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Recensioni, Teatro

Torna a Roma Grease e la Greasemania!!! 2016

grease

Al Teatro Brancaccio

4 maggio 2016

A distanza di un anno esatto dalla prima romana (era il 6 maggio 2015), dopo una tournée che ha riscosso enorme successo, torna a Roma Grease, musical tra i più longevi in Italia (debuttò il 4 marzo 1997).

Già l’anno scorso pubblicai la mia recensione, che vi invito ad andare a leggere; quest’anno vorrei approfondire alcuni aspetti.

Che si parli del film o del musical (tralasciando una lunga serie di distinzioni che non possono essere analizzate in questo contesto), Grease è un cult, un classico della filmografia musicale e del musical nel panorama internazionale.

L’allestimento presentato dalla Compagnia della Rancia è spettacolare: bellissime le scenografie, realizzate da Gabriele Moreschi; molto curati i coloratissimi costumi di Carla Accoramboni; coinvolgenti e accattivanti le coreografie di Gillian Bruce, interpretate con rinnovata energia dall’intero gruppo; pazzesco il disegno luci di Valerio Tiberi; ormai ampiamente collaudata la regia di Saverio Marconi; molto riuscite le nuove (rispetto alle edizioni precedenti quella dell’anno scorso) canzoni di Franco Travaglio.

Alto il livello artistico: mi ha fatto molto piacere constatare l’enorme crescita che questo spettacolo ha fatto durante un anno di repliche.

Mi sento di affermare che l’elemento caratterizzante di questo Grease è la coralità: tutti sono protagonisti. Ogni personaggio ha una sua caratterizzazione e proprie peculiarità e il grande affiatamento sul palco si traduce in una realizzazione piacevolissima. I momenti più forti e trascinanti, fatte salve alcune esibizioni singole entusiasmanti, sono proprio quelli in cui tutti cantano e ballano sprigionando un’incredibile energia.

Parlando della crescita dello spettacolo, sono molto contento di poter fare i miei complimenti a Beatrice Baldaccini, Sandy. In questo ultimo anno Beatrice ha fatto enormi progressi, arrivando a questo nuovo debutto romano con una grinta e una carica interpretativa rinnovate. E’ evidente un percorso formativo condotto con impegno e costanza che ha dato ottimi risultati: non solo Beatrice è diventata più sicura nel canto e padrona della sua voce, peraltro già molto bella, ma, soprattutto, è notevolmente migliorata nella recitazione divenendo più centrata e presente.

Peccato non possa dire lo stesso di Giuseppe Verzicco. Bravissimo ballerino, vocalmente non è adeguatamente preparato, non possedendo, tra le altre cose, controllo della voce che esce sempre troppo “sparata”.

Anche a livello interpretativo Giuseppe non è adatto al ruolo: non ha quella sensualità che ci aspetteremmo da Danny Zuko; tra tutte le faccine che rivolge al pubblico non c’è mai quell’espressione maliziosa e un po’ strafottente che dovrebbe conquistare e nemmeno quell’ingenuo imbarazzo proprio di quell’età.

Capisaldi e pezzi forti dello spettacolo sono la coppia Kenickie e Rizzo, ovvero Gianluca Sticotti e Floriana Monici: due fuoriclasse. Preparazione, talento, professionalità, presenza scenica  sono solo alcune delle loro qualità.

Gianluca è un giovane artista completo e molto preparato; carica e grinta arrivano filtrati e modulati da tecnica e interpretazione confezionando ogni volta scene di grande impatto. Canto, ballo e recitazione si fondono in lui in un amalgama perfetto. In Greased Ligthning, poi, uno dei miei pezzi preferiti da sempre, è eccezionale.

Floriana è una grande professionista. Ogni volta la sua Rizzo regala un colore diverso, una sfumatura nuova. Sempre precisa e puntuale, pur interpretando il personaggio psicologicamente più impegnativo e più forte a livello emotivo, non eccede e non prevarica mai.

Le scene più energiche e coinvolgenti sono quelle corali in cui domina armonia di corpi e voci;  così Rama Lama Lama (We Go Togheter), di cui adoro la coreografia, e la scena della gara di ballo alla Rydell’s School con Sha Na Na- BornTo Hand Jive, per dirne un paio, sono trascinanti.

Merita qui una citazione la bravissima Anna Foria nei panni di Cha Cha.

Senza davvero nulla togliere a quelli che non citerò, voglio evidenziare alcune esibizioni di particolare valore.

Roberto Colombo è grande nel suo Vince Fontaine e supera di tanto il suo storico predecessore Amadeus (bel complimento considerando che lui era un dj).

Nel discorso della crescita generale dello spettacolo rientrano le bellissime interpretazioni di Gioacchino Inzirillo (Doody) in Magiche Note, Vincenzo Leone, Roger, con Mostravo il Culo, Andrea Rossi nel doppio ruolo di Teen Angel e Tom e Luca Peluso in quelli di Eugene.

Nel complesso, quindi, Grease è un musical che non delude mai e che, nonostante sia già stato ampiamente rappresentato, torna a Roma con un’energia e una grinta rinnovati che continuano a renderlo uno spettacolo che non passa mai di moda.

grease grease grease

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Interviste, Teatro

INTERVISTA A GIANLUCA STICOTTI

stico

 

Gianluca Sticotti, cantante, attore, ballerino, perfomer teatrale e insegnante: aiutami a ricostruire il tuo percorso.

Nasci a Trieste e da subito ti dedichi allo studio della musica classica e del canto lirico.

Ho cominciato in realtà con lo studio degli strumenti, prima la chitarra e contemporaneamente il pianoforte, perché la chitarra non mi bastava. Ho cominciato con la chitarra elettrica perché tutti i mie compagni studiavano quella e dopo due mesi ho scelto la chitarra classica che ho studiato al Conservatorio.

Quando, esattamente, hai cominciato a suonare?

Il primo pianoforte l’ho toccato a 3/4 anni, perché mia zia è una concertista pianista molto brava e mi ha trasmesso questa passione per la musica; ma, in realtà, è solo stata una risposta ad un richiamo perché non ho mai pensato di poterne farne a meno.

Successivamente ho fatto al Conservatorio gli esami di Teoria e Solfeggio musicale; nel frattempo cantavo nelle voci bianche e in un coro gospel. Iintorno ai dodici anni, la mia insegnante di Teoria e Solfeggio musicale, che era una grandissima insegnante lirica e direttrice di coro lirico, mi ha spinto a provare e ho cominciato a studiare canto impostato perché per il lirico a dodici anni è troppo presto.

Però il mio tipo di voce tende naturalmente verso quello e avrei voluto fare Opera lirica da grande.

Tu hai lavorato tantissimo all’estero: che differenze ci sono con l’Italia?

Io lavoravo a Londra e lì l’attore di Musical è una professione riconosciuta; fare l’attore è un mestiere, qui in Italia è diverso. All’estero c’è ammirazione per la professionalità, è una cultura meravigliosa: a 4 anni puoi andare a studiare Musical, ma con quelli che lo fanno al West End come accade anche in America.

Perché sei tornato in Italia?

Perché mi hanno preso in Grease.

Mi sono detto: torno in Italia, mi faccio questa esperienza e tra un mesetto torno a Londra. Invece, non sono riuscito a lasciare lo spettacolo., che mi ha cambiato sotto tanti punti di vista.

Grease mi ha rapito.

Hanno continuato a cercarmi dall’estero; ho ricevuto tantissime chiamate dalla Germania; tra l’altro sento una forte componente tedesca dentro di me, però adesso non tornerei all’estero.

Perché ti piace quello che stai facendo, non perché l’Italia può offrirti qualcosa di più dell’estero?

No, è perché se ne stanno andando tutti e poi all’estero sta diventando ancora più difficile.

E’ vero che noi italiani nella danza, abbiamo una preparazione superiore.

La situazione fuori dall’Italia è diversa. Io, per esempio, non sono un ballerino: ho studiato danza, studio ancora danza, ma non sono un ballerino, invece all’estero il mio livello di danza è quello di un ballerino. Ora piano piano il livello si sta alzando anche fuori confine.

Se ci pensi, adesso molte produzioni tedesche, come Aladdin e Tarzan, hanno nel cast ballerini italiani.

All’estero ti chiedono perché un italiano, che si sa avere una preparazione superiore, debba lavorare fuori dal proprio Paese: non si rendono conto che la realtà italiana a livello musicale, a livello teatrale è povera.

Io, per esempio, faccio parte della Compagnia della Rancia e mi sento la persona più fortunata del mondo perché in Italia di compagnie così non ce ne stanno più e non voglio più andare via.

Inoltre la Compagnia della Rancia è la prima compagnia che ha investito su di me perché quest’anno mi ha dato un ruolo diverso, che poi è quello che io voglio fare nella vita, ed è il vocal coach.

Io sto studiando tantissimo per quello; non voglio mollare il mio mestiere sul palco però il richiamo che ho dall’altra parte è fortissimo. Io poi sono sempre più tecnico e mi rendo conto che tutto quello che prendo dal cast e dagli allievi mi fa crescere tanto e mi piace tantissimo.

Torniamo un passo indietro: vorrei conoscere il collegamento o come è avvenuto il passaggio dal canto lirico al Musical.

Allora prima ho studiato canto lirico, poi è venuta l’enorme passione per Stevie Wonder e i Queen; io ho sempre cantato Aretha Franklin, Stevie Wonder, Withney Houston, Freddie Mercury, tutti cantanti e tutte cantanti molto grandi e con voci molto estese, come se mi fossi cercato questo tipo di vocalità e più andavo avanti più mi rendevo conto che la chitarra classica non era abbastanza a livello musicale, canto lirico non era giusto e quindi mi sono innamorato della musica soul.

Da là ho avuto un rifiuto per la musica perché preparando l’ottavo di chitarra classica, ero alla maturità e il mio insegnante mi disse di scegliere tra la maturità e la scuola e io avrei scelto la chitarra, ma mia madre non era d’accordo e non ho più fatto niente di musicale, finché ho cominciato a vedere Amici.

Nonostante tutto quello che si può dire, certe cose questa trasmissione in Italia le ha cambiate e ho cominciato a chiedermi se in Italia ci fosse una scuola così: poi ho temporeggiato, mi sono laureato in Architettura al terzo anno, ho cominciato la specialistica, infine sono scappato via e sono andato alla Bernstein School of Musical Theater.

La Bernstein è famosa per essere una grandissima scuola.

Sono uscito nel 2009 da lì, ma quando frequentavo io era molto diversa da ora; oggi ci sono più performer dentro la scuola di Musical; secondo me l’errore che c’era prima e che stanno sanando è che prima in queste scuole insegnavano persone che non facevano Musical.

Da insegnante dico che il problema di tanti allievi che non lavorano è che magari tecnicamente sono forti, ma non hanno idea di cosa sia lo stile nel Musical. Io combatto tutti i giorni; cerco sempre di preparare i miei allievi a focalizzare l’attenzione, gli sforzi sul proprio obiettivo, personalizzandone il percorso.

Fare Musical è diverso da cantare: c’è una preparazione anche fisica diversa, a livello di muscoli gestisci tutte altre cose. I muscoli che intervengono nel canto in un Musical sono diversi da quelli del cantante, solo che la gente non ci pensa; io insegno con Gillian il canto nella danza o la danza nel canto perché ci sono delle cose che funzionano in maniera diversa e questa cosa in Italia ancora non è arrivata.

 

sticotti

Parliamo di alcuni dei tuoi lavori. Il ruolo di Priscilla ti è rimasto nel cuore.

Priscilla, tra tutti gli spettacoli che ho fatto, è quello a livello di packaging, di messa in scena più forte sotto tutti i livelli e comunque anche il messaggio che lancia è bello e ho lavorato con gente brava.

Ho fatto solo il primo anno perché poi ho cominciato Grease.

Ecco, Grease: Questa è la tua quarta edizione. Come sei arrivato a Kenickie? Sembra che questo personaggio ti abbia conquistato.

Sì non riesco ad abbandonarlo.

Arrivare da Priscilla a Kenickie è stato uno sconvolgimento.

Saverio Marconi mi disse: “sei l’unica persona che riesce a passare da una drag queen a un super etero”.

In Priscilla ero dimagrito 6 – 7 chili, ero magrissimo; per Kenickie ho dovuto recuperare un po’ di massa.

In questa edizione Kenickie si evolve durante lo spettacolo: non arriva ad essere sensibile all’improvviso, fa un percorso durante la rappresentazione della vita sul palco. Kenickie è un personaggio diverso dagli altri: rispetto agli altri ragazzi del gruppo, lui è indipendente, lavora e si compra una macchina; dimostra un consapevolezza della vita maggiore. Però siete riusciti, te e chi ti dirige, ad arrivare al momento del tentativo di avvicinamento a Rizzo in maniera graduale, con un addolcimento del personaggio che non fa perdere di sensualità.

Sì, all’inizio per Kenickie ho cercato di buttare tutto sulla forza e sull’energia, quindi era molto molto rabbioso, scattoso.

Poi nel tempo ho fatto un percorso e anche Kenickie è maturato; arriva a cambiare nel corso dello spettacolo con naturalezza. Adesso mi sento più sicuro in scena.

Kenickie è stato il primo ruolo grande. Ho sempre lavorato con ruoli, ma erano più piccoli; il ruolo piccolo te lo fai date te, lo custodisci, sei protetto; in un ruolo del genere non sei protetto.

In molti non credevano che sarei riuscito e fare Kenickie.

Ho lavorato tantissimo sul personaggio con Saverio; Chiara Vecchi, la coreografa che ha seguito il mio primo Grease, mi ha insegnato come camminare; poi nel tempo Kenickie ha acquistato un bel po’ di sfumature; quest’anno invece mi hanno fatto rifare tutto, e a me piace tantissimo.

Per esempio, la scena della sedia prima la facevo urlando, invece ora no. Come diceva Shawna Farrell “less is more”, meno fai e meglio è, ed è vero, ora sono un po’più grande e riesco a farlo.

Comunque Kenickie è un personaggio forte.

Sì. Anche se sono sempre in scena, non ho poi tante battute; il mio personaggio cresce anche nelle coreografie e nelle canzoni.

Ne ho due, Grease lightning e Hand Jive e poi il medley, ma sono le canzoni più trascinanti.

E’ quello che dicevi tu del percorso ed è il primo anno che si vede: prima pensavo a Grease a blocchi, a scene, ora invece riesco a vivere lo spettacolo, lo svolgimento.

Prossimi progetti?

Prestissimo sarò in scena con Pinocchio insieme a tantissimi colleghi di Grease, sempre per la Rancia con Manuel Frattini e sempre con la regia di Saverio. Quando Saverio ha cominciato le prove di Grease non si aspettava tante cose: quando ha visto le coreografie di Gillian è rimasto a bocca aperta, è stato come risvegliarsi ed ha rinnovato il suo grande entusiasmo e da lì ha deciso di voler fare Pinocchio con molti di noi.

Già alla lettura del copione, è stato evidente che il mio Gatto non c’entra niente con quello che hanno fatto prima e assolutamente niente con Kenickie; un Gatto un po’ rintronato, un Gatto biondo.

Quando debutterà Pinocchio?

Il debutto sarò a Luglio a Senigallia, poi a Milano, dove saremo al Teatro della Luna a settembre e ottobre in occasione della fine della Expo e poi andremo in tournée.

Quale ruolo ancora vorresti interpretare?

Sicuramente, per il tipo di percorso che ho fatto a livello musicale, Tony in West Side Story. Poi Gesù in Jesus Christ Superstar.

Prima volevo fare sempre Galileo, anche se Galileo ho avuto la possibilità di farlo e ho rifiutato io per fare La Bella e la Bestia .

Sono stato anche in Inghilterra a fare le audizioni per Jesus: sono arrivato fino alla fine e mi sono esibito davanti a Andrew Lloyd Webber.

Mandai la mia candidatura per un programma televisivo, Searching for a Superstar, un programma in cui cercavano Maria e Jesus per JCS.

Inviai la candidatura con una foto con i capelli lunghissimi senza pensare davvero che mi avrebbero preso; invece mi chiamarono pagandomi pure le prime trasferte. Solo il primo giorno di audizioni eravamo in mille; selezionarono in tutto dodicimila persone.

Al sesto step mi convocarono all’ultimo; arrivai lì e mi dissero di non dire a nessuno chi c’era dentro. Entrai e c’era uno dei produttori più famosi del West End e Webber: ero emozionatissimo e cominciai a parlare in italiano nonostante conosca benissimo l’inglese.

Cantai tre pezzi e lui disse: “tu hai una voce soul, ma un’anima rock molto forte, lavoreremo insieme nel call back”.

Ho fatto il call back: siamo passati in 90 su 12000. Ero uno dei pochi stranieri, c’erano i protagonisti dei più grandi musical inglesi; poi 40 su 90 e 20 su 40. Alla fine sono arrivato ventesimo e ne prendevano 18 per il programma.

Forse se fossi rimasto a Londra avrei lavorato, ma sono felicissimo di stare nella Rancia. Questa compagnia mi sta dando tanto: io ho potuto montare i cori di Grease nella produzione ufficiale nazionale e per me è meraviglioso.

Magari tra due anni sarò a Londra, ma ora sono molto contento di dove sono adesso alla mia età.

STICO2

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Musical, Recensioni

Grease. Teatro Brancaccio, 6 maggio 2015, la Prima

GREASE

 

LA COMPAGNIA DELLA RANCIA

PRESENTA

GREASE IL MUSICAL

Di Jim Jacobs e Warner Casey

Regia di Saverio Marconi

AL TEATRO BRANCACCIO

 

Grease è con noi è con noi, con noi, con noi…ho ancora nelle orecchie le musiche e le canzoni…

Grease è un evergreen, un colosso della storia del cinema e del musical che lascia sempre soddisfatti.

Grease è ormai un cult che tutti conoscono.

Grease è un punto fermo nel tempo, nonostante il tempo che passa.

Proprio perché così famoso e amato, ogni rappresentazione di Grease si trova necessariamente a confrontarsi col film americano e con la prima versione che il Musical ha avuto in Italia, quella del 1997 con protagonisti Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia che ha aperto la strada al Musical in Italia e ha segnato una svolta nel panorama teatrale.

Chi come me è legatissimo a questa prima edizione originale e ne conosce a memoria le canzoni, si avvicina a qualsiasi ulteriore allestimento con diffidenza, ma anche curiosità. Ho aspettato diciotto anni per tornare a vedere in teatro Grease, attirato anche dalle notizie su un rimaneggiamento generale.

Diciamo subito che questo è “un altro Grease”; certamente non raggiunge il livello della versione originale, ma è molto interessante.

Nuove traduzioni di Franco Travaglio di alcune delle canzoni più famose con un’ottima riuscita, forse migliore dell’originale; nuovi arrangiamenti e orchestrazioni curate dal direttore musicale Riccardo di Paola molto belle e coinvolgenti; nuovi colaritissimi costumi di Carla Accoramboni e nuove irresistibili coreografie, piene di ritmo ed energia, bellissime e trascinanti, firmate dal grande Gillian Bruce.

Belle le scenografie di Gabriele Moreschi che ti proiettano nel colore e nell’energia degli anni ’50 e ottimo il gioco di luci per la durata di tutto lo spettacolo.

Non sono una grandissimo appassionato di Grease il film, mentre, come già scritto, sono stato conquistato dalla prima edizione del Musical italiano. Grease il Musical, in questa nuova edizione, conserva il romanticismo e rappresenta con brio l’esuberanza adolescenziale così come nel film, ma cade spesso, come accade nel film stesso, in momenti di lentezza in cui lo spettatore viene lasciato solo. Non si può cercare l’applauso a fine canzone perché si spara l’acuto, ma mi devi portare con te nella canzone e sorprendermi.

Sì perché Grease non è solo Greased Lightning o Born to Handjive per dirne un paio, ma contiene anche molti brani lenti e in quelli è più difficile coinvolgere.

Poi c’è da dire che Grease è suscettibile di almeno due punti di vista: c’è chi vive di più la storia d’amore romantica tra Danny e Sandy e chi invece è maggiormente attratto dalla storia dei “cattivi ragazzi” Kenickie e Rizzo.

Io sono per il filone “maledetto” Kenickie – Rizzo e l’allestimento attuale mi conferma in questa idea. Giuseppe Verzicco, ballerino fantastico conosciuto sul set di Dirty Dancing a Milano, simpatico e brioso sul palco, divertente e strafottente al punto giusto, non è adatto vocalmente a ricoprire il ruolo di Danny. Non sto dicendo che non sia bravo, ma che la sua voce non è adatta a questo ruolo.

Beatrice Baldaccini non mi convince appieno come Sandy; vocalmente brava, ma freddina.

Discorso completamente diverso per i veri catalizzatori di tutto lo spettacolo: Floriana Monici, straordinaria artista già presente nel cast originale del 1999 e presente in successive riedizioni del musical, è una fantastica Rizzo. Presenza scenica, padronanza del palco, fisico pazzesco, grinta e voce potente, calda e avvolgente; Gianluca Sticotti è stato per me una rivelazione! Fantastico! Voce pazzesca, bellissimi movimenti, uno sguardo magnetico. Il suo Kenickie è perfetto: sprezzante, strafottente, fighetto, ma anche innamorato e premuroso a modo suo.

Nel complesso Grease non delude mai, fatti salvi i dovuti distinguo, già espressi, tra appassionati e neofiti: è questa edizione del diciottesimo anno un allestimento rinnovato, frizzante, caratterizzato da un ensemble forte, unito e omogeneo nelle bellissime nuove coreografie. Gli uomini risultano vocalmente più forti, non solo perché voci maschili, ma per il diverso uso dei registri vocali, meno incisivi nel gruppo delle donne.

Grease è comunque sempre una festa e merita di essere visto e goduto.

 

Leggi anche

http://www.flaminioboni.it/finalmente-grease-a-roma-per-festeggiare-i-20-anni/

http://www.flaminioboni.it/grease-ventesimo-anniversario/

http://www.flaminioboni.it/torna-a-roma-grease-e-la-greasemania-2016/

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