte e narrante una storia dura e crudele; uno spettacolo a cui il pubblico italiano non è abituato: difendo la scelta di portarlo in scena; difendo il prodotto e l’alta qualità del cast e sono sicuro che le prossime repliche consentiranno una maggiore scioltezza narrativa.

Nonostante la considerazione sulla scelta rischiosa di riportare in scena Cabaret, è stato molto bello constatare, che gli applausi arrivavano dritti e forti non solo dagli amici addetti ai lavori, ma dal pubblico pagante: credo che questa sia la soddisfazione maggiore.

 

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Comunicati stampa, Teatro

CABARET. Dal 7 al 18 ottobre 2015 al Teatro Brancaccio.

Compagnia della  Rancia

Presenta

GIAMPIERO INGRASSIA

Maestro di cerimonie

In

Cabaret

Testo

JOE MASTEROFF

Basato sulla commedia di John Van Druten e sui racconti di Christopher Isherwood

Musiche                                              Liriche

     JOHN KANDER                                 FRED EBB

  Traduzione Michele Renzullo – Adattamento Saverio Marconi

Con

GIULIA OTTONELLO

Sally Bowles

e con

MAURO SIMONE

Cliff

ALTEA RUSSO

Fraulen Schneider

MICHELE RENZULLO

Herr Schultz

VALENTINA GULLACE

Fraulen Kost

ALESSANDRO DI GIULIO

Ernst Ludwig

 

ILARIA SUSS, NADIA SCHERANI, MARTA BELLONI, ANDREA VERZICCO, GIANLUCA PILLA

 

Scene

GABRIELE MORESCHI

SAVERIO MARCONI

Costumi

CARLA ACCORAMBONI

Coreografie

GILLIAN BRUCE

Supervisione musicale

MARCO IACOMELLI

Direzione musicale

RICCARDO DI PAOLA

Disegno luci

VALERIO TIBERI

Disegno fonico

ENRICO PORCELLI

Regia

SAVERIO MARCONI

Produzione esecutiva

MICHELE RENZULLO

 

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La stagione 2015/2016 vedrà la Compagnia della Rancia impegnata con un nuovo allestimento di CABARET, spettacolo molto caro a Marconi e atteso, che mancava dalla circuitazione nei teatri da oltre vent’anni (l’edizione 2006/2007 aveva toccato infatti solo Milano e Roma).

Il titolo è famosissimo, grazie all’omonimo film del 1972 che consacrò Liza Minnelli come un’autentica star e icona del film musicale e numerose sono state le edizioni del musical in tutto il mondo, tra cui, negli ultimi anni, è memorabile la versione di Sam Mendes, incredibile successo alle Folies Bergère di Parigi e allo Studio 54 di New York.

Nella Berlino dei primi anni Trenta, prima dell’ascesa del III Reich, il giovane romanziere americano Cliff (Mauro Simone) è a Berlino in cerca di ispirazione e, nel trasgressivo Kit Kat Klub, incontra Sally Bowles (Giulia Ottonello) e tra i due inizia una relazione tempestosa; sullo sfondo dell’avvento del nazismo, si intrecciano le storie di altri personaggi (Altea Russo/Fräulein Schneider, Michele Renzullo/Herr Schultz, Valentina Gullace/Fräulein Kost). Neanche l’ambiguo e stravagante Maestro di Cerimonie del Kit Kat Klub – nel ruolo troveremo Giampiero Ingrassia, un graditissimo ritorno dopo il grandissimo successo di Frankenstein Junior – riuscirà a far dimenticare al pubblico che sulla Germania, e sulle loro vite, sta per abbattersi la furia hitleriana.

Il testo di Joe Masteroff, basato sulla commedia di John Van Druten e sui racconti di Christopher Isherwood, con le musiche di John Kander e le liriche Fred Ebb, è un classico del teatro musicale e vanta una colonna sonora straordinaria, a diritto entrata nel patrimonio dei musical grazie a brani intramontabili come Mein Herr, Money Money, Maybe This Time (Questa volta) e Life is a cabaret (La vita è un cabaret), interpretati in questa nuova edizione dalla strepitosa voce di Giulia Ottonello.

 

NOTE

Dice il regista Saverio Marconi: “”Cabaret” è uno spettacolo a cui tengo molto, ho lavorato a tre edizioni in tre periodi differenti della mia vita e questa che ha debuttato a Todi è iun “Cabaret” come voglio io, risultato di un testo e di una storia che conosco molto bene, con una nuova e profonda sincerità nell’affrontare lo spettacolo. Una lettura molto più dura, con alcuni momenti di teatro nel teatro. Molto più attuale, dunque, costringerà gli spettatori a mettersi di fronte alla tendenza di oggi a lamentarsi, senza però mai affrontare davvero la realtà. Credo che sia un tema che non muore mai: l’indifferenza della gente che non si occupa (o preoccupa) di quello che gli succede intorno se non viene toccata direttamente. Allora nacque il nazismo, oggi cosa nascerà?”

Un ruolo completamente differente dalla comicità del Dottor Frankenstein – che ha portato in tour con la Rancia per ben tre stagioni – per Giampiero Ingrassia, nel ruolo del Maestro di Cerimonie. Il personaggio di “Cabaret” che prende vita solo sul palcoscenico del Kit Kat Klub, è il filo conduttore che rappresenta l’aspetto ludico della storia  e allo stesso tempo quello ambiguo e stravagante. Un Maestro di Cerimonie sempre pronto a ridere e scherzare, ma con una morale corrotta e decadente, sottolineata anche dal trucco (un misto tra Joker, il Corvo e il cantante dei Kiss Gene Simmons), una maschera che trasuda inquietudine. Ingrassia si cimenta in un ruolo complesso e dalle mille sfaccettature: recita ma soprattutto canta, con un momento di particolare intensità in “I don’t care much/Non importa”.

Giulia Ottonello è la fragile ed evanescente Sally Bowles, la giovanissima stella del club berlinese “che splenderà più di una stella” e mentre Sally sogna di diventare una grande attrice, fuori dalla porta del trasgressivo Kit Kat Klub il mondo va avanti nella direzione sbagliata. Nella Berlino dei primi anni Trenta, sullo sfondo dell’avvento del nazismo, si intrecciano così le storie degli altri personaggi mentre sulla Germania, e sulle vite di tutti, sta per abbattersi la furia hitleriana.

“Cabaret” vanta una colonna sonora straordinaria, a diritto entrata nel patrimonio dei musical grazie a brani intramontabili come “Wilkommen”, “Money”, “Maybe This Time” (Questa volta) e “Life is a cabaret” (La vita è un cabaret).

Il tour invernale partirà dal Teatro Brancaccio di Roma il 7 ottobre (dove resterà in scena fino al 18 ottobre), per poi toccare i principali teatri italiani; lo spettacolo sarà in scena al Teatro della Luna di Milano dal 12 al 22 novembre 2015.

 

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foto di Giulia Marangoni

ORARIO SPETTACOLI:

dal martedi al sabato serale h.21.00

sabato pomeridina h. 17.00

domenica pomeridiana h. 17.00

 

PREZZO BIGLIETTI (interi):

poltronissima gold € 49,00

poltronissima € 44,00

poltrona A – galleria A € 39,00

poltrona B – galleria B- palchetti € 29,00

Foto di copertina di Giulia Marangoni

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Eventi, Musical, Teatro

Oscar italiani del Musical. Teatro Brancaccio, 21 settembre 2015.

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Foto di Luana Belli

Agli Oscar italiani del Musical  hanno vinto il Teatro e la passione nel fare cose belle!

Una serata meravigliosa, molto ben organizzata, all’insegna dello spettacolo e della condivisione di un’unica grande passione: il Musical.

L’Italia, finalmente, sta tirando fuori da qualche anno grandi e importanti lavori che attirano il pubblico e lo convincono, fidelizzandolo.

Ancora scarso, però, il coinvolgimento delle grandi produzioni, mancanza a causa della quale è sempre difficile fare Teatro oggi in Italia e si fatica a portare al grande pubblico degli eccellenti prodotti.

Eppure, siamo pieni di professionisti bravi, seri e preparati.

La serata di ieri sera è stata una conferma dell’altissimo materiale umano e professionale che il nostro Paese possiede e che, troppo spesso, viene sottovalutato.

La serata è cominciata con un Opening da gran gala di grande impatto visivo: Giampiero Ingrassia, eccellente padrone di casa, entra in scena con indosso una giacca di pelle, parruccona nera col ciuffo sulle note di Grease e gioca con il frizzante regista della serata, Marco Simeoli sull’assonanza tra Grease e crisi.

Anche quest’anno, quindi, l’evento si apre con una considerazione sulla crisi italiana che coinvolge anche il Teatro, tanto che il Maestro Dino Scuderi, direttore musicale e degli arrangiamenti, afferma: “ci stanno togliendo tutto, ci toglieranno anche il Teatro!”

Questo evento, però, è la dimostrazione che se c’è passione, il Teatro ancora si può fare.

Dicevo dell’Opening originale e di grande effetto: sullo sfondo del palco una scala illuminata e, ai due lati, i bravissimi componenti del coro creato per l’occasione.

 

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Foto di Luana Belli

Dopo “l’alterco” tra il conduttore e il regista sulla mancanza di compenso, vitto e alloggio,  arriva rapidamente sul palco il “sostituto” di Ingrassia, Robert Steiner che si esibisce in un lunghissimo e modulato acuto, circondato dal corpo di ballo diretto dal coreografo della serata Stefano Bontempi.

Da segnalare, in questo divertente siparietto, la presenza, fisicamente “importante”, ma fluida del simpaticissimo e bravissimo Maurizio Semeraro (Rapunzel e Billy Elliot, per dirne un paio).

Arriva il momento di presentare la conduttrice della serata: fa il suo ingresso sul palco del Teatro Brancaccio Serena Rossi; bella e brava si esibisce subito in una canzone napoletana, I’ ce crer’. Di Eduardo De Crescenzo.

I conduttori presentano, poi, la giuria di qualità che ha votato i vincitori delle numerosissime categorie in gara.

Christian de Sica è il presidente della giuria composta da: il Maestro Gino Landi, Rossana Casale, Riccardo Biseo, Paolo Vitale, Gianmaria Cervo e Niccolò Petitto, il giovane produttore che ha reso possibile tutto questo.

Cominciano le premiazioni.

A seguire le categorie con vincitori e premiatori.
Miglior disegno luci

Consegna il premio: Riccardo Biseo, musicista (pianista) e compositore.

Vince:  Valerio Tiberi per Frankenstein Junior
Migliori scenografie

Consegna il premio: Paolo Vitale, Caporedattore della rivista Musical! e direttore editoriale del portale.Centralpalc.com.

Vince: Alessandro Chiti per Rapunzel

 

Migliori costumi:

Consegna il premio: Paolo Marcati, costumista cine teatrale e televisivo.

Vince: Friedrich rivie e Inzillo per Romeo e Giulietta, Ama e cambia il mondo

Ritira il premio: Veronica Peparini, coreografa dello spettacolo.
Autori miglior testo o libretto

Consegna il premio: Mario Lavezzi, noto e storico cantautore.

Vince: Massimo Romeo Piparo per Billy Elliot

Ritira il premio: Andrea Palotto

 

E’ il momento del primo ospite: il grandissimo e superbo Carlo Reali, storico attore, doppiatore e montatore, che alla bellissima età di 83 anni si esibisce in un numero di varietà vecchia maniera concedendosi qualche passo di tip tap da Sweet Charity.

Viene premiato alla carriera da Enzo Garinei, che, a sua volta, ricevette lo stesso premio l’anno scorso, e che ha usato queste parole,con grandissima emozione: “si premiano anche i caratteristi che poi diventano primi attori”.

I due si salutano con un dolcissimo, casto e divertente bacio a stampo.

 

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Foto di Luana Belli

Premio musica per spettacoli Big e Off

Consegna il premio: Giovanni Allevi, pianista, compositore e direttore d’orchestra.

Vince: Marco Spatuzzi per Processo a Pinocchio.
Migliori coreografie

Consegna il premio: il Maestro Gino Landi (serve presentazione?).

Vince: Veronica Peparini per Romeo e Giulietta, Ama e cambia il mondo.

 

Successivamente viene consegnato il premio per il primo che ha scritto un’opera rock. A  consegnarlo Iaia Fiastri che premia Tito Schipa junior, grandissimo compositore e parlatore, che, nel discorso di ringraziamento ricorda lo splendore e l’orgoglio che rappresenta nel mondo quella stella che è stata l’Opera per quattrocento anni e si augura che questa stella possa tornare a brillare. Da qui il suo lavoro Orfeo9, che è il primo tentativo di portare l’Opera in chiave moderna nel melodramma.

È poi il momento della strepitosa Giulia Ottonello che canta un’intensa e vibrante interpretazione da Cabaret.

Fine primo tempo.

Secondo tempo.

Si ricomincia con I Wanna Dance With Somebody con Serena Rossi.

Riprendono le premiazioni:
Miglior attrice non protagonista

Consegna il premio: Max Tortora

Vince: Valentina Gullace, per Frankenstein Junior.
Miglior attore non protagonista

Consegna il premio: Michele Guardì arrivato al musical con  I Promessi Sposi e che ricorda come tutte le maestranze del Teatro siano dei piccoli eroi, perché “dietro ogni applauso c’è una fatica enorme”.

Vince il premio: Feysal Bonciani per Jesus Christ Superstar.
Miglior regia:

Consegna il premio: Marco Simeoli, regista della serata.

Vince: Saverio Marconi per Frankenstein Junior

E’ la volta del presidente di giuria: Christian de Sica si esibisce, accompagnato al piano dal Maestro Riccardo Biseo nella sua versione di New York New York dal suo spettacolo Cinecittà.

A seguire consegnerà il premio alla carriera alla grandissima Loretta Goggi che afferma: “Spero che sia alla carriera futura; ho ancora tanta voglia di fare. Sono una principiante e mi metto a disposizione di chi voglia insegnarmi ancora qualcosa”.

Poi succede qualcosa di fantastico e commovente: vengono ricordati, con lo scorrere delle immagini sui videowall, i vecchi grandissimi che hanno lasciato un segno indelebile e scritto la storia del Teatro italiano. Cito quelli che ricordo: Nino Manfredi, Aldo Fabrizi, Enrico Montesano, Delia Scala, Totò, Paolo Panelli, Walter Chiari, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, e tanti, tanti altri.

Riprendono le premiazioni:
Migliore attrice protagonista

Consegna il premio: Massimo Ghini

Vince: Lorella Cuccarini per Rapunzel

 

Segue un altro musicale con Giò di Tonno con un brano tratto da Jekyll e Hyde.
Miglior attore protagonista

Consegna il premio: Valeria Marini

Vince: Giulio Corso per Rapunzel.
Miglior spettacolo per il web

Consegna il premio: Sergio Assisi

Vince: Romeo e Giulietta, Ama e cambia il mondo

Salgono sul palco a ritirare il premio: Giulia Luzi, Federico Marignetti, Luca Giacomelli Ferrarini, Riccardo Maccaferri, Vittorio Matteucci e Barbara Cola.

Arriva un momento bellissimo: Marco Simeoli introduce a sorpresa Lorella Cuccarini che si esibisce con Giampiero Ingrassia e il corpo di ballo in un pezzo tratto da Grease, We go Togheter, spettacolo di cui sono stati i primi, indiscussi, protagonisti.

 

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Foto di Luana Belli

Miglior spettacolo off

Consegna il premio: Donatella Pandimiglio

Vince: Ti Amo Sei Perfetto Ora Cambia

Ritirano il premio: Daniele De Rogatis, Stefania Fratepietro, Piero Di Blasio, Valeria Monetti, Emiliano Begni.

 

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Foto di Luana Belli

Miglior spettacolo revival

Consegna il premio: Rossana Casale

Vince: Jesus Christ Superstar

Ritira il premio un emozionatissimo Feisal Bonciani.
Miglior spettacolo Big

Consegna il premio: Niccolò Petitto, produttore della serata.

Vince: Romeo e Giulietta, Ama e cambia il mondo

Sale sul palco David Zard con buona parte del cast, quelli citati prima più Veronica Peparini e Vincenzo Incenzo, dichiarando che a gennaio R&G chiuderà per due anni, ma, nel frattempo, tornerà Notre Dame De Paris con un nuovo cast.

 

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Foto di Luana Belli

 

Il finale è degno di un grandissimo show, coi Medley dei grandi Musical stranieri: Wicked  con Alice Mistroni; Evita con Filippo Strocchi  e ensemble; Jesus Christ Superstar con Emiliano Geppetti; Aida con Heron Borelli e Silvia di Stefano; Little Shop Of Horrors con Nicolas Tenerani; Sophisticated Ladies col tip tap di Marco Rea; The Little Mermaid con Maurizio Di Maio.
Gli Oscar italiani del Musical è stata una strepitosa e grandiosa serata di spettacolo, organizzata con grande preparazione, cura e attenzione e condotta con professionalità, energia e simpatia. Numerosi gli ospiti intervenuti e quelli presenti in sala; un pubblico caldo e partecipe che parteggiava educatamente per i propri favoriti (magari perché anch’esso coinvolto personalmente).

Una bellissima serata, divertente e cordiale, tra amici che si incontrano e parlano un pochino di sé, con grande stima e rispetto nonostante fosse comunque una competizione.

Citare tutti sarebbe lungo e prolisso, ma vi invito a leggere i nomi presenti in locandina perché se questa serata ha funzionato così bene è grazie alla collaborazione di tutti, ognuno in base alle proprie competenze.

Ovviamente note di merito vanno riconosciute ai due conduttori, Giampiero Ingrassia e Serena Rossi; a Niccolò Petitto, giovane e intelligente produttore che ha voluto fortemente questa seconda edizione dell’evento; a Marco Simeoli che ne ha curato la regia; al Maestro Dino Scuderi che ha curato la direzione musicale e gli arrangiamenti; a Stefano Bontempi per le coreografie; a Marco Rea per le coreografie di tap; a Maria Rosa De Sica per i costumi; a Silvia Signorelli e Paola Comin per l’ufficio stampa.

 

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