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Recensioni, Teatro, Teatro

La verità si svela da sola: La fine della fiera

La verità si svela da sola; affrontarla non è mai facile, spesso è doloroso e, a volte, letale

La fine della fiera

Teatro Cometa Off

5 aprile 2019

LAFINEDELLAFIERA

“Io so chi è stato, qualcuno disse un giorno (…) non mi devo muovere”

Pedane di legno grezzo riempiono il palco del Cometa Off delimitando quattro zone d’azione: quattro mondi da riempire con le immagini che le storie dei quattro personaggi susciteranno. Sopra a queste pedane solo alcune scatole a fare da sedili o tavolini.

Ogni spazio è occupato da uno dei quattro personaggi: chi in piedi, chi seduto, chi sdraiato, chi da una parte, cominceranno a raccontare e a raccontarsi. Quattro personaggi senza nome, tre uomini e una donna, che non si conoscono; quattro storie indipendenti di cui lo spettatore scoprirà i punti in comune solo nell’epilogo.

Il cinico e freddo tagliatore di teste, orgoglioso di come svolge il proprio lavoro; l’ex scrittore che perde ogni lavoro che trova, pur tentando mille strade e riscoprendosi ogni volta inadeguato; il disincantato che non crede nell’amore eterno e si trova ad amare una donna in maniera assoluta; una giovane archivista il cui amore per il padre l’ha resa schizofrenica.

Quattro esistenze che vivono nascoste nell’ombra; ognuno a proprio modo invisibile: non vengono visti o non si vogliono far vedere. Quattro storie, quattro confessioni non richieste, ma che i personaggi sentono l’urgenza di vomitare fuori da se stessi in un flusso di coscienza terribile, spietato e doloroso.

Storie disperate e ciniche eppure anche romantiche e a tratti ironiche e divertenti. Storie alle quali non siamo chiamati a partecipare, per le quali non è richiesto di provare empatia o dolore: siamo chiamati solo ad assistere, ad ascoltare. I personaggi non ci chiedono di giudicare o di perdonare, ma inevitabilmente si soffre un po’ per l’uno o per l’altro e quindi si parteggia: sarà pietà, forse commozione, magari anche una certa immedesimazione.

La fine della fiera è uno spettacolo tragicamente vero, forte della sua stessa immediatezza. Tragico e comico si alternano con folle lucidità così come spesso accade nella vita.

Il testo di Daniele Prato e Francesca Staasch è semplice nella sua struttura, privo di artifici letterari, gioca solo sulla parola: le quattro storie si incrociano nel loro dipanarsi svelando pian piano la vita e la disperazione dei quattro personaggi.

La regia di Riccardo Scarafoni rispetta questa semplicità che è logica e che si rispecchia nella scenografia di cui si è detto sopra. La linearità della regia e la neutralità della scena sono al servizio degli attori e della parola. E’ necessario ascoltare.

Sta agli attori, a questi quattro diversi e bravissimi attori, catturare l’attenzione e la curiosità dello spettatore e creare la tensione necessaria a far vivere le proprie storie su quel palco. Sono abili nel suscitare dapprima una sorta di resistenza per ciò che appaiono per poi coinvolgere nello svelamento della verità che si dipana lenta e feroce attraverso le loro parole e la loro recitazione intensa, tagliente, attraverso i mutamenti di accento ed espressione riuscendo ad agitare e ad agitarsi da fermi.

Conquistano le sfumature della voce, lo sguardo fiero e malizioso e il mutamento emotivo drammatico operato da Jesus Emiliano Coltorti; spiazza la capacità di Alice Bertini di dare continuità ad un personaggio che racchiude allo stesso tempo tante personalità che si esprimono in altrettanti modi diversi; emoziona “l’educazione sentimentale” del personaggio di Simone Crisari e suscita tenerezza l’inadeguato personaggio di Gianluca Machelli.

La fine della fiera è un testo che lavora sulle turbe e sui traumi dell’essere umano; sul modo in cui l’uomo cerca rifugio di fronte a certe verità scomode fino a riuscire a celarle a se stesso. La verità, però, si svela da sola, come fosse un’impellenza naturale e urgente: affrontarla non è mai facile, spesso è doloroso e, a volte, letale.

La fine della fiera

Di Daniele Prato e Francesca Staasch

Regia Riccardo Scarafoni

Con Alice Bertini, Jesus Emiliano Coltorti, Simone Crisari, Gianluca Machelli

Regista assistente Veruska Rossi

Scene Oliver Montesano

Costumi Lisa Sorone

Luci Giacomo Cursi

Collaborazione ai testi Corinna Lo Castro

Su Riccardo Scarafoni e Veruska Rossi leggi anche:

http://www.flaminioboni.it/la-guerra-non-e-un-gioco-war-game-la-prima-guerra-virtuale-teatro-ghione-11-aprile-2018/

http://www.flaminioboni.it/vita-morte-e-miracoli-teatro-della-cometa-14-gennaio-2016-prima/

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Comunicati stampa, Teatro

La fine della fiera. Teatro Cometa Off, dal 2 al 14 aprile 2019

la fine della fiera

LA FINE DELLA FIERA

LAFINEDELLAFIERA

TEATRO COMETA OFF DAL 2 AL 14 APRILE

con Alice Bertini,Jesus Emiliano Coltorti,
Simone Crisari, Gianluca Machelli
Regia di Riccardo Scarafoni

 

Quattro confessioni. Quattro personaggi senza nome. Quattro verità. Uno scrittore che ha smesso di scrivere, una giovane archivista, un uomo capace solo di amare e uno capace solo di odiare. Le loro storie sono disperate, ciniche, malate, ma anche lievi, romantiche, persino comiche. Questi personaggi si raccontano mettendosi a nudo, senza avere paura di essere assolti o condannati per quello che, un giorno, hanno deciso di fare. Ma con la voglia solo di essere ascoltati. Perché la verità, alla fine, si svela da sola. Basta restare fermi e saperla guardare. E ‘La fine della fiera’ al Cometa Off dal 2 al 14 Aprile, riesce nella sfida di catturare l’attenzione e accompagnare lo sguardo, la curiosità, la tensione dello spettatore verso quelle storie, quelle vite, quelle disperazioni. Verso quelle verità.

Riccardo Scarafoni, ancora una volta, firma lo spettacolo con una sua regia intensa ed essenziale esaltando e rendendo protagonista un testo – scritto da Daniele Prato e Francesca Staasch – ricco di altrettanta intensità, perché è drammatico, divertente, romantico e un po’ folle tanto da costringere gli attori, Alice Bertini, Jesus Emiliano Coltorti, Simone Crisari, Gianluca Machelli a muoversi tra parole ed emozioni, in un ritmo continuo e coinvolgente. Una prova d’attore che è quasi una danza ‘da fermi’. «Raccontare una storia. Anzi quattro. E farlo nel modo più semplice possibile. Quattro confessioni nelle quali il pubblico possa riconoscere le proprie paure, i propri dolori, i propri sentimenti. Attimi, piccoli attimi di quattro vite. Senza che i personaggi abbiano mai la volontà di insegnare qualcosa ma piuttosto l’urgenza di raccontarla. Attimi mai banali. Come la vita» dice Scarafoni.  Uno spettacolo che parla direttamente a chi in sala ha voglia di ‘restare fermo a guardare la verità’. Senza rete e senza pudori. E in questo il CometaOff che non divide attori e pubblico nemmeno con un sipario è il luogo ideale per questa pagina di teatro che è davvero da non perdere.

 

LA FINE DELLA FIERA

di Daniele Prato e Francesca Staasch

regia: Riccardo Scarafoni

con: Alice Bertini – Jesus Emiliano Coltorti – Simone Crisari – Gianluca Machelli

regista assistente: Veruska Rossi

scene: Oliver Montesano

costumi: Lisa Sorone

luci: Giacomo Cursi

foto: Patrizio Cocco

collaborazione ai testi: Corinna Lo Castro

 

TEATRO COMETA OFF

VIA LUCA DELLA ROBBIA 47, ROMA (TESTACCIO)

Tutte le sere dal martedì alle 21, domenica pomeridiana.

Biglietti non disponibili online.

Info e prenotazioni 06.57284637

Prezzo del biglietto:

€10,00 (martedì-mercoledì-giovedì)

€ 12,50 (venerdì – sabato – domenica)

€ 7,50 (scuole – cral)

(Costo della tessera CometaOff €2.50)

www.cometaoff.it

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Recensioni, Teatro, Teatro

La guerra non è un gioco. War Game

war game2

War Game – La prima guerra virtuale

Teatro Ghione

11 aprile 2018

In qualsiasi modo li si assortisca (Riccardo/Veruska, Veruska/Guido…), in qualsiasi ruolo (autore/attore, attore/regista), anche in ordine sparso, Veruska Rossi, Riccardo Scarafoni e Guido Governale sono garanzia di ottima scrittura, grande originalità e senso profondo.

War Game – La prima guerra virtuale li vede impegnati tutti e tre insieme nella scrittura e nella regia con risultati davvero soddisfacenti e decisamente all’altezza delle aspettative.

Lo spettacolo è un racconto di un particolare momento della Prima Guerra Mondiale che riesce a raccordare con grande vividezza il passato al presente e si propone di omaggiare la memoria di tre eroi italiani, i primi soldati aviotrasportati : I Tenenti Alessandro Tandura e Pier Arrigo Barnaba (Medaglia d’oro al Valor Militare) e il Tenente Ferruccio Nicolosio (Medaglia all’Ordine Militare dei Savoia).

Guido Governale, Veruska Rossi e Riccardo Scarafoni partono dagli elementi terribili e drammatici della guerra, primo conflitto tecnologico che vide l’ideazione di nuove strategie e nuove armi (i lanciafiamme, i primi bombardamenti aerei, i primi attacchi con i gas, i primi carri armati, i primi lanci col paracadute) ai quali aggiungono sollecitazioni molto vicine al vissuto odierno, per portarli all’attenzione del pubblico con una modalità decisamente contemporanea.

Sette bambini si ritrovano nella cameretta di uno di loro. Si festeggia un compleanno. Il regalo per il festeggiato è un gioco virtuale che è stato loro proibito perché considerato, a ragione, troppo violento e dannoso per gli effetti che potrebbe avere su menti giovani non ancora strutturate e pronte a confrontarsi con la crudeltà del mondo. Per loro è solo un gioco, un divertimento come altri: War Game – La prima guerra virtuale.

Con spensieratezza, grande curiosità e con quell’emozione che deriva dal compiere qualcosa di proibito, creano i propri alias e cominciano a giocare. Sette bambini si ritrovano a essere sette ragazzi, soldati mandati sul campo di guerra: Wolf, Jedi, Joker, Dexter e Leonard formeranno la squadra degli Arditi e saranno accompagnati da Daniel, figlio del tenente Baluk, verso il campo dell’azione.

Improvvisamente catapultati in un mondo totalmente lontano e diverso dal loro, di cui qualcuno ha una vaga idea attraverso i racconti del bisnonno, immersi nei loro visori per realtà virtuale, vivranno potenti e devastanti emozioni in una dimensione che non è reale, ma che fa male lo stesso.

War Game è una storia commovente, intensa e drammatica che parla di amore e paura, condivisione e individualità e lo fa a tutti con la forza di un linguaggio vivido e reale che riporta all’attualità della guerra con enorme efficacia e suggestione perché la guerra non conosce epoche ed è sempre contemporanea.

I giovanissimi e bravi attori che interpretano i bambini ricreano quel momento in cui la spensierata infanzia individuale viene spezzata dallo spirito del gruppo che, con incoscienza e spavalderia, vuole rompere le catene del divieto genitoriale per raggiungere un’adultità precoce, rappresentando dinamiche di conflitto interno e autodistruzione, ma delineando anche un processo di consapevolezza.

I bravissimi giovani attori che interpretano i soldati restituiscono con un’immediatezza che colpisce e coinvolge l’atmosfera cameratesca, muovendosi dal gioco per alleggerire gli animi e farsi coraggio allo strenuo sostegno nelle difficoltà, ma rappresentano anche, con angosciante realismo, la paura di morire, ma, soprattutto, il tragico dilemma umano ed etico tra uccidere per sopravvivere oppure morire da innocenti.

Il testo è davvero ben scritto e strutturato: accompagna infatti con agilità e abilità il racconto diviso in due spazi scenici e temporali con continuità pur esprimendosi con due linguaggi diversi.

La regia sostiene costantemente la drammaturgia grazie ad una profonda sinergia tra parola/azione/tempo/luogo e scene che, talvolta, si svolgono simultanee.

La musica è perfettamente adatta e belli e ben eseguiti sono anche i movimenti coreografici, come quello dei bombardamenti.

Anche la scenografia, seppure essenziale, è molto funzionale: sullo sfondo, su un palco rialzato, la camera dei ragazzi in cui si svolge l’azione reale; davanti, una radura con pochi alberi, campo di battaglia in cui ha luogo l’azione virtuale.

Il pubblico non solo osserva, ma viene coinvolto in un’azione tridimensionale che si svolge su due livelli.

Veruska Rossi, Riccardo Scarafoni e Guido Governale, nel loro rendere memoria ai tre primi soldati aviotrasportati rievocando l’orrore della guerra che è sempre intorno a noi, in linea con il lavoro che da anni svolgono sulla tematica infantile e adolescenziale, richiamano anche pericoli molto più vicini alla nostra quotidianità, prendendo in questo caso ad esempio il rapporto tra individuo e gruppo o branco e la violenza di alcuni giochi virtuali la cui suggestione è talmente potente da poter scuotere e in certi casi sconvolgere la psiche e influenzare i comportamenti dei giovani che non hanno ancora gli strumenti per affrontare l’orrore del mondo reale.

Perché se War Game è un gioco, la guerra non lo è.

 

War Game – La prima guerra virtuale

scritto e diretto da Rossi, Riccardo Scarafoni e Guido Governale

con Andrea Amato, Francesco Buccolieri, Niccolò D’Ottavio, Daniele Felici, Alberto Fumagalli, Diego Tricarico

e

Lorenzo Bruschi, Alessandro Buccilli, Alessio Di Domenicantonio, Riccardo Micheli, Valerio Montanari, Santiago Narciso, Davide Pinter, Tommaso Reitani, Flavio Rossi, Leonardo Salari, Francesco Tiburzi, Alessandro Volpes

La voce di War Game è Chiara Gioncardi

scene Lisa De Benedittis

costumi Lisa Sorone

aiuto regia Silvia Parasiliti Collazzo

luci Luca Palmieri

audio Fabrizio Cioccolini

direttore di Scena Matteo Palmieri

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