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Recensioni, Teatro, Teatro

Operazione Balena. Teatro Agorà ’80. Prima.

operazionebalena

Operazione Balena è il nuovo testo di Gianfranco Vergoni portato in scena dalla Compagnia Diciannoveeventi con la partecipazione di Loredana Piedimonte e la regia di Marco Simeoli.

Operazione Balena è il nome in codice dell’operazione militare tedesca che portò al rastrellamento del Quadraro, quartiere sud di Roma.

Il Quadraro era un noto ritrovo dei partigiani e oppositori del regime in genere e per questo piuttosto sicuro per i suoi abitanti perché i tedeschi non avevano il coraggio di avvicinarvisi. Il 17 aprile del 1944, circa duemila persone furono rastrellate e portate al cinema Quadraro. Dopo ore di attesa furono trasportate a Cinecittà dove vennero selezionate. Alcuni riuscirono a fuggire; molti tra gli scartati vennero arrestati.

Le circa mille persone reclutate dopo la selezione furono inviate in camion a Grottarossa, poi in treno a Terni, per andare poi a Fossoli e infine deportati in Germania e Polonia nei campi di concentramento arruolati come “operai volontari”.

Di essi, solo la metà fece ritorno al Quadraro.

Il testo di Gianfranco Vergoni ci riporta ai nostri giorni raccontando la storia di un gruppo di sei giovani con disturbi psicologici e comportamentali di varia natura che partecipano a un corso di teatroterapia.

La loro insegnante, Adele (Loredana Piedimonte), è un’attrice disoccupata, una donna irrisolta e con una situazione sentimentale instabile. Per ottenere il rifinanziamento del corso, Adele decide di mettere su uno spettacolo di forte impatto storico e sociale che ha per oggetto, appunto, il rastrellamento del Quadraro.

Adele non dovrà affrontare solo un testo impegnativo e l’allestimento di uno spettacolo, ma, soprattutto, dovrà fare i conti con le particolarità caratteriali dei suoi sei attori e le difficoltà che ne derivano.

Eugenio (Matteo Volpotti) è un ragazzo rancoroso, fissato con lo Writing; Lorella (Ilaria Nestovito) è una ragazza che mostra disinteresse verso tutti e tutto e che si diverte a provocare gli altri; Benedetto (Emanuele Di Luca) soffre di una forma di autismo ed è terribilmente pauroso; Antonia (Irene Cedroni) è un’ex suora sempre arrabbiata; Aiscia (Giulia Di Tommaso) è shopping dipendente e logorroica; Nico (Matteo Canesin) è un ragazzo traumatizzato.

La vera sfida per Adele sarà far appassionare questi ragazzi ad una storia così lontana da loro affrontando fobie, litigi, crisi epilettiche, distrazioni, lezioni di zumba e tante altre cose.

Strada facendo, tra contrasti, divertentissime gag e reazioni imbarazzanti, usciranno fuori i caratteri e il vissuto di ogni personaggio, offrendo risvolti intimi e più seri di ciò che potrebbe apparire a prima vista.

Il testo di Gianfranco Vergoni è strutturato su un’alternanza di livelli che ben si amalgamano: si passa con omogeneità dal comico al drammatico all’ironico.

Il tema sociale e civile viene scomposto e ricomposto mantenendo una narrazione organica e donando un punto di vista altro sulla vicenda, uno sguardo trasversale che affronta l’argomento dalla prospettiva dei personaggi che devono interpretarlo in scena. Un esempio di teatro nel teatro che è classico, ma affrontato in maniera originale.

E’ da sottolineare anche l’attenta indagine storica che è a monte del testo, senza la quale non sarebbe stato possibile questo processo di rimodulazione degli eventi storici ai fini narrativi.

La prima parte, più spiccatamente divertente, indugia sul carattere e sulle ossessioni dei personaggi, denotando un approfondimento psicologico che verrà mantenuto nel corso dello spettacolo e risulterà funzionale nella seconda parte, in cui arriva forte l’impatto dell’evento storico nel racconto di Adele e del suo rastrellamento del Quadraro, in un momento di teatro puro e senza filtri, racconto che avrà effetti imprevisti sui ragazzi.

I protagonisti della storia sono ragazzi difficili che approcceranno al lavoro proposto da Adele con diffidenza e disinteresse anteponendo se stessi e le proprie ossessioni al lavoro di gruppo. Durante il loro percorso, però, troveranno in se stessi quelle corde che riusciranno a far capire loro quei personaggi da rappresentare, riuscendo, infine, a ricomporre il frutto dei loro sforzi in una forma completamente personale di grande impatto e ricca di partecipazione emotiva.

Alla complessità del racconto e alla narrazione stratificata, fa riscontro un grandissimo impegno da parte degli attori in scena premiato da un ottimo risultato.

Questi bravi attori affrontano con grande capacità, preparazione e concentrazione la difficoltà di interpretare un testo pregno di significato che continuamente attraversa momenti narrativi diversi con l’ulteriore difficoltà di interpretare personaggi che soffrono di disturbi comportamentali riuscendo a rimanere aderenti al personaggio per tutto il tempo, mantenendone gli atteggiamenti senza mai cedere o sbavare.

Ogni attore/attrice interpreta un personaggio complesso, con manie e fobie, caratterizzato da gesti o sguardi particolari, che a sua volta è alle prese con i personaggi da rappresentare nello spettacolo di Adele. Inoltre i sei protagonisti si alternano nell’interpretazione dei personaggi della storia del Quadraro scambiandosi spesso i ruoli. Ne uscirà fuori una divertente confusione che troverà una ricomposizione originale nel finale.

Merito va sicuramente dato anche alla regia di Marco Simeoli, capace di dirigere questi ragazzi nel continuo gioco delle parti, entrando ed uscendo ogni volta da un personaggio nei giusti modi e coi giusti tempi. Una regia che lavora su due piani, non lasciando mai la scena vuota: ogni azione che si svolge in primo piano ha alle spalle uno sfondo emotivo.

La Compagnia Diciannoveeventi cresce: dopo i due precedenti spettacoli, belli e divertenti, ma sicuramente più leggeri, si mette alla prova con un argomento importante, un testo articolato e personaggi complessi, ottenendo il meritato risultato che è frutto del lavoro e dell’impegno.

Con loro, Loredana Piedimonte, bravissima e misurata: un elemento centrale e forte, ma non dominante, in un rapporto paritario con gli altri, bravissimi, interpreti.

 

Compagnia Diciannoveeventi

Presenta

Operazione Balena

Testo Gianfranco Vergoni

Regia Marco Simeoli

Con la partecipazione di Loredana Piedimonte

e con: Emanuele Di Luca, Irene Cedroni, Ilaria Nestovito, Giulia Di Tommaso, Matteo Canesin, Matteo Volpotti.

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Recensioni, Teatro, Teatro

Me la prendo comoda. Teatro Agorà, 1 dicembre 2016.

Il tempo è un dono preziosissimo di cui spesso non teniamo conto, rimandando sempre quello che sarebbe giusto fare, preferendo occuparci di quello che ci piace di più fare.

Nascondendoci dietro a scuse di cui alla fine ci convinciamo, non abbiamo il coraggio di prenderci le nostre responsabilità e affrontare gli impegni della vita, scegliendo di lasciarci vivere che vivere attivamente.

Cosa accadrebbe se all’improvviso scoprissimo di avere solo 24 ore di vita e solo cinque cose da poter fare?

E’ questa la storia di Stefano, un giovane ozioso, pigro e svogliato che è parcheggiato all’università e non cerca un lavoro con la scusa che lavorare toglierebbe tempo allo studio. Stefano rimanda in continuazione ogni impegno importante della sua vita: non solo lo studio e il lavoro, ma anche la vita sentimentale e gli incontri domenicali con i propri genitori che, tra l’altro, gli pagano l’affitto dell’appartamento che divide con degli amici.

La vita di Stefano ruota intorno alla sua stanza che è la sua zona franca, la tana nella quale si sente al sicuro.

Il suo divano letto è il luogo in cui riceve gli amici, Emiliano, Fabio e Gaia con cui condivide la passione per le serie televisive e su cui vive gli incontri pieni di imbarazzo con Miriam, l’amica di sempre di cui è innamorato e ricambiato, ma con la quale non riesce a dichiararsi.

Le giornate di Stefano passano nell’ozio più totale, condizionate dalla dipendenza dalle serie televisive, fino al momento in cui nella sua vita appare Coso Blu, uno spirito porta condanne che lo costringerà a fare i conti col tempo che passa e che non può essere fermato, né portato indietro.

In quel momento Stefano dovrà scegliere le priorità della sua vita  e comportarsi responsabilmente.

Me la prendo comoda è una divertente commedia di Emanuele Di Luca che fa riflettere con simpatia e ironia sulla necessità di agire dando un senso al tempo che scorre, imparando a vivere con responsabilità.

Il testo di Emanuele Di Luca, dalla scrittura agile e leggera, propone considerazioni interessanti calate in un’ambientazione divertente e a tratti onirica.

Se da un lato, infatti, per le tematiche affrontate e le modalità di azione, il testo è aderente alla realtà, dall’altro la rappresentazione della voce della nostra coscienza, incarnata nel personaggio Coso Blu, inserisce un aspetto fantasioso e surreale.

Attraverso le storie personali dei personaggi e il loro intrecciarsi, Me la prendo comoda racconta la necessità di assumersi i rischi della vita per poterla vivere al massimo.

Le vicende vengono rappresentate come se fossero episodi di una serie televisiva, in cui i personaggi sono allo stesso tempo attori e spettatori. Le relazioni e i momenti più importanti vengono vissuti attraverso il riferimento, sempre acuto e ilare, a personaggi o storie di film o telefilm, come a sottolineare un ulteriore filtraggio della propria vita attraverso quella inventata da altri.

Tra le tante risate e gli spunti di riflessione, arriverà il momento di prendere la decisione di vivere la propria vita in maniera attiva e totale. Avrà il nostro protagonista la forza e la costanza di mantenersi fermo nel proposito?

In scena bravi e giovani artisti che danno vita a personaggi diversi e ben delineati.

Emanuele Di Luca, oltre che autore, è qui Stefano, il protagonista, ruolo che svolge con capacità lasciando trasparire un pizzico di emozione.

Ilaria Nestovito è Miriam, la ragazza innamorata di Stefano che aspetta che egli si svegli e faccia il primo passo. Un personaggio timido e schivo che è tutto negli occhi di Ilaria: Miriam è una ragazza dai gesti ripetitivi e impacciati e Ilaria riesce a contenere l’azione concentrando l’espressività nello sguardo.

Giulia di Tommaso è Gaia, l’amica “contesa” tra Emiliano e Fabio. La sua difesa è un atteggiamento un po’ rude, cameratesco, che offusca la sua femminilità. Un impegno importante per Giulia, ragazza dal fisico mediterraneo che deve mettere da parte se stessa per dare spazio a Gaia.

Matteo Cecchi è Fabio, tra tutti quello più sveglio con le donne. Sul palco è quasi sempre in coppia con Martin Loberto, con cui crea una bella sinergia dando vita a begli scambi.

Martin Loberto esce fuori con prorompenza. Il suo personaggio è scritto davvero bene, approfondito nelle caratteristiche fisiche e psicologiche e Martin se ne appropria dandogli facce, espressioni, cadenze e movimenti caricaturali ed esilaranti senza mai apparire eccessivo o sopra le righe.

Irene Cedroni è Coso Blu, lo spirito porta condanne, il senso di responsabilità che fa sentire la propria voce nell’inconscio. Irene in questo ruolo può divertirsi e divertire in un’interpretazione puramente emotiva: ciò non significa che sia facile, trovandosi ad agire al di fuori delle dinamiche del gruppo. Irene riesce a mantenersi equidistante dai due punti estremi, realtà e fantasia.

La regia di Matteo Volpotti crea uno spettacolo dinamico e ben curato negli scambi e nell’uso degli oggetti di scena.

Completano l’allestimento le canzoni originali con gli arrangiamenti di Dino Scuderi e la voce fuori campo di Luca Gaudiano che è anche interprete della sigla.

Volendo fare un appunto, devo riconoscere che c’è in questo gradevole spettacolo ancora qualcosa di acerbo che deve maturare; si avverte la necessità di mettere a fuoco qualche elemento. Ho notato “umori” diversi: alcuni personaggi sono più definiti di altri e le dinamiche ne risentono un poco allentando in alcuni momenti il ritmo.

Me la prendo comoda è comunque uno spettacolo che incontra il gusto del pubblico, lo diverte e coinvolge, mettendo in gioco componenti diverse rispetto al primo lavoro de La Compagnia DiciannoveeVenti, che dimostra così la voglia di fare e di crescere di questi giovani artisti.

Compagnia DiciannoveeVenti

Me la prendo comoda

di Emanuele Di Luca
regia Matteo Volpotti

assistente alla regia Evelina Tudisco

con Ilaria Nestovito, Emanuele Di Luca, Giulia Di Tommaso, Martin Loberto, Irene Cedroni, Matteo Cecchi.

me la prendo comoda

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Recensioni, Teatro

Trasteverini. Teatro Tirso de Molina – 12 ottobre 2016. Prima.

trasteverini

Chi mi conosce sa che sono un appassionato di Trasteverini e non potevo certo perdermi la prima al Teatro Tirso de Molina, considerando anche la curiosità di vedere all’opera quattro nuovi membri del cast.

Trasteverini è uno spettacolo amatissimo non solo dal pubblico che non fa mancare mai la propria presenza a teatro e che, come il sottoscritto, tiene il cd in macchina e lo ascolta immerso nel traffico della capitale, ma anche da chi lo fa: lo spettacolo infatti, fermo uno zoccolo duro di interpreti, ha visto avvicendarsi in otto anni di rappresentazioni diversi protagonisti che spesso sono stati prima pubblico entusiasta.

E’ questa una bellezza aggiunta dello spettacolo: la capacità di coinvolgere il pubblico in maniera totale e di far dire ad attori professionisti “io voglio esserci”.

Scritto da Gianfranco Vergoni e con la regia di Fabrizio Angelini, Trasteverini racconta storie di comune umanità, storie vicine ad ognuno di noi, storie di amicizia, amore, tradimenti, sogni e disillusioni in cui ognuno può riconoscersi.

Storie di persone che desiderano migliorare la propria vita e che, a volte, confondono la realtà con un’illusione, commettono errori e cercano di riscattarsi.

Il tutto è raccontato con leggerezza e vivacità, dosando bene momenti di grande divertimento e attimi di commozione pura.

Dario (Andrea Perrozzi) ed Enrico (Enrico D’Amore) sono due amici inseparabili: cresciuti insieme, sono l’uno il punto di riferimento dell’altro. Enrico fa il meccanico, Dario canta per strada suonando la chitarra. Sempre a corto di soldi, vengono ingaggiati come stornellatori nel ristorante del Sor Guerino (Alessandro Salvatori), padre di Adriana (Silvia Di Stefano), paziente fidanzata di Dario. Dario ed Enrico cadono nella trappola di un truffatore, l’impresario Capodaglio (sempre Alessandro Salvatori), che promette loro una luminosa carriera musicale in cambio di un sostanzioso impegno economico. Enrico e Dario, però, non hanno soldi e questo sarà l’inizio di tutti i loro problemi.

Allo stesso tempo altri personaggi e altre storie si intrecciano indissolubilmente alle vite di Enrico e Dario: Gabriella (Irene Cedroni), la segretaria di Capodaglio di cui Enrico si innamorerà a prima vista; Anna detta Nina (Ilaria Nestovito), sorella di Dario, col quale ha un rapporto conflittuale, e che è invaghita di Mirko (Emanuele De Luca), cravattaro e spacciatore; Sara (Chiara Famiglietti) e Iva (Ludovica Di Donato) le amiche del cuore di Anna.

Il testo dimostra la capacità dell’autore di cogliere la natura umana e portarla in scena trasmettendo emozioni vere.

La regia delinea con abilità un difficile ingranaggio di storie che si intrecciano e vite che si respingono e si abbracciano. Con pochi oggetti di scena si costituiscono ogni volta ambienti e situazioni diverse con gesti rapidi e precisa coordinazione.

A completare ed arricchire il tessuto narrativo ci sono le musiche di Andrea Perrozzi e le liriche, bellissime, emozionanti e che restano nella testa, di Veruska Armonioso, Gianfranco Vergoni ed Elisabetta Tulli, che strizzano l’occhio alla tradizione romanesca e la rinnovano con freschezza.

Testi che raccontano storie; bellissime voci, calde e tonde che reclamano la propria dignità.

Voci tutte diverse che conquistano nelle parti soliste e catturano in quelle a due per esplodere nei controcanti e nei momenti polifonici; voci che si intrecciano anche nel recitativo, come le storie degli uomini, come le strade di Roma, tra vicoli e palazzi.

Il cast, come scritto, è formato da un gruppo storico di grandi attori a cui si affiancano in questa edizione nuovi bravi protagonisti.

Ritroviamo il grande Andrea Perrozzi, attore, cantautore, musicista e interprete brioso e ricco di talento.

Alessandro Salvatori ogni volta mi conquista sempre di più! Qui interpreta dieci travolgenti personaggi completamente diversi dando dimostrazione di un incredibile eclettismo, riuscendo a caratterizzare ognuno in maniera differente e personale grazie alla piena padronanza della voce, declinata in registri diversi e ad una espressività molto efficace.

Enrico D’Amore è un altro punto fermo dello spettacolo. Sono sempre contento di vederlo sul palco. La sua voce mi piace e mi è piaciuto il fatto di vederlo più contenuto nella gestualità trovandolo molto presente nel recitativo.

Irene Cedroni mi ha fatto innamorare della sua voce sin dalla prima volta che l’ho vista in questo spettacolo: amo il suo registro così chiaro e cristallino e quella potenza espressiva che emerge dalle sue interpretazioni.

Ilaria Nestovito è un’altra trasteverina storica che continua a crescere. Ho apprezzato il suo modo di approcciarsi al personaggio con un tocco nuovo, senza adagiarsi sul già fatto, ma cercando di rinnovarsi.

Arriviamo alle novità di questa edizione.

Silvia Di Stefano sembra entrare in punta di piedi in questo spettacolo, rimanendo, al principio, un po’ trattenuta. E’ stato evidente che si trattasse solo di prendere dimestichezza col personaggio, come ha dimostrato già a metà del secondo atto dove l’ho trovata più sicura e coinvolgente.

Tra gli ultimi acquisti anche Emanuele Di Luca: evidentemente emozionato è riuscito a mantenersi saldo  e a garantire presenza al suo personaggio. Emanuele è anche un giovane autore e regista e c’è da aspettarsi da lui belle cose.

Ludovica Di Donato è travolgente. Conosco le grandi qualità di questa ragazza dotata di una grandissima versatilità: bravissima attrice drammatica, qui Ludovica ha dimostrato una vis comica e interpretativa tagliente, diretta e immediata. Non contenta, Ludovica sta mettendo da parte anche un bel po’ di esperienze come aiuto regista.

Chiude le fila delle nuove entrate Chiara Famiglietti che riesce a far proprio il personaggio facendolo vivere attraverso le proprie corde.

Trasteverini vi aspetta al Teatro Tirso de Molina fino al 16 ottobre 2016.

 

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