Flaminio Boni - Un posto in prima fila
  • Home
  • Recensioni
    • Musical
    • Danza
    • Teatro
  • Interviste
  • Comunicati stampa
  • Contatti
Flaminio Boni - Un posto in prima fila
Home
Recensioni
    Musical
    Danza
    Teatro
Interviste
Comunicati stampa
Contatti
  • Home
  • Recensioni
    • Musical
    • Danza
    • Teatro
  • Interviste
  • Comunicati stampa
  • Contatti
Musical, Recensioni, Teatro, Teatro

Torno alla vita di Toni Fornari e Dino Scuderi

torno

Teatro La Comunità

19 gennaio 2017. Prima

Torno alla vita è un opera musicale di Toni Fornari e Dino Scuderi con la regia di Francesco Sala.

Racconta una storia contemporanea che si dipana nello scorrere della vita di una famiglia e suscita riflessioni, domande  e pensieri.

Michele vive da quindici anni in uno stato vegetativo permanente ed è assistito costantemente dalla mamma Luisa che lo cura e ci parla convinta che lui possa in qualche modo sentirla (“lui comunica in un altro modo” dirà ad un certo punto).

Luisa accudisce Michele con grandissima dedizione, sacrificando tutto della propria vita e trascurando il figlio maggiore, Giacomo e il nuovo marito Marco.

Luisa, infatti, rimasta vedova, da dieci anni è risposata con un altro uomo, Marco appunto, che cerca in tutti i modi di convincerla a vivere una vita sana senza illudersi che il figlio possa sentirla e tentando di persuaderla ad inserirlo in una struttura ospedaliera.

Giacomo, intanto, sacrifica anch’egli la propria vita per stare vicino alla madre, venendo lasciato da tutte le ragazze con cui negli anni è stato.

Michele è seguito da un giovane medico e ricercatore e dalla sua assistente che sembra abbiano trovato una cura per risvegliare Michele. Visti i lunghi tempi della sperimentazione clinica, il dott. Bassani propone a Luisa di sperimentare illegalmente la terapia sul figlio, mettendola però in guardia sul fatto che siano sconosciuti eventuali effetti collaterali della cura. Luisa accetta e, di nascosto dalla famiglia, ipoteca la casa per far fronte alle spese mediche. Dopo alcuni mesi di cure, Michele si risveglia.

Michele era un ragazzino quando cadde in stato catatonico e ora si risveglia uomo.  A lui sembra essere passato solo il tempo di una notte, ma il suo viso e  il suo corpo portano i segni del tempo passato.

Si ritroverà improvvisamente a fare i conti con un tempo trascorso e non vissuto, con un pezzo di vita mancante che non potrà essergli restituito. Confusione, dolore, tristezza, rabbia, frustrazione porteranno Michele a ribellarsi ad una situazione troppo assurda per lui.

Una fame di vita lo divora dall’interno: Michele vuole vivere la sua vita, ma intorno a lui, la famiglia glielo impedisce, per il suo bene forse.

Le dinamiche familiari rivelano la loro estrema fragilità e, di fronte ad un cambiamento così forte e repentino, franano clamorosamente in mille pezzi. Le persone più vicine a Michele mutano in un attimo completamente il proprio atteggiamento con una crudezza assoluta.

In Michele aumenterà la rabbia, anche a causa dell’ostracismo fatto dalla sua famiglia alla relazione che ha cominciato con Sara, la dottoressa che lo ha in cura.

Torno alla vita solleva molte importanti questioni: la disabilità grave e le pesantissime ripercussioni che questa ha sulla famiglia del malato; l’amore insano; il profondo smarrimento che si prova nel ritrovarsi in un mondo che non si riconosce e che non ti riconosce; la ricerca di un’identità; le relazione parentali spesso avvelenate da odio, egoismo, gelosia.

E’ uno spettacolo che parla diversi linguaggi, in cui le storie e le vite si intrecciano su diversi livelli e i personaggi rivelano una doppia natura.

Mano a mano che la rappresentazione procede si entra in contatto col mondo segreto di ognuno di essi fino ad arrivare ad un epilogo drammatico, ma affascinante. In un crescendo di detonazioni si giunge ad un finale parossistico che, per quanto crudele, colpisce per la sua forza rappresentativa di una realtà possibile.

Il bravissimo Mariano Riccio, Michele, dà un’interpretazione intensa e appassionata sia nel recitativo che nel cantato calandosi molto bene nelle emozioni e movenze del personaggio.

Belle anche le prove di Valeria Girelli, Sara, l’assistente del dott. Bassani, molto brava e dotata di bella voce e di Paolo Gatti nei panni di Giacomo, il fratello maggiore, con un brano molto bello che Paolo colora con la sua bellissima voce.

Gabriella Borri è Luisa, la mamma, un personaggio ambiguo, controverso di cui la Borri dà la propria interpretazione che a me, però, non ha convinto.

Massimo Cimaglia è Marco, il marito di Luisa, uomo duro e severo, ma alla fine sempre presente.

Francesco Sgro è il dott. Bassani, personaggio di poco spessore.

Ero curioso di assistere alla messa in scena di un testo di Toni Fornari così diverso da quello a cui fino ad ora mi ero abituato e devo dire che è stata una piacevole sorpresa. Il testo è valido e l’argomento importante: la realizzazione suscita domande e reazioni emotive contrastanti e credo che questo sia dimostrazione che ha colpito nel segno.

Dino Scuderi, pregevole e sensibile compositore (autore, musicista e direttore d’orchestra), da cui nasce l’idea di questo spettacolo e che ha collaborato con Toni alla sua realizzazione, ha creato una  colonna sonora ariosa e delicata in alcuni brani e pungente e intima in altri, dando voce alle emozioni dei personaggi, come una sottotraccia narrativa costante.

La regia, del bravissimo Francesco Sala, è un po’ costretta in una narrazione che in alcuni punti troppo rapida. Lo scorrere del tempo non è sufficientemente cadenzato e alcune scene sembrano troppo consecutive. Alcune soluzioni appaiono un po’ sbrigative, creando degli strappi che solo alla fine vengono ricuciti. D’altro canto è vero che il testo possiede immagini sottintese che trovano poi realizzazione e senso mano a mano che ci si avvicina al finale, lasciando lo spettatore a fare i conti con l’idea che fino a quel momento si era fatto.

La scenografia è composta da un separé ospedaliero a sinistra, un mobile da salotto sullo sfondo, delle sedie sulla destra e una porta. La suddivisione continua della scena nei due ambienti principali, la casa e l’ospedale, è abbastanza funzionale, ma quella porta spostata da una parte all’altra della scena risulta d’intralcio e distoglie l’attenzione.

Anche il disegno luci di Guido Pizzuti, per quanto efficace in alcune scene, è stonato in altre, lasciando in ombra gli attori.

Nel complesso ho apprezzato questo spettacolo, il percorso che traccia e il modo in cui svela la personalità dei personaggi riuscendo a suscitare dubbi e domande nello spettatore. Ho trovato anche suggestivo l’impianto musicale e davvero coinvolgente l’interpretazione del protagonista. Ho adorato il finale che non è scontato, né banale, ma potrei dire “scomodo” e senz’altro coraggioso e crudelmente realistico.

Ritengo che servano solo degli aggiustamenti di tiro per rendere certi passaggi più chiari e alcuni elementi più incisivi.

Torno alla vita

opera musicale di Toni Fornari e Dino Scuderi

regia Francesco Sala

con Mariano Riccio, Francesco Sgro, Paolo Gatti, Massimo Cimaglia, Gabriella Borri, Valeria Girelli

IMG_20170120_160030

FacebookTwitterPinterestGoogle +Stumbleupon
Musical, Recensioni

Il Conte di Montecristo – Il Musical. Villa Pamphili, 4 agosto 2015

conte

Il 4 agosto 2015, a Villa Pamphili, è andato in scena Il Conte di Montecristo – Il Musical: un imponente spettacolo di Robert Steiner, autore del libretto e dei testi, con musiche e orchestrazioni del Maestro Francesco Marchetti e la preziosa regia del grandissimo Gino Landi, e della sua assistente Cristina Arrò.

Il Conte di Montecristo è una grandiosa storia di torti e di giustizia, di vendetta e di perdono, che si dipana in un arco temporale di più di vent’anni. Questo suo svolgersi in un così lungo periodo, ne fa un racconto pieno di eventi e di intrecci molto complicati in virtù della stessa trama e mette a rischio una sua corretta rappresentazione e la fruizione da parte del pubblico. E’ sicuramente una storia molto impegnativa sia per chi la interpreta che per chi vi assiste e lo spettacolo di cui vi sto raccontando ha il grande pregio di aver affrontato molto bene questa enorme difficoltà vincendo un’enorme sfida.

Il presente allestimento ci restituisce in maniera cruda e brutale gli aspetti tragici e drammatici della storia, presentandoci un’umanità corrotta che tradisce se stessa.

Anche là dove si parla di giustizia lo si fa sempre presentandola nel suo contrario, ossia come mancanza di giustizia, o nella sua mancanza, come assenza di giustizia, o, ancora, come regolamento dei conti ad opera dell’uomo stesso, mai nella sua concezione di legalità.

Ancora: il perdono, che anche è uno dei temi del grandissimo romanzo di Dumas, è più indifferenza per il destino altrui che compassione, come nel caso dei figli a cui viene risparmiata la vita, senza considerare il fatto che ad essi verranno uccisi i padri.

Questo adattamento trabocca di tragicità, mantenendo sempre una dimensione cupa e piena di tensione e tutto ciò è meraviglioso.

Il Conte di Montecristo – Il Musical non è un musical in stile Broadway, ma un racconto epico rappresentato sotto forma di opera semi concertistica (Operatic Musical).

E’ quindi un ambizioso progetto di fare spettacolo in una forma meno commerciale, adottando uno stile in un certo senso più alto e per questo più complicato nella rappresentazione e nella fruizione e nello stesso tempo pericoloso per i risultati, con l’intenzione di mantenere l’epicità stessa del racconto.

A questo proposito si devono immediatamente citare le straordinarie musiche di Francesco Marchetti: coinvolgenti e dotate di un enorme potere evocativo, sostengono l’intero spettacolo essendone parte fondante e imprescindibile e mantenendo sempre alto il livello della partizione lirica.

Come nell’Opera, si fa uso del recitativo (una sorta di dialogo cantato per spiegarlo in parole semplici) che poi si apre nell’aria vera o fluisce nei pezzi chiusi.

I testi, ben lavorati strutturalmente e linguisticamente variegati e validi, ogni tanto, però, perdono di fluidità e immediatezza proprio nel recitativo.

La scenografia è molto semplice ed essenziale, costituita solo da cubi che vengo di volta in volta spostati per creare l’idea della scena, ma è sostenuta da proiezioni video che ricostruiscono gli ambienti interni ed esterni sullo sfondo.

Un elemento, questo, che lascia spazio alla possibilità di creare nuove scenografie a seconda dello spazio teatrale dove lo spettacolo potrà essere messo in scena.

In questo caso, trattandosi di un’unica data in un ambiente all’aperto, probabilmente si è preferito limitare la scenografia per motivi pratici; la scelta dei cubi è comunque funzionale al passaggio da una scena all’altra e consente di concentrare l’attenzione sui personaggi stimolando anche lo spettatore a immaginare l’ambiente circostante, aiutato, come detto, dalla videoproiezioni.

Veniamo ai grandi interpreti di questo enorme spettacolo.

Manuel Bianco è il protagonista Edmond Dantès. Strepitoso in questo ruolo così complesso sia artisticamente, per interpretazione e vocalità, che per la natura così molteplice dell’animo del personaggio stesso. Manuel ha una predisposizione per questi ruoli così intensi e drammatici e ha dimostrato una vocalità eccezionale segno di una continua crescita.

Valentina De Paolis è Mercedes. Valentina è un soprano di coloratura con un’incredibile estensione; meravigliosi sono i duetti di cui è protagonista, soprattutto quelli in cui vengono cantate da ognuno strofe diverse, al fine di esprimere pensieri diversi e diversi moti d’animo. Il rischio, a volte, è che, il ripetersi troppo frequente di ornamenti virtuosistici su una parola o su una sillaba renda un po’ pesante uno spettacolo che già per trama e rappresentazione è altamente drammatico. Inoltre, la importante vocalità di Valentina non sempre è accompagnata da un’altrettanto energica interpretazione recitativa.

Luca Notari è Fernando, un personaggio astuto e falso interpretato con grande trasporto da Luca. Di Luca ho già parlato molto bene in altre recensioni e posso solo confermare l’enorme considerazione e apprezzamento che ho di lui come artista. Luca è diventato in breve tempo per me un artista la cui presenza in uno spettacolo mi dà garanzia che lo stesso sarà di grande valore.

Paolo Gatti è Danglars; ecco un altro valido artista che ho già apprezzato in altri spettacoli e di cui mi piace molto la voce baritonale calda e profonda.

Daniele De Rogatis è un incredibile e divertentissimo Caderousse; Daniele mi sorprende e conquista sempre di più. Ogni volta è un ruolo nuovo, ogni volta qualcosa di diverso. Non l’ho mai visto affrontare due ruoli nello stesso modo, ma è sempre un personaggio nuovo e un Daniele diverso. Possiede una bella voce e la capacità di modularla a seconda dell’occorrenza, riesce ad occupare il palco con padronanza senza mai imporsi e ha una mimica facciale incredibile.

Robert Steiner è Villefort; anche di lui non posso che avere parole di grande apprezzamento. Robert è colui che ha voluto tutto questo, colui che ha ideato e lavorato per un grandissimo progetto che vedrà la luce nella prossima stagione. Inoltre è un grandissimo attore e un cantante sublime.

Annalisa Cucchiara è Madame Villefort: falsa, astuta, crudele è un personaggio molto importante e forte nella storia e Annalisa è stata stupenda. Conferma il mio grandissimo gradimento già manifestato per la sua interpretazione in Canterville con un personaggio completamente diverso.

Mariano Riccio è Morrel. Questo ragazzo che non conoscevo mi è davvero piaciuto: bellissima voce e ottima interpretazione.

Carlo Alberto Gioja è l’Abate Faria. Un ruolo breve, ma importante e intenso per questo bravissimo basso baritono.

Myriam Mirso Somma è Valentine. Quanto mi è piaciuta! Così carina, presa dalla parte, voce cristallina, forma una bellissima coppia col suo partner in scena Davide Fienauri che interpreta Maximilien ed è, così giovane, già un bravissimo ballerino e valido attore e cantante. Questo ragazzo è una rivelazione: a sedici anni già balla (benissimo), canta e recita. Davvero bravo nella drammatica scena in cui crede la sua amata morta. Non credo sia facile per un ragazzo così giovane trovare dentro di sé il modo di interpretare una tale disperazione.

Infine c’è l’energico ensemble formato da bravissimi artisti: Viviana Tupputi, Andrea Venditti, Daniele Venturini, Michele Ferlito, Valentina Garavini, Elisa Franchi.

Il Conte di Montecristo – Il Musical è un enorme spettacolo, suggestivo e sicuramente molto impegnativo e ritengo che gli sforzi di tutti quanti siano da elogiare e premiare.

Le bellissime musiche di Francesco Marchetti hanno un grande potere evocativo creando un’atmosfera affascinante e misteriosa per tutta la durata dello spettacolo.

Nelle stesse intenzioni dell’ideatore e autore Robert Steiner c’era la voglia di fare qualcosa di memorabile creando il trittico epico composto da Canterville, Il Conte di Montecristo e Maria Antonietta, l’ultimo lavoro in fase di completamento composto da Roberto Gori e coi testi sempre di Robert e Valentina De Paolis, affascinanti spettacoli che saranno in scena nella prossima stagione al Teatro Greco grazie alla collaborazione di Renato Greco.

Un progetto impegnativo, titanico che è ormai un’affascinante realtà.

Aspettiamo di vedere allora come verranno allestiti questi spettacoli epici prossimamente a teatro!

conte

FacebookTwitterPinterestGoogle +Stumbleupon

CERCA NEL SITO

Canale Youtube

Articoli più popolari

Divo Nerone: oltre al pregiudizio

Divo Nerone: oltre al pregiudizio

L’abito nuovo.Teatro Sala Fontana di M

Un Re Lear senza poesia e senza cuore

Un Re Lear senza poesia e senza cuore

Archivio

  • ▼2021 (18)
    • ▼gennaio (18)
      • Papa' uccidi il mostro - Il cortome …
      • Nasce il Patto per le Arti Performa …
      • Soli, bastardi e sentimentali, il r …
      • Arriva sulla scena capitolina “Pe …
      • La Regina Delle Nevi - 16 gennaio o …
      • Il 25 gennaio PACTA . dei Teatri da …
      • MUSICA LIVE: Su LIVEnow, tornano i …
      • Sono io, il potente cortometraggio …
      • Sono io, grande successo per il Cor …
      • 1.61 Golden sectiON - online ogni s …
      • LIVE STREAMING THEATRE Dall’11 ge …
      • F(T)RAME - “Lunch Atop A Skyscrap …
      • ARRIVA A FERRARA "PERFORMER ITALIA …
      • Manuela Kustermann e Alkis Zanis le …
      • Donatella Pandimiglio in La Voce de …
      • NASCE IL PATTO PER LE ARTI PERFORMA …
      • Intervista a Sabrina Dattrino
      • Teatro degli Arcimboldi - #Facciamo …
  • ►2020 (560)
    • ►dicembre (42)
    • ►novembre (26)
    • ►ottobre (65)
    • ►settembre (56)
    • ►agosto (44)
    • ►luglio (59)
    • ►giugno (32)
    • ►maggio (21)
    • ►aprile (19)
    • ►marzo (35)
    • ►febbraio (84)
    • ►gennaio (77)
  • ►2019 (197)
    • ►dicembre (16)
    • ►novembre (18)
    • ►ottobre (26)
    • ►settembre (21)
    • ►agosto (6)
    • ►luglio (9)
    • ►giugno (16)
    • ►maggio (20)
    • ►aprile (15)
    • ►marzo (19)
    • ►febbraio (12)
    • ►gennaio (19)
  • ►2018 (165)
    • ►dicembre (11)
    • ►novembre (13)
    • ►ottobre (14)
    • ►settembre (11)
    • ►agosto (3)
    • ►luglio (7)
    • ►giugno (9)
    • ►maggio (13)
    • ►aprile (10)
    • ►marzo (27)
    • ►febbraio (22)
    • ►gennaio (25)
  • ►2017 (259)
    • ►dicembre (26)
    • ►novembre (14)
    • ►ottobre (24)
    • ►settembre (21)
    • ►agosto (3)
    • ►luglio (12)
    • ►giugno (23)
    • ►maggio (27)
    • ►aprile (20)
    • ►marzo (35)
    • ►febbraio (29)
    • ►gennaio (25)
  • ►2016 (185)
    • ►dicembre (11)
    • ►novembre (20)
    • ►ottobre (18)
    • ►settembre (11)
    • ►agosto (3)
    • ►luglio (3)
    • ►giugno (11)
    • ►maggio (20)
    • ►aprile (20)
    • ►marzo (18)
    • ►febbraio (22)
    • ►gennaio (28)
  • ►2015 (137)
    • ►dicembre (14)
    • ►novembre (17)
    • ►ottobre (21)
    • ►settembre (13)
    • ►agosto (6)
    • ►luglio (7)
    • ►giugno (5)
    • ►maggio (23)
    • ►aprile (14)
    • ►marzo (6)
    • ►febbraio (8)
    • ►gennaio (3)
  • ►2014 (43)
    • ►dicembre (2)
    • ►novembre (4)
    • ►ottobre (6)
    • ►settembre (1)
    • ►agosto (24)
    • ►luglio (3)
    • ►giugno (2)
    • ►febbraio (1)