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Musical, Recensioni, Teatro, Teatro

Canto di Natale – La Favola Musicale 2016

canto di Natale

Sala Uno Teatro

10 dicembre 2016

Daniele Derogatis debutta alla regia con Canto di Natale – La Favola Musicale, con musiche e testi di Simone Martino, adattamento degli stessi Derogatis e Martino e l’aiuto regia di Serena Allegrucci.

Canto di Natale – La Favola Musicale è tratto dal celebre romanzo breve di Charles Dickens del 1843 che ha ispirato tanti film e adattamenti teatrali.

La prima volta che Daniele, emozionantissimo per la sua prima regia, mi disse che aveva scelto Canto di Natale lo misi subito in guardia, dicendogli con ironia: “fai attenzione, perché Canto di Natale l’ho visto talmente tante volte in tante salse, che dovrai stupirmi”.

Così è stato: l’esordio da regista di Daniele Derogatis è un grandissimo successo!

Daniele ha saputo scendere nella storia, coglierne i molteplici e differenti aspetti mettendo in piedi una rappresentazione completa e godibilissima, riuscendo a rappresentare visivamente le sue brillanti idee.

Canto di Natale – La Favola Musicale è una storia che parla di povertà, indigenza, cupidigia e avarizia, ma anche esplora la bellezza dell’animo umano e la forza dell’individuo che non perde il sorriso e la speranza anche nei momenti più bui. Racconta del ricco e avaro finanziere Ebenezer Scrooge e di come il suo animo, divenuto freddo e insensibile nel tempo, mutò verso un atteggiamento caloroso e solidale grazie ad una presa di coscienza.

Ebenezer Scrooge è un uomo insensibile, interessato solo al guadagno. Con lui lavora il contabile Bob Cratchit, che fatica a mantenere la famiglia con lo stipendio irrisorio che il capo gli passa, pur pretendendo da lui un’abnegazione assoluta. Ebenezer odia il Natale che ritiene una perdita di tempo e di denaro, perché non si lavora e la gente spende soldi per cose per lui inutili. Rifiuta anche l’affetto del nipote Fred che insiste per averlo ospite a pranzo il giorno di Natale.

Tornato a casa per trascorrere il Natale come un’altra qualsiasi sera, seduto sulla sua vecchia poltrona, in camicia da notte, vestaglia, babbucce e cappello da notte, con la copertina sulle gambe, Ebenezer riceve la visita del fantasma del suo socio in affari, Marley, morto anni prima, che fu avaro quanto lui e ora vaga senza pace imprigionato da una pesante catena frutto della sua avidità in vita. Marley gli annuncia la visita imminente di tre spiriti: il Natale passato, il Natale presente e il Natale futuro.

I tre spiriti lo porteranno in un viaggio fantastico nel ricordo di ciò che fu e non è più, di ciò che è ora e prospettandogli un futuro minaccioso se non cambierà atteggiamento. A seguito di questo viaggio visionario, Ebenezer capirà che la vita è un dono meraviglioso e va condivisa con gli altri.

Canto di Natale – La Favola Musicale è un bellissimo spettacolo ricco di magia.

In scena, diciotto bravissimi artisti, più i piccoli allievi della Darec Academy danno vita ad una favola emozionante.

Uno dei punti di forza di questo spettacolo è la coralità: tutti individualmente dotati e preparati, questi artisti insieme danno vita a momenti di una forza prorompente sia per la carica che per la grande emotività che suscitano.

Il Sala Uno è uno spazio bello e suggestivo, ma allo stesso tempo pericoloso per la sua stessa particolarità e Daniele è stato abile nel creare scene sempre fluide e dinamiche, sapendo sfruttare anche molto bene la profondità, accentuata grazie all’uso dei lampioni posti nei punti in cui la prospettiva stringe verso il fondo, come bravi sono stati questi artisti nel riuscire a muoversi ogni volta creando figure agili senza mai coprirsi l’uno con l’altro.

Vediamo allora chi sono questi artisti.

Paolo Gatti è un fantastico Ebenezer Scrooge: riesce a rappresentare con vividezza l’avidità e la cupidigia, lo scetticismo, l’incredulità e la paura dando ogni volta voce a queste emozioni con grande trasporto e con la sua intensa e calda vocalità.

Michelangelo Nari è Bob Cratchit, l’umile e dimesso impiegato di Ebenezer, che fa tantissimi sacrifici per garantire un minimo di sussistenza alla propria famiglia e per comprare le medicine al piccolo Tim, il figlio malato. Michelangelo è bravissimo, straordinario. Tanto buffo e simpatico nei panni dell’impaurito impiegato, quanto credibile in quelli del padre premuroso e intenso e coinvolgente in quelli del padre disperato. Il suo assolo con il figlio tra le braccia è qualcosa di toccante.

Visto che del figlio si parla, cito subito il bravissimo Gabriele Trucchi, un ragazzino che probabilmente farà parlare di sé in futuro.

Lorenza Giacometti dà un’interpretazione appassionata di Emily Cratchit, moglie di Bob e madre di Tim e Marta, interpretata dalla brava Agense Buscema.

Giovanni De Filippi è Jacob Marley, ex socio di Scrooge, ma soprattutto inquietante fantasma a cui Giovanni dà la sua profonda e forte voce oltre alla presenza minacciosa e incombente.

La brava Albachiara Porcelli è lo Spirito del Natale Passato, figura nella quale Albachiara sa creare contrasto tra la sua candida bellezza e la fermezza del personaggio.

Luca Guadiano è un eccezionale Spirito del Natale Presente a cui conferisce possenza e presenza.

Antonio Melissa è un assai temibile Spirito del Natale Futuro, che interpreta con eleganza riuscendo a creare una figura distaccata dal piano terreno e realmente spiritica.

Giulia di Turi e Martina Cenere interpretano le belle e povere sorelle Elisa e Sara, accorate nella loro disperazione, tanto forti individualmente, quanto affiatate e delicate nei duetti.

Angela Pascucci è Isabelle, una figura legata al passato di Scrooge, quando ancora provava dei sentimenti e che, in qualche modo, fa percepire la propria presenza. Angela è presa e concentrata e il suo assolo incanta la platea trasmettendo una grande emozione.

Stefano di Lauro è un bellissimo Fred, nipote di Scrooge, ottimista per natura.

Il bravo Jacopo Siccardi interpreta con disinvoltura Scrooge giovane.

Federico Nelli e Matteo Volpe sono un po’ il gatto e la volpe di questa favola, simpaticissimi insieme, ma efficaci anche individualmente.

Completano il cast Gisella Coluzzi e Andrea Vinaccia facenti parte di un ensemble convincente.

Come recita anche il titolo, Canto di Natale è una favola musicale e la bellissima musica di Simone Martino permea di sé l’intero spettacolo. Attraverso un ventaglio di sonorità diverse, si passa da una musicalità cupa e fosca nelle scene più drammatiche ad una allegra e spumeggiante in quelle più solari.

L’impianto musicale è ben strutturato, giocato su più livelli melodici che si affiancano con potenza e grazia a seconda dell’esigenza e con naturalezza, senza passaggi forzati o arditi. La musica è tutta intorno e dentro ai personaggi: sottolinea passaggi e crea atmosfere accompagnando le emozioni rappresentate.

Le canzoni sono anche ben distribuite tra assoli e duetti per esplodere in grandissima energia nei momenti corali di grande impatto.

Piuttosto che preferire slanci vocali esagerati per solo per il gusto di stupire, Simone ha diretto la musica e, di conseguenza, le interpretazioni dei cantanti verso un controllo maggiore della voce in modo che la stessa venisse direttamente da dentro a rappresentare la drammaticità e la sofferenza di certi eventi. Trattenere l’esplosione vocale per dare spazio e risalto all’emozione. Allo stesso tempo, i momenti corali sono aperti, nitidi, cristallini e comunicano esuberanza ed allegria.

Molto curata la scenografia di Fabrizio Del Prete. Appena seduto ho colto la cura e il dettaglio della scenografia fissa: da una parte lo studio di Scrooge, con tanto di insegna “Scrooge e Marley”, la scrivania di Ebenezer, ricca di suppellettili, il tavolinetto di Crachit, la stufa e l’attacapanni; dall’altra parte il salone di Scrooge, con la poltrona, la vestaglia appesa a un gancio al muro, il camino, i quadri. Il resto della scenografia si è svelato passo passo durante lo spettacolo mentre prendevano vita le coreografie di Barbara Tripicchio che, insieme ai movimenti scenici, hanno dato ariosità alle scene dando preferenza a spostamenti ampi e circolari piuttosto che per linee rette che tagliassero la scena, conferendo sempre un senso di profondità utile anche a dividere gli spazi scenici.

Bellissimi i costumi di Rita Pagano: curati nei particolari, sottolineano le differenze sociali dei vari personaggi e rivelano grande fantasia negli abiti degli Spiriti del Natale.

Di forte impatto anche il bellissimo trucco di Jenny Tommassello e belle le acconciature di Gioia Onori.

Canto di Natale – La Favola Musicale è uno spettacolo intenso ed emozionante, che ha riscosso, meritatamente, un enorme successo, registrando su sette spettacoli sette sold-out!

Ecco perché, a grande richiesta, sono state aggiunte altre quattro date, dal 26 al 29 dicembre 2016.

Se lo avete perso, avete l’occasione per rifarvi!

Canto di Natale – La Favola Musicale

di Simone Martino

regia Daniele Derogatis

aiuto regia Serena Allegrucci

con Paolo Gatti, Michelangelo Nari, Gabriele Trucchi, Lorenza Giacometti, Agnese Buscema, Giovanni De Filippi, Albachiara Porcelli, Luca Gaudiano, Antonio Melissa, Giulia Di Turi, Angela Pascucci, Martina Cenere, Stefano Di Lauro, Jacopo Siccardi, Federico Nelli, Matteo Volpe, Gisella Coluzzi, Andrea Vinaccia e gli allievi della Darec Academy.

 

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Recensioni, Teatro, Teatro

Me la prendo comoda di Emanuele Di Luca

 Teatro Agorà

1 dicembre 2016

Il tempo è un dono preziosissimo di cui spesso non teniamo conto, rimandando sempre quello che sarebbe giusto fare, preferendo occuparci di quello che ci piace di più fare.

Nascondendoci dietro a scuse di cui alla fine ci convinciamo, non abbiamo il coraggio di prenderci le nostre responsabilità e affrontare gli impegni della vita, scegliendo di lasciarci vivere che vivere attivamente.

Cosa accadrebbe se all’improvviso scoprissimo di avere solo 24 ore di vita e solo cinque cose da poter fare?

E’ questa la storia di Stefano, un giovane ozioso, pigro e svogliato che è parcheggiato all’università e non cerca un lavoro con la scusa che lavorare toglierebbe tempo allo studio. Stefano rimanda in continuazione ogni impegno importante della sua vita: non solo lo studio e il lavoro, ma anche la vita sentimentale e gli incontri domenicali con i propri genitori che, tra l’altro, gli pagano l’affitto dell’appartamento che divide con degli amici.

La vita di Stefano ruota intorno alla sua stanza che è la sua zona franca, la tana nella quale si sente al sicuro.

Il suo divano letto è il luogo in cui riceve gli amici, Emiliano, Fabio e Gaia con cui condivide la passione per le serie televisive e su cui vive gli incontri pieni di imbarazzo con Miriam, l’amica di sempre di cui è innamorato e ricambiato, ma con la quale non riesce a dichiararsi.

Le giornate di Stefano passano nell’ozio più totale, condizionate dalla dipendenza dalle serie televisive, fino al momento in cui nella sua vita appare Coso Blu, uno spirito porta condanne che lo costringerà a fare i conti col tempo che passa e che non può essere fermato, né portato indietro.

In quel momento Stefano dovrà scegliere le priorità della sua vita  e comportarsi responsabilmente.

Me la prendo comoda è una divertente commedia di Emanuele Di Luca che fa riflettere con simpatia e ironia sulla necessità di agire dando un senso al tempo che scorre, imparando a vivere con responsabilità.

Il testo di Emanuele Di Luca, dalla scrittura agile e leggera, propone considerazioni interessanti calate in un’ambientazione divertente e a tratti onirica.

Se da un lato, infatti, per le tematiche affrontate e le modalità di azione, il testo è aderente alla realtà, dall’altro la rappresentazione della voce della nostra coscienza, incarnata nel personaggio Coso Blu, inserisce un aspetto fantasioso e surreale.

Attraverso le storie personali dei personaggi e il loro intrecciarsi, Me la prendo comoda racconta la necessità di assumersi i rischi della vita per poterla vivere al massimo.

Le vicende vengono rappresentate come se fossero episodi di una serie televisiva, in cui i personaggi sono allo stesso tempo attori e spettatori. Le relazioni e i momenti più importanti vengono vissuti attraverso il riferimento, sempre acuto e ilare, a personaggi o storie di film o telefilm, come a sottolineare un ulteriore filtraggio della propria vita attraverso quella inventata da altri.

Tra le tante risate e gli spunti di riflessione, arriverà il momento di prendere la decisione di vivere la propria vita in maniera attiva e totale. Avrà il nostro protagonista la forza e la costanza di mantenersi fermo nel proposito?

In scena bravi e giovani artisti che danno vita a personaggi diversi e ben delineati.

Emanuele Di Luca, oltre che autore, è qui Stefano, il protagonista, ruolo che svolge con capacità lasciando trasparire un pizzico di emozione.

Ilaria Nestovito è Miriam, la ragazza innamorata di Stefano che aspetta che egli si svegli e faccia il primo passo. Un personaggio timido e schivo che è tutto negli occhi di Ilaria: Miriam è una ragazza dai gesti ripetitivi e impacciati e Ilaria riesce a contenere l’azione concentrando l’espressività nello sguardo.

Giulia di Tommaso è Gaia, l’amica “contesa” tra Emiliano e Fabio. La sua difesa è un atteggiamento un po’ rude, cameratesco, che offusca la sua femminilità. Un impegno importante per Giulia, ragazza dal fisico mediterraneo che deve mettere da parte se stessa per dare spazio a Gaia.

Matteo Cecchi è Fabio, tra tutti quello più sveglio con le donne. Sul palco è quasi sempre in coppia con Martin Loberto, con cui crea una bella sinergia dando vita a begli scambi.

Martin Loberto esce fuori con prorompenza. Il suo personaggio è scritto davvero bene, approfondito nelle caratteristiche fisiche e psicologiche e Martin se ne appropria dandogli facce, espressioni, cadenze e movimenti caricaturali ed esilaranti senza mai apparire eccessivo o sopra le righe.

Irene Cedroni è Coso Blu, lo spirito porta condanne, il senso di responsabilità che fa sentire la propria voce nell’inconscio. Irene in questo ruolo può divertirsi e divertire in un’interpretazione puramente emotiva: ciò non significa che sia facile, trovandosi ad agire al di fuori delle dinamiche del gruppo. Irene riesce a mantenersi equidistante dai due punti estremi, realtà e fantasia.

La regia di Matteo Volpotti crea uno spettacolo dinamico e ben curato negli scambi e nell’uso degli oggetti di scena.

Completano l’allestimento le canzoni originali con gli arrangiamenti di Dino Scuderi e la voce fuori campo di Luca Gaudiano che è anche interprete della sigla.

Volendo fare un appunto, devo riconoscere che c’è in questo gradevole spettacolo ancora qualcosa di acerbo che deve maturare; si avverte la necessità di mettere a fuoco qualche elemento. Ho notato “umori” diversi: alcuni personaggi sono più definiti di altri e le dinamiche ne risentono un poco allentando in alcuni momenti il ritmo.

Me la prendo comoda è comunque uno spettacolo che incontra il gusto del pubblico, lo diverte e coinvolge, mettendo in gioco componenti diverse rispetto al primo lavoro de La Compagnia DiciannoveeVenti, che dimostra così la voglia di fare e di crescere di questi giovani artisti.

Compagnia DiciannoveeVenti

Me la prendo comoda

di Emanuele Di Luca
regia Matteo Volpotti

assistente alla regia Evelina Tudisco

con Ilaria Nestovito, Emanuele Di Luca, Giulia Di Tommaso, Martin Loberto, Irene Cedroni, Matteo Cecchi.

me la prendo comoda

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Recensioni, Teatro

L’Amore è ‘na cicatrice

Teatro Arvalia

10 marzo 2016

amore è 'na cicatrice

Ho già scritto altre volte che per cantare le canzoni della tradizione romanesca ci vuole prima di tutto cuore, più che voce.

La canzone romanesca non è solo tradizione, ma è storia; è un evento culturale enorme che rinnova la propria potenza nel momento che si ripete.

La canzone romanesca non è solo musica, ma racconta ogni volta una storia: ha matrice popolare e viene dal popolo e del popolo parla; racconta le storie più semplici e intime degli uomini, storie veraci e genuine.

Petrolini, Renato Rascel, Aldo Fabrizi, Nino Mnafredi, Lea Massari, Bice Valori, Lando Fiorini, Gabriella Ferri sono solo alcuni dei nomi dei più rappresentativi esponenti  della canzone romana.

Oggi questa grande tradizione rivive ancora in alcuni cantati e gruppi musicali: è questo il caso della nuova Compagnia Teatrale Diciannove/Venti composta da giovanissimi artisti.

Il fascino della canzone romana si rinnova, grazie a loro, a teatro, ed è giusto che sia così: proprio perché racconta e storie rappresenta sentimenti veri, la musica romana ha bisogno di un luogo di rappresentazione: che sia una piazza o un palco, tutto può diventare teatro.

L’Amore è ‘na cicatrice è uno spettacolo bello, divertente, ma, soprattutto genuino: il cuore di Roma è offerto al pubblico, celebrato e raccontato, con passione e grande competenza.

Uno spettacolo  piacevole che accompagna con ironia e sentimento “drentro Roma”, raccontando una storia gentile e verace come verace è il cuore del romano.

Lo spettacolo è ben confezionato dall’inizio alla fine: si viene accolti con la romanella e le ciambelline prima di prendere posto in sala.

Quando ti siedi vieni trasportato su una piazza di Roma, ovviamente davanti a un’Osteria, con un oste che non serve vino volentieri, perché a credito: lì, le storie prendono forma e si dipanano; storie di amici e corteggiamenti, serenate, dubbi e ripensamenti.

Incontriamo un gruppo di personaggi tipici particolari (l’oste, la zingara, la donna di servizio…) che si muove sullo sfondo di questa osteria.

I ragazzi sono bravissimi; non è solo fatto di intonazione, come già dicevo sopra, ma di genuinità: sono freschi, veraci e sanno stare sul palco. Ovviamente, sono anche bravi. Tutti. Questi ragazzi sono dotati di voci fresche e ampie, chiare e nitide.

Emanuele di Luca ha curato anche l’adattamento e la regia e si deve dire che ha fatto un ottimo lavoro: è tutto molto fresco.

Matteo Volpotti è il menestrello, quello che accompagna tutti nelle proprie performance; uno spiritoso e bravo cantastorie; Giulia di Tommaso è una simpaticissima zingara; Ilaria Nestovito ha una voce forte e squillante; Matteo Canesin è davvero bravo nei panni dell’oste; Irene Cedroni mi ha incantato con la seconda voce e i controcanti, così avvolgenti e mai prepotenti; Luca Gaudiano, così come Matteo, avevo avuto modo di notarlo in Rent e confermo il mio apprezzamento per loro.

Avrete l’occasione di farvi questo viaggio nella città eterna fino al 13 marzo: L’Amore è ‘na cicatrice vi aspetta al Teatro Arvalia.

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